Nei limiti dei possibili
Paolo Bartolini
Nel limite dei possibili.
Pensiero critico e realismo visionario
Meltemi Editore, Milano, 2024
pp. 192, Eur 14,00
In questo tempo non è più possibile tacere! Il ruolo dell’intellettuale è quello di considerare i temi e i fenomeni dell’attualità e di tutte le implicazioni filosofiche ed esistenziali a essa sottese per esercitare la parresia, cioè il diritto-dovere di dire la verità in modo filosofico, evitando l’estremismo e le parole ingannevoli, con sguardo ecosistemico, cioè con la capacità di cogliere l’intero campo di forze e tutti i vettori che agiscono, per averne chiara la configurazione socioculturale. L’ultimo importante lavoro di Paolo Bartolini, Nel limite dei possibili. Pensiero critico e realismo visionario, tratta di questo, attraverso l’indagine di quanto avvenuto negli ultimi anni: la pandemia e la sua gestione fallimentare, i conflitti armati in diverse parti del mondo, gli ultimi in Ucraina e nella Striscia di Gaza; le questioni riguardanti il genere, la crisi climatica.
Di fronte all’impoverimento del dibattito democratico, alla mancanza di spazio per il confronto e il dialogo, al silenziamento di coloro che hanno mosso e muovono obiezioni alla linea del governo del momento, l’autore vuole invece chiarire la sua posizione e «aprire un conflitto fecondo trasformando le coordinate del disagio contemporaneo non alzando le barricate ma promuovendo la comprensione reciproca nei momenti di massima criticità».
Come, dunque, riuscire a «produrre una comprensione integrata del comune che unisce sotterraneamente le azioni singolari in maniera tale che quest’ultime non si separino diminuendo la loro potenza di agire»? Bartolini non ha certo risposte comode o preconfezionate ma dà due irrinunciabili indicazioni: la prima è che la «realtà è un processo sempre aperto, che oscilla fra occasioni individuate e possibilità ancora da realizzare» e che è la dialettica tra questi poli che dobbiamo esplorare, imparando a intravvedere ciò che è compossibile, ovvero, come sostiene Miguel Benasayag, quei possibili che si attuano rispettando i vincoli che ci impone la realtà stessa; la seconda è che dobbiamo perseguire e coltivare un realismo visionario perché, se non tutto è possibile, accanto a ciò che deve o può avvenire, si aprono simultaneamente tutti i suoi adiacenti possibili. Questa visionarietà deve diventare collettiva, cosicché accettazione, pazienza e determinazione possano modificare vecchi equilibri ormai superati.
Gli spiriti critici riusciranno a incanalare proficuamente le loro energie per superare l’ignoranza, la violenza e l’indifferenza del mondo attorno a noi.
Per individuare i campi in cui focalizzare i possibili e i compossibili ed esercitare il realismo visionario, Bartolini compie, nel corso del libro, un’accurata disamina di tutti gli ostacoli e di tutte le distrazioni che il liberismo sfrenato, il sistema tecno-capitalista e i populismi contemporanei pongono all’uomo di questi anni e offre, nonostante il quadro terribile e impietoso descritto, alcune (difficili) vie di salvezza: rompere l’autoriferimento, per superare le passioni tristi; avere nuove relazioni, incontri e gioia condivisa; individuare la propria identità relazionale, che tesse legami che liberano proprio mentre uniscono; recuperare il respiro della filosofia come stile di vita; evitare quelle polarizzazioni di giudizio che ormai sono croniche e recidive; appoggiare i partiti contrari alla guerra; fare i conti con il corpo ricevuto, con i suoi limiti e con i segni indelebili dell’amore dato da chi si è preso cura di noi; recuperare il senso di comunità e la sensibilità alla questione ecologica; lottare contro la diseguaglianza sociale; scandalizzarsi delle ingiustizie sociali e delle violenze; avere, infine, il coraggio di agire.
Dunque, Nel limite dei possibili è davvero un testo critico, forte, senza sconti.
E difficile nella parte propositiva. Perché a riflettere e a esercitare la nostra capacità di analisi, quando vogliamo indagare uno o più ambiti del vivere e del convivere, ancora ci riusciamo. È ad agire che non siamo quasi più capaci.
In questo tempo non è più possibile tacere! Il ruolo dell’intellettuale è quello di considerare i temi e i fenomeni dell’attualità e di tutte le implicazioni filosofiche ed esistenziali a essa sottese per esercitare la parresia, cioè il diritto-dovere di dire la verità in modo filosofico, evitando l’estremismo e le parole ingannevoli, con sguardo ecosistemico, cioè con la capacità di cogliere l’intero campo di forze e tutti i vettori che agiscono, per averne chiara la configurazione socioculturale. L’ultimo importante lavoro di Paolo Bartolini, Nel limite dei possibili. Pensiero critico e realismo visionario, tratta di questo, attraverso l’indagine di quanto avvenuto negli ultimi anni: la pandemia e la sua gestione fallimentare, i conflitti armati in diverse parti del mondo, gli ultimi in Ucraina e nella Striscia di Gaza; le questioni riguardanti il genere, la crisi climatica.
Di fronte all’impoverimento del dibattito democratico, alla mancanza di spazio per il confronto e il dialogo, al silenziamento di coloro che hanno mosso e muovono obiezioni alla linea del governo del momento, l’autore vuole invece chiarire la sua posizione e «aprire un conflitto fecondo trasformando le coordinate del disagio contemporaneo non alzando le barricate ma promuovendo la comprensione reciproca nei momenti di massima criticità».
Come, dunque, riuscire a «produrre una comprensione integrata del comune che unisce sotterraneamente le azioni singolari in maniera tale che quest’ultime non si separino diminuendo la loro potenza di agire»? Bartolini non ha certo risposte comode o preconfezionate ma dà due irrinunciabili indicazioni: la prima è che la «realtà è un processo sempre aperto, che oscilla fra occasioni individuate e possibilità ancora da realizzare» e che è la dialettica tra questi poli che dobbiamo esplorare, imparando a intravvedere ciò che è compossibile, ovvero, come sostiene Miguel Benasayag, quei possibili che si 27 gennaio 1992, prove dell’opera Il viaggio a Reims di Rossini.
Chiara Cucchini
Docente di materie letterarie, istituto professionale agrario Parolini, Bassano del Grappa, componente la Segreteria nazionale di Macondo.