Perfettə… ma non tutti i giorni
Vorrei essere… perfettə. Magari più altə, oppure più magrə come le modelle, o atleticə come un calciatore, magari meno emotivə o più estroversə.
Insomma, diversə da come sono. Così non vado bene.
Sono pensieri che il nostro giudice interiore (per alcuni un vero e proprio giustiziere), con più o meno frequenza, riporta alla mente di ciascuno di noi. Una costante ricerca di perfezione, tanto fumosa e indefinita quanto pressante.
Se ci chiedessero di elencare 3 pregi e 3 difetti, sicuramente avremmo chiari in testa i secondi mentre ci ritroveremmo incerti e lievemente a disagio a indicare i primi.
Al camp Macondo la nostra riflessione sull’imperfezione si apre con la condivisione delle nostre esperienze personali, di come il giudizio interno ed esterno ci porti a sentirci inadeguati e imperfetti.
Ci siamo interrogat sul concetto filosofico di perfezione e dell’intimo legame che intercorre con la nostra concezione del divino, per poi calare il discorso nella sfera delle nostre relazioni importanti (famiglia, amici e partner romantici) e infine analizzare le contraddizioni del contesto socioeconomico in cui viviamo.
Di seguito non riporterò il resoconto integrale della riflessione che si è svolta tra di noi al camp (sarebbe probabilmente noioso e poco coinvolgente per voi lettori) ma riporterò i 5 contributi più salienti e controversi, sperando di offrire anche a voi qualche spunto innovativo e di vostro interesse.
- L’umanità del divino
30 marzo 2007, Mahler Chamber Orchestra.
La concezione cattolica della perfezione di Dio ci ha lasciati poco convintə.
Mi spiego meglio: un Dio perfetto e superiore rispetto all’umanità mortale, fragile e imperfetta ci suona distante e poco in linea con la figura di Gesù che vive tra la gente (anche con le persone non gradite dalla società), condivide la gioia di una cena con gli amici, vive il dolore di un tradimento e di un ripudio, affronta l’angoscia della morte.
Siamo convint che sia proprio dal condividere l’imperfezione con gli esseri umani che derivi l’amore divino incondizionato e compassionevole. - Mamma, ho perso l’aereo
«Mamma ho preso 4 in verifica», «Papà, ti presento il/la mi ragazz ».
Spesso capita, specialmente di fronte a un risultato negativo o a una scelta di vita importante, di aver paura di deludere i nostri genitori, di pensare di non essere poi dei figli così bravi e meritevoli.
A volte succede, spesso a causa di stili pedagogici un po’ retrò, che le sfuriate dei genitori ci facciano dimenticare la base di affetto e stima che esiste (o almeno dovrebbe) tra genitore e figli indipendentemente dai risultati e dalle scelte di vita di quest’ultimə. - Giovani d’altri tempi
Vi sarà capitato di sentire qualche “giovincello d’altri tempi” parlare dei giovani d’oggi in questi termini: «Sono tutti uguali… stessi outfit, stesso taglio di capelli, stesse scarpe, tutti sempre al cellulare…».
Forse dietro questa apparente omologazione si potrebbe nascondere un profondo senso di inadeguatezza e il timore di essere esclusi dal gruppo di amici e dalle compagnie.
Dietro l’omologazione c’è la paura di essere diversi, di essere sé stessi, di esprimere le proprie preferenze, opinioni e personalità senza sentirsi sbagliati e giudicati. - Ti amerò per sempre, ma non tutti i giorni
Gio Evan ispira la nostra riflessione su amore e perfezione con queste parole alquanto controcorrente, che lascerebbero quantomeno perplesso qualsiasi innamorato se le sentisse rivolgere dalla propria dolce metà.
Proclami assolutistici e totalizzanti come «ti amerò per sempre» o «ti amo da morire» risultano sicuramente più familiari a noi figli di una letteratura che da secoli ci narra di amori eterni, passionali e struggenti.
Gio Evan si discosta da questa visione di un amore “perfetto” e irrealistico, riportandoci a una concezione dell’amore per come è realmente: capace di considerare le fragilità umane, le giornate no, le evoluzioni nei bisogni e nei desideri di ognuno… in ultima istanza un amore imperfetto a giorni alterni. - Non siamo isole
Oltre alla dimensione individuale e delle relazioni strette, vi è una dimensione collettiva a cui siamo chiamat a cooperare attivamente.
Il nostro sistema economico ci vorrebbe individui-isola assoggettati alle logiche di mercato, di profitto e di competizione costante per arrivare “più in alto degli altri”.
Ci presenta il lusso e lo sfarzo come modello di vita da raggiungere e considera il benessere psicofisico, le relazioni interpersonali, la dignità umana e il rispetto per la natura come valori secondari.
Questo modello ci ha dimostrato che generare ricchezza (tra l’altro in mano a pochi) non coincide con il generare felicità e benessere perché porta con sé alcune gravi storture come lo sfruttamento, la diseguaglianza, il degrado ambientale.
Nonostante nessuna politica economica potrà mai essere perfetta, è necessario incoraggiare policy che riportino al centro la dignità della persona umana, l’uguaglianza, la solidarietà e la giustizia.
Diritto al voto, attivismo politico, sciopero, associazionismo, rappresentanza sindacale, stampa sono tutti strumenti che la democrazia mette a nostra disposizione per ottenere non il mondo perfetto, ideale ma sicuramente un mondo più etico e giusto.
Barbara Busnardo
studentessa, vive a Rosà (Vi), frequenta la facoltà di economia, mercati e istituzioni presso l’università di Bologna; appassionata di sport, pesistica, escursioni in montagna, lettura e attualità.
Barbara Busnardo
studentessa, vive a Rosà (Vi), frequenta la facoltà di economia, mercati e istituzioni presso l’università di Bologna; appassionata di sport, pesistica, escursioni in montagna, lettura e attualità.