Un inno alla bellezza umana
L’imperfezione è una caratteristica intrinseca alla condizione umana, un tratto che definisce la nostra esistenza e ci rende unici. Viviamo in una società che spesso celebra la perfezione, alimentata da ideali irraggiungibili presentati dai media e dai social network. Tuttavia, abbracciare i nostri difetti può portare a una vita più autentica e soddisfacente.
Forse quello che state per leggere vi stupirà, ma nessuno ha mai raggiunto la perfezione. Questo perché non esiste: il senso di completezza e di soddisfazione o la sensazione di non avere questioni in sospeso non sono dati dalla perfezione, ma dall’accettazione di noi stessi. Quest’ultima è forse la cosa più difficile da raggiungere perché, in una società in cui la considerazione di noi stessi viene spesso influenzata dall’apprezzamento e dal giudizio degli altri, interpretiamo i nostri difetti solo come ostacoli. Le imperfezioni che ognuno di noi possiede possono essere però viste come bivi che ci costringono a prendere una strada diversa da quella che ci eravamo prefissati, ma che in alcuni casi è più adatta a noi. Per comprendere meglio questo concetto, abbiamo voluto riportare delle storie di persone, tradizioni e cortometraggi che ci aiutano a vedere l’imperfezione come un punto di forza.
Niki Lauda, 1976
17 aprile 2007, Orchestra Mozart, Claudio Abbado concertatore.
Essendo entrambi gli autori di questo articolo appassionati di motorsport, vogliamo iniziare con la biografia di uno dei più grandi piloti nella storia della Formula 1, che ci aiuta a non vedere gli imprevisti come ostacoli: Niki Lauda. Andreas Nikolaus Lauda, abbreviato in Niki, è stato un pilota automobilistico, tre volte campione del mondo di Formula 1, oltre che imprenditore e dirigente sportivo austriaco. Lauda, durante la sua carriera sportiva, ebbe un bruttissimo e quasi fatale incidente al Nürburgring, un circuito in Germania. L’episodio avvenne il 1° agosto 1976 durante il Gran Premio di Germania, dove Niki perse il controllo della sua vettura, che andò a sbattere ai lati della pista, prendendo fuoco con il pilota ancora all’interno dell’abitacolo. Lauda venne miracolosamente tirato fuori dalla sua Ferrari, con cui correva all’epoca, ma il suo volto e altre parti del suo corpo vennero ustionate gravemente a causa delle fiamme. Nonostante l’incidente quasi fatale, Niki tornò in pista 42 giorni dopo l’infortunio, prendendo parte al Gran Premio d’Italia. Il suo viso, la maggior parte della sua testa e le mani erano sfigurati, ma Lauda non si tirò indietro e corse ugualmente, ignorando i commenti delle persone sul suo aspetto e sul suo ritorno precoce alla Formula 1. Dopo quel fatidico episodio, Niki vinse altri due titoli mondiali, dimostrando che non serve avere un bell’aspetto per dar voce al proprio talento.
Kintsugi, dalle fratture una bellezza rinnovata
Parlando invece di tradizioni, vogliamo illustrare qui di seguito un’usanza giapponese che consiste nel riparare gli oggetti rotti con dell’oro, per renderli ancora più preziosi. Il termine “kintsugi” significa letteralmente “riparazione con l’oro” e rispecchia una filosofia profonda nata da un’antica tradizione giapponese: l’idea che dalle fratture e dalle imperfezioni possa nascere una bellezza rinnovata. Invece di considerare la rottura come la fine della vita utile di un oggetto, il kintsugi abbraccia la storia del pezzo e celebra le sue cicatrici, rendendolo più prezioso e significativo di prima. Questa tecnica non solo sottolinea l’estetica del “wabi-sabi”, che trova bellezza nell’imperfezione e nella transitorietà delle cose, ma porta anche con sé un messaggio di resilienza e speranza, ricordandoci che le ferite possono diventare fonte di bellezza e forza.
Garrincha, 1958 1962
Durante il Macondo Camp del 2-3 gennaio 2024 abbiamo parlato anche di uno dei più grandi calciatori brasiliani della storia, ovvero Garrincha, il cui vero nome era Manuel Francisco dos Santos, famoso per il suo incredibile talento come ala destra. Nato il 28 ottobre 1933 a Pau Grande, in Brasile, Garrincha ha superato numerose difficoltà fisiche sin dalla nascita, inclusa una malformazione alle gambe, che però non gli ha impedito di eccellere nel calcio. Conosciuto per la sua straordinaria abilità nel dribbling e la sua imprevedibilità in campo, Garrincha ha incantato i tifosi e confuso gli avversari. Ha giocato principalmente per il Botafogo, club con cui ha conquistato numerosi titoli, e ha rappresentato il Brasile in due Coppe del mondo, nel 1958 e nel 1962.
In entrambe le competizioni il suo contributo è stato cruciale per la vittoria del titolo mondiale.
Garrincha è ricordato non solo per le sue prodezze calcistiche, ma anche per la sua personalità affabile e il suo spirito libero. Nonostante una carriera segnata da successi straordinari, la sua vita fuori dal campo è stata caratterizzata da difficoltà personali e problemi di salute, che hanno portato a un declino prematuro. Tuttavia, il suo lascito nel mondo del calcio rimane ineguagliato e Garrincha continua a essere celebrato come uno dei più grandi geni di questo sport nonostante le sue difficoltà fisiche, che lui ha saputo vedere come punti di forza.
Il circo della farfalla
Un esempio di accettazione delle imperfezioni nel campo del cinema ci viene dato dal cortometraggio intitolato “Il circo della farfalla”, affrontato durante il Macondo Camp del 4-5 aprile 2024 e disponibile in italiano su YouTube. Questo filmato, che dura circa 20 minuti, vede come protagonista un uomo sprovvisto di arti sin dalla nascita, impiegato come fenomeno da baraccone in un circo in cui tutti lo vedono come un mostro. Visitando le attrazioni dello spettacolo, il direttore di un altro circo, chiamato “circo della farfalla”, nota il protagonista e lo invita a seguire lui e i suoi amici nelle loro esibizioni itineranti. Grazie al “circo della farfalla” l’uomo senza arti imparerà, anche dalle storie degli altri, ad accettarsi e a sfruttare le sue imperfezioni a suo vantaggio per creare attrazioni e spettacoli meravigliosi e sempre nuovi, che valorizzano la sua unicità.
Riconoscere il valore nascosto in ogni difetto
Questo articolo ha percorso tramite le storie di persone, tradizioni e cortometraggi quelle che sono l’accettazione di noi stessi e la trasformazione dei difetti in pregi. Convertire le imperfezioni in punti di forza è una capacità che si basa sull’accoglienza e sull’autoconsapevolezza. I difetti, spesso visti come ostacoli, possono diventare pregi se guardati da una prospettiva diversa (ad esempio, una persona considerata troppo testarda potrebbe essere vista come determinata e perseverante).
L’essenziale è riconoscere il valore nascosto in ogni difetto: la chiave è trasformare l’autocritica in auto-miglioramento, accettando le proprie imperfezioni come parte integrante dell’unicità di ciascuno. Abbracciando i nostri difetti, non solo ci rendiamo più autentici, ma ispiriamo anche gli altri a fare lo stesso, promuovendo un ambiente di inclusività e crescita personale, perché la bellezza della vita non risiede nella perfezione, ma nella nostra capacità di accettare e celebrare ciò che ci rende unici e umani.
Isabel Panazzolo
studentessa, vive a Crespano del Grappa (Tv), frequenta la III classe superiore a Possagno, ama la pallavolo, il nuoto, cucinare, il motorsport, la musica, la storia, leggere, scrivere, viaggiare, guardare serie TV.
Andrea Sguario
studente, vive a Campese di Bassano del Grappa (Vi), frequenta il I anno alla facoltà di ingegneria meccatronica, università degli studi di Padova, ama la Formula 1, il calcio, tifa Milan, suona la tromba, ascolta musica di ogni genere.