C’è un tempo in cui si sogna

di (Ap/Ps)

E i sogni sembrano proprio reali, li tocchi, ne senti il profumo, ci giochi, li costruisci come un Lego, pezzo a pezzo, a occhi chiusi, a occhi aperti, cullano fantasie e colorano le notti.
I sogni, in quel tempo, si costruiscono come un bambino che li mette insieme e aggiunge, poi leva, sostituisce un po’ seguendo le istruzioni date ma anche secondo le proprie variazioni sul tema, i colori preferiti, gli spazi, i meccanismi…
I sogni sono affollati, di tanto, di tutto: relazioni, natura rigogliosa, tepore, Natale, luci e pan di zucchero, sorrisi e gli sguardi sono vivi, pieni, c’è speranza, la vedi, la leggi, sai che c’è.

Racconta Bruce Chatwin, ne “Le vie dei canti” e riferendosi all’Australia: «I miti aborigeni sulla creazione narrano di leggendarie creature totemiche che nel Tempo del Sogno avevano percorso in lungo e in largo il continente cantando il nome di ogni cosa in cui si imbattevano – uccelli, animali, piante, rocce, pozzi –, e col loro canto avevano fatto esistere il mondo». Il mondo esiste perché è stato sognato, perché è stato cantato ed è continuamente ricantato. Senza canto, senza incanto, semplicemente scomparirebbe.

Arriva poi un’età in cui i sogni non si trovano più: ci si addormenta la sera sperando di svegliarsi come un tempo ma niente, non arrivano, c’è attesa, insonnia, occhi sbarrati e cuore affaticato.
Si scruta, ma dietro quella porta niente di niente: si entra in uno spazio sospeso senza contorni, limbo indefinito, immagini grigie, vuote, mappe prive di segnali.
Aspettare… ma cosa? Resistere a chi? L’inerzia è lì che non attende altro per emergere e diventare un abito del quotidiano, di ogni ambito, di ogni azione.

Ritrovare i sogni, cantare il mondo, accedere per nuove porte al mondo incantato. Forse il Tempo del Sogno non è finito, non è scomparso definitivamente nello spazio sospeso senza contorni di una quotidianità invasiva, schiacciante. Briciole di sogno, piccole tessere di colore, impronte di creature totemiche: se guardi bene, se provi a cercarle, potrebbero indicarti possibili percorsi, nuove vie dei canti per fare esistere, ancora e ancora rinnovato, il mondo stesso. E noi in lui.

(Ap/Ps)