Brasile 2023, un futuro di speranza?

di Furlan Mauro

Le elezioni di ottobre 2022
Per il Brasile il 2022 è stato un anno difficile: posizioni radicali, difficile discutere, una guerra mediatica di disinformazione, odio, rabbia. Un paese diviso e lo si è visto nel risultato finale, che ha visto la vittoria di Lula con poco più di un milione di voti di vantaggio. Però a livello di elezioni di deputati e senatori sia a livello federale che negli Stati, la vittoria è stata del partito di Bolsonaro e dei partiti di centro-destra. Bolsonaro ha perso nella lotta per la presidenza principalmente per come si è comportato durante la pandemia: se lui avesse tenuto una posizione differente e avesse organizzato la lotta contro il virus, sarebbe stato rieletto.
Bolsonaro ha perso, ma sulla scena ci sono ancora i veri protagonisti del suo successo con le loro rivendicazioni: i militari, con la loro idea di essere i salvatori della patria e la loro purezza di fronte alla corruzione del Paese; le Chiese evangeliche con la loro sete di potere e di essere i difensori di Dio, Patria e famiglia contro la degenerazione culturale del mondo Lgbt; i grandi produttori agricoli con le loro esportazioni che garantiscono l’eccedenza della bilancia commerciale e vogliono aumentare il prodotto dilagando nell’Amazzonia; il mondo delle polizie, che combattono il sistema corrotto e la violenza che dilaga, e per ultimo quelli che usano il trasporto stradale e consumano gasolio che è diventato sempre più caro.
È finita da tempo l’era dei movimenti sociali, dei diritti delle popolazioni minoritarie, della forza dei sindacati, del pensare un Brasile egualitario con le riforme strutturali mai iniziate. Il capitalismo e l’individualismo hanno vinto e quello che oggi conta sono le reti sociali, che aggregano cavalcando paure e nuove rivendicazioni.
Bisogna dire che la destra per anni non ha avuto intellettuali che sapessero organizzare un pensiero in conflitto/dialogo con il pensiero di sinistra; in Brasile invece si è presentato un personaggio che ha cresciuto una scuola di pensiero da contrapporre al pensiero “comunista”: Olavo de Carvalho è stato il mentore intellettuale di Bolsonaro e di tutta la destra. Questo nuovo pensiero di destra, sistematico, si è diffuso attraverso una macchina di informazione che ha usato le reti sociali e che lavora contro la democrazia e accentua il radicalismo.

Il discorso di Lula nel giorno del suo insediamento
Lula nel giorno della “posse” (presa dei poteri), il primo di gennaio, ha fatto due discorsi (al parlamento e al popolo in piazza) dove ha espresso il suo programma che si può riassumere nei seguenti punti: 1) lotta alla fame (in Brasile 33 milioni di persone non si alimentano in modo sufficiente; 2) ricostruire le politiche pubbliche che i governi precedenti hanno distrutto (il sistema educazione, il sistema unico di salute; 3) difesa dell’Amazzonia e dei popoli indigeni (Lula ha istituito il ministero delle popolazioni indigene); 4) ridare importanza alla cultura, con politiche di incentivo al mondo artistico; 5) diritti delle donne, lotta alla discriminazione e al razzismo; 6) rimettere il Brasile nel circuito internazionale.
Lula ha affermato che sarà il presidente di tutti i 215 milioni di brasiliani, rifiuta il radicalismo e ha invitato tutti all’unità e ricostruzione di un Brasile giusto, solidale, democratico.

Le grandi sfide del governo Lula
Davanti a sé il governo Lula ha una grande sfida sia politica che sociale. Politicamente sarà dura, perché la maggioranza di deputati e senatori eletti appartiene all’opposizione e Lula dovrà convincerli ad appoggiare il governo e le sue iniziative. Come potrà ottenere il loro appoggio? Il metodo antico che lui aveva usato era dividere tra i partiti i ministeri e la gestione delle grandi imprese statali.
Strategia che lo ha portato a essere incriminato. Da un punto di vista economico, il Brasile non è preso bene, non ci sono soldi, ma bisogna far girare l’economia. Lula vuole fare investimenti nel sociale e riprendere le grandi opere pubbliche, come il programma di case popolari per dare lavoro e far girare l’economia.
I governi precedenti hanno iniziato un grande processo di privatizzazione, riuscito in alcune aziende, ma Lula è contrario e sta bloccando il processo, in particolare per la Eletrobras che gestisce la produzione di energia elettrica.
Poi c’è la grande questione del caro carburanti, necessari per il trasporto che in Brasile è tutto su gomma. Da ultima, resta aperta la gestione delle reti sociali e del radicalismo che, assieme all’estremismo, hanno un grande successo sui social.

Il Brasile profondo e la sua complessità
Da un punto di vista sociale la grande domanda è quanto conservatore, fascista e radicale sia il Brasile. Una stima di alcuni giornalisti dice che un 20% di brasiliani è fanatico bolsonarista e ne costituisce lo zoccolo duro. Ma sarà proprio così? Un’inchiesta condotta recentemente per valutare il primo mese di governo di Lula rivela che il 40% valuta il governo in modo positivo, la maggioranza di chi lo apprezza vive nel nordest del Brasile, mentre nel sudest Lula è meno popolare. Le donne appoggiano Lula più degli uomini e gli evangelici nella maggioranza non lo apprezzano.
Per dire quanto controverso sia il pensiero dei brasiliani, in una ricerca recente il 56% afferma che è dovere dei genitori picchiare i figli quando oltrepassano i limiti, solo il 25% difende la legalizzazione dell’aborto, il 60% dice che il dibattito sui diritti delle donne nel lavoro è superato anche tra gli elettori di Lula, il 48% sostiene che non c’è nessun problema se due persone dello stesso sesso si baciano in pubblico, per il 90% si pagano troppe tasse. Il 60% è contro l’idea che i politici occupino la direzioni di imprese statali, il 47% vuole privatizzare le aziende di acqua e fogne e il 47% non vuole la privatizzazione dell’energia, il 92% è contro il disboscamento dell’Amazzonia, più del 60% pensa che l’inflazione crescerà e il 94% si è dichiarato contrario all’attacco compiuto l’8 gennaio da una folla di manifestanti che ha occupato la sede dei tre poteri a Brasilia; tutti hanno approvato l’aiuto e la solidarietà del governo Lula al popolo Yanomami insieme alla lotta contro i cacciatori di oro illegale in terra indigena. Questo per dire quanto complessa sia la realtà, come pure non omogenea la formazione bolsonarista.

União e reconstrução
Unione e ricostruzione, queste due parole sono il motto del governo Lula. Certamente si vive un clima di speranza e di sollievo. Le strutture democratiche hanno resistito al tentativo di colpo di Stato ma, come ha ricordato Lula, molte forze agiscono per difendere gli interessi e i privilegi di quel 5% di brasiliani che detiene la quasi totalità della ricchezza del Paese. È questo a mio avviso il grande groviglio della struttura socioeconomica del Brasile.

Mauro Furlan

coordinatore per i progetti nell’Associazione Amar di Rio de Janeiro, con la moglie Milse è responsabile della Casa di Grajaú