Le guerre non si debbono fare

di Lugli Daniele

Sono legato al piccolo, tenace Movimento Non-violento. promosso da Capitini all’indomani della Marcia Perugia Assisi del 1961. È sezione italiana della War Resisters’ International, che ha una dichiarazione semplicissima: «La guerra è il più grande crimine contro l’umanità. Sono quindi deciso a non supportare qualsiasi tipo di guerra e ad adoperarmi per la rimozione di tutte le cause di guerra».
Per me Ucraina è riconoscenza alle donne che vengono da là e si prendono cura dei vecchi, come me e più di me sfortunati. E pure affetto: penso allo sguardo dolce e smarrito della ragazza ucraina, incontrata in formazione al servizio civile otto anni fa, in giorni di conflitto nella sua terra. Delle sofferenze della popolazione e della labilità delle frontiere scrive Elly Schlein. Ricorda il nonno paterno, ebreo, da una cittadina ucraina emigrato in America prima della guerra e salvatosi così. La cittadina di 10 mila abitanti, 4 mila ebrei – se ne sono salvati 80 – in dieci anni è passata sotto il controllo di cinque diverse potenze.

Ucraina: da terra di confine a centro dell’Europa
Il nome significa sul confine (u krajna). Ma dal 1911, vicino al confine con la Slovacchia, un’epigrafe in latino, Società Geografica di Vienna, attesta che lì è il centro dell’Europa: quella che va dall’Atlantico agli Urali. L’Unione Europea, tesa a divenire uno stato federale democratico, garante dei diritti, avrebbe potuto contribuire a farne un grande spazio di pace. Con la dissoluzione dell’alleanza di Varsavia anche la Nato avrebbe meritato di sciogliersi. Invece i paesi ex socialisti, liberatisi dall’URSS, sono entrati nella Nato e nell’Unione Europea. Hanno portato l’alleanza militare ai confini con la Russia, sono serviti a esternalizzare produzioni, a offrire manodopera a basso costo a spese degli altri lavoratori europei. Le loro istituzioni di incerta democrazia, grazie anche a un risorto, dissennato nazionalismo, sono l’esatto rovescio della prospettiva di pace e federalismo. Lo stesso destino si prospetta per l’Ucraina. E tuttavia una democrazia anche limitata, in via di costruzione si spera, inserita in contesto europeo, è sentita minacciosa dall’autocrate russo. Potrebbe influenzare la sua popolazione.

Movimento per un futuro diverso, non violento
Il passato non può essere cambiato, ma il futuro sì. Il Movimento Nonviolento fa da segreteria a una rete di associazioni della società civile, Rete Italiana Pace e Disarmo, al centro delle manifestazioni a Roma e in varie città. Merita di essere più conosciuta per l’attività tesa a individuare cause e prospettare rimedi. Porta anche l’aggiunta nonviolenta, piccola ma non irrilevante.
Una particolare attenzione va ai movimenti di opposizione alla guerra, in Russia e Ucraina, con i quali si è in contatto costante. La loro azione comincia a essere nota, nonostante le censure, anche da noi. Ci dicono cosa fanno e che solidarietà si aspettano. Dicono del bisogno di verità, prima vittima della guerra, di aiuto alle loro azioni misconosciute e alla popolazione tutta, alle sue componenti più fragili, di una prospettiva per il futuro da costruire. Non chiedono armi.

Sovranità degli stati: vittima o soggetto della guerra?
La guerra non è orrida perché viola la sovranità di uno Stato, ma per le vittime e le distruzioni che compie. I cosiddetti Stati sovrani sono causa di guerra. Da tempo hanno cessato di essere un progresso nella convivenza umana. Non riconoscono nulla che li trascenda. Chiamano al patriottismo, ultimo rifugio delle canaglie, secondo Samuel Johnson. Avverte Nicola Chiaromonte: «Sarebbe tempo d’avvedersi che un individuo il quale non si riconosca sottomesso a un ordine che lo trascende e trascende con lui ogni altra cosa creata, un individuo il quale non riconosca, come evidenza prima, che più importante (oltre che infinitamente più forte) di lui è il legame fra lui e gli altri – la comunità – mentre più importante di lui medesimo e della comunità è il legame suo e d’ogni singola cosa con l’insieme delle cose – Natura o Cosmo che lo si voglia chiamare – sarebbe tempo, diciamo, di avvedersi che tale individuo è puramente e semplicemente un mostro». Se questo è vero per gli individui, grandi mostri sono allora gli Stati sovrani, che hanno questa pretesa spinta al massimo grado.
Sono tenuti a non violare le loro Costituzioni, faticosamente conquistate, il diritto internazionale e i diritti umani. A non ridursi a racket criminali.
È tempo di dare invece una Costituzione alla Terra, casa comune dei viventi, con istituzioni garanti dei diritti. La federazione europea ne sarebbe una tappa.

Noi l’abbiamo scritto in Costituzione
Le guerre non si debbono fare. L’ONU è nata per questo: Noi popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all’umanità… Lo statuto della Corte penale internazionale prevede come crimini le guerre di aggressione. Un fascicolo è aperto nei confronti della Russia. L’azione della Russia costituisce un crimine, anche se Putin ha proibito di chiamarla guerra. È un’operazione speciale, una buona azione, secondo i putinisti.
Ce ne sono state altre, dalla caduta del muro di Berlino! Una guerra mondiale combattuta a pezzi, si è detto, spesso con la nostra partecipazione. Ora un pezzo di questa guerra è nel centro dell’Europa. Bisogna farla finire. Quando c’è un incendio bisogna spegnerlo il prima possibile e con i minori danni. Aggiungere benzina, fornire ulteriori armi, non è il modo migliore.

Alex Langer: la sua eredità va ripresa
Le catastrofi si preannunciano e preparano, come sappiamo e come Emily Dickinson scrive: Sgretolarsi non è Atto di un istante / Una pausa fondamentale / I processi di Disgregazione / Sono Decadimenti organizzati – È prima una Ragnatela nell’Anima / Una Cuticola di Polvere / Un Tarlo nell’Asse / Una Ruggine Primordiale – La Rovina è metodica – i Diavoli lavorano / Costanti e lenti – / Nessuno, si perde in un istante / Scivolare – è la legge del Crollo.
Ricordiamo le guerre nella dissoluzione della ex Jugoslavia e l’intuizione di Alex Langer. Il 17 maggio 1995 nella Relazione sul funzionamento del trattato dell’unione è scritto «un primo passo per contribuire alla prevenzione dei conflitti potrebbe consistere nella creazione di un Corpo Civile europeo della Pace (che comprenda gli obiettori di coscienza) assicurando la formazione di controllori, mediatori e specialisti in materia di soluzione dei conflitti». È Langer il suggeritore, Scrive dettagliati appunti Per la creazione di un corpo civile di pace dell’ONU e dell’Unione Europea. Alcune idee, forse anche poco realistiche. Professionisti e volontari, formati e con le dotazioni necessarie per intervenire nei conflitti prima dell’esplosione della violenza, capaci di permanervi utilmente anche nella fase acuta e di operare per restaurare e ricomporre le relazioni al termine della fase più cruenta. Sono operazioni necessarie, impossibili ai militari. Programma per il successivo 7 luglio a Bruxelles un incontro tra movimenti di pace ed esperti internazionali, per una risoluzione parlamentare di istituzione del Corpo. Quattro giorni prima rinuncia alla vita, schiacciato dai troppi pesi dei quali si è fatto carico. Morto lui, il tema è ripreso con due studi di fattibilità del Parlamento e della Commissione, nel 2004 e nel 2005. Non si attiva uno strumento importante, sul campo, Abbiamo cercato e cerchiamo di riproporlo.
Come dice Langer «Un’operazione del Corpo di pace può fallire e nessuno si dovrebbe vergognare ad ammetterlo. Un fallimento di un’azione di pace lascia però – credo di poter affermare – meno macerie di un riuscito intervento militare».
Ha lasciato scritto: «Non siate tristi. Continuate in ciò che era giusto». Ci proviamo. Abbiamo fatto e facciamo iniziative e proposte, ci impegniamo per un’altra sicurezza, un’altra difesa possibili, anche con proposte di legge. Non vengono discusse. Non è mai il momento di pensare alla pace per i nostri rappresentanti. Sta a noi continuare in ciò che era, ed è, giusto.

Daniele Lugli

avvocato

già difensore civico alla Regione Emilia-Romagna, impegnato nel Movimento Nonviolento