L’onda Bolsonaro sulle elezioni presidenziali

di De Vidi Arnaldo

Il sistema neo-liberale (o dittatura delle multinazionali e del mercato) nelle elezioni

Il caos attuale del Brasile si capisce riflettendo sul panorama mondiale di oggi e… di ieri. Alla fine degli anni ’80 il primo mondo è rimasto padrone assoluto dello scenario socio-politico-economico mondiale, con il crollo del secondo mondo e l’inconsistenza del terzo. Nel primo mondo si è imposto il sistema di matrice anglosassone del capitalismo neoliberale, basato sul treppiede del pensiero unico, mercato globale e libero flusso dei capitali. I neo-liberali hanno giurato che non si incontrerà sistema migliore fino alla fine del mondo (rimase famosa la frase di Francis Fukuyama: «Siamo alla fine della storia!»).

Quello che sta avvenendo si poteva prevedere: siamo in un sistema che ha collocato il Moloc della ricchezza al posto di Dio e ha ridotto l’umanità alla servitù, solo privilegiando la classe del «primo scalone»: le multinazionali, i signori delle armi, dell’informazione e del mercato. Sono stati imposti vari comandamenti: privatizzare, crescere, sfruttare la natura, imporre il latifondo, sacrificare il piccolo al grande. Quando il Papa ha stigmatizzato questo sistema disumano, è stato definito, da una rete tv americana, come l’uomo più pericoloso del pianeta. Mostrare gli assurdi del sistema ci porterebbe lontano; basti pensare ai giochi di Borsa.

Venendo a noi, il gigante brasiliano è una «colonia» ideale per il neoliberalismo internazionale: il suo territorio è poco inferiore a quello della Cina e degli Stati Uniti, ma con una popolazione ben minore e una ricchezza immensa, minerale, vegetale, idrica e di biodiversità. E con un passato di colonia. Purtroppo le élites brasiliane (padroni dei MCS, latifondisti, politici, militari, industriali, banchieri) sono sempre state contro la sovranità del Paese, contro il popolo, a servizio dei vetero e neo colonizzatori. Inoltre, il paese è già stato retrocesso a colonia dall’attuale presidente golpista Temer, che lo sta svendendo.

In occasione delle elezioni, il neoliberalismo ha montato il suo schema per continuare il trend di Temer e per evitare sorprese sgradite. Chi poteva causare problemi per il sistema neoliberale era l’ex presidente Lula; fu allora orchestrata una campagna denigratoria e la sua reclusione in carcere. Si potevano prevedere reazioni violente del popolo per la recessione degli ultimi anni, quindi s’è fatto del PT (Partido dos Trabalhadores), il partito di Lula, il capro espiatorio. Quanto ai candidati a presidente, essi stanno promettendo cambiamenti radicali, che non avverranno. Bolsonaro, Alquimin e Ciro Gomes, i più quotati presidenziabili secondo i sondaggi, ritengono che il capitalismo neoliberale equivale a progresso e sviluppo; e che la miseria del popolo è un effetto collaterale che si può amenizzare. Quindi al sistema neoliberale internazionale non importa quale dei tre sarà presidente: sarà sempre un «picciotto» del sistema.

Ma c’è stato un imprevisto: il sostituto di Lula, Haddad, inaspettatamente, è cresciuto nei sondaggi. Haddad vuole che si dia attenzione al popolo più che al capitale neoliberale. S’è cercato di ignorare la crescita di Haddad, truccare i sondaggi, nascondere la polarizzazione; ma invano. Adesso è lui l’uomo da sconfiggere.

Il fenomeno Bolsonaro

Va fatto un discorso differente sul candidato Jair Bolsonaro. Si tratta di un arrivista, squilibrato, di estrazione militare, xenofobo… Quando era apparso nello scenario politico, aveva suscitato curiosità per il suo machismo e la sua sfrontatezza (che si vuol passare per autenticità). La sua linea dura e il messianismo suggeriscono una dittatura militar-fascista. Quasi un personaggio da telenovela. Chissà un Trump «tupiniquim» [gruppo etnico del Brasile, ndr]. Ha cavalcato la tigre della sicurezza contro la violenza sociale, volendo armare i cittadini e fare del Brasile un western (qui dicono un «bang-bang»). S’è detto favorevole al sistema neoliberale e al corporativismo. S’è poi battezzato come «evangelico». S’è schierato a difesa della famiglia, contro l’aborto… Come se non bastasse, un disturbato mentale l’ha ferito seriamente all’addome, dandogli l’aureola del martire.

Era da immaginare che il sistema neoliberale avrebbe scaricato Bolsonaro come una mina vagante. Ma gli altri candidati di fiducia non hanno decollato, mentre lui si è confermato al primo posto nei sondaggi (era secondo solo a Lula). Le previsioni sono che ci sarà un secondo turno con i due candidati Bolsonaro e Haddad. Allora il sistema neoliberale appoggerà Bolsonaro, tappandosi il naso.

Ma qui ci vuole una riflessione sulla psicologia di massa, estremamente psicolabile (ci sarebbe anche la riflessione sullo strapotere dei media e dell’informatica…) Noi assistiamo qui a milioni di persone che ritengono Jair Bolsonaro un degno «timoniere» per il Brasile.

Oltre al fatto che non introdurrebbe le modifiche necessarie, e accetterebbe il «malfatto» di Temer (il drastico congelamento per vent’anni delle risorse per l’educazione e la salute; la revisione delleàleggi dei diritti dei lavoratori…), resta il fenomeno del caudillismo di uno squilibrato. Com’è possibile che persone «normali» entrino nella logica del nazifascismo? Che nostri amici si battano in suo favore, diventino succubi, tradendo un passato di libertà?

Per amore della dignità e della democrazia, mi vedo costretto a escludere dalla cerchia di amici persone che mi erano care. Ho, tra gli amici, un ebreo che ha sofferto sulla pelle la shoah, i campi di concentramento dei suoi parenti, gli orrori del nazismo e ora… scommette tutto su Bolsonaro!

Chiudo con una riflessione finale: è la nostra fragilità, evidente nell’accettazione degli assolutismi, che ha reso necessaria la morte di Cristo. E di tutti i cristi della storia. Ma la morte indica ancora la risurrezione.

* articolo ricevuto in redazione il 6 ottobre 2018, alla vigilia del primo turno per l’elezione del presidente della Repubblica in Brasile.

Arnaldo De Vidi
missionario saveriano,
Abaetetuba, Amazzonia, Pará, Brasile
già direttore della rivista Cem mondialità