Il signor Lavoro e la sua famiglia
Una favola sulla democrazia
Un paese contiene centinaia di città, centinaia di città contengono migliaia di quartieri, migliaia di quartieri contengono centinaia di migliaia di palazzi, centinaia di migliaia di palazzi contengono milioni di case, milioni di case contengono miliardi di camere…
ma forse sto divagando… vi voglio raccontare una breve storia.
È la storia del signor Lavoro che non conosceva riposo, si impegnava ogni giorno ed esprimeva tutta la passione che portava nel cuore attraverso i suoi gesti.
Un giorno, il signor Lavoro conobbe la signorina Poesia, che restò affascinata dal suo fare forte e deciso.
Lui trasmetteva: sicurezza…
Lei sentì che poteva fidarsi e pensò che colui che era in grado di creare le cose con tanta passione l’avrebbe fatta vivere al sicuro da paure e dolori e si affidò a lui.
Poesia era dolce e ogni sua parola era una carezza.
La loro storia fu travolgente e importante.
Il signor Lavoro scoprì il senso delle cose e la signorina Poesia diede sostanza al suo sognare. Presto i due innamorati donarono al mondo la loro prole.
Nacquero tre splendidi bambini: il primo si chiamò Impegno, la seconda Giustizia e la più piccina Verità. I tre crescevano sereni. Il signor Lavoro provvedeva ai suoi cari e dedicava loro tutto il suo tempo; la signora Poesia li accudiva e li ricopriva di attenzioni. A scuola erano l’orgoglio dei loro genitori.
Il tempo passava. Impegno, Giustizia e Verità divennero adolescenti e cominciavano a scoprire tutto il mondo che si nascondeva dietro l’uscio di casa.
Verità, piccola e indifesa, su quelle nuove strade del mondo che cominciava a conoscere, non sempre era accettata e questo la faceva soffrire al punto che decise di chiudersi nella sua stanza.
Impegno si lasciava sempre più andare e, tra zucchero e tv, si era lasciato ipnotizzare da talk show e talento di ogni tipo…
Giustizia cresceva e alla ricerca di indipendenza accettò un lavoro in un call-center.
In breve, in casa i colori dell’armonia si spensero e la signora Poesia perse il suo sorriso, nascosta dietro gli scudi delle finestre chiuse.
Il signor Lavoro aveva cominciato a reggere il capo sempre più pesante tra le mani e guardava il mondo attraverso la trasparenza di un bicchiere.
Il Tg parlava di femminicidio, di guerra, di dolore, di diritti violati e di baby squillo…
Un giorno Verità, rincasando, venne insultata da uomini che volevano solo usarla e, varcata la porta di casa, cadde in lacrime tra le braccia di Giustizia, che la ascoltò e si sentì impotente.
Verità chiese aiuto, voleva essere difesa, ma Giustizia sapeva che da sola non avrebbe potuto farcela: spense la tv e obbligò Impegno ad alzarsi e a seguirla giù in strada.
I tre, insieme, uscirono di casa e, guardandoli, la signora Poesia sentì rivivere dentro di sé di nuovo la forza e la fiducia. Rincuorata, riaprì tutte le finestre e il colore inondò la casa.
Il signor Lavoro, destato dalla luce, alzò lo sguardo e il sorriso della signora Poesia gli diede nuova speranza. Allora, di nuovo forte, svuotò la bottiglia, indossò in fretta giacca e cappello e uscì di casa.
In strada, Impegno e Giustizia uniti, difesero Verità dai malfattori e da quel giorno sulla casa della famiglia Democrazia regna l’armonia.
Angelo Coscia
scrittore di favole per bambini,
counselor, abita a Salerno, sposato
con Simona e padre di Aurora.
www.angelocoscia.it