Il cardinal Martini e il Dio che parla
Inforco la bici e vado verso il monte ogni mattina, controvento; poi torno a casa pedalando controluce, perché il sole d’inverno a quell’ora batte sugli occhi e oscura la visione, non la strada. Che non vedo. Ma veniamo al nostro compito, al numero, alla carica dei centouno; non spegnete le luci, non si tratta del film.
Non metto gli occhiali e visito il controcorrente di Giuseppe Stoppiglia, che riporta il tema del convegno: Anche se i muri sono alti, il cielo è ancora più alto che si apre con la storia di una ladruncola, per puntare il dito su di un sistema che mostra le crepe di un crollo.
Mi viene incontro Egidio Cardini (non è un pompiere, ma uno dei redattori magnifici) che ha appena concluso il monografico sul Cardinal Martini e mi squaderna il preambolo de Il profumo della Parola, dove mi indica quattro direzioni di lettura, in forma di rosa dei venti.
Segue la teoria delle pagine del monografico: don Virginio Colmegna che nella Caritas ambrosiana ha cercato di tradurre il motto di Martini, farsi prossimo; nel suo articolo La scelta preferenziale dei poveri ricorda che nel Cardinale le parole sulla povertà non tralasciavano mai la prospettiva della giustizia.
Franco Monaco nella sua piccola testimonianza Martini e il mondo moderno, del successore di Ambrogio sulla Cattedra di Milano traccia il profilo laico, la componente umana, che supera le divisioni, annunciando che la sfida ultima del Regno di Dio deve essere colta, oggi, dalla modernità dell’Occidente.
Giovanni Ambrogio Colombo, che ha avuto dimestichezza con il Cardinale, scrive: A padre Carlo, con affetto ricordando la sua insistenza e il suo monito di meditare sulla scrittura, per rompere le incrostazioni che hanno avvilito lo sguardo e incupito il nostro cuore.
Mi soffermo all’angolo dei libri, molto ricco di sollecitazioni e aspetto le rubriche, di cui avverto le voci dietro le quinte.
Fulvio Cortese mi raggiunge con la cartella sotto braccio, che contiene l’articolo L’anno delle riforme costituzionali per la rubrica dal diritto ai diritti, dove descrive luci e ombre del disegno di legge costituzionale RenziBoschi, bene augurando che il tempo che ci separa dal referendum sia spazio di dibattito aperto e di riflessione per una decisione equilibrata.
Pronta da tempo, la carta d’Africa che illustra la Repubblica Centrafricana – curata da Maria Teresa Cobelli – ci offre lo sguardo drammatico su di un paese sfruttato da interessi economici e vessato da regimi politici che alimentano lotte intestine cavalcate e aggravate dai paesi confinanti.
Francesco Monini dà gli ultimi ritocchi al diario minimo e si lamenta con i giornalisti: se il male vince sempre sul bene sarà opportuno dargli spazio nella comunicazione, perché ce ne è ancora, di bene.
Seguono le notizie del cronista partigiano.
Chiude la didascalia sulle foto dell’isola di Atauro.