Macondo e dintorni
7 maggio 2015 – Bologna, Centro Pontelungo. In questi mesi Macondo Suoni di Sogni ha continuato la sua proposta educativa e di condivisione, coinvolgendo ragazzi tra i dodici e i diciassette anni; tutti i giovedì, nei mesi di febbraio, marzo, aprile e maggio, presso il centro sportivo Pontelungo, si sono svolti incontri all’insegna del divertimento, della riflessione e della partecipazione, con studenti appartenenti agli istituti Dozza e Zanotti (scuole medie). Varie le attività realizzatcontinuare con 997 maggio 2015 – Bologna, Centro Pontelungo. In questi mesi Macondo Suoni di Sogni ha continuato la sua proposta educativa e di condivisione, coinvolgendo ragazzi tra i dodici e i diciassette anni; tutti i giovedì, nei mesi di febbraio, marzo, aprile e maggio, presso il centro sportivo Pontelungo, si sono svolti incontri all’insegna del divertimento, della riflessione e della partecipazione, con studenti appartenenti agli istituti Dozza e Zanotti (scuole medie). Varie le attività realizzate, dallo yoga ai laboratori musicali e di visualizzazione, dai laboratori di fumetto condotti da Andrea Monari e Francesco Panico a quelli di cucina. Grazie al contributo di Liliana Falasconi è stato possibile realizzare incontri di capoeira, danza e arte marziale di origine afro-brasiliana, che ha permesso di collegare l’attività di Macondo Suoni di Sogni in italia con quella svolta nella favela di Vila Velha a Fortaleza, luogo in cui i progetti di Macondo Suoni di Sogni continuano.
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8 maggio 2015 – Galliate (No). Matrimonio di Roberto Bazzani e Sara Cammalleri. Il coro scalpitante attende il via del maestro per intonare i canti. I sacerdoti Giuseppe e Gaetano, con i loro apparati, consigliano, richiamano e aspettano. La cerimonia si svolge in un grande parco, sotto una tenda bianca, perché la nostra vita è un viaggio, il matrimonio una tappa.
Arriva la sposa con le vergini al seguito. È festa grande. Roberto le va incontro, inciampa, si riprende, non è una visione. Gli amici e le amiche si alternano nelle letture sacre e profane, che dipanano il rito. Il sacerdote benedice le nozze, mentre scende fitta la pioggia. Tutti battono le mani, la pioggia s’acquieta. Poi i festeggiamenti. Gli invitati si aggirano lentamente tra i tavoli, guardano, annusano, e allungano le mani su tartine, pizzette, panini, serviti da camerieri ligi al compito e ammiccanti.
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10 maggio 2015 – Valstagna (Vi), Osteria Piangrande. Hanno preso posto ai tavoli disposti nel terrazzo gli avventori prenotati al pranzo canoro e musicale. Il cartellone recita: Mamme, figlie e spose: canzoni e ballate della tradizione veneta. Concerto di Monica Bassi soprano e di Cinzia Luisato alla fisarmonica. Sono canzoni popolari d’amore atteso, sognato, tradito; passioni, languori, furie omicide raccontati dentro una musica che cambia ritmo e melodia, storie che mai tramontano; e intanto la fisarmonica, ora sola, ora in concerto, suona musiche, che tu, uomo o donna d’un tempo remoto, forse ascoltavi nelle sagre e nelle giornate fredde di Natale. Si alternano le portate, la gente ascolta e mangia, beve e canticchia in sordina il motivo di qualche ballata, che finge di ricordare. Dalla montagna e dai boschi arrivano l’eco dei canti e uno stormir di fronde, che il vento accarezza.
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14 maggio 2015 – Milano. Siamo partiti per la città di sant’Ambrogio, assieme a Carlo Valle e Martina, che hanno voluto partecipare alla presentazione del libro di Giuseppe alla Corsia dei Servi, sala verde. Quando il coordinatore dell’evento, Benito Boschetto, prende la parola la sala è gremita e molti restano in piedi. Un successo. Il custode del banchetto libri deve chiedere nuovi rifornimenti del libro Vedo un ramo di mandorlo…, per rispondere agli acquirenti, che premono, mentre il tavolo piange. Giuliana Musso, Ivo Lizzola, Giovanni Ambrogio Colombo si susseguono negli interventi, parlando del libro, dell’autore, dei personaggi del libro (centottanta e più, una teoria infinita di incontri), citando a braccio, leggendo, raccogliendo storie e l’applauso dei presenti. Poi l’autore in persona si alza, prende la parola, richiama, ricorda, legge, s’accalora quando rammenta le masse in fuga dalle guerre e dalle persecuzioni, e l’empietà di chi le rifiuta. Il presidente di Macondo ringrazia gli ospiti della serata e gli amici convenuti per l’evento. Nella sala adiacente continua la conversazione rallegrata dal rinfresco, che Stefano aveva predisposto assieme al Comitato milanese.
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15 maggio 2015 – Lurago d’Erba (Co). Siamo ospiti in casa della sorella del sindaco, Raffaella, una casa ampia e accogliente, antica, che porta dentro mille ricordi e storie. A sera, nella sala consiliare, mentre fuori piove e diluvia, il moderatore Ivano Gobbato introduce l’incontro. Siamo alla terza presentazione del libro di Giuseppe.
La signora Elisa Ceschina, assessore ai servizi sociali, racconta la situazione sociale del paese. L’autore raccoglie alcuni temi del libro: la crisi sociale, le fatiche del sindacato, gli sbandamenti dei partiti, i ritardi della Chiesa, le speranze e l’utopia, mentre Farinelli alterna, interrompe, leggendo alcuni brani tratti dal libro, che tu, lettore, forse già conosci a fondo.
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21 maggio 2015 – Bassano del Grappa (Vi). Tardo pomeriggio, al bar Caffè libri, in vicolo Gamba, continua la maratona per la presentazione del libro di Giuseppe, che la casa editrice incalza. La serata è organizzata da Anna, incinta di sei mesi. Gli ospiti Paolo, Paola, Gaetano e Anna intervengono con brevi riflessioni e domande.
L’autore di volta in volta risponde, si sofferma, riprende e tace. Poi interviene il pubblico, venti persone, attente alle parole e alle voci. Alla fine della serata, mentre Giuseppe distribuisce autografi, prendiamo l’aperitivo al bar e poi via di corsa, sotto la pioggia, per raggiungere l’auto archeggiata sotto l’ultimo albero del parco.
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26 maggio 2015 – Venezia, aeroporto Marco Polo. Arriva Damien Farma dal Burkina Faso. Terrà durante la settimana incontri vari, con la scuola del Brocchi, al Color Café con le associazioni e in parrocchia a Rossano Veneto con un gruppo di giovani e una visita a una radio locale, nella prospettiva di costruirne una al suo paese.
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30 maggio 2015 – Bassano del Grappa (Vi). Istituto Graziani. Convegno nazionale di Macondo: La violenza del pensiero e la fragilità dei corpi. Conversazione introdotta dal presidente di Macondo e poi definita e coordinata dal professor Raffaele Luise che interpella gli interlocutori Salvatore Natoli e José Marìa Castillo. Numeroso e attento il pubblico. Alla fine ci sarà un lungo battimano e un’esplosione di commenti positivi. I relatori hanno tenuto riflessioni brevi attorno alle domande che il professor Raffaele aveva predisposto: la violenza dell’economia liberista, la violenza tecnologica e la violenza religiosa. Salvatore Natoli, filosofo, non si è perso in definizioni generali, nella distinzione ultima di bene e di male, ma ribadiva il senso del limite, che è fragilità propositiva e raccontava di un’umanità che non si rassegna e si manifesta là dove viene riconosciuta la dignità della persona, senza distinzione di censo e di classe.
Il teologo, José Marìa Castillo, volto asciutto di uomo che ha attraversato mille tempeste, determinato ed essenziale nelle sue risposte, ha confermato la sua fedeltà alla Chiesa nonostante sia stato sospeso dall’insegnamento universitario, senza mai averne una motivazione, fedele dunque, perché nella Chiesa ha conosciuto il Cristo Gesù.
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31 maggio 2015 – Bassano del Grappa (Vi). Continua il convegno. La mattinata è destinata alle testimonianze sul tema Il modo migliore di realizzare i nostri sogni, è svegliarsi. Un saluto del presidente onorario; poi due parole di introduzione del presidente. Uno per uno sfilano gli ospiti. Apre padre George dall’Iraq, in tele-conversazione, e racconta di Erbil, città del Kurdistan, della violenza dell’esercito del Califfato e della situazione in cui vivono i cristiani.
Prende la parola la donna palestinese di Ramallah, Lema Nazeeh e racconta del suo paese, della famiglia, della sua collaborazione al processo di pace e giustizia e dei suoi progetti.
Diamo la parola a Giuseppe Mastruzzo. Nel suo intervento ha saputo subito conquistare l’attenzione del pubblico, introducendo l’esempio del trattamento diverso riservato alla sete (l’acqua della fontanella è gratuita) e alla fame dell’uomo (il pane non è mai gratuito), pur essendo anche questo un bisogno naturale. Segue la signora Luisa Morgantini, che ha appreso dal padre il gusto e la fedeltà alla non violenza, che non è passiva accettazione della ingiustizia, ma volontà attività di ricostruire. Conclude l’amico Damien Farma, dal Burkina Faso, che racconta lo spirito indomito della gioventù burkinabé, dei nuovi spazi culturali che oggi si aprono nel suo paese e degli amici incontrati in Italia. La mattinata si conclude con le musiche che Simone lancia dalla sua postazione.
Segue il pranzo comunitario, in cui si parla a voce alta, per raccontarsi la vita e le sollecitazioni raccolte in sala.
Intanto la folla passa tra i tavoli delle associazioni che hanno partecipato al convegno. In uno spazio riservato Michela intrattiene, con uno spettacolo di lettura, i piccoli, che le famiglie le hanno affidato. Segue la santa messa, momento di incontro e comunicazione comunitaria. Il coro che Chiara ha convocato, guidato dal maestro Lodovico Bernardi, con Mirco alla tastiera, ha accompagnato gioiosamente il rito.
Chiudono il convegno, sul terreno del Graziani, i ragazzi di Cantieri Giovani, che suonano musiche nuove su ritmi che dischiudono il futuro. Un folto gruppo di simpatizzanti accompagna l’allegria dei vari complessi.
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4 giugno 2015 – Feltre (Bl). Incontro Anteas, presso Sala Ocri. Tema: Si può vivere bene a ogni età. L’incontro è organizzato dalla signora Graziella; introduce Antonio delle Arche, che è diventato nonno. Quando entriamo, la sala è già al completo; le donne stanno conversando tra loro. Rari gli uomini. Giuseppe apre citando alcuni aforismi: l’uomo è custode della memoria collettiva, della tradizione e della legge. La donna, che dà la vita, mette alla luce e al mondo, ama i figli a prescindere. Il suo amore è gratuito, e se ama i suoi figli, ama tutti i figli del mondo. Sa accogliere il vecchio, che è debole; motiva il vivere dell’anziano, perché mantiene aperti gli spazi vitali, il rapporto solidale con il futuro e con le nuove generazioni. La conversazione è alternata da alcune letture tratte dal libro di Giuseppe. Al termine molte donne si soffermano a parlare con il relatore, che traccia autografi sul suo ultimo libro.
Nel pomeriggio a Comacchio c’è stato il funerale di don Vito Ferroni, già vicario episcopale e rettore del seminario minore di Comacchio, che nei suoi ultimi anni era ospite a Ravenna presso l’Istituto Santa Teresa.
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5 giugno 2015 – Comacchio (Fe).
Biblioteca di Palazzo Bellini. Incontro degli amici comacchiesi con Giuseppe. Coordinatrice dell’incontro, Sandra Carli Ballola. Apre i lavori Gianfranco Arveda e afferma che, accanto all’elenco dei mali del mondo, si intravede negli scritti di Giuseppe la speranza, che chiede a ciascuno di noi, pur nella precarietà e nell’incertezza dell’avvenire, di lavorare non solo per realizzare sé stessi, ma di avere cura del mondo; la speranza non è nevrotica, ma nasce e si consolida nella fiducia dell’altro. Intervengono poi i ragazzi, figli di quelli che erano un tempo lontano i ragazzi di don Giuseppe: Serena, Andrea, Giovanni.
Di ciascuno, per ordine, raccolgo un pensiero, un ricordo: la delusione negli studi di medicina, non per carenza tecnica ma per mancanza di umanità nei docenti, che poi Serena recupera nell’attività gratuita del volontariato; per Andrea, l’importanza di vivere, sia a Comacchio che a Bologna, la vita di gruppo, che accresce la capacità relazionale della persona, e infine Giovanni con una citazione storica a sorpresa, Giuseppe come Garibaldi che viene da lontano, passa per Comacchio e lascia un messaggio, di cui si sentono ancora oggi i riflessi, e va oltre, per rispondere alla sua vocazione. Molti di noi sono stati colpiti a sorpresa per le parole e le idee dei ragazzi, che pensavamo ci appartenessero in esclusiva. Nella sala numerosi gli amici raccolti attorno al loro «maestro», che ha chiuso l’incontro ricordando i motivi che lo hanno tenuto legato a Comacchio, che non sono solo di ordine affettivo, ma per la scoperta laica di un mondo di valori e di solidarietà in Comacchio, che andava rivelato e liberato dalle maglie della religione.
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8 giugno 2015 – Giuba. Sud Sudan.
Antonio e Cristina scrivono da Giuba e raccontano con un linguaggio vivo e diretto la loro attività tra gli sfollati della guerra civile, che vivono accampati in un cimitero della città, sotto tende provvisorie, coltivando il poco terreno attorno alle croci disadorne, mentre i bambini rubano a tratti un angolo di cimitero per giocare a pallone, sotto la protezione dei defunti, risvegliati nel loro sonno perpetuo dalle grida gioiose dei bambini e dal canto delle donne. Una chiesetta fa da ambulatorio e l’altare da farmacia per gli infermieri Antonio e Cristina, che fanno servizio tra gli angeli in fuga dalla guerra.
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12 giugno 2015 – Pove del Grappa (Vi), sede di Macondo. Undici sedie rosse, un tavolo grande scuro attorno al quale si riunisce il comitato della festa di Macondo; qualche lettore attento obietterà che la festa è passata. Vero. Ma questa è una verifica e una proposta per l’anno che viene. Come coinvolgere i giovani, ma soprattutto quale messaggio vogliamo offrire nei prossimi anni. Gli schemi invecchiano velocemente in questi anni e ci vogliono forze fresche e proposte nuove. Il presidente declina per il futuro la responsabilità della festa sul comitato.
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13 giugno 2015 – Teolo (Pd), casa di Monica e Carmelo Miola. Arriviamo con un ritardo marcato, come vent’anni prima, al battesimo di Marianna, Farinelli arrivava alla chiesa di Teolo alla fine della cerimonia ed era la festa del buon pastore che guida il gregge.
Si fa verifica della festa prendendo spunto da quanto già detto nel Comitato. Poi nel primo pomeriggio si affronta l’educazione degli adolescenti e intervengono Francesco, Matteo e Monica. Gli amici di Bologna raccontano la loro esperienza alla scuola nell’anno appena concluso e la disponibilità dei ragazzi a rispondere alle proposte; suggeriscono di aprire una finestra sulla scuola e intrecciare un dialogo con gli insegnanti.
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21 giugno 2015 – Pove del Grappa (Vi), chiesa parrocchiale di San Vigilio. In corteo solenne entrano i presbiteri tra due ali di folla, mentre l’organo di spalle suona l’Ecce Sacerdos. La chiesa parrocchiale è gremita. Ci sono i parrocchiani di Pove e ci sono gli amici venuti da vicino e da lontano.
E ci sono tutte le sorelle, con i figli, i nipoti. Nel cinquantesimo della sua ordinazione, Giuseppe incede verso l’altare per celebrare la santa messa assieme ad alcuni amici sacerdoti, e indossa la casula simil-oro, offerta dagli amici. All’omelia Gaetano traccia un profilo di Giuseppe senza farne un panegirico. Intervengono poi altri sacerdoti concelebranti, un vecchio missionario canta una canzone popolare brasiliana. Le consorti dei nipoti leggono i testi sacri di rito e la preghiera dei fedeli. Prima della benedizione finale Giuseppe ringrazia i presenti, racconta la strada del suo sacerdozio, rimarca la figura a lui cara del viandante, che cammina, non si ferma mai e cerca fino all’ultimo la sua vocazione. Dopo il rito, al centro parrocchiale, gentilmente concesso per l’occasione dal parroco don Flaviano, continua la festa, dove tutti i partecipanti alla messa possono brindare e assaggiare tartine alla salute del Giubilato, che con gli amici continuerà la convivialità alla Malga Rossa di Mussolente.
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25 giugno 2015 – Seriate (Bg). Si riunisce il direttivo Fim Cisl di Lecco, Monza, Brianza. Sono presenti ben cento operatori sindacali. Giuseppe Stoppiglia tiene la relazione sul tema Solidarietà e lavoro. Solo marcando l’aspetto morale della relazione con i fratelli si può rifondare il sindacato, che rischia altrimenti di cadere in personalismi che esulano dalla sua missione. Bisogna proporre una visione etica, fondata non tanto sulle rivendicazioni, ma sulla responsabilità, che è risposta attuale alla domanda temporale, invito spirituale alla relazione con l’altro, inteso come fratello e non solo capitale umano. Gli operatori battono le mani ed è solo l’inizio di un nuovo cammino, perché i valori sono tali se accolti e praticati.
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28 giugno 2015 – Sondrio. È morto improvvisamente Ivan Fassin, amico di Macondo, sindacalista. Dopo un periodo di insegnamento al Liceo-ginnasio «G. Piazzi», aveva deciso di dedicarsi all’attività sindacale come dirigente nazionale del sindacato scuola.
Non interruppe mai l’attività sindacale in provincia e non aderì mai ad alcun partito, malgrado il suo interesse per la politica. In ambito religioso si segnalava per interesse nella ricerca del modo migliore per essere cristiani nel solco della storia. Ho conosciuto Ivan in un incontro sindacale in Valtellina e avevamo iniziato un primo approccio di collaborazione con la rivista Madrugada sul tema scuola e cultura sociale. Aveva spedito anche parte di materiale, che poteva trasformarsi in una serie di rubriche sulla scuola. Ci è mancata l’ultima parola d’avvio.
Stesso giorno, in mattinata, a Piangrande, la famiglia di Fabio Maroso, che gestisce l’osteria di Piangrande, sulla strada che da Valstagna porta al comune di Foza (Vusche), sull’altipiano d’Asiago, ha chiesto di ospitare sulla terrazza che guarda la montagna e i boschi, la santa messa celebrata da don Giuseppe con una piccola comunità di fedeli, che hanno voluto unire la preghiera al silenzio della montagna e all’ospitalità della generosa locanda.
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14 luglio 2015 – Milano, Expo. Il sindacato Fim Cisl Regionale Lombardia ha organizzato un convegno all’interno dell’Expo di Milano, tema: Pensare dentro al fare; nell’incontro il segretario regionale ha posto al centro l’esigenza di arrivare a un nuovo tipo di sindacato, meno distante dai luoghi di lavoro e più lontano dalla politica e dal populismo. Di rincalzo il presidente onorario di Macondo ha affermato che «il sindacalista deve essere prima di tutto un educatore sociale» perché «chi si dedica alla grande politica non fa più sindacato».
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24 luglio 2015 – Bologna. L’associazione Macondo Suoni di Sogni in questi giorni era impegnata nell’organizzazione del decennale della festa, quest’anno per la prima volta spalmata in due serate, il 24 e il 25 luglio, sempre presso la sede di Bologna. Anche per quest’anno sono saliti sul palco artisti visionari che con la loro arte occupano la realtà, la rovesciano e la ripropongono con un senso che trova respiro anche là dove sono chiuse tutte le porte: il complesso delle cinque ragazze apriva la serata con musica e canti, seguivano le danze varie sui ritmi diversi della musica classica, pop e orientale, che sollevando i veli davano ritmo ai corpi e accompagnavano le fantasie dello spirito; compariva sul palco l’ospite povese, che raccoglieva alcuni pensieri che sono la prima traccia dell’associazione Macondo, entrava poi in scena il giocoliere a conquistare gli occhi dei grandi e dei piccini. Matteo con la parola ha introdotto ogni artista sulla scena e con la musica ha sintonizzato la platea con una tonalità armonica, accogliente; Lisa riprendeva alcuni canti tratti dal libro «Bianca Vertigo», le parole del poeta sono rimaste sospese nell’aria, in attesa di tempi migliori; numerosi gli ospiti della serata che, dopo la cena comunitaria, hanno seguito le varie performance e intanto dietro i tavoli della cucina, dentro il parco a servire, incontravi ragazze e ragazzi che hanno preparato la serata gastronomica e musicale, e ancora uomini e donne dentro la cucina, ai fornelli, Giuseppe ed Elisabetta ad accogliere gli invitati alla grande serata, che festeggiava la fine dell’anno maya.
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25 luglio 2015 – Pove del Grappa (Vi). Matrimonio di Chiara e Stefano. I convitati aspettano la sposa, lo sposo si guarda attorno e aspetta. Il celebrante testimone si siede, guarda le carte e attende. La mamma apre una porta, non chiama la sposa e sussurra: ancora un poco. Un uomo si alza e ripete che è un piacere aspettare la sposa. Poi arriva lei, accompagnata dal padre, lo sposo si rincuora, si alza e chiama gli amici per un battimani, perché adesso la sposa è arrivata e manca solo la musica, che butta su e intona la marcia degli sposi. Gli amici leggono le letture del matrimonio, declamano, interpretano i testi e trovano nelle letture la contraddizione della vita che contiene la nascita e la morte. Adesso tocca alla mamma dello sposo leggere le nozze di Cana. Poi gli sposi commentano il rito, il sacerdote parla del rigore e della tenerezza, della gratitudine e della memoria collettiva di cui lo sposo è custode, come la sposa della gratuità e della cura.
Sull’altare si sono sciolte le candele, gli sposi leggono e ricordano le consegne, l’accoglienza, la fedeltà reciproca e si scambiano gli anelli, mentre la gente batte le mani, e poi dalle mani della sposa e dello sposo le amiche e gli amici ricevono il pane degli angeli e il vino della gioia. I genitori si congedano dagli sposi, loro figli per sempre, e li benedicono imponendo sul loro capo le mani incerte. Lo sposo intona una canzone, un uomo danza contento tra tutti, l’assemblea fa coro, e non è ancora notte.e, dallo yoga ai laboratori musicali e di visualizzazione, dai laboratori di fumetto condotti da Andrea Monari e Francesco Panico a quelli di cucina. Grazie al contributo di Liliana Falasconi è stato possibile realizzare incontri di capoeira, danza e arte marziale di origine afro-brasiliana, che ha permesso di collegare l’attività di Macondo Suoni di Sogni in italia con quella svolta nella favela di Vila Velha a Fortaleza, luogo in cui i progetti di Macondo Suoni di Sogni continuano.
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8 maggio 2015 – Galliate (No). Matrimonio di Roberto Bazzani e Sara Cammalleri. Il coro scalpitante attende il via del maestro per intonare i canti. I sacerdoti Giuseppe e Gaetano, con i loro apparati, consigliano, richiamano e aspettano. La cerimonia si svolge in un grande parco, sotto una tenda bianca, perché la nostra vita è un viaggio, il matrimonio una tappa.
Arriva la sposa con le vergini al seguito. È festa grande. Roberto le va incontro, inciampa, si riprende, non è una visione. Gli amici e le amiche si alternano nelle letture sacre e profane, che dipanano il rito. Il sacerdote benedice le nozze, mentre scende fitta la pioggia. Tutti battono le mani, la pioggia s’acquieta. Poi i festeggiamenti. Gli invitati si aggirano lentamente tra i tavoli, guardano, annusano, e allungano le mani su tartine, pizzette, panini, serviti da camerieri ligi al compito e ammiccanti.
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10 maggio 2015 – Valstagna (Vi), Osteria Piangrande. Hanno preso posto ai tavoli disposti nel terrazzo gli avventori prenotati al pranzo canoro e musicale. Il cartellone recita: Mamme, figlie e spose: canzoni e ballate della tradizione veneta. Concerto di Monica Bassi soprano e di Cinzia Luisato alla fisarmonica. Sono canzoni popolari d’amore atteso, sognato, tradito; passioni, languori, furie omicide raccontati dentro una musica che cambia ritmo e melodia, storie che mai tramontano; e intanto la fisarmonica, ora sola, ora in concerto, suona musiche, che tu, uomo o donna d’un tempo remoto, forse ascoltavi nelle sagre e nelle giornate fredde di Natale. Si alternano le portate, la gente ascolta e mangia, beve e canticchia in sordina il motivo di qualche ballata, che finge di ricordare. Dalla montagna e dai boschi arrivano l’eco dei canti e uno stormir di fronde, che il vento accarezza.
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14 maggio 2015 – Milano. Siamo partiti per la città di sant’Ambrogio, assieme a Carlo Valle e Martina, che hanno voluto partecipare alla presentazione del libro di Giuseppe alla Corsia dei Servi, sala verde. Quando il coordinatore dell’evento, Benito Boschetto, prende la parola la sala è gremita e molti restano in piedi. Un successo. Il custode del banchetto libri deve chiedere nuovi rifornimenti del libro Vedo un ramo di mandorlo,, per rispondere agli acquirenti, che premono, mentre il tavolo piange. Giuliana Musso, Ivo Lizzola, Giovanni Ambrogio Colombo si susseguono negli interventi, parlando del libro, dell’autore, dei personaggi del libro (centottanta e più, una teoria infinita di incontri), citando a braccio, leggendo, raccogliendo storie e l’applauso dei presenti. Poi l’autore in persona si alza, prende la parola, richiama, ricorda, legge, s’accalora quando rammenta le masse in fuga dalle guerre e dalle persecuzioni, e l’empietà di chi le rifiuta. Il presidente di Macondo ringrazia gli ospiti della serata e gli amici convenuti per l’evento. Nella sala adiacente continua la conversazione rallegrata dal rinfresco, che Stefano aveva predisposto assieme al Comitato milanese.
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15 maggio 2015 – Lurago d’Erba (Co). Siamo ospiti in casa della sorella del sindaco, Raffaella, una casa ampia e accogliente, antica, che porta dentro mille ricordi e storie. A sera, nella sala consiliare, mentre fuori piove e diluvia, il moderatore Ivano Gobbato introduce l’incontro. Siamo alla terza presentazione del libro di Giuseppe.
La signora Elisa Ceschina, assessore ai servizi sociali, racconta la situazione sociale del paese. L’autore raccoglie alcuni temi del libro: la crisi sociale, le fatiche del sindacato, gli sbandamenti dei partiti, i ritardi della Chiesa, le speranze e l’utopia, mentre Farinelli alterna, interrompe, leggendo alcuni brani tratti dal libro, che tu, lettore, forse già conosci a fondo.
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21 maggio 2015 – Bassano del Grappa (Vi). Tardo pomeriggio, al bar Caffè libri, in vicolo Gamba, continua la maratona per la presentazione del libro di Giuseppe, che la casa editrice incalza. La serata è organizzata da Anna, incinta di sei mesi. Gli ospiti Paolo, Paola, Gaetano e Anna intervengono con brevi riflessioni e domande.
L’autore di volta in volta risponde, si sofferma, riprende e tace. Poi interviene il pubblico, venti persone, attente alle parole e alle voci. Alla fine della serata, mentre Giuseppe distribuisce autografi, prendiamo l’aperitivo al bar e poi via di corsa, sotto la pioggia, per raggiungere l’auto archeggiata sotto l’ultimo albero del parco.
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26 maggio 2015 – Venezia, aeroporto Marco Polo. Arriva Damien Farma dal Burkina Faso. Terrà durante la settimana incontri vari, con la scuola del Brocchi, al Color Café con le associazioni e in parrocchia a Rossano Veneto con un gruppo di giovani e una visita a una radio locale, nella prospettiva di costruirne una al suo paese.
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30 maggio 2015 – Bassano del Grappa (Vi). Istituto Graziani. Convegno nazionale di Macondo: La violenza del pensiero e la fragilità dei corpi. Conversazione introdotta dal presidente di Macondo e poi definita e coordinata dal professor Raffaele Luise che interpella gli interlocutori Salvatore Natoli e José Marìa Castillo. Numeroso e attento il pubblico. Alla fine ci sarà un lungo battimano e un’esplosione di commenti positivi. I relatori hanno tenuto riflessioni brevi attorno alle domande che il professor Raffaele aveva predisposto: la violenza dell’economia liberista, la violenza tecnologica e la violenza religiosa. Salvatore Natoli, filosofo, non si è perso in definizioni generali, nella distinzione ultima di bene e di male, ma ribadiva il senso del limite, che è fragilità propositiva e raccontava di un’umanità che non si rassegna e si manifesta là dove viene riconosciuta la dignità della persona, senza distinzione di censo e di classe.
Il teologo, José Marìa Castillo, volto asciutto di uomo che ha attraversato mille tempeste, determinato ed essenziale nelle sue risposte, ha confermato la sua fedeltà alla Chiesa nonostante sia stato sospeso dall’insegnamento universitario, senza mai averne una motivazione, fedele dunque, perché nella Chiesa ha conosciuto il Cristo Gesù.
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31 maggio 2015 – Bassano del Grappa (Vi). Continua il convegno. La mattinata è destinata alle testimonianze sul tema Il modo migliore di realizzare i nostri sogni, è svegliarsi. Un saluto del presidente onorario; poi due parole di introduzione del presidente. Uno per uno sfilano gli ospiti. Apre padre George dall’Iraq, in tele-conversazione, e racconta di Erbil, città del Kurdistan, della violenza dell’esercito del Califfato e della situazione in cui vivono i cristiani.
Prende la parola la donna palestinese di Ramallah, Lema Nazeeh e racconta del suo paese, della famiglia, della sua collaborazione al processo di pace e giustizia e dei suoi progetti.
Diamo la parola a Giuseppe Mastruzzo. Nel suo intervento ha saputo subito conquistare l’attenzione del pubblico, introducendo l’esempio del trattamento diverso riservato alla sete (l’acqua della fontanella è gratuita) e alla fame dell’uomo (il pane non è mai gratuito), pur essendo anche questo un bisogno naturale. Segue la signora Luisa Morgantini, che ha appreso dal padre il gusto e la fedeltà alla non violenza, che non è passiva accettazione della ingiustizia, ma volontà attività di ricostruire. Conclude l’amico Damien Farma, dal Burkina Faso, che racconta lo spirito indomito della gioventù burkinabé, dei nuovi spazi culturali che oggi si aprono nel suo paese e degli amici incontrati in Italia. La mattinata si conclude con le musiche che Simone lancia dalla sua postazione.
Segue il pranzo comunitario, in cui si parla a voce alta, per raccontarsi la vita e le sollecitazioni raccolte in sala.
Intanto la folla passa tra i tavoli delle associazioni che hanno partecipato al convegno. In uno spazio riservato Michela intrattiene, con uno spettacolo di lettura, i piccoli, che le famiglie le hanno affidato. Segue la santa messa, momento di incontro e comunicazione comunitaria. Il coro che Chiara ha convocato, guidato dal maestro Lodovico Bernardi, con Mirco alla tastiera, ha accompagnato gioiosamente il rito.
Chiudono il convegno, sul terreno del Graziani, i ragazzi di Cantieri Giovani, che suonano musiche nuove su ritmi che dischiudono il futuro. Un folto gruppo di simpatizzanti accompagna l’allegria dei vari complessi.
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4 giugno 2015 – Feltre (Bl). Incontro Anteas, presso Sala Ocri. Tema: Si può vivere bene a ogni età. L’incontro è organizzato dalla signora Graziella; introduce Antonio delle Arche, che è diventato nonno. Quando entriamo, la sala è già al completo; le donne stanno conversando tra loro. Rari gli uomini. Giuseppe apre citando alcuni aforismi: l’uomo è custode della memoria collettiva, della tradizione e della legge. La donna, che dà la vita, mette alla luce e al mondo, ama i figli a prescindere. Il suo amore è gratuito, e se ama i suoi figli, ama tutti i figli del mondo. Sa accogliere il vecchio, che è debole; motiva il vivere dell’anziano, perché mantiene aperti gli spazi vitali, il rapporto solidale con il futuro e con le nuove generazioni. La conversazione è alternata da alcune letture tratte dal libro di Giuseppe. Al termine molte donne si soffermano a parlare con il relatore, che traccia autografi sul suo ultimo libro.
Nel pomeriggio a Comacchio c’è stato il funerale di don Vito Ferroni, già vicario episcopale e rettore del seminario minore di Comacchio, che nei suoi ultimi anni era ospite a Ravenna presso l’Istituto Santa Teresa.
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5 giugno 2015 – Comacchio (Fe).
Biblioteca di Palazzo Bellini. Incontro degli amici comacchiesi con Giuseppe. Coordinatrice dell’incontro, Sandra Carli Ballola. Apre i lavori Gianfranco Arveda e afferma che, accanto all’elenco dei mali del mondo, si intravede negli scritti di Giuseppe la speranza, che chiede a ciascuno di noi, pur nella precarietà e nell’incertezza dell’avvenire, di lavorare non solo per realizzare sé stessi, ma di avere cura del mondo; la speranza non è nevrotica, ma nasce e si consolida nella fiducia dell’altro. Intervengono poi i ragazzi, figli di quelli che erano un tempo lontano i ragazzi di don Giuseppe: Serena, Andrea, Giovanni.
Di ciascuno, per ordine, raccolgo un pensiero, un ricordo: la delusione negli studi di medicina, non per carenza tecnica ma per mancanza di umanità nei docenti, che poi Serena recupera nell’attività gratuita del volontariato; per Andrea, l’importanza di vivere, sia a Comacchio che a Bologna, la vita di gruppo, che accresce la capacità relazionale della persona, e infine Giovanni con una citazione storica a sorpresa, Giuseppe come Garibaldi che viene da lontano, passa per Comacchio e lascia un messaggio, di cui si sentono ancora oggi i riflessi, e va oltre, per rispondere alla sua vocazione. Molti di noi sono stati colpiti a sorpresa per le parole e le idee dei ragazzi, che pensavamo ci appartenessero in esclusiva. Nella sala numerosi gli amici raccolti attorno al loro maestro, che ha chiuso l’incontro ricordando i motivi che lo hanno tenuto legato a Comacchio, che non sono solo di ordine affettivo, ma per la scoperta laica di un mondo di valori e di solidarietà in Comacchio, che andava rivelato e liberato dalle maglie della religione.
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8 giugno 2015 – Giuba. Sud Sudan.
Antonio e Cristina scrivono da Giuba e raccontano con un linguaggio vivo e diretto la loro attività tra gli sfollati della guerra civile, che vivono accampati in un cimitero della città, sotto tende provvisorie, coltivando il poco terreno attorno alle croci disadorne, mentre i bambini rubano a tratti un angolo di cimitero per giocare a pallone, sotto la protezione dei defunti, risvegliati nel loro sonno perpetuo dalle grida gioiose dei bambini e dal canto delle donne. Una chiesetta fa da ambulatorio e l’altare da farmacia per gli infermieri Antonio e Cristina, che fanno servizio tra gli angeli in fuga dalla guerra.
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12 giugno 2015 – Pove del Grappa (Vi), sede di Macondo. Undici sedie rosse, un tavolo grande scuro attorno al quale si riunisce il comitato della festa di Macondo; qualche lettore attento obietterà che la festa è passata. Vero. Ma questa è una verifica e una proposta per l’anno che viene. Come coinvolgere i giovani, ma soprattutto quale messaggio vogliamo offrire nei prossimi anni. Gli schemi invecchiano velocemente in questi anni e ci vogliono forze fresche e proposte nuove. Il presidente declina per il futuro la responsabilità della festa sul comitato.
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13 giugno 2015 – Teolo (Pd), casa di Monica e Carmelo Miola. Arriviamo con un ritardo marcato, come vent’anni prima, al battesimo di Marianna, Farinelli arrivava alla chiesa di Teolo alla fine della cerimonia ed era la festa del buon pastore che guida il gregge.
Si fa verifica della festa prendendo spunto da quanto già detto nel Comitato. Poi nel primo pomeriggio si affronta l’educazione degli adolescenti e intervengono Francesco, Matteo e Monica. Gli amici di Bologna raccontano la loro esperienza alla scuola nell’anno appena concluso e la disponibilità dei ragazzi a rispondere alle proposte; suggeriscono di aprire una finestra sulla scuola e intrecciare un dialogo con gli insegnanti.
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21 giugno 2015 – Pove del Grappa (Vi), chiesa parrocchiale di San Vigilio. In corteo solenne entrano i presbiteri tra due ali di folla, mentre l’organo di spalle suona l’Ecce Sacerdos. La chiesa parrocchiale è gremita. Ci sono i parrocchiani di Pove e ci sono gli amici venuti da vicino e da lontano.
E ci sono tutte le sorelle, con i figli, i nipoti. Nel cinquantesimo della sua ordinazione, Giuseppe incede verso l’altare per celebrare la santa messa assieme ad alcuni amici sacerdoti, e indossa la casula simil-oro, offerta dagli amici. All’omelia Gaetano traccia un profilo di Giuseppe senza farne un panegirico. Intervengono poi altri sacerdoti concelebranti, un vecchio missionario canta una canzone popolare brasiliana. Le consorti dei nipoti leggono i testi sacri di rito e la preghiera dei fedeli. Prima della benedizione finale Giuseppe ringrazia i presenti, racconta la strada del suo sacerdozio, rimarca la figura a lui cara del viandante, che cammina, non si ferma mai e cerca fino all’ultimo la sua vocazione. Dopo il rito, al centro parrocchiale, gentilmente concesso per l’occasione dal parroco don Flaviano, continua la festa, dove tutti i partecipanti alla messa possono brindare e assaggiare tartine alla salute del Giubilato, che con gli amici continuerà la convivialità alla Malga Rossa di Mussolente.
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25 giugno 2015 – Seriate (Bg). Si riunisce il direttivo Fim Cisl di Lecco, Monza, Brianza. Sono presenti ben cento operatori sindacali. Giuseppe Stoppiglia tiene la relazione sul tema Solidarietà e lavoro. Solo marcando l’aspetto morale della relazione con i fratelli si può rifondare il sindacato, che rischia altrimenti di cadere in personalismi che esulano dalla sua missione. Bisogna proporre una visione etica, fondata non tanto sulle rivendicazioni, ma sulla responsabilità, che è risposta attuale alla domanda temporale, invito spirituale alla relazione con l’altro, inteso come fratello e non solo capitale umano. Gli operatori battono le mani ed è solo l’inizio di un nuovo cammino, perché i valori sono tali se accolti e praticati.
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28 giugno 2015 – Sondrio. È morto improvvisamente Ivan Fassin, amico di Macondo, sindacalista. Dopo un periodo di insegnamento al Liceo-ginnasio G. Piazzi, aveva deciso di dedicarsi all’attività sindacale come dirigente nazionale del sindacato scuola.
Non interruppe mai l’attività sindacale in provincia e non aderì mai ad alcun partito, malgrado il suo interesse per la politica. In ambito religioso si segnalava per interesse nella ricerca del modo migliore per essere cristiani nel solco della storia. Ho conosciuto Ivan in un incontro sindacale in Valtellina e avevamo iniziato un primo approccio di collaborazione con la rivista Madrugada sul tema scuola e cultura sociale. Aveva spedito anche parte di materiale, che poteva trasformarsi in una serie di rubriche sulla scuola. Ci è mancata l’ultima parola d’avvio.
Stesso giorno, in mattinata, a Piangrande, la famiglia di Fabio Maroso, che gestisce l’osteria di Piangrande, sulla strada che da Valstagna porta al comune di Foza (Vusche), sull’altipiano d’Asiago, ha chiesto di ospitare sulla terrazza che guarda la montagna e i boschi, la santa messa celebrata da don Giuseppe con una piccola comunità di fedeli, che hanno voluto unire la preghiera al silenzio della montagna e all’ospitalità della generosa locanda.
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14 luglio 2015 – Milano, Expo. Il sindacato Fim Cisl Regionale Lombardia ha organizzato un convegno all’interno dell’Expo di Milano, tema: Pensare dentro al fare; nell’incontro il segretario regionale ha posto al centro l’esigenza di arrivare a un nuovo tipo di sindacato, meno distante dai luoghi di lavoro e più lontano dalla politica e dal populismo. Di rincalzo il presidente onorario di Macondo ha affermato che «il sindacalista deve essere prima di tutto un educatore sociale» perché «chi si dedica alla grande politica non fa più sindacato».
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24 luglio 2015 – Bologna. L’associazione Macondo Suoni di Sogni in questi giorni era impegnata nell’organizzazione del decennale della festa, quest’anno per la prima volta spalmata in due serate, il 24 e il 25 luglio, sempre presso la sede di Bologna. Anche per quest’anno sono saliti sul palco artisti visionari che con la loro arte occupano la realtà, la rovesciano e la ripropongono con un senso che trova respiro anche là dove sono chiuse tutte le porte: il complesso delle cinque ragazze apriva la serata con musica e canti, seguivano le danze varie sui ritmi diversi della musica classica, pop e orientale, che sollevando i veli davano ritmo ai corpi e accompagnavano le fantasie dello spirito; compariva sul palco l’ospite povese, che raccoglieva alcuni pensieri che sono la prima traccia dell’associazione Macondo, entrava poi in scena il giocoliere a conquistare gli occhi dei grandi e dei piccini. Matteo con la parola ha introdotto ogni artista sulla scena e con la musica ha sintonizzato la platea con una tonalità armonica, accogliente; Lisa riprendeva alcuni canti tratti dal libro Bianca Vertigo, le parole del poeta sono rimaste sospese nell’aria, in attesa di tempi migliori; numerosi gli ospiti della serata che, dopo la cena comunitaria, hanno seguito le varie performance e intanto dietro i tavoli della cucina, dentro il parco a servire, incontravi ragazze e ragazzi che hanno preparato la serata gastronomica e musicale, e ancora uomini e donne dentro la cucina, ai fornelli, Giuseppe ed Elisabetta ad accogliere gli invitati alla grande serata, che festeggiava la fine dell’anno maya.
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25 luglio 2015 – Pove del Grappa (Vi). Matrimonio di Chiara e Stefano. I convitati aspettano la sposa, lo sposo si guarda attorno e aspetta. Il celebrante testimone si siede, guarda le carte e attende. La mamma apre una porta, non chiama la sposa e sussurra: ancora un poco. Un uomo si alza e ripete che è un piacere aspettare la sposa. Poi arriva lei, accompagnata dal padre, lo sposo si rincuora, si alza e chiama gli amici per un battimani, perché adesso la sposa è arrivata e manca solo la musica, che butta su e intona la marcia degli sposi. Gli amici leggono le letture del matrimonio, declamano, interpretano i testi e trovano nelle letture la contraddizione della vita che contiene la nascita e la morte. Adesso tocca alla mamma dello sposo leggere le nozze di Cana. Poi gli sposi commentano il rito, il sacerdote parla del rigore e della tenerezza, della gratitudine e della memoria collettiva di cui lo sposo è custode, come la sposa della gratuità e della cura.
Sull’altare si sono sciolte le candele, gli sposi leggono e ricordano le consegne, l’accoglienza, la fedeltà reciproca e si scambiano gli anelli, mentre la gente batte le mani, e poi dalle mani della sposa e dello sposo le amiche e gli amici ricevono il pane degli angeli e il vino della gioia. I genitori si congedano dagli sposi, loro figli per sempre, e li benedicono imponendo sul loro capo le mani incerte. Lo sposo intona una canzone, un uomo danza contento tra tutti, l’assemblea fa coro, e non è ancora notte.