Tra mito e realtà dopo Charlie Hebdo
Aprile dolce dormire. Vola la prima farfalla nel campo, planano sull’erba gli ultimi fiori di ciliegio. Al largo del Canale di Sicilia un barcone carico di settecento profughi si inabissa. Prove tecniche di comunicazione. Il dottor Salvini tenta di spiegare il vangelo del suo nord a un cardinale del sud. L’audio è coperto da un fastidioso brusio di vespe.
Giuseppe Stoppiglia nel suo controcorrente scrive Fede è spingersi un po’ più avanti e racconta di Peter e di Corina per affrontare con loro il tema della gratuità, che della fragilità conosce il grido e l’audacia.
Segue il monografico scritto a quattro mani da Alessandro Bruni ed Elisabetta Pavani su Multiculturalismo e interculturalismo. Nel guscio leggo che a fronte di una linea dello scontro tra etnie, religioni e culture, si propone la necessità, il desiderio di trovare una linea di dialogo tra le differenze. Ci spostiamo in Medio oriente tra cielo e terra, dove scoppiano le violenze dell’Isis, una provocazione e una prova per l’Occidente, che non potrà rispondere con le stesse armi dell’avversario perché, per costruire un mondo nuovo, serve anche la fiducia, con i suoi smacchi. Nel terzo pezzo gli autori scrivono che «il pregiudizio» è una normale arma di difesa tra sconosciuti, cui può e deve seguire un atteggiamento di tolleranza, che diventi riconoscimento della realtà, delle differenze, con uguali diritti e doveri.
Chiude il monografico l’articolo su Famiglie transnazionali, che pone il problema di famiglie che per cause varie (lavoro, guerre) si separano per poi ritrovarsi e scoprirsi, per mentalità e per storia, cambiate, diverse.
Segue la rubrica della «Politica» che affronta un tema cui l’irruenza dei fatti ci costringe; è una riflessione di Enrico Peyretti su Isis e Occidente che titola Il nemico ucciso fa paura, ricordando lo scempio dei corpi in guerra e il mito di Caino che avrà, come unico difensore umano, non certo gli uomini, ma il Dio di Abele.
Nell’angolo della lettura, insieme alle ricche segnalazioni di film, trovate di Giuseppe Stoppiglia, nostro presidente onorario, il libro «Vedo un ramo di mandorlo…», che Macondo ha da breve editato e che, su richiesta, potete trovare nelle librerie d’Italia grazie alla distribuzione di Servitium.
Lisa Frassi con l’articolo I sogni di Vera, Luca e Giovanni, riprende la rubrica in cerca d’ali, già dedicata ai giovani.
I loro sogni salgono dagli abissi e possono trovare spazio e tempo tra le attenzioni della bellezza e di sorella creatività. Per la rubrica dal diritto ai diritti, curata da anni dal dottor Fulvio Cortese, raccogliamo la riflessione su: Crimini e risarcimenti: quando Germania-Italia è più di una partita, che tratta della bene augurabile riparazione, non tanto personale, ma nobilmente simbolica e collettiva che ci si attende da parte della Germania per i crimini di guerra compiuti in territorio Italiano. In pianoterra Govanni Realdi scrive l’Apologia del tradimento, un titolo imbarazzante se è riferito al padre (che tradisce?); un articolo suggestivo con il finale a sorpresa (liberante).
Continua il nostro viaggio in Africa con l’ausilio delle mappe e delle carte che ci introducono in Eritrea, terra meravigliosa ma sofferente sotto un regime che vuole i suoi cittadini sudditi al servizio del tiranno.
In economia|politica Fabrizio Panebianco scrive Le malattie dell’azzardo, ovvero delle slot machine, macchine per fare soldi, non certo a vantaggio di chi gioca (e cade pure nella dipendenza), ma dello Stato italiano, che lucra a danno del cittadino, ma non si trova ancora limite morale a tale sfruttamento.
Segue la cronaca del cronista attempato. Per le immagini, che contengono «Ritratto di donna», ci affidiamo a Chiara Cucchini.