Salvare gli innocenti: la scuola di Mario Lodi
D’inverno il sole è basso anche a mezzodì. Oggi pedalo con il vento in spalla e il sole negli occhi e non vedo nulla nelle zone d’ombra. E tu, buon lettore, prepara gli occhi tuoi alla luce di Mario Lodi.
Iniziamo assieme il venticinquesimo anno della nostra rivista Madrugada. Dapprima leggiamo cosa scrive Giuseppe Stoppiglia nel controcorrente: Il modo migliore per realizzare i nostri sogni è svegliarsi!, ma il punto critico tra il sogno e la sveglia è il risveglio assediato dall’emotività che rallenta la presa di coscienza.
Introduce il monografico Giovanni Realdi con Omaggio alla gioia di vivere, che presenta due maestri: Mario Lodi di Piadena e Loris Malaguzzi di Reggio Emilia che hanno messo il bambino, con la sua multiforme capacità comunicativa e la curiosità inesauribile di conoscere, al centro del percorso educativo. E la scuola, che può essere spazio educativo se rinuncia a essere il luogo della formazione.
Ma tu sei curioso di conoscere Mario Lodi, perciò apriamo l’articolo di Luciana Bertinato che in Mario Lodi, un maestro bambino, scrive che Mario era il nonno di Cipì (il suo libro più conosciuto), volato in cielo su una mongolfiera il 2 marzo 2014.
Diceva: «Io da voi bambini imparo tante cose», ma essi pensavano fosse uno scherzo, perché la gente crede che i maestri ci siano per insegnare, non per imparare.
Riscoprire nell’educazione il principio speranza scrive Carlo Ridolfi, che confida di poter costruire una rete di maestri e genitori che puntino sulla qualità della scuola, sul dono e non sulla misura economica, perché l’educazione non comincia e non finisce con la scuola, ma è un lungo percorso, che già comincia nella famiglia e nella società.
Pietro Tondello conclude il monografico; ci accompagna alla mostra di Monaco con Lo stupore dell’apprendere e apre il suo pezzo con le parole di Loris Malaguzzi.
Veniamo alla prima rubrica di Madrugada: Politica, dentro cui Augusto Cavadi si cimenta con la parola Nazione, simbolo che aggrega un popolo nella sua identità e nella lotta di liberazione, ma pure campo di mille strumentalizzazioni.
E passo all’angolo dei libri che oggi contiene una nota sui Libri per bambini?, una curiosità che non ti può sfuggire. E seguono tante altre cose belle.
Ecco una ricorrenza: in memoria di Federico Caffè, ce la passa Bruno Amoroso, che racconta di Federico la sua specificità, di aver saputo tessere dentro la rete dei rapporti da lui stabiliti un legame di affettività che è il collante umano della socialità, il nucleo fondamentale del sentirsi «vivi».
E adesso ritorniamo nel nostro viaggio in Africa e visitiamo lo Zambia, che abbiamo conosciuto nel convegno dello scorso anno tramite Maria Goretti Gahimbare, paese che ospita molti profughi dal Rwanda. La scheda illustra anche le foto del servizio.
Segue la rubrica di economia|politica di Fabrizio Panebianco che, in veste di nostro inviato a Parigi, racconta gli ultimi avvenimenti che hanno scioccato la Francia e l’Europa con la strage dei redattori di Charlie Hebdo.
Poi, per generosa concessione dell’autore Massimo Gramellini, proponiamo un pezzo de La Stampa: In Boko al lupo, sull’efferatezza di Boko Haram, una propaggine della Jihad in Nigeria.
Lo introduce il nostro direttore Francesco Monini.
E in fondo alla strada, prima della curva lunga della cronaca di Macondo e dintorni, che raccoglie e confeziona notizie, ho incontrato La violinista di Oslo di Egidio Cardini, viandante che racconta, in una scena struggente, l’indole dei norvegesi che se hanno conquistato pane, salmone crudo e sicurezza, ora forse cercano le voci della poesia e dell’amicizia.
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