Angola

di Montevecchi Silvia

L’Angola si trova nell’Africa subequatoriale. Il suo territorio si estende su 1.246.700 kmò, circa 4 volte l’Italia. La capitale è Luanda. Confina a nord con la Repubblica Democratica del Congo, a est con lo Zambia, a sud con la Namibia e a occidente è bagnata dall’Oceano Atlantico. La lingua ufficiale è il portoghese. Ha vissuto 3 decenni di guerra, che hanno provocato mezzo milione di morti, la distruzione della maggior parte delle infrastrutture e delle linee di trasporto del paese e lasciato un’economia distrutta. Il tasso di mortalità entro i 5 anni di vita è tuttora molto alto – 161 ogni 1.000 nati vivi – e l’aspettativa di vita alla nascita – pari a 51 anni – una tra le più basse del mondo. La malnutrizione ha raggiunto livelli allarmanti con il 38% della popolazione denutrita, un terzo dei bambini sottopeso e quasi un bambino su due sotto i cinque anni affetto da rachitismo. La popolazione, pari a quasi 20 milioni di abitanti (dati Unicef, Situaìção Mundial Da Inféncia, 2011) è dislocata in maggior parte tra l’Angola centrale e la zona costiera, essendo il sud perlopiù desertico. Il tasso di alfabetizzazione è pari al 70%.

L’Angola è il secondo produttore di petrolio del continente dopo la Nigeria (il 95% delle esportazioni, l’80% delle entrate fiscali) e uno dei maggiori esportatori di diamanti, risorse che negli ultimi anni hanno permesso una crescita del PIL costantemente su valori elevati, toccando quota 20% nel periodo 2005-2007.

Il rapido e disordinato processo di crescita, l’urbanizzazione selvaggia, iàconsistenti interessi internazionali e le speculazioni che si concentrano nel Paese, l’inadeguatezza dei servizi socio sanitari e assistenziali, l’eccessiva e incontrollata mobilità professionale, la grande disparità di trattamento economico unita a un costo della vita esorbitante, stanno continuando ad accrescere la povertà e la disuguaglianza sociale, colpendo soprattutto le fasce della popolazione più vulnerabili.

Il contesto politico e sociale

Dal 2002 l’Angola ha vissuto un periodo di stabilizzazione politica. Nelle elezioni del settembre 2008 la grande maggioranza dei voti è stata ottenuta dal partito al potere, l’MPLA (87% dei voti), e l’alta affluenza alle urne ha regalato al governo maggiore legittimità democratica a dispetto delle gravi carenze evidenziate dall’Unione europea in qualità di osservatore delle elezioni.

In assenza di dati censuari più recenti, l’ONU stima la popolazione nel 2007 a circa 17,4 milioni, rispetto a 14,7 milioni nel 2002. La crescita della popolazione, pari a circa il 3%, è alimentata da un alto tasso di fertilità (7 figli per donna in media). Inoltre, 500.000 rifugiati sono tornati dai paesi vicini. Con solo il 38,4% della popolazione che vive nelle aree urbane, l’Angola ha ancora uno dei più bassi tassi di urbanizzazione registrati in Africa e nel mondo, nonostante la popolazione di Luanda sia salita a oltre 5 milioni secondo le stime recenti.

L’eredità della guerra, combinata con le frequenti epidemie, la malnutrizione e con il pressante problema delle mine, ha fatto dell’Angola uno dei paesi con l’indice di sviluppo umano più bassi del mondo, pari a 0,486, che lo colloca al 148° posto.

Le condizioni di vita della popolazione sono dunque ancora più miserevoli se confrontate con le potenzialità del paese e il suo il tasso di crescita. Un recente studio della Fondazione «Open Society» (2011) lo ha definito il «Paese povero più ricco al mondo», mentre la sua capitale è da alcuni anni la città più cara al mondo, al pari di Tokyo.

La stabilità politica ha consentito tuttavia la crescita e lo sviluppo. Il presidente in carica ha concentrato soprattutto i suoi interventi nella ricostruzione delle infrastrutture aà360°: strade, ferrovie, porti, ospedali, scuole, ma anche stadi di calcio, supermercati, ristoranti e alberghi, nonché i quartieri «bene» necessari per chi opera nel petrolio. Tutto è stato ricostruito in questi anni, e il lavoro continua incessantemente.

In previsione delle elezioni amministrative (mai avvenute dalla fine della guerra) sono stati costruiti anche gli edifici per i parlamenti regionali, fino a ora inesistenti, nei diversi capoluoghi.

Oltre all’hardware, anche il «software» è in grandissima evoluzione. È stato riformato il diritto di famiglia, così come il codice penale per i minori. Si lavora per migliorare la qualità dell’istruzione e la formazione dei docenti, nonché ad accordi internazionali per lo sviluppo turistico dei grandi parchi transfrontalieri, in particolare con Zambia e Namibia. Il paese ha immense potenzialità da questo punto di vista, avendo grandi zone ancora inabitate, sia di foresta che di deserto. Certo la tutela dell’ambiente non riceve ancora le necessarie attenzioni, e in effetti il paese è devastato da quantità di rifiuti solidi non trattati e manca una diffusa cultura al riguardo.

Dal punto di vista antropologico, l’Angola è estremamente ricca e interessante. Molte sono le etnie, le lingue, le tradizioni materiali e immateriali. Ancora molto diffusa, specie nelle regioni più interne, la medicina tradizionale. Nel sud resistono ancora alcuni piccoli gruppi di boscimani.

Molto diffuso, e anzi in aumento, il pensiero magico e la tendenza a ricorrere alla magia, specie nelle zone rurali e tra le fasce più povere anche in ambiente urbano.

Così come in aumento è stato anche il numero di chiese e sette religiose, tanto da far sì che il governo – un tempo più aperto al riconoscimento delle tante chiese autoproclamate – negli ultimi anni ha posto criteri più precisi e severi per il riconoscimento di tali chiese, creando un’agenzia apposita all’interno del ministero della cultura, onde evitare il proliferare di movimenti al limite tra la religione e la manipolazione.

Silvia Montevecchi
ha lavorato in Angola con i padri salesiani
in un progetto per i bambini di strada
da ottobre 2012 ad aprile 2013