Ridisegnare il paesaggio urbano
D’inverno la luce è avara, in politica poi imperversa la bufera e, solo a tratti, approfittando dei lampi della rivolta civile, riesco a intravedere il controcorrente di Giuseppe Stoppiglia che annuncia il tema del convegno di maggio: Quando ci sono nel mondo troppe cose che non vorresti vedere, è il momento di aprire gli occhi.
Alessandro Bresolin nel monografico le mutazioni urbanistiche mette in rilievo che non c’è stata una pianificazione concordata tra le diverse forze sociali e politiche, hanno preso spinta le imprese immobiliari e le città hanno con notazione solo dall’economia.
Segue Enzo Scandurra in Le città postmoderne… ancora senza nome che scrive come la città prenda forma non tanto dai grandi eventi che la mettono in vetrina, ma dalla ricostruzione di una cittadinanza che accoglie il diverso.
Ivan Moresco in La città delle differenze descrive gli atteggiamenti vari di accoglienza e rifiuto degli immigrati nei centri urbani e nelle periferie. E suggerisce una sfida, una nuova ipotesi costruttiva con gli immigrati.
Scritture a confronto sce glie ad argomento la giustizia. Scrive Adolfo Locci: nella Torà sono enunciate una serie di norme e principi che hanno lo scopo di regolare i rapporti tra individui, l’osservanza dei quali garantisce uguaglianza, diritti e pari di gnità a tutti. Patrizia Khadija Dal Monte raccoglie dal Corano che Allah è il giusto, la sua giustizia è collegata alla misericordia. All’uomo è richiesta la giustizia, accompagnata dalla misura e dalla misericordia. Elide Siviero, per il Nuovo Testamento, scrive che Gesù ci rivela la giustizia di Dio fondata sulla legge dell’amore. Per questo l’unico comanda mento che Gesù ci ha do nato è: «Amatevi gli uni e gli altri…» (Gv 13,34).
Nella scansia dei libri troviamo due recensioni: su Utopia, Alberto Gaiani scrive che la ragione per cui vale la pena leggere questo libro di Tommaso Moro è il coraggio di immaginare un qualcosa di totalmente altro che ci guidi al cambiamento. Per Esplorare le frontiere di Marco Milella scrive Giuseppe Moscati: la formazione è chiamata a recuperare la capacità di abbandonare le certezze di un sapere unico, per aprirsi a un’interculturalità formativa.
E veniamo alle rubriche.
Al pianoterra Giovanni Realdi scrive È il pensiero che canta, una riflessione sull’abuso della parola che, invece di essere usata per interpretare la realtà, viene distorta come una marionetta per offrire risposte preconfezionate..
Mario Bertin in Violenza e poesia presenta un famoso regista giapponese, Takeshi Kitano, attraverso un suo film, che racconta tre storie d’amore, segnate da un destino da cui non si sfugge neppure per amore.
E veniamo a Fabrizio Panebianco che grida Abbasso i tassi! e ricorda che la banca centrale ha il compito di controllare l’inflazione e l’occupazione, due fattori in equilibrio instabile permanente.
Segue Egidio Cardini con Trieste italiana, non solo che scrive: Trieste è solo italiana per l’ottusità di molti, ma è cosmopolita nel sangue..
Guido Turus in chilomicroni con il titolo Agricoltura e allevamento nello sviluppo delle socie tà risponde ad alcune domande forse banali e tendenziose con l’ausilio di un autore americano, Jared Diamond..
A ruota arrivano le no tizie dalla sede nazionale di Macondo e dintorni di Gaetano Farinelli fuori corso.
Conclude Romano Farina con le foto di Palermo 2008, un racconto senza trama.