Libertà, uguaglianza… e fraternità?

di Comitato di Redazione

Anche gli scontri di Catania erano in controluce e facevano lacrimare gli occhi, per la pena e per la compassione sulla morte di Filippo Raciti e sulla malizia di noi uomini, che abbiamo bisogno del nemico ostile per vivere, per non crepare di noia. Uomini contro.
La storia che vi voglio raccontare inizia con le parole di Giuseppe Stoppiglia: A piedi nudi sulla terra rossa, su cui camminano uomini che legano alla terra la loro vita e il loro linguaggio, le loro tradizioni e i loro dei, e sanno crescere in se stessi la pietà per chi vive e per chi muore.
Sarà pure il tema della festa di fine maggio a Cartigliano di Vicenza.
Altrove uomini nuovi gridavano fratelli, fratelli! E issarono alta sui vessilli la parola fraternité, ma portavano ancora sulle loro spalle secoli di odio: lo scrive Alberto Gaiani nella prima del monografico a proposito della rivoluzione francese in Fratellanza: un’idea che non può essere solo un’idea; essere fratelli, non un modo di pensare ma un modo di essere.
E si ode il cantico delle creature, il racconto dei ladroni di san Sepolcro serviti come fratelli, l’inno all’obbedienza, intesa come servizio tra i frati, canto della riconciliazione, dell’unità in: La fraternità cosmica di Francesco d’Assisi di Mario Bertin, che apre la seconda pagina del monografico.
La terza finestra è una bifora, una finestrella a due ante, che si affaccia su di un tema unico «fraternità e politica», visto da due angolazioni diverse.
Luigi Viviani passa dalla diceria, I politici non possono essere buoni, all’ipotesi di rapporti nuovi non basati sulla forza, ma sulla condivisione e il rispetto. Conclude Stefano Cavallini, che con una mano conduce il traffico generale di Ferrara e con l’altra scrive e ne scaturisce un prodotto iperteso, tra teoria e prassi, tra ipotesi e urgenze, dove si racconta la storia del possibile che si confronta con l’imperativo del reale, dopo aver scongiurato il muro della necessità: Fraternità è essere fratelli.
Punto e basta.
Dopo la tetralogia, casa fortificata, con guerrieri sulle mura, appare un torrente, ricco di acque. Le sue sponde sono rallegrate da erba verde e fiori variopinti; sul fiume galleggiano tre barche piccole, esili, e issano un vessillo che porta su scritto Comunità. Tre barche, tre scritture: la Torà con Yarona Pinhas, il Corano con Patrizia Khadija Dal Monte e i Vangeli con Carlo Broccardo, e cantano il rapporto della comunità con il singolo, la responsabilità richiesta all’individuo e la protezione e la tradizione della comunità che copre con le sue braccia l’individuo.
E adesso largo!, che arrivano le rubriche, tutti accorrono, spingono, urtano, vogliono raccontare, lo spazio è poco e dunque andiamo per ordine.
Ritorna la rubrica libri, dove proporremo dei testi che riteniamo utile segnalare per la vostra lettura. Sarà una rubrica a più voci e a più mani, ma l’occhio sarà sempre lo stesso, il tuo.
Non è facile oggi entrare nel dibattito dei PACS, è concesso solo tifare. Si fa voce silenziosa Fulvio Cortese con Brevi osservazioni sulla disciplina costituzionale della famiglia e sviluppa il tema a partire dal testo costituzionale e procedendo nell’analisi delle leggi successive che contengono disposizioni sulle famiglie di fatto.
Arnaldo de Vidi in La nostra stupidità non è negoziabile, attraverso aneddoti e storie come l’aquila a due teste, la sagra del vino, ci propone tre domande sulla crisi del pianeta, l’ecologia, la convivenza tra i popoli.
Non si può tralasciare la lettura di Egidio Cardini, Maddalena e il dolore sottile, anche se il giorno è passato; è una storia delicata, una evocazione malinconica, a tratti drammatica, come la storia di un amore tra la notte e l’alba.
Se poi ti incammini sulle Radure Lichtungen. Prove tecniche di orientamento di Giovanni Realdi, leggerai di Saddam, troverai le parole dell’amico Rubem Alves, di Pessoa, di David Grossmann nell’anniversario della morte di Ytzhak Rabin, e scoprirai forse un senso che copra il pettegolezzo.
Non ti attardare troppo su Macondo e dintorni, di Gaetano Farinelli, che inventa e ripete cronache d’altri tempi.
Hai prestato attenzione alle foto del numero? Sono di Diego Barsuglia. Ora leggi il testo di Alessandro Bresolin L’ospedale delle bambole…
bambole da recuperare, giochi, sogni, stati d’animo da riscoprire, su quel che rimane di un’infanzia dimenticata.