La comunità democratica

di Selznick Philip

Oltre il liberalismo.
Per una comunità pluralistica

In questo saggio voglio focalizzare l’attenzione sugli ideali del liberalismo: eguaglianza, libertà e razionalità. Questi ideali furono le caratteristiche distintive del liberalismo “classico” del XVIII e XIX secolo; e i liberali “del welfare” di oggi continuano ad esserne ispirati. Tali ideali sono i veri punti di partenza per un modo di ragionare liberale e ciascuno di loro ha dato fondamentali contributi al progresso sociale e alla qualità morale.
Al contempo, ciascuno di questi ideali ha subito degenerazioni all’interno del pensiero liberale; ciascuno ha acquisito forme che mal si adattano ai nostri tempi.
Perciò dobbiamo criticare e rifiutare alcuni dei modi nei quali tali ideali vengono utilizzati per trarre delle conclusioni in fatto di politica. Il nostro principale bersaglio polemico è l’eccesso intellettuale e pratico. Nel liberalismo contemporaneo, sia popolare che teorico, c’è un’eccessiva fiducia nel potere delle astrazioni, un’eccessiva speranza che un singolo principio possa essere una guida infallibile della politica sociale; e una troppo scarsa considerazione dei limiti impliciti, dei valori che entrano in gioco e degli effetti indesiderati. Queste critiche sono comunitariste perché danno grande valore ai contesti sociali all’interno dei quali tutti gli ideali trovano sia i loro limiti che le loro opportunità.

Giustizia sociale:
una prospettiva comunitarista

In questo saggio intendo riaffermare e chiarire, se posso, l’impegno comunitarista per la giustizia sociale. Proverò a farlo mostrando come il nostro modo di concepire la comunità faccia della giustizia sociale un imperativo morale.
I comunitaristi guardano all’esperienza della comunità come a una guida e a una promessa morale. Nel far ciò, dobbiamo delineare, dall’insieme di tale esperienza, i pericoli e i difetti così come i benefici e gli ideali della comunità. Dobbiamo tener conto sia dell’egoismo che dell’altruismo; e dobbiamo riconoscere che alcune forme di altruismo possono limitare le capacità della comunità e offuscarne gli ideali.
La nostra più importante indicazione – il principale insegnamento che diamo agli Stati Uniti di oggi – è la necessità di una maggiore responsabilità. Vediamo la necessità di una responsabilità più ampia in ogni aspetto della vita sociale e dell’esperienza personale, proprio perché constatiamo l’indebolimento delle istituzioni, la confusa linea di confine tra libertà e permissivismo, la diffusa preferenza per risultati a breve termine.
Sono convinto che così abbiamo individuato il punto nodale. Sono, tuttavia, preoccupato di un interesse esclusivo per la responsabilità personale, le virtù personali e la moralità personale. Questi sono temi molto cari ai politici e agli scrittori conservatori. Infatti costoro si interessano principalmente del crimine, dell’illegalità e di altri simili reati; e considerano l’immoralità una piaga della classi sociali più basse che può essere appropriatamente disciplinata da misure punitive, mentre prestano poca attenzione alle responsabilità dei più ricchi o degli uomini d’affari più influenti. E ancora più rilevante è il fatto che le responsabilità morali della comunità nel suo insieme siano da loro scarsamente percepite e poco considerate.
C’è molta verità nelle critiche dei conservatori alla cultura moderna. I comunitaristi non si sottraggono dal riconoscere tale verità. Con i conservatori ci siamo trovati uniti nel reclamare un modo più responsabile di essere genitori, una maggiore disciplina a scuola, case e strade più sicure. Ma ci distanziamo da loro per il modo in cui guardiamo alla responsabilità sia collettiva che personale e nel modo in cui concepiamo la responsabilità collettiva, che per noi implica l’obbligo di occuparsi dei più vulnerabili e dei più svantaggiati. [,]
In fondo, la responsabilità sorge dal coinvolgimento e dall’impegno sociale. Le nostre vite toccano quelle degli altri in molti modi, nel bene o nel male, e noi siamo corresponsabili delle conseguenze – responsabili sia di noi stessi che degli altri. Questo coinvolgimento e il senso del dovere morale danno un significato ben determinato ai concetti di comunità e responsabilità. E ci portano anche verso l’idea della giustizia sociale concepita come un fondamento della comunità e come un imperativo comunitarista.

Philip Selznick
La comunità democratica
a cura di Massimo Crosti
Edizioni Lavoro, Roma 1999,
pagine 86, lire 12.000