Un mosaico più ampio.
Scorrendo le pagine di Madrugada
Caro lettore e cara lettrice,
forse l’estate maliziosamente si potrebbe descrivere con un’iterazione: “Dove andrò, dove vado, sono andato, sai”; e si formano le code sulle strade, si ammassano i viventi sulle panchine dei treni, affollano le sale degli aeroporti; qualcuno si perde, qualcuno mancherà all’appello, tanti chiedono per dove. Per questa domanda cerca di raccogliere stenti di risposta il monografico sulla parola Comunità, per chi, ahimé! calpesta le strade di questo fine millennio, dove poche o nulle sono le sicurezze.
Paola Stradi nella voce Comunità ci offre strumenti analitici di lettura e di costruzione della comunità, nella esplicitazione delle parole rapporto e relazione che all’apparenza sembrano sinonimi.
Al botteghino Maurizio Ortu in Perché non rimangono a casa? discute coi pionieri del turismo alternativo, che snobbano sull’interiorità e tenta di dissuaderli da un viaggio inutile.
Ma adesso che furtivamente abbiamo preso posto in poltrona sedici leggiamo sul libricino dei sinonimi che, per Enzo Demarchi, la parrocchia, comunità religiosa, ha bisogno di riscoprire il volto nuovo della fede, nel duro guscio della cristianità. Per Sergio Tanzarella in Italia La comunità civile è stata trattenuta e soffocata, e tuttora manca una volontà positiva di formazione delle nuove generazioni alla cittadinanza responsabile.
Massimo Crosti in Proposta comunitarista raccoglie gli elementi positivi della tradizione liberale e li coniuga con l’attenzione sociale e dunque la riscoperta dei doveri oltre i diritti. Ballonzolando mi sovviene un libricino utile allo scopo: La comunità democratica di Philip Selznick, che trovi nell’angolo dei libri. Augusto Cavadi in Comunità educante mette da parte i progetti di palingenesi della scuola, e propone piccole riforme utili, che non sono cataplasmi.
Intanto nel cammino di sabbia dell’estate leggo Sara, da non confondere con il deserto, ed è la voce di una ragazza bruna che racconta in L’obbedienza non è più una virtù lo scontro di due tesi, da cui emerge un nuovo concetto di virtù, non passiva come l’obbedienza militare, ma tale perché ha il merito della scelta cosciente e l’aspirazione al bene. Accanto e oltre Sara siede Andrea Pase, ed i suoi occhi che non disdegnano le brune si posano su Bamako.
Ancora nel libro dei sinonimi scandisco Comunità terapeutica di Monica Lazzaretto e Carmelo Miola, nata come pro-vocazione ad una cultura chiusa, autoreferenziale, narcisistica; ma anche risposta teorica ed umana ad angoscia e morte nelle quali precipita l’io senza confronto.
Una vespa entra dal finestrino e perdo il segno su Controcorrente di Giuseppe che propone l’abominio, cioè la revisione della cultura del narciso per un’inculturazione che si plasma sulla solidarietà e non sull’estetica facciale. E compaiono le facce di un popolo che scompare, gli indigeni Adivasi, dietro i volti ripresi da Maurizio Cucci e sulle righe di Chiara Cucchini.
Il diario minimo di Francesco ci sorprende con la lucidità delle immagini, e il brio della ironia. Il sogno di Maurizio Marchesini è ancora incubo; il sogno di Mario è ancora buio che forse il femminile può risolvere.
Macondo e dintorni, accozzaglia di ricordi e di anticipi, e qualche immagine nitida chiudono il calvario.