Il pianeta dei naufraghi

di Comitato di Redazione

“La terra produce abbastanza per soddisfare ogni bisogno umano,
ma non ogni ingordigia umana”.
(Gandhi)

Caro lettore e cara lettrice,

sono emotivamente abbagliato ancora dai fulgori del Diario e rischio di stravolgere quanto scriverò sotto il sole di giugno. Non ti perdere la pagina che ti introduce alla sua lettura.
Il monografico di Madrugada 34 recita Sviluppo, che Mario Crosta ci presenta nelle sue varie accezioni.
Dove poi vada, che strada abbia preso, e cosa fare perché risponda ai bisogni dell’uomo, e non ad una sola frazione viene abbordato da Bruno Amoroso con le Ricette per una nuova economia: il contrasto tra economia del consumo ed economia sobria non può essere sanato dal volontariato; è necessario il rispetto delle culture. Segue Gigi Giorgioni con uno slogan che risponde alla teoria dello sviluppo endogeno: Istruzione! che non è la razionalità in ogni modo, ma conoscenza e democrazia, per uno sviluppo illimitato, nella qualità naturalmente.
Nell’angolo aperto sul terzo millennio, Maurizio Marchesin racconta la prima stazione del sogno di Mario: sognare da soli fa male; se trovi qualcuno che ti ascolta può essere un buon analgesico, ma è solo l’inizio.
Roberta nella rubrica In cerca d’ali ci mette in guardia dai filtri emotivi, ma insinua che se il dolore è solo la tua emozione, l’uomo e la donna che piangono e ridono restano le foto di un album testimone di gioie e dolori, da farne anche una bella mostra , ma senza responsabili.
Non ti perdere la visione di Istanbul, e le parole ed i sussurri e gli odori acri che la accompagnano.
Per vedere sulla crosta terrestre che cosa significa sviluppo e le sue conseguenze, scivola sulla piroga con Andrea Pase verso Toma sul fiume Sourou, e ti troverai nel panorama di un dualismo netto anche se non violento, che il fiume lambisce; ma tocca agli uomini sciogliere e ricomporre senza riempire i bacini di irrigazione di lacrime.
Nel controcorrente di non so quale flusso, di mare o di fiume, incontrerai Giuseppe che scrive della scomparsa dell’ethos, rimasto all’asciutto per la bassa marea che la tecnologia ha prodotto nei bacini del gran mare dell’essere (vedi Dante),
Egidio Cardini ci racconta di Adelaide, che esce dal ventre della balena (la favela, madre forte e spietata) e continua la sua navigazione per tenere alta la fronte della sua identità, senza perdere il confronto con le case dentro e oltre l’asfalto.
Demarchi in “Brasile ignoto” prendendo spunto dalla strage degli abitanti di Canudos, in Brasile, nel 1893, ci propone una riflessione sui fondamenti della nostra civiltà aggressiva, che si definisce scienza e progresso, e anche quando ammette i suoi errori non rinuncia alla sua “superiorità”.
Nel suo diario minimo Francesco ci costringe a riflettere su una guerra che doveva essere come un lampo, ed è invece un lungo scontro tra buoni e cattivi.
Conclude con Macondo e dintorni il cronista impenitente.