Riconoscere gli amici, anzi, sentirli
Cari amici di Macondo,
vi chiamo così anche se sono appena entrata a far parte dell’associazione, però vi sento molto vicini, come se vi conoscessi da anni. Probabilmente è per il modo con cui parlate del mio paese con tale carisma e tanta passione che mi riconosco. Anche voi adesso soffrite di saudade, questo male che è tipico brasiliano e che tanti non capiscono cosa sia. Siete persone fortunate, siete andate lì senza nessun pregiudizio, come invece fa la maggior parte degli italiani quando va all’estero. Siete andati con il cuore e la mente aperti e vi siete arricchiti di una esperienza indimenticabile e volete sapere cosa c’è di tanto magnifico da innamorarsi del Brasile? È la semplicità della gente comune, che non la aiuta ad analizzare più a fondo le problematiche ed è tra le cause dei tanti problemi, da voi citati, che esistono in Brasile.
La base culturale
Una causa è pure la base culturale, che manca nella maggior parte della popolazione, che non la porta a vedere le difficoltà ma esse vengono affrontate solo quando si presentano e non sempre tenta di superarle. Questa carenza culturale è uno dei maggiori problemi e penso che debba essere una cosa voluta dallo Stato, perché quando è il momento delle elezioni fa comodo avere la maggior parte della popolazione che si lascia condizionare facilmente oppure che dà il voto in cambio di qualche chilo di fagioli o per l’estrazione di un dente…
Basta una festa
In Brasile noi non siamo educati a pensare ed a risolvere i problemi, li subiamo, li accettiamo. È molto difficile che, chiedendo ad un brasiliano “Come va?”, egli vi risponda “non bene” ma vi dirà che “va sempre bene”. Questo ottimismo può anche essere positivo, ma in realtà si aspetta che i problemi vengano risolti dagli altri. In Brasile vi è un credere in Dio molto forte ed è questo che dà tutto questo ottimismo, ma rende la gente anche molto passiva. Basta una bella festa o una partita di pallone e già dimenticano il male.
Fare i conti con un mondo crudele
Il problema che mi tocca di più del Brasile e del mondo è quello dei bambini, che non hanno nessuna colpa e già piccolissimi devono fare i conti con un mondo crudele (pensiamo ai bambini di strada). Ogni bambino ha diritto ad un’infanzia degna, con dei genitori od altre persone vicino e che possa ricevere comunque un’educazione, un po’ d’affetto, che si senta amato. Cosa possiamo dunque aspettarci dai bambini di strada? Che non rubino per sopravvivere, che siano buoni ed onesti, quando non conoscono altro che freddezza e crudeltà, e di questo un bel po’ di colpa ce l’abbiamo anche noi? Lo dico non solo come brasiliana ma come essere umano, perché in qualsiasi parte del mondo un bambino è sempre un bambino e se vogliamo un mondo più giusto dobbiamo anche noi dare il nostro contributo. Non è che io abbia già fatto molto per questi bambini, sto cercando di fare i primi passi per liberarmi da questa specie di epidemia di consumismo e di egoismo.
Un abbraccio brasiliano.