Macondo e dintorni

di Farinelli Gaetano

20 aprile 1996 – Dopo vari anni, di ritorno dal Brasile, Maria incontra Stefano Cavallini. L’incontro non era previsto dal programma della Carrà, né tanto meno dal dottor Stranamore. È stata una occasione felice per rivedere la famiglia di Stefano e mangiare il buon pane di Ferrara. L’incontro con altri popoli non ti cancella il volto degli amici e gli odori della tua terra.

23 aprile 1996 – Tempo di cene e di incontri. I ghiri escono dalle tane, e gli uomini camminano sulle macchine ancora assonnati dal lungo inverno. E ritrovarsi è come vivere più intensamente. Oggi gli amici della Romagna a Vicenza, domani…

24 aprile 1996 – Arriva padre Edilberto Sena dal Brasile. Un volto noto per molti di noi. È già la terza volta che scende in Italia.
È ancora freddo, ma arriva in maglietta, ancora carico del sole equatoriale.
Rimarrà con noi due mesi. Porterà la testimonianza di una speranza viva e di un’attività incentrata sulla riscoperta dell’identità del caboclo a fronte di una società che lo ignora quando non lo disprezza. Una mescolanza di razze, cabocla appunto, è la popolazione di Santarem, fatta di indios, negri e portoghesi e Curuai è il luogo dove padre Edilberto svolge la sua attività pastorale.

25 aprile 1996 – Toni e Marina in visita a Maria che riparte per il Brasile, dopo la permanenza di un mese. A sera, con il favore delle tenebre, un gruppetto non identificato parte su di una Ford Escort per Cavaso (Tv). Al loro arrivo si accendono le luci in Casa Geronazzo, in territorio Caniezza. Ad aspettarli una famigliola ed alcuni amici. Tra i volti nuovi David, nato da pochi mesi, che ci accoglie ad occhi aperti ed in silenzio.
La cena è per p. Edilberto, però è concesso anche agli altri accostarsi al desco ed assaggiare. Edilberto rimane ospite per alcuni giorni in casa di Sonia e Giorgio: dalle acque di Curuai alle montagne dolci di Cavaso, con un clima ancora invernale.

26 aprile 1996 – Giuseppe Stoppiglia parla al Gruppone a Montebelluna (Tv), sul tema Il segno della responsabilità. È presente all’incontro anche Edilberto Sena, che parla dei giovani di Curuai e delle loro attese. Parla dopo l’intensa riflessione di Giuseppe sulla dimensione etica del rapporto, che costituisce il supporto della responsabilità (con rima interna, e accostamento astratto, comunque interessante).

27 aprile 1996 – Giorno di pressione. Si accavallano gli incontri e gli appuntamenti. Si fa una segreteria volante in prossimità della festa nazionale e del coordinamento che si terrà a Bologna a Villa Imelda.
Arriva anche Andrea Antelmi in visita a Maria Stoppiglia ancora in Italia. Si incrociano le voci e gli sguardi. Ciascuno cerca di tener ben fermi i codici per non ritrovarsi a sera memorie distorte o confuse. Non ricordo se poi si sono fermati tutti a cena; certo ci ha accolto il rumore di una pizzeria e l’odore dell’origano con giacenze di muffa. Non dico dove per non incorrere in denunce per pubblicità indebita.

28 aprile 1996 – A Pagnano d’Asolo (Tv), Giuseppe ed Edilberto si incontrano con la comunità di recupero dalla tossicodipendenza per la messa ed una conversazione. Riscoprire il calore della famiglia e la responsabilità paterna anche se le difficoltà della vita hanno tagliato le attenzioni ed i legami. Ed accorgersi che l’amore non è marmellata, ma un sentimento che ha il tuo volto.
A sera, a Spin, il Centro Islam di Bassano e dintorni celebra la Festa del Sacrificio. Anche noi cristiani abbiamo partecipato ai riti ed alle conversazioni, ai canti ed alle riflessioni. E poi tutti a cena a mangiare l’abbondante cus-cus ed altri cibi saporiti. È la festa di un popolo che si ritrova in terra straniera ed assapora la dolcezza dei ricordi e la solidità delle sue tradizioni.

29 aprile 1996 – Era una sera piovosa, quando le macchine si accostarono al portone d’ingresso del parco di Spin per partecipare alla presentazione del libro di Mario Bertin. La porta rimase chiusa forse per effetto del malocchio. L’incontro è stato spostato alla parrocchia di San Marco. Lo diciamo solo qui per quanti sono giunti in ritardo e non hanno trovato nessuno all’appuntamento.
Noi frattanto, di nottetempo, come fuggiaschi clandestini, ci si ritrovò in una sala ampia in cinquanta persone. Credo fosse la prima presentazione ufficiale del libro; e Mario ci offrì il processo personale di elaborazione del romanzo e dell’incontro con João, la fatica di comunicare con una persona privata di affetti e sicurezza, la sua volontà decisa di costruire una relazione alla pari, senza interferire e ferire la vita e le aspirazioni di un ragazzo che già avanzava nella città degli uomini assieme alla sua compagna che offriva al mondo il frutto di un amore semplice e preoccupato.

30 aprile 1996 – Padre Edilberto si incontra a Vicenza all’Istituto Rossi con cento giovani qui riuniti sul tema Come vivono i giovani del Terzo Mondo?, ed espone ai giovani la condizione dei suoi sotto l’aspetto della formazione. I giovani di Santarem del Parà, e quelli di Curuai, che è la terra dove svolge la sua azione pastorale, non hanno molta possibilità di studiare, e arrivano al massimo ai primi anni della scuola elementare; accanto alle difficoltà economiche, si aggiunge la chiusura ad una presa di coscienza forte tramite la formazione scolastica. La povertà è un male; quando poi ad essa si aggiunge la mancanza di istruzione, si aggrava nella perdita di speranza, di futuro, che invece l’educazione formale potrebbe accendere.
L’incontro è stato preparato dalla Santina Tonellotto, sempre attenta ad una formazione che si apra non solo al domestico, ma pure ad orizzonti internazionali, perché l’aria corrotta dall’egoismo sia liberata dal soffio degli oceani.

1 maggio 1996 – A Mira (Ve) si celebra il 25° anniversario di sacerdozio di p. Alberto che opera nella comunità di recupero di quanti la società emargina per paura o egoismo. Molte le persone presenti alla festa, segno di una solidarietà che trova i suoi spazi anche nella gioia semplice di stare assieme.

2 maggio 1996 – A Villaverla (Vicenza) il gruppo dei giovani con Massimo Minichiello organizza una serie di incontri sull’America Latina, ma in modo che le conferenze siano un momento di riflessione e presa di coscienza personale, che cresce a contatto con l’altro.
Al primo incontro parla Farinelli sulla Conquista dell’America; propone le modalità dell’incontro da parte dei bianchi sotto l’aspetto del linguaggio. Ricorda che la vendetta della storia sui bianchi può trasformarsi in linea positiva nella misura in cui si ricostruisce il rapporto a partire dalla dignità della persona. La comunicazione può riscattare l’uomo dalle tenebre del futuro.
Nello stesso giorno, all’Istituto don Mazza di Padova, Giuseppe Stoppiglia parla sul tema L’incontro con l’altro, che ha visto una presenza numerosa grazie alla sensibilità del gruppo di Padova e dintorni.

3 maggio 1996 – Maria parte per il Brasile dopo il soggiorno di un mese in Italia.
Nello stesso giorno Giuseppe si dirige a Ceneselli a parlare agli adulti: A quali valori educare i giovani? È una conversazione che ripropone una revisione del rapporto degli adulti con le nuove generazioni; ma ripropone l’analisi della condizione giovanile ed una lettura pacata dei comportamenti; meglio ancora, una proposta positiva tramite l’ascolto e l’attenzione umile dei nostri figli; non come moda ma come ricerca di vita (trascrizione piuttosto retorica di un sentito che avrebbe bisogno di ali diverse da tale cronista che al massimo vola con il parapendio).

4 maggio 1996 – Coordinamento di Macondo a Bologna. Mi accingo a scrivere una cosa lunga e complessa. Dicevo dunque… Idice, Villa Imelda, Centro di Spiritualità. Apre Giuseppe: un giudizio sull’individualismo emergente, e la proposta di lavorare insieme non per l’efficienza, ma per l’efficacia delle nostre attività, perché tutti contribuiscano con le loro risorse al sorgere di un progetto.
Presenta inoltre la proposta di un campo estivo dei giovani per la formazione alla mondialità; e ricorda il segnale di quanti lavorano per il rispetto della giustizia e dei diritti dei popoli, che pur essendo minoranza costituiscono un segno di speranza attiva.


La parola ai coordinatori

Prendono la parola i rappresentanti dei gruppi singoli a raccontare l’attività svolta sul territorio.
Adriano Guglielmini apre il dibattito sulla struttura di Macondo e prospetta la possibilità di un organismo che abbia l’aspetto dell’associazione e la forma del movimento. Bisognerebbe tenere distinte le due realtà senza separarle. S’accende attorno a tale proposta un fervido dibattito; e si conclude con la proposta di qualcuno di stendere uno schema su cui riflettere e poi dibattere in occasione del rinnovo delle cariche a novembre 1996 (formulazione italiana in sintassi portoghese con introduzione del futuro dell’infinito).
Un filone di conversazione viene aperto da p. Edilberto attorno alla relazione Italia-Brasile nei viaggi di Macondo in Brasile: le attese reciproche e le vicendevoli perplessità.


Dal Chiapas, Antonio

Atteso l’intervento di Antonio Stivanello sul Messico, una relazione vivace sull’incontro di Macondo con le comunità del Chiapas: la domanda del che cosa fare ora da parte nostra al rientro del gruppo dei pochi in terra peninsulare; l’importanza per le comunità indigene di tener aperto il canale internazionale; le proposte di scambio economico e culturale con il movimento zapatista.
Si chiude l’incontro con la presentazione dell’attività editoriale che bisogna continuare in modo più organico, anche se vivace su contenuti reali.
È in preparazione il nuovo depliant di Macondo, su nuova carta e nuove foto; con qualche ritocco ai percorsi ideali.
Vola alto pipistrello! Attento al muro!

6 maggio 1996 – P. Edil parte per Torino. Settimana intensa di incontri preparati da Giorgio Rossetto e Loredana sua moglie, che lo ospitano nella loro casa. Edil si incontra con gli alunni di alcune scuole, e con alcuni gruppi di volontariato.

9 maggio 1996 – A Villaverla (Vicenza) continua il ciclo delle conferenze del gruppo giovani sulla Teologia della Liberazione; tiene la conversazione Giuseppe Stoppiglia. È facile pensare per i buoni che la Teologia della Liberazione sia una sottospecie del marxismo. Nasce invece a ridosso del vangelo e nel contatto con il povero che cerca di conquistare la sua dignità di uomo; in un processo inverso a quel che fecero quanti (non dico chi, non dico come; indovinello buono per una caccia al Tesoro) convinsero i nativi di essere inferiori, stupidi e bestie.

11 maggio 1996 – A Trecenta (Ro), nella parrocchia di san Maurelio, suor Paola, ospite della trasmissione Quelli che il calcio…, don Gino cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano e don Giuseppe, presidente di Macondo, parlano dei giovani, di un fermento che può nascere a fronte di un futuro che si illumini di tolleranza, con conseguente caduta dei pregiudizi.
C’è chi avverte nei giovani la pigrizia e la paura; ma chi rinuncia al divertimento pur consumistico al posto della noia di trovarsi irreggimentati nei ranghi della prosopopea militare e religiosa di signori ingobbiti con gli occhi vuoti di futuro che vorrebbero far credere di possedere?

12 maggio 1996 – Siena, festa dei popoli. Un tempo la parola nazione aveva un significato negativo, ma i processi di verticalizzazione e le prevalenze burocratiche hanno falsato il nome. Si preferisce usare la parola Popolo, che ricorda la tradizione, la lingua di uomini che valori relazionali hanno accomunato in un travaglio mai interrotto, in un processo di scoperta di se stessi attraverso la relazione con quanti camminano passo dopo passo alla scoperta di futuro. Organizzata da Egidio Grande, vi ha partecipato anche Giuseppe.

17 maggio 1996 – A Treviso, presso la sede di Rifondazione Comunista, Giuseppe parla del Chiapas, e del significato di una rivolta che non si nutre dell’odio dei nemici, ma cerca di costruire una speranza a partire dai suoi valori e con le proprie mani. Non per costruire un nuovo Molok, ma insieme il terreno che porta i cicli perenni della vita e della morte; non come esseri puri, ma uomini responsabili.

18 maggio 1996 – Nella chiesa di Massignani il piccolo Filippo Vaidanis riceve il battesimo. Corrono i cavalli sulle balze dei monti elleni incalzati dal cavallo di Alessandro, Bucefalo. Fuori piove l’inverno che ancora non ammansisce. Corri Filippo.
Luca Meridio e Catia si sposano e come nei racconti popolari vivono felici e contenti. Ci è grato brindare come nelle feste degli antichi al grido di “Amaro”, sorseggiando con occhi lustri il vino frizzante.

23 maggio 1996 – A Villaverla (Vi) termina il ciclo con una riflessione sui Meninos de rua. Parla Giuseppe ed apre la riflessione sul rapporto degli adulti con gli adolescenti e sulla disponibilità dell’adulto all’ascolto invece dell’imposizione di un modello; rimproverando magari al ragazzo di non interessarsi a nulla solo perché non segue il loro tracciato buono un tempo, ma che la pioggia, il vento e lo smog hanno cancellato.

24 maggio 1996 – Siamo ormai in zona festa nazionale: arrivano dall’Olanda Zoli e Zabrinka, amici di Edil e registi intelligenti, che fanno parlare le immagini, senza cadere nella retorica dei luoghi comuni.

25 maggio 1996 – Dal Messico, da San Cristóbal de las Casas, arrivano Jorge e Anna Santiago, per partecipare alla festa che allunga le sue propaggini fino alla vigilia. Oggi vengono premiati quanto hanno partecipato ai campionati di calcetto tra squadre locali organizzate all’interno dei posti di lavoro. Domenica scorsa c’era un raduno di squadre territoriali in competizioni su giochi di società divertenti e vivaci. Sempre nell’alone della festa di Spin.

28 maggio 1996 – Si apre un ciclo di conferenza in prossimità della festa di Macondo a Casalmaggiore (Cremona). Il primo tema della festa incontro sarà Utopie e Speranze. Qualcuno potrà pensare ad un’arrampicata di sesto grado. Altri penseranno che abbiamo toccato il fondo dell’Apocalisse. È una conversazione che, messe da parte le banalità, cerca di imbastire un discorso non ovvio, ma neppure astruso attorno ad un progetto irreale se nessuno ci mette mano. Al microfono Giuseppe. Un tempo si diceva che tutto ciò che è reale è razionale; ora in faccia agli uomini forti i sognatori segnalano strade fuori rotta.

31 maggio 1996 – In Santa Maria della Scala, piazza del Duomo a Siena, organizzata dal comitato per la tutela degli immigrati si svolge una conversazione multilingue sulla realtà sociale dell’America Latina. Parlano Santiago dal Messico e Edilberto dall’Amazzonia. I traduttori li accompagnano solerti. Inoltre sono presenti Giuseppe Stoppiglia e Paolo Sandrucci, responsabile di Amnesty International.
La speranza nasce attorno ad una presa di coscienza di sé e delle proprie risorse. Il racconto del processo formativo in Chiapas e in Curuai è la storia di persone, di gente che scopre che il mondo non è stato creato dal potente; ma semmai da lui comprato e glielo avrebbe venduto un dio da lui sponsorizzato, suo temibile protettore. Ma la terra che è madre rifiuta i soprusi; per questo anche i poveri riprendono la loro dignità a fronte dei ricchi che si impongono per diritto e per sangue. Ma attenti al cane!

8 giugno 1996 – Si chiude il corso di formazione degli animatori di Valbrenta, che ha coinvolto i giovani del vicariato ed alcuni animatori locali. La direzione era nelle mani di Giuseppe, di Giorgio, di Chiara e Baldassare. Se l’occasione è religiosa, l’impostazione è educativa, di animazione ad un rapporto vivace e positivo con gli altri nel territorio.

10 giugno 1996 – Edilberto si incontra con il gruppo di Pove per un’analisi del progetto educativo che ha intrapreso. Il colloquio si prolunga poi in una riflessione che riguarda noi, la nostra terra, i nostri progetti.

15 giugno 1996 – Edilberto incontra un gruppo di giovani al Camposcuola Cisl, mentre Giuseppe accosta una rappresentanza del “Gruppone” per fissare alcuni percorsi formativi. Nel pomeriggio avvia una riflessione sul perché impegnarsi in politica al Centro Toniolo delle ACLI di Padova.

17 giugno 1996 – Jorge Santiago, la moglie Anna, p. Edilberto Sena sono stati ricevuti a Bologna dalla presidente del Consiglio regionale, Celestina Cerruti. I tre ospiti hanno sollecitato l’attenzione del Consiglio regionale nei confronti di una manifestazione che si svolgerà nella regione del Chiapas dal 27 luglio al 3 agosto. Padre Edilberto Sena, affermando che il sostegno dato al Chiapas rappresenta anche un sostegno ai problemi dell’Amazzonia, ha illustrato la situazione esplosiva che si vive in Brasile, dove ancora non si attua la riforma agraria. Ceruti ha ricordato la tradizione di solidarietà della regione Emilia Romagna, ed ha ribadito l’importanza dell’informazione che nutre lo spirito di fratellanza.

24 giugno 1996 – Alla fine della loro permanenza in Italia, gli amici messicani e brasiliani hanno voluto fare una verifica del loro viaggio. Una domanda insistente: che cosa è Macondo? quali sono le sue dimensioni? ma soprattutto cosa vuol essere e cosa vuol fare?
Che Macondo abbia trovato la sua identità completa sarebbe sciocco dirlo; che sia un movimento che si propone un obiettivo educativo, che si sviluppa nel rapporto e nello scambio, questo è un fatto! Certo rimane sempre la doppia immagine della struttura e del movimento, che di volta in volta va definito e approfondito.

25 giugno 1996 – Jorge, Anna, Edilberto partono per i loro paesi, contenti di aver conosciuto gli italiani e di aver frequentato momenti di entusiasmo e di solidarietà. Salgono nel cielo gli aerei; il rombo dei motori scompare dietro il punto nero che si scioglie nell’ultima nube. Forse venivano dal cielo.

27 giugno 1996 – Giovedì, in quel di Roma caput mundi nel Centro di documentazione economica per giornalisti, le Edizioni del Gruppo Abele presentano il libro di Mario Bertin nel dibattito: Bambini: una ricchezza da buttar via?
Alla presentazione partecipano: Raffaele Nogaro, vescovo di Caserta; Maria Rosa Cutrufelli, scrittrice; Ettore Masina, scrittore; coordinatore Giovanni Martirano. Folto il pubblico presente; vivaci gli interventi. Un libro che manifesta una forte sensibilità, una capacità di ascolto, un romanzo che non racconta, ma partecipa e coinvolge.

28 giugno 1996 – La vita dell’uomo è proprio straordinaria. Anche se avanti con gli anni e con qualche “dolorino” sul corpo, il monaco fr. Benedetto da Sillico, in Garfagnana, riceve l’ordine sacerdotale nella Cattedrale di Lucca. Un cammino eccezionale il suo: dalla Sorbona all’eremo, dalla nobiltà parigina al silenzio della contemplazione, ora a servizio della Parola e dell’Eucarestia. Tutti siamo orgogliosi della sua amicizia e della sua testimonianza. A Lucca ha portato la gioia di tutti i “macondini” la famiglia di Monica e Carmelo Miola, custodi fedeli di questo tesoro.

30 giugno 1996 – Gaetano apre la strada per quanti andranno in Brasile… lui è già a Rio che li aspetta.

9 luglio 1996 – La sua vita si è fermata di schianto. Lucia Cavallari, in uno spaventoso incidente stradale, ha staccato il “suo” fiore dalla terra. Ora, nell’azzurro, dove il tuo spirito sorride, guardaci con tenerezza, e asciuga, con la luce dei tuoi occhi, le lacrime di Daniela, tua amica ovunque, anche in Brasile, e lungo quella strada delle Valli di Comacchio, in quel tramonto, tinto di rosso sangue.


26 maggio 1996 – Festa nazionale di Macondo a Spin di Romano d’Ezzelino (Vi). Alle cinque del mattino mi sveglio con i passeri sotto il tetto. Il cielo è coperto. Le nuvole alte. L’acqua ci mette di più a scendere; forse resterà attaccata al soffitto del cielo della luna. A Spin di Romano tutto è pronto, come nel circo in cui si batte l’ultimo palo quando rullano i tamburi che annunciano la vertigine del trapezio.
Arriva il giudice Caponnetto con la sua scorta. Arrivano i relatori. I bambini si rincorrono dietro gli alberi e ad ogni passo ti fermi ad abbracciare l’amico, l’amica che non vedi da tempo, di cui sai tutto, ma non ricordi il nome.
E qui si apre il resoconto delle relazioni che non si possono riassumere fingendo di raccontarle. Troppi gli orecchi che hanno udito e gli occhi che hanno visto. Mi accingo dunque a trascrivere un’operazione ciclopica di cui rimarrà nei calendari la memoria: non appenderli dietro la porta.


Il giudice Caponnetto

Inizia il giudice Antonio Caponnetto, che si è battuto contro la mafia a Palermo, ed ora parlando nelle scuole d’Italia ai giovani studenti perché non si perda il ricordo di quanti hanno dato la vita per la giustizia, per la legalità, per un mondo di uomini liberi.
“Vivo una vecchiaia felice e gioiosa, perché vivo e parlo ai giovani per comunicare la speranza di cui il mondo degli uomini abbisogna. Non la speranza che si solidifica nelle cose, nel benessere, nel possesso, nella televisione, nel piacere; ma una speranza che si nutre di pace, di giustizia, di bene comune, di legalità; una speranza che si nutre di tolleranza e di rapporti personali disinteressati, liberi, trasparenti”.
L’aula è gremita; qualche fotografo scatta immagine luminose. Il servizio d’ordine indica gli ultimi spazi vuoti. Un bimbo piange.


Una promessa che è giuramento

“È la promessa che ho fatto all’amico Paolo Borsellino, a Giovanni Falcone; di predicare la speranza tra i giovani, che di frequente cadono nella delusione, nella disperazione, perché non c’è chi con loro comunica la speranza.
“Ogni giorno è un giorno nuovo; ed il futuro si nutre di solidarietà, che è sentirsi parte della comunità, che è ricerca del bene comune. Il ragazzo mangiato dalla televisione, l’adolescente sottratto al rapporto con la famiglia, estraneo alla scuola si sente fragile, incerto, sperduto davanti ad un futuro che non conosce; che noi adulti non gli abbiamo raccontato; presi anche noi dai nostri affanni e dalle nostre stanchezze”.


Riferimenti istituzionali

“La famiglia e la scuola debbono comunicare la speranza. La speranza è la virtù più difficile, perché è la strada su cui camminano gli uomini, una strada su cui tutti possono camminare. La speranza negata a qualcuno diventa un vicolo minacciato, insidiato dalla guerra, dalle bombe, dagli attentati.
“E la scuola ha il compito di educare i nostri figli alla legalità; poco si conosce la nostra Costituzione, poco si conoscono i valori della nostra Carta costituzionale. Ai valori, alla cittadinanza deve preparare la scuola; non solo alle nozioni, ma ai valori della convivenza e della tolleranza. Allora ogni giorno sarà un nuovo giorno.
“Gesù disse alla folla di sedersi sull’erba verde e di passarsi il pane ed i pesci. Il verde della speranza; una speranza che non sporca e non abbatte la natura in cui viviamo; ma rispetta le cose, l’acqua, il cielo, la terra perché cresca la vita degli uomini in serenità e pace”.


Si consolida la speranza

“Solo allora la speranza allargherà il nostro respiro, e i nostri giovani non conosceranno la paura della vita, e l’estrema solitudine del suicidio. Il bene vincerà sul male; quello che insidia la terra e quello che insidia la nostra sensibilità”.
Il giudice ha parlato con una voce tenue ed appassionata che commuove e scuote. Un vecchio forte della sua testimonianza, e del vigore che gli viene dai giovani che lui stesso rincuora ed appassiona. Si è alzato un battimani che non si è fermato al soffitto. Dicono i puri di cuore che Paolo e Giovanni (gli amici del Pool antimafia uccisi dalla mala) ne abbiano sentito la eco e si siano distratti un momento dalle loro ricerche, perché nel cielo mica stanno fermi gli spiriti; ed abbiano sorriso perché in fondo anche la Terra ha le sue luci.


Jorge Santiago dal Messico

Prende la parola Santiago accompagnato dal traduttore, che poi la folla ha risucchiato e di cui non ho potuto rinvenire il nome, non dico le tracce. Porta il suo saluto di gioia e di speranza dal Chiapas dal Messico. Terra al centro del mondo, dalla superficie corrugata e non pianeggiante come il Veneto. Terra ricca di risorse, ma in cui la povertà soffoca i popoli dei Maya, eredi di una terra che non possiedono, senza cibo, senza istruzione, senza i servizi necessari alla vita ed alla sua difesa. Per questo essi hanno cercato una soluzione. Per questo motivo anche lui, Santiago, nativo del Chiapas ha cercato una soluzione. E la soluzione al problema si trova nella presa di coscienza delle cause della miseria, che purtroppo vengono attribuite ai popoli dei Maya, alla loro pigrizia; mentre è determinata dalla iniqua distribuzione del reddito.


Volontà di cambiamento

Per questo da anni quei popoli – prosegue Santiago – chiedono la riforma agraria che significa lavoro, sicurezza, cibo, salute, un futuro di speranza. Ma il governo messicano non ha mai risposto ad alcuna richiesta. Ed è per questo che il popolo è insorto con un suo esercito, l’Esercito di Liberazione Zapatista, che non ha come scopo la sua affermazione militare, la presa del potere; il suo fine è il cambiamento totale della società, attraverso la solidarietà di tutto il popolo. Ora che il Governo vorrebbe dare quanto fino ad ora non ha mai voluto concedere (terra, lavoro, cibo, salute), il popolo del Chiapas attraverso la sua espressione militare chiede quanto può servire al futuro suo e del Messico, ed anche ai popoli del mondo: il cambiamento delle relazioni.
Un cambiamento radicale che coinvolga l’individuo, ed i rapporti sociali e politici.
Da questa posizione gli uomini del Chiapas sentono che non si può tornare indietro; ormai il cammino si è aperto ad una speranza politica, che coinvolga anche i rapporti di potere; tornare indietro sarebbe un tradimento di anni di lotta, e della speranza che ormai non appartiene solo ad essi, ma a tutti gli uomini del mondo.
Su questo futuro nuovo ci sentiamo solidali, conclude Santiago, sul cammino che il giudice Antonio Caponnetto ha intrapreso e percorso. Ora i bimbi si sono mescolati al coro ed alle chitarre sulla destra, e danzano mentre la gente, soffocata dal caldo, batte le mani.


Dall’Amazzonia, Edil

Ultimo prende la parola padre Edilberto Sena, che proviene dalle terre dell’Amazzonia, dalle acque del delfino. Invita i presenti ad alzarsi in piedi per dare aria e ristoro “as bundas” (le natiche). Ridono e battono le mani e si accorgono solo allora che se il cuore canta, il corpo vorrebbe uscire all’aria.
Mi proverò di ricordare quanto ha detto Edil. Se mi sfugge il discorso, spero mi rimangano le parole. Inizia accattivante: qualcuno gli ha detto che lavorare a Curuai è un’attività folle. Ma avendolo detto un politico questo gli fa piacere. Vuol dire che cammina sulla strada giusta, perché i politici lavorano spesso nella corruzione.
Ma perché lavorare in foresta? quale obiettivo realista si può raggiungere in un paese di miseria ormai endemica come alcune delle sue malattie e altre sue piaghe drammatiche?


Paese di contraddizioni

In un paese ricco come il Brasile, la miseria, che appare ad ogni angolo di strada, trova le sue ragioni nel processo di rapina; ma soprattutto nel processo di privazione della dignità che il bianco ha provocato nel negro e nell’indio. Il bianco è persona; gli altri sono bestia, stupidi, incapaci di reggere la loro vita, di costruire la loro storia.
Di qui nasce il significato di una vita dedita a riscoprire la coscienza mortificata negli abitanti di Curuai, di essere persona, di aver diritto alla vita, al lavoro, alla terra, alla salute, all’istruzione.
E questo va costruito attraverso un lavoro non certo astratto, che passa attraverso l’attività delle comunità di base che assieme a lui camminano sulla strada della speranza.
Attraverso la solidarietà dei lavoratori, attraverso l’attività di difesa dell’ambiente in Amazzonia, che significa da una parte la conservazione delle piante, delle acque, della terra, ma insieme, e soprattutto, la difesa di quanti abitano nella foresta. Edilberto infatti ha costituito una cooperativa per il trasporto dei prodotti agricoli su barca; inoltre il GDA, un organismo di difesa dell’Amazzonia, già prima che nascessero i movimenti ecologisti.


Si apre un cammino

Tutto questo – conferma Edilberto – nella sicurezza di camminare su di una strada che è quella giusta. Appunto la strada della speranza. Mi spiace di non ricordare i motti, la mimica, i sorrisi, i frequenti battimani; purtroppo all’ultimo è spesso riservato uno spazio modesto.
Ed ora lasciamo lo scroscio finale che chiude la testimonianza di Edil. Sulle porte laterali sbuca la testa di quanti era fermi sul corridoio. Salgono sul podio altri amici. Tra i presenti Arnaldo De Vidi che viene da San Paolo con qualche abitante in più e qualche spazio in meno.



Locandina delle feste territoriali

Vi scriverò delle feste multicolori di Siena, Taranto, Casalmaggiore, Modena, Piacenza, Carapirà-Spin; se qualcuno è stato obliato, forse perché non convenzionato alla SIAE, ed io che sono uomo conforme…
Quello delle feste è un periodo ricco di incontri su temi vari, che hanno attraversato la relazione familiare, quella religiosa, le culture altre, la musica e il teatro. Tutto questo ha significato l’impiego di uomini e risorse considerevoli, che certamente produrranno nel tempo il suo frutto; a meno che il caldo dell’estate non evapori tutto l’humus che si è incuneato nelle crepe della nostra sensibilità. Andiamo per ordine cronologico.

1 giugno 1996 – La festa in Taranto si organizza attorno ad Angelica Sansone ed ai suoi ragazzi. Le attività si sviluppano nel quartiere di Tamburi, dove la disoccupazione è alta, e dove la disgregazione sociale è visibile. Per questo una iniziativa di questo forma, lanciata in un quartiere come Tamburi, resta una sfida organizzativa ed un segnale di nuove relazioni.
Nel pomeriggio del sabato si apre il dibattito sul tema della speranza, ed al tavolo della conversazione siedono esponenti di associazioni locali, che espongono il loro programma educativo, o di resistenza alla delinquenza organizzata ed allo sfascio sociale e politico; o di una speranza che nasce dopo l’esperienza di morte nel tunnel della droga. E parlano Jorge Santiago, Anna, Edilberto, Giampaolo, Bongiovanni, Riccardo, una rappresentante del C.E.M.
Alla domenica continuano le attività. Le due sere sono rallegrate ed animate dalla musica, dal ritmo, dai canti e dalle parole di Maria Calvo; e dal ritmo del complesso Axè.
Indimenticabile l’ospitalità nella casa degli amici, che hanno aperto il loro spazio e dedicato il loro tempo per rendere facile l’attività di quei giorni, e tenere alto il tono degli amici del Nord anche dopo l’attività sulla piazza, nella chiesa, alla tavola rotonda.

9 giugno 1996 – A Salzano (Venezia) si celebra la festa della “Delizia”, organizzata da Renato Baldan, per un progetto di promozione umana in Brasile.

16 giugno 1996 – A Casalmaggiore (Cremona) festa organizzata dal gruppo Macondo e dalla parrocchia di Santo Stefano. Sul tema comune delle feste di questo anno che riguarda la speranza ha parlato Suor Charo, della Comunità di Capo d’Arco, sul recupero dalla prostituzione femminile, che interpretando l’episodio di Gesù e la Samaritana ha tracciato il difficile incontro con la donna che si nasconde dietro la prostituta: la sua aggressività e le sue paure.
Ha partecipato il dottor Giovanni Anversa, giornalista RAI, che ha invitato a riflettere sul ruolo della Televisione, funzione interpretativa della realtà e non sostituzione della stessa. E dunque servizio critico della realtà e non produzione effimera di surrogati.
Alla tavola rotonda hanno partecipato anche padre Edilberto Sena e Jorge Santiago accompagnato dalla moglie Anna. Questi hanno esposto il lungo lavoro di formazione che hanno fatto e continuano a sviluppare tra le comunità cui si sono dedicati negli anni.
Santiago in particolare con la sua attività nel DESMI tra gli Indios.
Edilberto ha ripreso il filo del discorso a partire dalla sua esperienza nel GDA con il gruppo di difesa dell’Amazzonia.

21 giugno 1996 – Siamo quasi alla fine. Ancora nella casa dei fratelli, a Spin di Romano, si consuma sotto la pioggia la festa del Carapirà, progetto di una casa di accoglienza in Belem, condotta per intanto dalla Nara. Partecipano alla fase organizzativa della festa Gren Pease, Carapirà, Brigate internazionali della Pace. Battono il ritmo e la danza Le Vomgole.
Il flusso dei giovani nel parco e sotto il grande porticato è imponente. Non si cammina nello spazio che la pioggia circoscrive. Si parla di seicento, mille, mille cinquecento. Gli occhi della notte sono senza la quarta dimensione. Ma è certo che erano tanti i giovani sotto il porticato.
In un momento sono finite le vivande, poi moltiplicate assieme alle bevande ed alla musica. Un segnale del bisogno nei giovani attorno all’amicizia, alla musica ed ai valori della solidarietà, nonostante la pioggia, che a suo modo batte il ritmo del tempo e della danza. Edil passando tra i tavoli diceva con ironia a Beppe che qui c’erano più giovani che alla festa nazionale. Carapirà scende sulla terra e raccoglie nel suo becco le briciole della cena e vola nell’aria fino al rosso dell’alba che s’accende per quanti hanno resistito fino alle quattro della notte, a cantare ed a riordinare quanto carapirà non s’è portato via nel volo.

22 giugno 1996 – Al termine dell’autostrada, a Fiorenzuola (Pc), incontriamo Andrea Antelmi che ci conduce ad una villa dove si prepara l’incontro sotto un cielo minaccioso di pioggia. Ed infatti la pioggia ci confina dentro i vani interni della villa accogliente. Ma prima Santiago ed Edilberto conversano con gli amici accolti davanti alla villa. Se il progresso non fa per noi, quello che rimane è il cambiamento; ma questo riguarda tutti!
Giuseppe Tirelli scongiura il tempo; trattiene con un grande telo di speranza la pioggia che poi cadrà brulicante sulle piante e sui volti urbani. La serata si scioglie in lunghe conversazioni su incontri e progetti; mentre intanto si insinua la musica a disperdere le parole e rallegrare i ricordi di speranza.

23 giugno 1996 – Al quartiere Villaggio Giardino di Modena si conclude il ciclo delle feste. Il dibattito si consuma dentro una sala che accoglie i cento presenti (la carica dei cento, i cento giorni di Napoleone, cento è ormai un luogo letterario). Sono venuti anche amici da Taranto a celebrare la festa. Se ricordate li abbiamo incontrati all’inizio del mese di giugno.
Accanto agli amici ospiti siede anche un noto giornalista del Corriere della Sera: Maurizio Chierici. Interessante risentire le sue parole cariche di informazioni. Io voglio ricordare, forse per chiudere, una sua frase: i problemi che toccano le popolazioni del Chiapas, e dell’Amazzonia riguardano anche noi. E questo non per affermare che viviamo una condizione drammatica come la loro; ma le radici della nostra crisi sono simili e dunque le soluzioni sono comuni nella solidarietà.
Ringraziamo quanti hanno tenuto sereno e limpido il cielo nelle feste. Qualche festa (poche) è riuscita bagnata. Forse c’è stata poca attenzione e controllo; comunque rientra nelle percentuali. E per finire: che la festa cominci!