Le rivendicazioni degli indigeni Maya oggi
Intervista a Demetrio Cojti, indigeno Maya
Quando gli spagnoli sbarcarono alla fine del XV secolo nel continente America, la civiltà Maya, che aveva raggiunto l’apogeo intorno al VII e all’VIII secolo abitava quello che è oggi il sud del Messico. All’arrivo dei conquistadores secondo alcune stime l’insieme delle popolazioni indigene, Incas, Azteche e Maya, raggiungeva i novanta milioni, soltanto un secolo dopo ne rimanevano circa tre milioni e mezzo… sterminate dalla furia barbara dei conquistadores e dalle malattie contratte nel contatto con i bianchi.
Oggi i discendenti dei Maya sono circa sei milioni, suddivisi in trenta nazioni e nelle quali si parlano altrettanti idiomi diversi. Di questi sei milioni, uno risiede nello stato del Messico, mentre altri 4 milioni e mezzo risiedono nello stato del Guatemala. Le previsioni lasciano prevedere che entro l’anno 2000 raggiungeranno il numero di dieci milioni.
Il Guatemala con i suoi otto milioni e quarantaquattromila mila abitanti è lo stato più popolato dell’America centrale ed anche quello con il più alto prodotto interno lordo pro capite grazie alle sue numerose e importanti risorse naturali come, il caffè, le banane, il cotone, lo zucchero, la carne, e soprattutto il petrolio.
Pur costituendo la maggioranza della popolazione, i popoli indigeni sono dominati dalla minoranza ladina che impone loro il proprio modello culturale e che monopolizza lo Stato attraverso quello che Demetrio Cojti, membro del Consejo Organizaciones Maya Guatemaltecos e fondatore del Centro di documentazione e informazione Maya (CEDIM), definisce “colonialismo interno”. Attivo collaboratore del premio Nobel Rigoberta Menchù, Demetrio ha svolto una serie di incontri in Italia su invito del Coordinamento Italiano di Solidarietà con i Popoli Indigeni, che raggruppa varie organizzazioni impegnate nella solidarietà con la causa indigena, tra cui la Lega per il Diritto e la Liberazione dei Popoli, la fondazione Lelio Basso, Macondo, l’UNICEF ed altre ancora. In tale occasione lo abbiamo incontrato per un’intervista.
Quali sono le origini delle popolazioni Maya?
“Circa 5000 anni prima della nascita di Cristo, contemporaneamente allo sviluppo della civiltà egiziana e di quella cinese, si andava formando la civiltà Maya, quindi approssimativamente quando nasce Cristo circa venti dei gruppi etnici attuali, già esistevano. Allo stesso modo, intorno al 1492, data in cui Cristoforo Colombo scopre l’America, praticamente tutte le nazioni Maya si erano già formate”.
Cosa si intende oggi per popolo Maya?
“Con il concetto di gruppo etnico o di popolo Maya noi intendiamo una nazione organizzata in modo autonomo che ha la propria storia, la propria cultura, la propria lingua, il proprio territorio differenziati. Attualmente esistono trenta popolazioni, comunità o nazioni Maya, che vivono divise negli stati del Belize, del Guatemala, dell’Honduras, de El Salvador e del Messico, e quindi con delle divisioni statali moderne che non coincidono con le divisioni interne delle popolazioni rispetto alla lingua e alla cultura. Per esempio vi sono delle comunità suddivise tra il Belize e il Guatemala e altre ancora tra il Messico e Il Guatemala. Qualunque statista di uno di questi paesi deve rendersi conto che questa separazione artificiale creerà vari problemi quando le comunità esigeranno la loro riunificazione e la loro autonomia politica, per esempio”.
Com’è la situazione dei gruppi etnici del Guatemala?
“Lo stato ladino si è macchiato nel corso della sua storia di crimini irreparabili contro la popolazione, secondo Amnesty International negli ultimi quindici anni in Guatemala si è verificato un assassinio politico ogni cinque ore. Allo stesso modo esiste nel paese una situazione di ingiustizia strutturale che determina la povertà di gran parte della popolazione, i dati relativi alla mortalità infantile sono sconcertanti, di ogni 100 bambini che nascono nel paese soltanto 35 arriveranno a compiere 15 anni. Chiaramente gli effetti peggiori di tale situazione colpiscono la maggioranza indigena. Tutti i servizi pubblici, l’istruzione, la sanità, la casa, la sicurezza sociale, tutti questi servizi pubblici non arrivano alle popolazioni Maya”.
In tale situazione quali sono i rapporti con i settori emarginati non indigeni della popolazione?
“Sia lo stato guatemalteco che le classi dirigenti accettano l’idea che si distribuiscano aiuti di tipo sociale ma non accettano l’ipotesi di cambiamenti strutturali capaci di rimuovere le cause di tale situazione. Va osservato che in America Latina la condizione di emarginazione è vissuta anche da ampi strati meticci, pertanto da tale punto di vista è possibile parlare di una alleanza tra i gruppi indigeni per superare le forme comuni di emarginazione sociale. Attualmente noi speriamo che tale unione avvenga, che si crei una vera alleanza tra meticci e indigeni in forma differente da come già avvenuto; negli anni passati, infatti, si è avuta una strumentalizzazione delle popolazioni indigene all’interno delle lotte sociali, da parte dei settori di sinistra, la dirigenza dei movimenti era affidata a questi ultimi che sapevano già ciò che era bene per gli indigeni ai quali non lasciavano altro spazio che l’obbedienza. Anche all’interno della sinistra, quindi, si è avuta una relazione di colonizzazione tra i meticci e indigeni”.
Come si comportano i partiti politici?
“Per quel che riguarda l’aspetto politico è altrettanto chiara la discriminazione che soffre la popolazione indigena. Nonostante costituiamo la maggioranza della popolazione non esistono dirigenti indigeni all’interno dei partiti, cosi come nei loro programmi non viene minimamente fatto riferimento alla questione indigena. Non vi sono indigeni nelle classi dirigenti negli apparati dello stato. All’interno della guerra che oppone in Guatemala la URNG, guerriglia di ispirazione marxista, e l’esercito è difficilissimo per noi trovare spazi e nelle nostre rivendicazioni come comunità indigena veniamo attaccati dai due lati. L’esercito, da un lato, ci accusa di essere marxisti, e la guerriglia, dall’altro di essere reazionari e borghesi.
“Tutto ciò ha di fatto origini molto antiche. Già nel 1824 quando il Guatemala conquistò l’indipendenza i padri della nazione hanno sempre lottato contro una società multiculturale ed hanno sempre promosso uno stato omogeneo dal punto di vista razziale, culturale, linguistico”.
Quali sono i vostri obiettivi?
“Il nostro obiettivo principale è l’uguaglianza tra i due gruppi, il gruppo dei meticci e quello dei Maya, in una relazione che, al contrario, è ancora di dominazione dei meticci sulle popolazione indigene, è questo che noi chiediamo l’uguaglianza”.