Riforma agraria: è la volta buona?

di Ortu Maurizio

“Maledetti tutti i recinti,
che impediscono agli uomini
e alle donne di vivere e amare”.
[Dom Pedro Casaldáliga,
vescovo di S. Felix de Araguaia]

Numeri e sangue

Brasile, 1964-1994: oltre 2000 morti assassinati tra contadini, sindacalisti, religiosi, avvocati e agenti di pastorale impegnati a sostenere le rivendicazioni e le lotte contro i latifondisti, il lavoro schiavo e per la riforma agraria.
Corumbiara (Rondonia), 8 agosto 1995: la polizia effettua un’operazione antiguerriglia per espellere circa 500 famiglie di Sem Terra (Senza Terra) che avevano occupato una “fazenda” improduttiva, rivendicando il diritto ad un pezzo di terra per sopravvivere. Risultato dell’operazione: 12 morti (tra cui due poliziotti e una bambini di sette anni), una decina di lavoratori scomparsi, 55 feriti e 350 lavoratori arrestati (molti dei quali torturati). Oltre al numero delle vittime un fatto richiama l’attenzione: la maggior parte dei lavoratori è stata colpita alla schiena e alcuni giustiziati con colpi alla nuca (dati forniti dalla polizia federale e dalla Commissione parlamentare per i diritti umani).
Paranà, 4 novembre 1995: la polizia espelle i Sem Terra da una “fazenda” improduttiva nello Stato del Paranà. I feriti sono 21 (tra cui cinque poliziotti); i Sem Terra sono quasi tutti feriti da pallottole alle gambe e alcuni all’addome.

Sono questi alcuni numeri che rivelano come il problema della concentrazione della proprietà in area rurale e di una urgente riforma agraria sia esplosivo. Ai dati sopracitati si può aggiungere che esistono oggi in Brasile circa quattro milioni di famiglie Senza Terra e che il 46% delle terre coltivabili è in mano all’1% dei proprietari. È per questo che la riforma agraria è stata al centro della campagna elettorale di tutti i candidati a presidente della repubblica, fossero essi di sinistra o di destra, da Lula a Eneas, passando per Fernando Henrique Cardoso, l’attuale presidente.
Eppure, nonostante da decenni la democratizzazione della terra sia riconosciuta, non come uno dei problemi ma il problema, poco o niente si è fatto per risolverlo. Anzi, una delle cause del golpe militare del 1964 fu esattamente la proposta di riforma agraria presentata dall’allora presidente della repubblica, Goulart. Oggi questo tema è ridiventato una questione nazionale e prioritaria e Fernando Henrique Cardoso fa proclami quotidiani in questo senso. Non solo, sotto la spinta delle pressioni dell’opinione pubblica ha anche sostituito il presidente dell’INCRA (Istituto Nazionale di Colonizzazione e Riforma Agraria) mettendo al posto di un conosciuto latifondista una persona storicamente sensibile al problema della riforma agraria e, in passato, alleata del Movimento dei Sem Terra (M.S.T.).

Il miracolo, finalmente?

È successo quindi un miracolo e finalmente la Riforma Agraria diventerà una realtà?
Né l’uno, né l’altro. Non c’è stato nessun miracolo, ma una lotta dura, che e costata e ancora costerà (purtroppo) molti sacrifici e molte vite. Una lotta dura, sostenuta da migliaia di famiglie di Sem Terra, organizzate nel M.S.T., che hanno sostenuto durissimi sacrifici e violenze di ogni tipo da parte dei latifondisti (con le loro milizie armate) e delle forze dell’ordine (il massacro di Corumbiara e i feriti del Paranà sono solo gli ultimi di una lunghissima lista), resistendo in accampamenti di cartone e plastica sui bordi delle strade, facendo la fame, occupando ripetutamente aree improduttive e resistendo a tutti i tentativi di zittirli. Non vogliamo dimenticare le istituzioni (nazionali e internazionali), sindacati, ecc. che li hanno appoggiati in questi anni, ma gli eroi di questa resistenza sono loro, i Sem Terra, uomini, donne e bambini, che non hanno voluto rinunciare alla loro speranza di vivere decentemente.

Non si può dimenticare

Quanto alla possibilità che finalmente la Riforma Agraria diventi una realtà, almeno in tempi brevi, non ci si può illudere più di tanto. Se oggi se ne parla, se il governo sta finalmente prendendo provvedimenti, non è per via della sua sensibilità. Hanno influito molto la lotta dei lavoratori e la ripercussione a livello internazionale del massacro di Corumbiara, che è stato un fatto tanto atroce che il governo si è dovuto muovere.
Il precedente presidente dell’INCRA non stava lì per caso ma era stato nominato da Fernando Henrique Cardoso come pure l’attuale ministro dell’agricoltura, che è un banchiere e uno dei maggiori latifondisti.
Oltre a questo, non ci si può dimenticare che questo governo ha da poco condonato ai grandi produttori debiti verso lo Stato per circa sei miliardi di R$ (1 R$ equivale a circa 1750 lire), pur di ottenere i voti necessari in parlamento per approvare le sue proposte di emendamenti alla Costituzione. Infine, se anche volessimo concedere il beneficio del dubbio al presidente della repubblica, come persona, non ci si può scordare che è stato eletto e governa con l’appoggio delle forze che hanno sempre governato questo paese e che hanno sempre garantito appoggio e impunità ai latifondisti nell’espulsione dei piccoli produttori, spesso con la violenza (mi pare valga la pena ricordare che su 2000 assassini, poco più di 50 sono arrivati in tribunale).

Uscire dall’isolamento

Bene fanno i Sem Terra, in questa situazione, a non fidarsi ciecamente delle promesse del governo, che in cambio chiede che venga concessa una tregua e vengano sospese le occupazioni, perché illegali e violano la “proprietà privata”. Il governo vuole che tutto si svolga dentro la “legalità” e senza pressioni, facendo finta di dimenticare che oltre l’80% degli insediamenti fatti negli ultimi quindici anni, è frutto di occupazioni.
Così come, se si faranno i cambiamenti nella Costituzione e nelle leggi per snellire la Riforma Agraria, ancora una volta sarà frutto della grande mobilitazione dei lavoratori Sem Terra e della loro capacità di costruire alleanze con gli altri settori della società civile, riuscendo a uscire dall’isolamento in cui il governo li aveva relegati, tacciandoli come delinquenti e fuorilegge violenti.
Finalmente la Riforma Agraria sta uscendo dall’essere considerata una questione di ordine pubblico, per diventare una questione politica, sociale ed economica. Finalmente sempre più la società si rende conto che non è sufficiente distribuire alimenti ai morti di fame nelle grandi città, fare progetti per togliere i bambini dalle strade (cose peraltro necessarie), se non si interviene a monte e non si cerca di bloccare l’esodo dalle campagne verso le città, se non si danno condizioni per produrre a chi vuole chiede di poter avere il pezzo di terra…

Cammino lungo e difficile

La lotta per la Riforma Agraria sarà ancora lunga, dura e costerà ancora delle vite (non ci si può illudere) e quanto si sta conquistando adesso è solo un primo passo a cui dovranno seguirne molti altri. Il cammino non sarà per niente facile e il prezzo che i lavoratori dovranno pagare dipenderà molto dalla capacità di mobilitazione della società civile brasiliana, ma anche dal livello di mobilitazione della società internazionale.
È bene che ci si ricordi, anche in Italia, che esistono i meninos de rua, ma che anche loro sono frutto dell’esodo rurale e che parte della soluzione di questo problema sta in una più equa distribuzione della terra.