Dall’umiliazione all’autostima personale

di Medeiros Salvino

Molti di noi hanno conosciuto a maggio di quest’anno l’avvocato Salvino Medeiros, invitato in Italia da Macondo; egli esercita la sua attività professionale a Rio de Janeiro all’interno della Cooperativa socio economica CCAP e coordina il progetto di difesa dei diritti umani a Manaus, nella regione dell’Amazzonia.
Abbiamo ritenuto opportuno offrire ai lettori il progetto del CCAP cui collabora Salvino perché propone insieme un obiettivo economico e culturale; e dunque l’autonomia economica e l’autostima individuale e sociale, che si traduce nella coscienza del diritto, che ha come fonte la dignità della persona e non il privilegio dei politici.

Introduzione

Il CCAP (Centro di Cooperazione e Attività Popolari delle favele di Largatixa, Manguinhos, Pedreira e Osvaldo Cruz nella città di Rio de Janeiro) ha come strategia il rafforzamento di strutture di base, autosufficienti ed autogestite nei settori economico, formativo e culturale delle favele di Rio de Janeiro.
Secondo questa strategia, vengono sviluppati programmi strutturati con équipes autonome (gestione propria) e la novità principale consiste nel lavoro di interazione e di integrazione con la popolazione, per cui ne è preservata la diversità popolare originaria. In questo senso l’azione tecnica ed educativa (formazione multidisciplinare) che accompagna la programmazione-azione-verifica, cerca di diffondere concetti anticorporativi, valorizza la cultura, il sapere popolare e l’autostima, e parte dalla comprensione dei motivi reali che generano la fame, le disuguaglianze e la discriminazione sociale e razziale sulle persone povere e negre residenti nelle favele di Rio de Janeiro.
La riflessione sul processo storico di formazione delle favele di Rio de Janeiro: l’origine, la razza, la cultura e la speranza di ottenere migliori condizioni di vita nel processo migratorio; la realtà brasiliana degli ultimi trent’anni (nove monete, l’ultima è il Real con valore 1=1800 lire, la concentrazione della ricchezza, ecc.); le relazioni sociali esistenti dentro le stesse comunità; e da ultimo la inefficienza-assenza dello Stato (giudiziario, esecutivo, legislativo) tutto questo pone a noi del CCAP la sfida di fortificare e difendere i valori della solidarietà e fraternità, di riscattare la dignità di vivere in condizioni umane, di valorizzare il sapere popolare e di costruire i valori della cittadinanza.

Calcoliamo che soltanto con strutture permanenti autogestite, articolate nei diversi settori delle attività (economica, urbana e agricola, giuridica, culturale, educativa e sociale) e dunque con un moltiplicatore potenziale potremo contribuire al sorgere di nuove relazioni tra gli individui, la società civile e le istituzioni dello stato.

Presentazione

Il CCAP è un’associazione civile, senza fini di lucro, registrato all’ufficio notarile delle persone giuridiche nel febbraio del 1986, con sede situata nella favela di Manguinhos; le sue finalità secondo lo statuto sono:
– stimolare lo sviluppo socio-economico-culturale di popolazioni a basso reddito, partendo da iniziative autogestite;
– creare, promuovere e stimolare nuove forme di rapporto tra piccoli produttori agricoli e consumatori impoveriti (a basso reddito);
– realizzare, incentivare e appoggiare ricerche, seminari, corsi, ed insieme pubblicazioni sulle alternative popolari che sviluppano forme di mantenimento autonomo tra le popolazioni emarginate;
– creare, strutturare e mantenere programmi specifici nelle aree di sviluppo sociale, economico e culturale.
Il CCAP possiede una struttura organizzativa, formata dal Consiglio di Amministrazione (composto dai rappresentanti dei programmi con il maggior potere di decisione), dalla Direzione Esecutiva (formata da dirigenti popolari). L’attività dei dirigenti popolari e dei consiglieri in questi organismi è totalmente volontaria.

Digressione sulle favele

Per meglio comprendere chi sono e come vivono le persone nelle favele è necessario conoscere il processo di colonizzazione, la situazione fondiaria, e il modello di sviluppo industriale.
Intorno al 1900 sorsero le prime favele in Rio de Janeiro. Il primo grande flusso migratorio composto prevalentemente di negri si ha negli anni 1950 con l’inizio del processo di industrializzazione. Il secondo flusso fu degli anni ’70 durante il regime militare, ed era composto da lavoratori rurali della regione semiarida del Nord-Est di origine india, negra, portoghese e olandese.
I dati dell’Istituto di Pianificazione del Municipio di Rio dicono che nel periodo 1950-80 nella città la popolazione sia aumentata del doppio, e nelle favele tre volte. Nella città di Rio ci sono 545 favele con ben 1.056.706 abitanti.
Nel 1980 comincia una lunga crisi economica con un tasso di inflazione elevatissimo. Alle difficoltà che crea tale situazione si aggiunge un tasso di analfabetismo altissimo tra la popolazione adulta, che rende difficile l’inserimento di questa manodopera in altre attività economiche che non siano l’edilizia. In favela la popolazione attiva guadagna in media 100 reais al mese (la moneta brasiliana vale oggi circa 1800 lire).
Le case di favela sono costruite generalmente con materiali di poco valore o in muratura, ma senza essere rifinite; sono servite da una rete di acqua potabile carente, da fognature a cielo aperto, occupate da discariche di immondizie che rendono gli abitanti vulnerabili a malattie infettive.
La lunga crisi economica, l’esplosione demografica delle favele, il deterioramento dei valori etici e morali, l’inefficienza del potere pubblico nei servizi di base (salute, educazione) la perdita di identità culturale ed il rifiuto quasi totale dei diritti e doveri costituzionali hanno portato alla disaggregazione della famiglia.
Forzati da questo quadro sociale e dalla necessità molti giovani giungono al mercato del lavoro formale ed informale, alla prostituzione, al traffico della droga, al furto. Come non bastasse, gli abitanti della favela sono in misura crescente oppressi dal potere dei narcotrafficanti (in maggioranza adolescenti), che detengono il potere assoluto, imponendolo con la forza delle armi.
Ad aggravare questa situazione contribuisce l’apparato di polizia, quando agendo senza controllo, d’accordo con i gruppi di sterminio o addirittura con gruppi di narcotrafficanti, invadono le favele causando morti e feriti gravi a causa dell’armamento utilizzato costituito di armi da guerra. Questa situazione è ampiamente divulgata dai mass media, ma senza la ricerca di soluzioni sociali e civili provoca nel tessuto sociale e civile ulteriore violenza.

Storia del CCAP

Le Associazioni Beneficenti delle favele di Largatixa, di Manguinhos, di Pedreira e di Osvaldo Cruz, fondate nel 1983, su iniziativa dei padri della chiesa cattolica, avevano la finalità statutaria di sviluppare attività nei settori dell’educazione, sanità, alimentazione e lavoro.
Dopo una verifica realizzata nel 1985, i dirigenti popolari delle ASBENs (trasporti) iniziarono la sperimentazione di un sistema di commercializzazione alternativa articolato con i piccoli coltivatori . Questa esperienza fu sviluppata senza capitale di giro e funzionava tramite le fiere Comunitarie (si facevano acquisti dai coltivatori di ortaggi e dai piccoli produttori di Friburgo e nel mercato all’ingrosso di Rio de Janeiro) e gli Acquisti Collettivi di alimenti base. Le ASBENs divulgavano (in favela) durante la settimana la lista con i prodotti e i prezzi; alcuni volontari raccoglievano le richieste delle famiglie, il valore complessivo degli acquisti, mettevano assieme le richieste delle quattro comunità, e realizzavano le compere che poi distribuivano al sabato nelle famiglie.
In seguito con l’esperienza, si constatò la necessità della formazione di un’organizzazione in grado di realizzare i servizi di elaborazione e di realizzazione del progetto di commercializzazione alternativa degli alimenti di prima necessità. Si ottenne intanto un primo obiettivo: ridurre la scarsità di cibo, approfondire il rapporto con i piccoli proprietari agricoli organizzati e sperimentare nuove forme di commercializzazione; sotto l’aspetto formativo, si propose un lavoro di riflessione sulla società di consumo nel terzo mondo, del valore nutritivo degli alimenti, e del riscatto e della diffusione della conoscenza popolare sull’utilizzo delle piante e delle erbe medicinali. Così nacque il CCAP (Centro di Commercializzazione e di Approvvigionamento popolare di Rio de Janeiro) nel 1986.
Ad ogni verifica realizzata, i dirigenti popolari del CCAP e i coordinatori del sistema di commercializzazione alternativa presero delle decisioni che permisero di mettere assieme l’auto sufficienza economica e l’autogestione dell’attività. E incentivarono nuovi programmi nelle aree di formazione di reddito, culturali ed educativi nelle quattro favele sopra descritte. Nel secondo incontro generale del CCAP, realizzato nel settembre del 1993, fu approvata la nuova denominazione del CCAP, diventando Centro di Cooperazione e Attività Popolari, e fu modificato lo statuto per attendere alla realtà dei programmi sviluppati.

Programmi sviluppati dal CCAP

Area Economica: va sottolineato che i programmi economici perseguono l’obiettivo dell’autogestione e dell’autosufficienza finanziaria basandosi sul lavoro di persone residenti in favela; dimostrando così la possibilità della cooperazione popolare, raggiungendo mete che si sviluppano dall’intraprendenza e dall’elaborazione tecnica di questa gente:
1. sistema di commercializzazione alternativa: la direzione è composta di un collegio do otto persone, quattro del settore vendite (una per ogni comunità) più i coordinatori delle attività complementari: compere, amministrazione, rifornimento ai mercati. È attivo dal 1986. Fornisce 200 prodotti-base, genera lavoro per 25 persone (13 donne, 12 uomini), realizza circa 6000 vendite al mese con uno sconto che arriva al 14% rispetto agli stessi prodotti del mercato al dettaglio. Funziona inoltre come regolatore di prezzo nel mercato interno della comunità. Per l’esperienza maturata nel passato commerciando fagioli con piccoli produttori del Paranà, quest’anno il CCAP con l’appoggio della CEE e della CESVI sta costituendo il Programma di commercializzazione diretta e solidale. Lo scopo è di coinvolgere in tre anni 60 comunità per un numero approssimativo di 18.000 famiglie, partendo da una cesta base di 12 prodotti che per quanto possibile si acquisiranno da piccoli produttori, accrescendo così allo stesso tempo la relazione tra organizzazioni della città e della campagna;
2. la trasparenza e la semplicità dell’organizzazione permetterà a tutti i membri dei gruppi coinvolti di intendere, accompagnare e controllare l’operazione;
3. ASBEN trasporti: fu creata con lo scopo di diminuire i costi di trasporto del sistema di commercializzazione. Attualmente usa due camion ed un furgone che generano salario-reddito per undici persone. Con una parte del lucro si è costituito un fondo che copre l’usura dei mezzi di trasporto ed un secondo con cui si sostengono le attività educative e culturali.

Area delle donne:
1. officina di produzione e di abilitazione: da poco è stata attivata una sartoria popolare nel morro (collina, quartiere) di Lagartixa con otto macchine da cucire di tipo industriale, che danno lavoro reddito a dieci donne. Anche per questa attività la concezione di fondo è quella dell’autogestione ed autonomia economica;
2. attività di formazione: sta inoltre riprendendo un corso di taglio e cucito e di arti manuali (CRIARTE), ed un corso di ginnastica femminile con la partecipazione di almeno 15 donne. Comune alle varie attività è la sollecitazione a conoscere il proprio corpo ed alla riflessione sul significato della donna nella società.

Area educativa:
1. Centro di educazione Tia Zilda: fu fondato nell’agosto del 1993 con lo scopo di preparare i bambini sotto i sei anni alla scuola pubblica. La tecnica di insegnamento prevede il coinvolgimento dei genitori nel processo educativo. Attualmente ci sono 43 bambini da 3 a 6 anni, divisi in due gruppi; la meta è di raggiungere otto gruppi con una media di 20 bambini per gruppo. Stiamo già lavorando per formare almeno quattro gruppi entro il 1995. Nel contesto di solidarietà che anima il CCAP, il sistema di commercializzazione fornisce regolarmente alimenti per la merenda dei bambini.

2. programma di educazione popolare afrobrasiliana: è stato realizzato in forma sperimentale con bambini e adolescenti, facendo corsi, visite, attività di elaborazione collettiva, ricreative e sportive.

Area bambini e adolescenti: per conoscere a fondo la realtà dei bambini e adolescenti poveri delle favele, il CCAP sta cercando collaboratori per dar vita al programma “Caminhando com Crianìça”. Il programma per mezzo di un’educazione informale, multidisciplinare e interattiva, vorrebbe risvegliare l’interesse dei bambini alla vita sociale, valorizzando la conoscenza scolastica, educando al lavoro e praticando i principi di solidarietà e fraternità.

Area culturale: il lavoro di valorizzazione dell’arte e della cultura che il CCAP ha sviluppato nelle favele, ha dato come primo risultato di stimolare nei partecipanti la volontà di costruire una coscienza di cittadinanza, a partire dal recupero e dalla diffusione di quella storia, sempre tenuta nascosta, relativa alla resistenza del popolo brasiliano.
In questo modo è iniziato un processo di riflessione, che ha contribuito alla scoperta dei motivi reali che generano la disuguaglianza e l’ingiustizia sociale. Inoltre il riconoscimento pubblico delle attività presentate aumenta nei partecipanti l’autostima.
1. Teatro di favela: questa attività ha lo scopo di risvegliare nei partecipanti l’interesse sui temi relativi alla vita sociale ed alle culture regionali. Spaziando poi nelle varie attività dell’arte teatrale (produzione del testo, regia, illuminazione, scenografia…) può diventare una iniziazione professionale alternativa. Si sta ora pensando ad una riorganizzazione del teatro nel morro di Pedrera e nella favela di Manguinhos per renderlo stabile;
2. gruppo culturale afrobrasiliano Dudu Obà: l’obiettivo di questa attività è di produrre il recupero, la valorizzazione e la diffusione della storia e delle radici culturali del popolo negro, lavorando principalmente con bambini ed adolescenti. L’inizio si ebbe nel novembre del 1991 con la Prima Settimana Zumbi, e la seconda nel 1992. Nel maggio del 1993 fu fondato il gruppo culturale Dudù Obà con bambini e adolescenti da quattro a sedici anni: è composto di un corpo di danza (ventotto bambine), uno di canto (tre adolescenti), una banda di percussione (quindici bambini). Sono privilegiati gli spettacoli in favela, in movimenti e scuole popolari con la prospettiva di stimolare nuove esperienze. Nel novembre di questo anno è programmata la quarta settimana Zumbi in Manguinhos, in concomitanza alla giornata nazionale della Coscienza Negra; il tema della manifestazione è: “Dal Quilombo alla Favela”. Tra le varie attività previste sarà realizzato un festival di musica afrobrasiliana;
3. video-cultura: questa attività funziona dal 1990. Attualmente stiamo realizzando un corso di montaggio e produzione assieme ad un film sulla comunità di Manguinhos, col la collaborazione del NECC (Nucleo di Educazione e Comunicazione Comunitaria della facoltà Helio Alonso). Con i pochi mezzi a disposizione riusciamo a proiettare film alternativi e commerciali nelle favele; con mezzi ricevuti a prestito abbiamo prodotto tre film: sulla commercializzazione diretta solidale, sulla settimana Zumbi, sulla storia di Manguinhos.

La stesura del progetto è stata curata con la collaborazione di Leonidio e
tradotta da Fabio Tomio che ha lavorato un anno all’interno del progetto della CCAP;
redatta da Gaetano Farinelli.