Il massimo possibile per una minoranza, il minimo possibile per la maggioranza
Cari Amici,
conservo nel cuore la gioia degli incontri che una più prolungata permanenza in Italia mi ha permesso di avere con voi. Per questo rinnovo il mio ringraziamento, insieme al grazie intenso e cordiale per la vostra grande solidarietà con il mio impegno missionario. Il Signore vi ricompensi e realizzi tutti i vostri desideri.
Desidero inviarvi alcune mie notizie.
Continuo a risiedere in São Luis, ove lavoro prevalentemente in CEDOC, di cui vi ho parlato altre volte e che alcuni di voi ci hanno aiutato a far sorgere: è un centro a servizio della coscientizzazione e formazione sociale e politica dei movimenti di base e delle comunità cristiane delle diocesi di questa regione.
Allo stesso tempo, collaborerò nella redazione della nostra rivista missionaria Sem Fronteiras e continuerò nel servizio di animazione missionaria attraverso il Consiglio Missionario Nazionale. Sono impegni abbastanza vasti che mi richiederanno una programmazione abbastanza rigida e frequenti spostamenti. Chiedo l’aiuto della vostra preghiera perché li possa portare avanti in modo soddisfacente e con costante riferimento alla realtà concreta della gente, soprattutto dei più poveri.
Mi dà fiducia e serenità pensare che questi lavori saranno portati avanti in équipe, insieme con buoni amici, sacerdoti religiosi e laici.
Tornando in Brasile alla fine di agosto, sono subito rimasto impressionato da un’onda travolgente di violenza: la strage degli indios Yanomami ai confini del Venezuela, i frequenti stermini dei meninos de rua, il massacro di civili indifesi da parte della polizia in una favela di Rio de Janeiro…
In questi ultimi tempi sta venendo a galla una situazione gravissima di corruzione pubblica. È una super-tangentopoli!
Appare evidente che non si tratta di un bubbone scoppiato in un organismo sano, ma di un cancro diffuso. Anche qui si parla di operazione mani pulite e c’è addirittura chi cerca in Italia idee e suggerimenti per far fronte ad un problema così difficile, ampio e complesso.
Ma dietro tutte queste cose emerge il problema più grave che è la miseria crescente della gente. Su questo aspetto desidero soffermarmi più a lungo.
La fame alimenta la violenza
Amnesty International ha lanciato in questi giorni su tutte le emittenti televisive un breve spot in cui appare un ragazzo che osserva a lungo un piatto vuoto, attende il cibo, ma il cibo non arriva. Allora si alza, appende un coltello alla cintura ed esce di scena. Subito appare sul video una frase: «La fame alimenta la violenza».
La fame affligge oggi oltre 32 milioni di brasiliani, soprattutto del Nordest e nei cinturoni di miseria delle grandi città. La disperazione della miseria spinge sempre più a saccheggiare supermercati, a sequestri, ad assalti sempre più frequenti…
Di fronte alla drammaticità della situazione alcuni propongono la pena di morte, altri il controllo delle nascite e la sterilizzazione di massa (che, d’altra parte, in grande misura, è già stata fatta), altri l’organizzazione della violenza della polizia contro la miseria, o l’apartheid sociale consacrata dalla politica economica…
Ma, grazie a Dio, stanno nascendo altre risposte che partono dalla constatazione che la fame non si spiega con la mancanza di alimenti. Il Brasile ha prodotto negli ultimi sette anni una media di 59 milioni di tonnellate di cereali (riso, fagioli, grano, miglio, soia). La disponibilità interna di tali prodotti e degli altri alimenti è superiore alle necessità della gente. Il problema quindi risiede nella distanza tra il potere d’acquisto di gran parte della popolazione e il costo degli alimenti in questo paese che è l’ottava potenza capitalistica del mondo (con un prodotto interno lordo di 450 miliardi di dollari), ma con la maggiore concentrazione di ricchezza del mondo (il massimo possibile per una minoranza, il minimo possibile per la maggioranza). A ciò si aggiunge un’inflazione mensile che supera il 35%.
Di fronte alla fame e all’esistenza di risorse è nata la proposta del Consiglio di sicurezza alimentare attraverso il Partito dei Lavoratori (PT), parzialmente accettato dal governo, che dovrebbe, in forma prioritaria, mobilitare e promuovere azioni governative e non governative efficaci contro la fame. Siamo in molti però a dubitare della volontà politica del governo di portare avanti con serietà questa priorità, in forme che vadano oltre l’assistenza immediata, pur necessaria ma assolutamente insufficiente.
Sembra più efficace un’altra iniziativa che sta prendendo corpo: l’Azione della cittadinanza contro la miseria per la vita, che tende a coinvolgere e canalizzare in un movimento organizzato e creativo di solidarietà tutte le forze vive della società, soprattutto i giovani, a creare comitati in tutte le città, in tutti i quartieri…
Questa azione, che ha ricevuto stimolo e appoggio pieno dalla Chiesa, dovrebbe rispondere all’emergenza della fame di oggi, ma allo stesso tempo affrontare le questioni strutturali (lotta all’inflazione, riforma agraria, creazione di posti di lavoro, riforma dello Stato…), la grave questione morale e la stessa problematica culturale affinché attraverso la condivisione solidale la gente vinca la frequente rassegnazione e si avvii a costruire una nuova mentalità, una nuova cultura della democrazia partecipativa.
È un processo lungo, ma i segni positivi che stanno sorgendo ci danno speranza.
Sono convinto che il Signore sia presente in questo processo e ci inviti ad impegnarci con Lui e con tutte le persone di buona volontà perché sia possibile una dignità di vita per tutti.
Con un abbraccio fraterno e molta amicizia.
São Luis (MA) – Brasile