Il naso nero del buddha
Lettere sul fondamentalismo
La venuta del messia e la nonna
Intervista allo scrittore israeliano Amos Oz
A Mantova, alla "Festa della letteratura", lei ha raccontato la storia del Messia e di sua nonna. Qual è il significato di questa storia? Quand’ero ragazzo mia nonna mi spiegò in parole semplici la differenza tra ebrei e cristiani. Mi disse: Vedi, figlio mio. I cristiani credono che il Messia sia già stato qui una volta e che ritornerà un giorno, mentre gli ebrei credono che il Messia debba ancora arrivare. Attorno a queste posizioni, continuava mia nonna, ci sono stati grandi problemi e molto scorrimento di sangue. Perché non si può semplicemente aspettare e stare a guardare. Se il Messia, venendo, dirà «Salve! Benritrovati…», allora gli ebrei dovranno fare i conti con questo, ma se il Messia verrà e dirà: «Come state? È un piacere incontrarvi…», allora l’intera comunità cristiana dovrà chiedere scusa agli ebrei… Ma fino a quel momento, diceva mia nonna, viviamo e lasciamo vivere…
La lezione di questa storia, per me, è stata quella della tolleranza.
Ma in Israele ora, lasciando stare gli "ortodossi", nella popolazione c’è questa attesa del Messia o essa è tentata di morire? Comincio col rispondere che la condizione dell’attesa è la condizione essenziale del credente ed è proprio la condizione teologica essenziale, sia per i cristiani che per gli ebrei.
[dalla trasmissione sul tema dell’ATTESA, in Uomini e profeti,Radio3, autunno 2001]
Il buddha dal naso nero
Una monaca che cercava l’Illuminazione fece una statua per il buddha e la ricoprì tutta di una lamina d’oro.
Dovunque andasse, portava con sé questo buddha d’oro.
Passarono gli anni e la monaca, sempre portandosi dietro il suo buddha, andò a vivere in un piccolo tempio in un paese dove c’erano molti buddha, ognuno col suo altare.
La monaca voleva bruciare l’incenso davanti al suo buddha d’oro. Non garbandole l’idea che il profumo deviasse verso gli altri buddha, si fabbricò una specie di piccola canna fumaria che avrebbe fatto salire il fumo soltanto alla sua statua. Così il naso del buddha d’oro diventò nero, rendendolo particolarmente brutto.
(da 101 storie Zen, Adelphi 1973)
FONDAMENTALISMO, TERRORISMO, GUERRA AL TERRORISMO
Dalle maiuscole alle minuscole
L’«aspettare e nel frattempo…» della nonna di Oz e il lasciare che il nostro fumo salga anche verso altri buddha, cosa vorrà dire? Nulla, se non cala la dolce e buona nebbia nella quale ci hanno avvolto le infinite notizie di questi anni e mesi. Quale? Se il fondamentalismo, il terrorismo, la guerra ecc. sono lì, in quei termini drammatici alla fin fine cinematografici, scompaiono da qui.
L’assassino e il ladro del giornale puliscono da assassinio cliniche private o pubbliche e le banche. Essendo quindi così innocenti non resta che "pregare per la pace" come ad Assisi.
Ma, con la nonna di Oz, il racconto zen e con la crudele idea di Socrate che si è cattivi "in proporzione", si può capire come l’essenza di ciò che c’è nelle maiuscole, c’è tutta nelle minuscole. Ecco, anche con l’aiuto del Gesù del Vangelo, non della TV, alcuni tentativi di ricerca del terrorismo. E ciò che si vede, chiede responsabilità.
Se ai cosiddetti immigrati si dà solo un permesso di lavoro e non di soggiorno, quale paura e terrore si immette in loro davanti ai padroni, alle condizioni di lavoro, di ambiente, di legalità? Se dei "terroristi africani" facessero saltare le raffinerie o il petrolchimico di Marghera, quante chiacchiere sulla ferocia dei neri e su noi, cittadini di Marghera, "vittime innocenti". Eppure a Marghera si raffina anche il petrolio nigeriano, rubato ai nigeriani da compagnie anche italiane. Allora noi saremmo le vittime innocenti e loro terroristi e immigrati? Se non possono disporre delle loro economie perché sono nostre, dove sono questi immigrati e i loro debiti? E il furto dove sarà, nei colpi alle banche o anche nel fatto che migliaia di italiani, in comuni, parrocchie, diocesi piene di preti e vescovi silenziosi, si arricchiscono vendendo a 300mila lire al mese un letto o anche vendendo braccia alle fabbriche? Nell’alta provincia di Treviso, occupazione fin dal primo mattino delle panchine, per non farle occupare ai negri e lì, vicino, il vescovo in visita ad una parrocchia che ha aperto anche una discoteca in oratorio, per "conquistare i giovani". Pensare che non solo una discoteca ma anche una chiesa possa rimanere aperta vicina ad una fabbrica di mine bambola, è una dolce illusione. Come credere che la fede della città di Treviso sia rimasta indenne dopo che il suo sindaco è stato rieletto dopo aver fatto tagliare le solite panchine e aver additato gli immigrati come bersagli ai cacciatori? L’essenza del fondamentalismo è, si diceva, il mio incenso solo al mio buddha. Si può pensare che la difesa dei nostri formaggi e delle nostre economie abbia un qualche senso, da cercare con attenzione, di onestà, ma dentro confini, tutti da trovare, di reciprocità con tutte le economie.
I nostri buddha dal naso nero
Ma molti sono i buddha neri in ambiti dove invece si dovrebbe lasciare che il proprio incenso salga dove il vento vuole. Esempi di buddha neri? L’occidente economicocristiano ha da sempre la mania evangelizzatrice.
Tutti gli angoli della terra devono avere il nostro messaggio e le nostre CocaCola. Come mai Gesù (Mt 23,13) era dubbioso che tutto questo andare in giro fosse così puro? Non è che siano i missionari che hanno bisogno dei "selvaggi" come la CocaCola che sia bevuta anche dagli extraterrestri? Altro buddha nero. Molte belle parole di universalità, ecc. Ma poi la stella polare è sempre "il mio buddha": vogliamo soldi per le nostre scuole, gli insegnanti della nostra fede nella scuola pubblica che è statalista e sovietica. Poi (proposta della Moratti e prima di Amato) se il vescovo non vuole più un insegnante, lo assuma lo Stato…
Vogliamo anche soldi pubblici per i santuari dei nostri buddhaneri, come il prossimo santo Padre Pio.
Ma il più grande buddha dal naso sporco è quello che ormai è dato come la salvezza del mondo, cioè il volontariato. Invano Gesù (Mt 6) indica anche il vero volontariato (forse inesistente, dato che è tutto retribuito) come un agire egoistico. Tutti lavorano invece per mostrare la bontà delle "buone azioni". Ecco allora lo spettacolo che merita anch’esso l’aggettivo "terrorista". Non solo i beni dei nigeriani ricordati, ma tutti i diritti universali (il lavoro, la casa, la salute, l’istruzione, l’informazione, la democrazia, ecc.) da beni universali che una giusta fiscalità deve assicurare a tutti, entrano nel mercato diventando beni a domanda individuale. L’agire buono dei cittadini credenti e non credenti dovrebbe essere quello di lavorare anche per questo bene comune. Invece viene dirottato verso la giungla del volontariato, vero o fasullo e soprattutto verso il mercato del cristianesimo aziendale di CL e dell’azienda cristiana chiamata Compagnia delle Opere. Quando Gesù diventa un posto di lavoro non è bel fondamentalismo? E gli argentieri di Efeso (Atti 19,23 ss) non sono esattamente i fenomeni di tutti i buddha neri come Padre Pio, le varie Madonne, S. Antonio ecc.? Lasciare che salgano gli incensi nostri al vero buddha è il lavorare per il bene comune che forse mai vedremo, rileggere la storia delle lotte operaie, forse già dalla fine del `700, rileggere le lettere dei condannati a morte delle resistenze europee, cioè ricordare, per imitarle, tutte le persone che hanno lavorato senza spesso vedere nulla nella loro vita. Fede e Costituzione, indicava don Dossetti. Della Costituzione ai devoti grandi e piccoli dei buddha neri serve solo l’articolo 7, dove c’è la loro roba. E si può subito chiedere ai devoti grandi, prima, che tolgano dal catechismo la liceità della pena di morte (2267) per togliere alle persone l’idea che sia un riguardo ai finanziamenti dei cattolici americani, poi i cc. 23072317 sulla liceità della guerra giusta. Guerre di autodifesa possono essere necessarie ma sono sempre colpevoli e sotto il giudizio di Dio, come insegnavano S. Weil e D. Bonhoeffer. E poi, per rompere il silenzio terroristico che grava sull’Italia, devoti dei buddha neri, avendo noi una fede che ha necessariamente un’etica cristiana, un’etica professionale e pubblica, denunciate per favore la immoralità di tutti i grandi e piccoli conflitti di interesse non risolti.