Tra legge e referendum. Le possibilità aperte dalla scienza e sostenibilità etica
Terreno di scontro o di dialogo?
La complessa e travagliata vicenda della procreazione assistita sembrerebbe dimostrare che non è possibile, almeno in Italia, legiferare in campo bioetico in un clima che non sia di scontro civile. Eppure, se ciò avviene, a mio modo di vedere, è più per responsabilità e ritardi della classe dirigente (politica, ma non solo) che della società italiana: tra i cittadini prevale un senso di sconcerto nel vedere materie delicate e complesse brandite come clave da opposti fronti politico-culturali, anziché affrontate con la mitezza intelligente del dialogo e del confronto.
Del resto, sul piano culturale, non è vero che non ci si possa incontrare sulle questioni che hanno a che fare con la vita e la morte, la generazione e la famiglia: al contrario, solo dall’incontro, dal dialogo, dalla contaminazione, tra le diverse culture e visioni, etiche e antropologiche, possono scaturire soluzioni politiche e legislative “buone”, all’altezza della complessità dei problemi e della pluralità dei valori in gioco.
Tra ricerca scientifica e coscienza
La complessità dei problemi è sotto gli occhi di tutti. Per la prima volta nella storia, la ricerca, l’intelligenza umana organizzata, è oggi in grado di penetrare i recessi più misteriosi della vita, consegnando alla coscienza, insieme ad uno straordinario potere manipolativo, inediti dilemmi morali. Ad essi, la coscienza non potrà far fronte, se non assumendo, essa stessa, un atteggiamento di ricerca. Come infatti sarebbe riprovevole una ricerca che ignorasse gli interrogativi della coscienza, così apparirebbe povera una coscienza che preferisse il rifugio entro facili certezze, all’inquietudine della ricerca.
Ricerca e coscienza sono del resto due inscindibili dimensioni dell’unica avventura umana: quella dell’umanizzazione del mondo e dell’uomo stesso. Non si tratta, come è noto, di un percorso lineare, tanto meno di una marcia trionfale, ma di un cammino faticoso, del quale è parte integrante il conflitto: tra congetture scientifiche, tra opzioni morali, tra decisioni politiche.
Il conflitto sui temi bioetici sta acquistando centralità nel confronto politico. C’erano una volta le “questioni di coscienza”: temi che, di tanto in tanto, arrivavano sul tavolo della politica e davano luogo a maggioranze trasversali, che poco o nulla interferivano con le alleanze di governo. Le cose stanno cambiando velocemente. Non è più pensabile assegnare un ruolo marginale, nell’agenda politica, ai temi cosiddetti “post-materialistici”.
Ce lo dice la cronaca politica quotidiana. In tutto il mondo, il rapporto tra “ricerca” e “coscienza”, tra possibilità nuove aperte dalla scienza e loro sostenibilità etica, è uno degli assi sui quali ruota la politica democratica: anche perché, attorno a quello stesso asse, ruotano interessi economici giganteschi e altrettanto macroscopici rapporti di potere.
Una domanda ineludibile
Attorno a quell’asse, ruota perfino la ridefinizione dei rapporti tra fede e cultura, tra religione e società, tra chiese e politica. È come se il drammatico fabbisogno di etica, messo in luce dagli sviluppi della scienza e della tecnica, si riversasse in una nuova domanda di risposte pronte, rivolta in primis alle agenzie che da sempre, più di tutte le altre, hanno svolto la funzione di dispensatrici di norme morali: le istituzioni religiose.
È una domanda vera e ineludibile, ma che può alimentare risposte sbagliate e fuorvianti. Come spesso capita in tempi di incertezza, di inquietudine, talvolta di vera e propria paura, le istituzioni politiche e quelle religiose possono essere tentate di cavalcare insieme la tigre del fondamentalismo proibizionista, in nome della presunta sacralità della natura o della tradizione.
Un tragico errore, che rischia tuttavia di essere alimentato dall’altra tigre, quella del positivismo iconoclasta, che invoca dalla scienza, in alleanza con la politica, l’instaurazione di un mondo finalmente liberato dalla schiavitù della natura e della tradizione.
È lo spettro del “bipolarismo etico”, la contrapposizione di due errori, di due mistificazioni. Uno spettro che si aggira in tutto il mondo. Dagli Stati Uniti di Bush, alla Spagna di Zapatero. Fino all’Italia delle secolari contrapposizioni tra guelfi e ghibellini: che rischiano di trovare, nel bipolarismo che oppone positivismo a fondamentalismo, la ragione di una nuova vitalità.
Percorso parlamentare della legge 40
In questo spirito di contrapposizione è stata impostata e si è conclusa la lunga parabola dell’iter parlamentare della legge 40, la legge sulla procreazione medicalmente assistita, con il fallimento di tutti i tentativi di produrre una normativa che fosse punto d’incontro, di mediazione, di compromesso e non nuova ragione di lacerazione, di contrapposizione, all’insegna del “bipolarismo etico”.
Sarebbe peraltro ingiusto dividere in modo uguale responsabilità che sono disuguali. La battaglia parlamentare per emendare il testo poi approvato come legge 40 è stata condotta all’insegna del dialogo più che della contrapposizione. L’azione parlamentare di opposizione alla proposta di legge sulla procreazione assistita è stata convinta e decisa, ma non per questo meno aperta al confronto, meno disponibile alla ricerca di una sintesi costruttiva tra diverse visioni e diverse proposte. Del resto, dopo decenni di contrapposizione tra guelfi e ghibellini, sui temi etici che riguardano la vita e la morte, la famiglia e la sessualità, da tempo la sinistra democratica e riformista ritiene giunto il momento di superare contrapposizioni frontali, ricercando soluzioni largamente condivise, perché rispettose del pluralismo etico che contraddistingue positivamente la società italiana.
E tuttavia, per prevalente responsabilità della maggioranza che ha voluto la legge 40, la mediazione è fallita e questo fallimento ha portato ad una brutta legge, sovraccarica di implicazioni ideologiche, e quindi eccentrica rispetto al quadro europeo e di difficile applicazione in Italia.
L’impegno civile del referendum
Alla brutta legge si è voluto rispondere immediatamente con un rinvio all’esame diretto del corpo elettorale, con i referendum che si terranno tra poche settimane. Un appuntamento elettorale al quale molti guardano con perplessità e incertezza, quasi sconcertati che la politica non sia riuscita a trovare soluzioni di ragionevole compromesso ed abbia invece restituito alla società civile un problema non solo non risolto, ma addirittura aggravato.
È su questo stato d’animo che rischia di fare presa l’astensione: un comportamento legittimo e tuttavia rischioso, perché potrebbe lasciare la legge intatta (per il mancato raggiungimento del quorum), ma al tempo stesso delegittimata, per la larga vittoria del “sì” abrogativo tra i votanti.
Qualunque sia il risultato del referendum (e noi ci auguriamo che i quesiti abrogativi parziali incontrino il consenso della maggioranza dei cittadini italiani), i temi della bioetica e la stessa questione della procreazione assistita continueranno ad essere oggetto di confronto culturale e di dibattito politico. Con la speranza e l’impegno che le ragioni del dialogo e della mediazione possano col tempo prevalere.
Giorgio Tonini
senatore dei Cristiano-Sociali
relatore di minoranza
Legge 40/04 del 19/02/2004
“Norme in materia di procreazione medicalmente assistita”