Donne siriane con dei familiari dispersi chiedono verità

Come Collettivo siamo vicine e solidali con le lotte intraprese da un gruppo di sorelle e madri in Siria che vogliono conoscere la verità sui loro cari dispersi al confine turco-bulgaro. Ormai da molto tempo siamo in contatto con familiari che cercano i loro parenti scomparsi lungo questo confine. Storie dolorose di ricerche infinite, di tentativi andati a vuoto, di non risposte. Però sono anche storie di lotte coraggiose, di donne che non dimenticano e che non arretrano. Questo è il loro comunicato, in merito ad una prima azione di protesta avvenuta domenica 6 gennaio, presso l’ambasciata bulgara a Damasco.

“Ieri siamo andate all’ambasciata bulgara a Damasco. Era chiusa ma ci hanno detto che sarebbe stata riaperta alla fine di questo mese. Ci hanno assicurato che potremo incontrare l’ambasciatore bulgaro. Poi siamo andate all’ufficio della Croce Rossa e siamo state accolte bene. Abbiamo raccontato loro tutta la nostra storia. Hanno aperto i fascicoli e una di noi si è registrata per il fratello, un’altra famiglia si è registrata per il figlio. Anche se non hanno accettato la registrazione di tutte le persone scomparse perché, per farlo, deve essere presente un membro della famiglia, tutte hanno raccontato le loro storie. Ieri è stato come riscoprire gli uffici del paese. Prima era tutto chiuso. Ora il paese sta iniziando a muoversi. Ieri eravamo poche. Eravamo solo cinque persone, ma abbiamo organizzato un sit-in di due ore nella piazza più famosa di Damasco, Piazza degli Omayyadi, e lo abbiamo documentato. Allo stesso modo, quando l’ambasciata aprirà, tutte le famiglie si dirigeranno a Damasco e porteranno con sé i figli degli scomparsi e le loro sorelle. Saremo più numerose la prossima volta. Nei prossimi giorni la lotta continuerà e andremo al Ministero degli Affari Esteri a Damasco. Fisseremo un appuntamento per incontrare il Ministro degli Affari Esteri. Abbiamo appreso che è un buon modo per farsi ascoltare dalle autorità bulgare. Andremo anche al Palazzo della Repubblica. Quello che abbiamo fatto ieri è solo l’inizio. Stiamo aspettando che la situazione in Siria diventi più tranquilla e che venga formato il nuovo governo e aperta l’ambasciata, e allora la nostra azione sarà molto più grande.”

SIAMO CON VOI, SORELLE!

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