Più di tutto

di (Ap/Ps)

Più di tutto mi piacciono i volti.
Quelli dei bambini che ti guardano dritta, quelli che non abbassano gli occhi sono quasi sfidanti; vogliono capire se possono concederti lo sguardo, se possono risponderti con suoni articolati in un linguaggio, perché la parola è fatica e va misurata, non sprecata.
Mi piacciono i volti degli adulti, volti da scrutare, mentre sono in tram, mentre sono seduta a un concerto; guardo chi mi è vicino, sorrido, mi fermo sulle loro mani – che belle anche le mani – ma poi arrivo al volto, i particolari così piccoli e così minuziosi… Sono volti pensati chissà da chi e la genetica e il caso non sono l’unica spiegazione. O almeno così penso mentre li guardo.
Più di tutto mi piacciono i volti.
Mi piacciono i volti di chi con gli anni si trasforma: penso di immaginarlo bambino, scruto la sua biografia di vita e di emozioni, penso a cosa è stato e a cosa diventerà domani. Perché ce n’è per tutti, di bene e di male, di armonico e di dissonante.
Guardo il mio volto e lo sento diverso: lo specchio mi evidenzia quello che non vorrei, a volte scopro colline e solchi di terra arata che non sapevo di avere. Nuove geografie, luoghi nati dal nulla apparente. A volte copro con polveri profumate, a volte no, rivendico il volto, rivendico quello che è stato, rivendico quello che sarà.

Poi c’è il volto dei volti, il volto che racchiude tutti i volti. È il volto della Terra: un volto giovane, nelle fumarole, nei vulcani, nei delta fluviali che avanzano, nel vento che continuamente sposta le dune nei deserti; un volto anziano, nelle montagne erose, nelle spiagge mangiate dai flutti, nelle pareti delle Dolomiti che crollano. È un volto troppo spesso deturpato dall’uomo, rosicchiato da cave, scavato da gallerie, ingombro di case e cose, inquinato nelle acque e nelle terre. Quel volto accoglie tutti i sorrisi, tutti i pianti, dà spazio e vita a ogni altro volto. Chiede però rispetto, e cura. E amore, più di tutto.

(Ap/Ps)