LA SCUOLA, UN PONTE SUL FUTURO PER ANDARE… DOVE?
Il 2° incontro del percorso “ponti per…” del 2 febbraio 2024 porrà l’attenzione sulla scuola come “ambiente educante” attraverso alcuni interrogativi, tra altri possibili:
- Quale spazio, nella scuola primaria, occupa il desiderio come spinta alla scoperta della novità, per favorire l’esperienza concreta/il laboratorio e l’innata apertura del bimbo alla meraviglia della vita?
- E’ possibile caratterizzare la scuola secondo una cultura dell’interconnessione se è vero che oggi tutto è interdipendente ed il dialogo (anche interculturale) rappresenta un atteggiamento identificativo del cittadino di domani?
- Nella scuola, dove nessuno dovrebbe essere lasciato indietro per valorizzare le capacità di ogni soggetto-persona, il dialogo, la cooperazione e la non competitività, predispongono un contesto civile liberato dall’ossessione della prestazione. Tutto oggi si misura con i successi ed i risultati, mentre è importante formare i soggetti ad una leadership gentile e di qualità nell’ambito del futuro lavoro e nella società, creando le condizioni per allontanare le tragedie che oggi dilaniano l’intera comunità mondiale
Sull’onda di atteggiamenti, episodi e gravi fatti di cronaca, si è parlato di “emergenza educativa”, quasi avvertendo la necessità di approntare in tempi brevi i rimedi per affrontare il cosiddetto “disagio giovanile”.
Si è ritenuto, per questo, di “contenere una deriva” pensando ad interventi correttivi rivolti al soggetto giovane affinché la sua crescita personale e culturale potesse “allinearsi”, essere in armonia con le logiche della società, del mercato del lavoro, del consumismo imperante.
In realtà oggi tutti convengono che la famiglia, la scuola e gli ambiti di aggregazione e di vita siano luoghi in cui il processo formativo si realizza attraverso dinamiche che vedano tutti i soggetti coinvolti (alunni, genitori, docenti, operatori scolastici, educatori, allenatori, ecc.), ciascuno impegnato ad esercitare il proprio ruolo donando e ricevendo istanze, esperienza e riconoscimento dell’altro come persona: è così che si vive appieno la “comunità educante”.
In tal modo si delinea un orientamento favorevole allo sviluppo della persona riconoscendo le esigenze più profonde di ogni giovane. Ecco allora che compito dell’educatore è “accendere e non spegnere l’entusiasmo verso la vita“.
La scuola, nell’esercizio della sua missione, deve tener conto che oggi esistono fenomeni pervasivi. Per questo non dovrebbe essere chiusa alla realtà, alla vita di tutti i giorni ed ai fenomeni che determinano atteggiamenti culturali e spesso bisogni indotti, tali da esercitare un’influenza sugli atteggiamenti e sulle scelte della persone (giovani compresi).
Nell’era della comunicazione imperante, grande è la solitudine. Molti messaggi e proposte non rispondono al bisogno profondo di umanità, creano prima certezze illusorie, poi delusione e disorientamento, disagio e sensazione di abbandono rispetto alle risposte disattese da parte delle persone adulte e dal mondo circostante. Anche la scuola – senza i debiti accorgimenti – è “estranea” alle aspettative degli studenti, di fatto producendo scollamento e distacco relativamente a legittime e non comprese aspirazioni e contribuendo a creare senso di rassegnazione e vuoto.