Un patrimonio a servizio di tutti
Il Monastère des Augustines nella città di Québec
Un antico baule di legno con tre serrature. È questo il cuore del museo permanente ospitato al piano terra del Monastère des Augustines, un albergo-museo nel cuore antico della città di Québec, in Canada.
Un po’ di contesto
Posta sulle alture che costeggiano il fiume San Lorenzo, Québec (Quebec City per gli anglofoni) è la capitale dell’omonima provincia canadese. È l’unica città americana a nord del Messico a conservare intatto l’apparato di mura e fortificazioni. Grande cinque volte l’Italia, la provincia del Québec è di fatto una nazione con una vasta autonomia, in cui l’unica lingua ufficiale è il francese. I primi sparuti gruppi di coloni iniziarono a risalire il San Lorenzo nel 1534, a seguito dell’esploratore Jacques Cartier. Da subito la priorità era sopravvivere ai rigidi e lunghi inverni nei piccoli accampamenti-città che si andavano formando. Per questo divennero centrali gli ospedali.
gestiti da alcune congregazioni religiose femminili. Per fondare l’ospedale della città di Québec.
nel 1639 furono inviate oltre oceano – il viaggio durò tre mesi – tre giovanissime religiose francesi: Marie Guenet (29 anni), Anne Le Cointre (28 anni) e Marie Forestier (22 anni). Il baule custodito nel museo è il loro, caricato sulla nave Saint-Joseph e contenente beni comuni e strumenti di lavoro. Nessuna avrebbe potuto aprirlo senza le chiavi delle altre due. Non era prevista alcuna maggioranza qualificata: c’era solo il consenso oppure il fallimento della missione. Secolarizzato e trasportato ai nostri giorni, un tale processo è quello che normalmente governa un’associazione o una cooperativa allo stato nascente. Queste tre donne fondarono l’ospedale HôtelDieu, lo animarono e coinvolsero altre giovani religiose nell’avventura. La congregazione delle Augustines ha gestito l’ospedale ininterrottamente fino al 1962, superando la conquista inglese del 1759 e molte altre traversie. Nel corso dei secoli ha istituito dodici monasteri-ospedali, oggi parte integrante del sistema sanitario pubblico. Altra parentesi: fino alla Rivoluzione tranquilla (anni Sessanta), sanità e istruzione in Québec erano affidate integralmente alle congregazioni religiose. Solo dopo iniziò un processo di rapida secolarizzazione, con la presa in carico di tali settori da parte del governo provinciale. Si assistette a un rapido spopolamento delle strutture religiose (l’éclatement d’un monde – lo scoppiare di un mondo –, come ebbe a definirlo nel 1981 il sociologo Paul-André Turcotte), che il governo in parte acquistò, trasformandole in scuole e università pubbliche e passando la gestione diretta degli ospedali a personale laico.
Sguardo realista e atteggiamento proattivo
Di fronte al declino numerico della congregazione, negli anni Duemila le Augustines adottano un processo proattivo. Anziché attendere l’inevitabile, si prendono per tempo e iniziano a progettare la graduale dismissione del grande monastero annesso all’Hôtel-Dieu, riservandone per loro solo una parte. La scelta finale è quella di istituire nel 2009 una fiducie d’utilité sociale (un trust, un’amministrazione fiduciaria), in grado di garantire la perennità della struttura e al tempo stesso di permetterne la fruizione alla collettività. Oltre al monastero, la fiducie acquisisce anche gli archivi dei dodici ospedali un tempo gestiti dalla congregazione e sparsi per l’intera provincia. Di seguito nasce quindi l’hotel Le Monastère des Augustines, gestito da un’omonima organizzazione senza fini di lucro, basata sui valori e le volontà delle religiose. Lo scopo è quello di rendere fruibile a tutti il patrimonio, con un occhio di riguardo per i professionisti e i volontari della cura. A questo sono finalizzate tanto la programmazione culturale ed educativa dell’hotel-museo.
che l’apertura ai ricercatori degli archivi, che la politica tariffaria. Accompagnatori, badanti, lavoratori e volontari dell’ambito sanitario o dei servizi sociali possono contare su politiche di alloggio e su iniziative di formazione dedicate.
Offrire spunti per un benessere maggiore (mieux-être)
Oggi l’hotel permette un soggiorno oggettivamente speciale. Già dall’arrivo alla reception si coglie la particolarità del luogo. Lo stabile storico monumentale, completato da aggiunte contemporanee, valorizza la percezione di spazi e luce. Le camere sono le antiche celle monastiche. Restaurate filologicamente – pur con alcune incursioni contemporanee, specialmente nei bagni lungo i corridoi – sono silenziose e luminose. In camera non c’è la tv. Lungo i corridoi, pavimentati con assi di legno massiccio, numerose opere d’arte sono esposte alle pareti. Quando si rientra in albergo dopo una giornata di lavoro o di turismo, per raggiungere i propri ambienti si cammina in un autentico percorso espositivo. È possibile visitare la chiesa, in cui le suore della piccola comunità superstite si ritrovano a pregare. La luminosa sala da pranzo è arredata con gusto e arricchita da sedie tutte diverse. Erano le sedie che le suore avevano in stanza, nei parlatori, nei luoghi di lavoro o ricreazione, accumulate negli anni. Alla prima colazione si viene accolti da alcuni brani musicali in sottofondo e quasi tutti osservano spontaneamente un profondo silenzio. È un modo tipicamente monastico – ma molto apprezzato dai fruitori – di iniziare la giornata. Come si è detto, è possibile visitare il museo della congregazione religiosa (che coincide con lo sviluppo della città e della provincia) e dell’arte medica dal XVII secolo in poi. Nei locali al piano terra, muri spessi, soffitti bassi e molto legno sono una costante. Rumori ovattati, scricchiolii e luce dalle tante finestre accompagnano il soggiorno. Per chi ha frequentato monasteri non c’è forse nulla di nuovo. Ma per molti è una prima esperienza ricca di fascino, un’immersione in un altro modo di costruire, di concepire gli spazi e di prendersene cura, di programmare gli orari della giornata e, tutto sommato, lo scopo di un’intera vita.
Scelte etiche e sostenibili
Il restauro del Monastère des Augustines ha richiesto risorse ingenti, frutto in parte del capitale della congregazione e in parte di finanziamenti pubblici e privati. Nella progettazione si è posta molta attenzione allo sviluppo sostenibile, restaurando il più possibile l’esistente e realizzando un impianto geotermico per riscaldamento e climatizzazione. Per gli arredi si è fatto ampio ricorso al riuso di materiali e mobili esistenti nel monastero, come pure all’uso di materiali reperiti localmente, scegliendo materiali di qualità e durevoli. Si è fatto questo anche per ridurre l’emissione di composti organici volatili derivanti da colle, solventi e pitture. Per favorire un maggiore isolamento, alle finestre originali è stata aggiunta una seconda finestratura. L’illuminazione è a led, e nel parcheggio è presente una colonnina di ricarica per auto elettriche. Negli spazi esterni sono stati posizionati alcuni alveari.
aderendo a un’iniziativa di apicoltura urbana. Il Monastère ha inoltre firmato la dichiarazione di intenti dell’economia solidale, in quanto attore di innovazione sociale. Infine, gli acquisti quotidiani tendono a evitare gli imballaggi eccessivi. Il baule a tre chiavi descritto all’inizio è un oggetto reale, giunto fino a noi. Ed è al tempo stesso una metafora. Affinché alcuni obiettivi vengano perseguiti nel tempo, senza scivolare verso meri interessi personali, è necessario che il legame sociale sia solido, tanto a livello di intenzioni che nella praticità dell’azione. A sua volta, questo non basta. Perché un tale legame non sia vissuto solo come costrizione, deve saper prendere forme nuove, anche clamorosamente inedite. E tuttavia, inalterata rimane la scelta di fondo: offrire a tutti spazi e occasioni di riparo, riposo, conforto, rinvigorimento, benessere. Oggi come ieri, queste dimensioni toccano nel profondo le esigenze delle persone e nutrono le loro vite.
Per saperne di più: www.monastere.ca
Davide Lago
docente di pedagogia generale, formatore in percorsi autobiografici, componente la redazione di madrugada