Regno di eSwatini
L’ultima monarchia assoluta africana
Il Regno di eSwatini fino al 2018 si chiamava Swaziland e ancora oggi è noto più con questo nome. Il regno è un piccolo Stato nell’Africa sud orientale che ha ottenuto l’indipendenza dagli inglesi nel 1968; l’inglese è una delle sue due lingue ufficiali ancora oggi, insieme allo swati, lingua molto diffusa in Africa meridionale. Il regno, che conta meno di due milioni di abitanti, affonda le sue radici nel fenomeno storico del “Mfecane”, che ha interessato l’Africa meridionale negli anni 1820-30. In lingua zulu significa “devastazione”, fu una serie di stravolgimenti sociali e migrazioni non senza vittime. La popolazione zulu si affermò come etnia dominante in una parte d’Africa, alcuni stati si smembrarono e ne nacquero altri e fra questi l’ex Swaziland. Il padre del regno è considerato re Sobhuza I, che visse a cavallo fra il XVIII e il XIX secolo. Era un coraggioso capotribù, che riuscì a proteggere le sue genti dagli Zulu, facendole migrare negli attuali territori di eSwatini, a nord del fiume Usutu. Ma fu suo figlio Mswati II a dare alla futura nazione la forma che ha oggi. Anche se in realtà il territorio (si tratta di una terra perlopiù montagnosa) è abitato da millenni, come testimoniano alcuni resti umani vecchi di oltre 100mila anni, rinvenuti ai piedi dei monti Lebombo.
Il regno viveva relativamente in tranquillità, senza una minima riflessione sui diritti delle persone, almeno fino all’estate del 2021, quando si sono accese nelle principali piazze del paese proteste per la democrazia. All’indomani della decolonizzazione, quasi tutti gli Stati africani hanno avuto problemi nello stabilizzare la forma di governo e garantire la democrazia, ma il caso di eSwatini è peculiare: si tratta dell’ultima monarchia assoluta del continente e a breve, forse, sarà costretta a modernizzarsi. Gli altri due regni sono il Marocco e il meno famoso Lesotho, ma stiamo parlando comunque di monarchie che sono costituzionali o parlamentari, che hanno vissuto l’assolutismo solo come fase. Come si legge su Africarivista.
it, dal 2006 il re governa per decreto, mentre il parlamento ha solo un ruolo consultivo. Un parlamento molto diverso dalle democrazie, poiché non è espressione di volontà popolare e partiti, illegali a eSwatini dal 1973. In quell’anno, infatti, venne abrogata la prima costituzione che, da una parte era opera dei coloni inglesi, ma dall’altra era decisamente più democratica. Anche il nuovo re ha fatto sua la politica di distaccamento dal colonialismo; è stato lui a volere il nuovo nome, come ritorno all’epoca precoloniale e per evitare ogni confusione col nome inglese della Svizzera. La “e” iniziale è tipica della lingua swati, per allontanarsi ulteriormente dall’inglese.
Il re tiene mogli
Ma essere indipendentisti dagli europei non basta per essere un buon capo di Stato. Le proteste, cominciate a causa dell’uccisione di uno studente nel maggio 2021, sono state represse nel sangue, nonostante il vicino Sudafrica avesse chiesto al governo di nomina regia di fermare le violenze sui manifestanti. Ma il monarca Mswati III tira dritto come un carrarmato, facendo solo piccole concessioni ai manifestanti, senza avviare il processo di riforme auspicato. Siede sul trono da trentacinque anni (cioè da quando aveva 18 anni) e non vuole cedere un grammo di potere. Il suo è un governo molto duro per la popolazione e talvolta insensato. Fra il 2001 e il 2006, nel tentativo di arginare il diffondersi dell’HIV, Mswati vietò per decreto ai minorenni (ma comunque adolescenti nell’età del consenso) di avere rapporti sessuali per cinque anni.
Lui stesso violò tale divieto, sposando una diciassettenne. Il Re ha attualmente undici mogli; contando due mogli decedute e due dalle quali ha ottenuto il divorzio, si arriva alla ragguardevole cifra di 15 mogli e 35 figli, una delle quali compare tra i ministri del governo. Questa grande famiglia viene mantenuta con i soldi delle casse, già povere, dello Stato, senza contare gli hotel di lusso dove alloggia il re, gli aerei privati e lo stuolo di cortigiane e cortigiani, che ricordano tanto il film “Il principe cerca moglie”. Lo sperpero di soldi pubblici, molto più grande dei costi della nostra politica, ha contribuito a far montare le proteste nell’anno trascorso, in un Paese grande come l’Abruzzo dove nessuno protesta mai e l’unico partito d’opposizione è stato dichiarato organizzazione terroristica.
I giovani e gli studenti si sono arrabbiati dopo l’uccisione del loro collega Nkomonye a opera della polizia che nega, naturalmente, ogni coinvolgimento.
Mentre Mswati III è impegnato a godersi la sua corte e le sue mogli, la popolazione vive in condizioni di povertà estrema, aggravata dal difficile accesso alla rete idrica. Spesso tocca alle donne e ai bambini percorrere a piedi i chilometri che separano la loro casa dal pozzo più vicino. Spesso l’acqua è in condivisione col bestiame e questo naturalmente favorisce il diffondersi di malattie, che noi non conosciamo più. La popolazione ha a disposizione solo il 3% dell’acqua potabile disponibile, mentre il 95% viene usato in agricoltura, con enormi sprechi, e solo il 2% nell’industria. Inoltre il re possiede, da solo, molte miniere di diamanti e il 25% delle miniere di carbone.
Cecilia Alfier
laureata in scienze storiche, aspirante giornalista, giocatrice di scacchi da 18 anni e di bocce paralimpiche da 4, componente la redazione di madrugada, vive a Settimo Torinese (To)