Il respiro delle piante
Nei giorni in cui prende forma questo “Dentro il guscio” dedicato agli alberi, la furia degli eventi atmosferici si scatena sul nord Italia e centinaia di piante si schiantano al suolo, con danni a persone e cose. Siamo a luglio 2023. È allora paradossale un monografico di madrugada dedicato agli alberi? Sì, lo è, nel senso che la conclusione è che serve piantarne di più, non di meno. Occorre stare in questo paradosso, se vogliamo comprendere la posta in gioco. Abbiamo creato noi umani questa situazione e ora potremmo essere tentati di dare la colpa agli alberi, o per lo meno di volercene difendere.
Ci viene in soccorso un’intervista a Stefano Mancuso su RaiTre, mentre presenta il suo libro La tribù degli alberi. Riferendosi alla tempesta Vaia, Mancuso ricorda che alcune delle aree colpite noi le percepiamo come foreste originarie, ma non lo sono propriamente. Si tratta infatti di boschi piantati da noi umani dopo eventi causati da noi umani (il disboscamento massivo o la Grande Guerra, solo per fare due esempi). La forza e la biodiversità delle foreste originarie non c’è, e quello che domina è sempre l’intervento dell’uomo. In secondo luogo, la causa principale dell’abbattimento degli alberi è il vento eccezionale, che è conseguenza dei mutamenti climatici causati dal riscaldamento globale, anch’esso di origine umana.
Sembra che non abbiamo tante alternative.
Dobbiamo assumere il problema anziché evitarlo. È vero, è più semplice lasciarsi irretire dalla dendrofobia, ma la crescente paura degli alberi sta inducendo la perdita progressiva e rapida del patrimonio arboreo e forestale delle nostre aree urbane. Prendiamo la pratica della capitozzatura, che è una forma di mutilazione coatta degli alberi.
Nelle campagne, i nostri nonni l’hanno sempre praticata per salici, platani e poche altre essenze (il gelso, ma con mille attenzioni), facendo bene attenzione a non usarla in altri casi. Oggi, invece, con una motosega e una piattaforma elevatrice chiunque può commettere con soddisfazione danni irreparabili a qualsiasi tipo di essenza. A parte gli eventi meteo più estremi, alcuni degli alberi che cadono nelle nostre città sono stati sottoposti proprio a questo trattamento improvvisato, e si sono indeboliti.
Gestire un essere vivente richiede impegno e competenza. Occorre anche accettare che un albero venga abbattuto, se ammalorato, consapevoli che una nuova pianticella impiegherà anni per sostituire degnamente la pianta abbattuta. Se invece ci si sposta sulla gestione forestale professionale, la presenza sul mercato di macchine in grado di tagliare e sramare un abete secolare in pochi minuti un po’ inquieta. L’impatto di questa rapidità, di fronte al tempo necessario per ricostituire la forza di un albero adulto, è ancora sottostimata.
È importante allora tutelare gli alberi che abbiamo, perché per poter apprezzare il beneficio della piantumazione di nuovi alberelli, in termini di pulizia dell’aria, serve tanto tempo. Dobbiamo poi considerare gli alberi come esseri viventi. Come tali, hanno bisogno di spazi non impermeabilizzati per ricevere l’acqua, di terra per le radici, di chiome ampie per espletare la fotosintesi.
Come durante la pandemia, di fronte alle ansie e alle incertezze può soccorrerci la razionalità. E allora riprendiamo tre notizie in positivo: 1) uno studio divulgato sul quotidiano canadese Le Devoir (28 giugno 2023) ci ricorda che vivere nei pressi di un’area verde renderebbe biologicamente più giovani di due anni e mezzo; 2) il Progetto Verbena, promosso da Opera della Provvidenza, Cooperativa sociale Giotto e Università di Padova, sta analizzando il ruolo del verde e dei giardini terapeutici nella cura delle persone con demenza; 3) una ricerca dell’Università di Pisa divulgata da Repubblica (3 luglio 2023) sta individuando la corretta tipologia di lampade a led da installare sui lampioni urbani, perché lo spettro luminoso di queste può interferire con la fotosintesi di alcune essenze (platani e tigli), impedendone la stasi notturna e indebolendole gradualmente.
Le piante sono gli esseri viventi maggiormente presenti sulla Terra. In attesa che gli umani imparino a produrre meno CO2, gli alberi sono gli unici a poterla sequestrare dall’aria. Combatterli, cedere alla dendrofobia, oppure speculare sulle risorse forestali è in questi tempi un vero paradosso. Per usare un’immagine quanto mai pertinente, è come segare il ramo su cui si è seduti. Il che rivela, più ancora che il danno all’albero, la desolante sprovvedutezza di chi tiene in mano l’arnese da taglio.