Luglio-Dicembre 2018

5/7/2018
CONFINI…

“Gli amanti si spingono sempre
a calpestare i confini l’uno dell’altro”
( Rainer M. Rilke)

Il grande poeta austriaco mette in guardia coppie o amici a non travalicare mai il confine dell’intimità più profonda. Ci sono, infatti, momenti in cui è necessario restare soli con se stessi, con i propri pensieri, pronti, a sollevare il coperchio della coscienza per penetrare fino nel bassi fondo più oscuro. Non dobbiamo, quindi, ronzare senza tregua intorno al compagno/a della vita, come un insetto che non molla mai la preda.

Il vero amore sta proprio in questo equilibrio. Fra intimità e rispetto, tra abbraccio e solitudine, tra spazi condivisi e confini inviolabili. È quella armonia che lo scrittore Kahil Gibran, così rappresentava: “Anche le corde di un liuto sono sole, eppure fremono nella stessa musica.”
Giuseppe – prete e viandante


9/7/2018
VECCHIAIA…

Voi, che avete paura d’invecchiare e vi attaccate ai prodotti anti età, e siccome siete vecchi, vi sedete a far niente e vi intristite contaminando l’ambiente, siate sobri. Anche voi, che vi immaginate sempre giovani e siete, invece, un po’ buffi. Ad ogni età della vita, si arriva impreparati, novizi, come adolescenti in crisi ed essere accolti da esperti ci fa tanto bene.

L’età degli anziani non sempre è saggezza. Occorre continuare ad auto-educarci, cercando maestri. I vecchi possono aiutarsi tra loro, ma i bambini non ricevono più, nei ritmi attuali, la presenza quotidiana dei nonni, ed è a rischio la continuità del ciclo della vita. Anche la fede diventa più difficile per il vecchio; e la preghiera cambia, è pura presenza . Per tutti il patrimonio della vecchiaia è memoria e il tesoro più bello sono le amicizie. E parlare di fede non è facile, perché l’eternità è già presente nella vita vissuta con amore, come il sole è alleato col il mare. Giuseppe – prete e viandante


14/7/2018
PERDONO

“Il perdono di Dio è la risposta al segreto del bambino.
Egli desidera il miracolo per cui l’oggetto
che fatto andare in frantumi sia ancora intatto
e quello macchiato ritorni ancora pulito.”
(Dag Hammarshjold)

Non solo i bambini anche noi adulti, dopo aver spezzato un legame d’amicizia e di amore, dopo aver commesso un’enorme stupidaggine, abbiamo sperato nel miracolo che non fosse accaduto nulla. Spesso diciamo di perdonare ma non dimentichiamo l’offesa, oppure consideriamo interrotto il rapporto con l‘altro. Il Dio della Bibbia getta alle spalle le nostre colpe per ricominciare da capo in modo radicalmente nuovo e puro. Tra di noi, purtroppo, domina spesso il desiderio di vendetta e di violenza. Dio non si dimostra, ma mostriamo l’uomo aperto alla vita, che chiamiamo Dio, come una bocca che cerca il respiro.
Giuseppe – prete


22/7/2018
FERMARSI

“Dobbiamo essere pronti a farci interrompere da Dio”
(D. Bonhoeffer)

All’improvviso squilla il telefono, che infrange, in modo sguaiato, ogni quiete ed incanto. Eppure ci sono interruzioni benefiche e necessarie.

Certo abbiamo bisogno delle piccole interruzioni, come gli intervalli nel lavoro, gli stacchi, le pause, le soste, intermezzi. Purtroppo, però accade nella nostra vita, un’incursione inattesa e molto più alta che ne scuote la monotonia e l’insignificanza e, anche se quell’invasione è dura (un male, una morte, un dolore), alla fine può essere ri-creatrice e feconda.

Giuseppe – prete


21/8/2018
MISTERO!

“Il segreto di questo mondo è un enigma
che la sapienza umana non potrà mai sciogliere”
(Hafez)

Poeta e mistico persiano, in cui poesia e fede, contemplazione e intuizione, anima e corpo si intrecciano tra loro, nel suo ‘canzoniere’, scritto nel XIV secolo. Il frammento, sopra citato, è una sorta di professione di umiltà di fronte al mistero dell’essere e dell’esistere. Se è vero che anche la realtà apparentemente più modesta e a prima vista, insignificante nella sua essenza ultima, custodisce un segreto, allora tanto più profondo è l’enigma dell’universo. Possiamo scoprirne contorni, inseguirne percorsi, dedurne qualità, ma alla fine quanto è invalicabile al nostro cervello resta il suo senso ultimo. E persino per la nostra interiorità più intima e profonda dobbiamo confessare, col “principe ignoto” della Turandot di Puccini: “ Ma il mio mistero è chiuso in me…”
Giuseppe – prete e viandante


5/8/2018
LETTURE…

“Alcuni libri vanno assaggiati,
altri inghiottiti, pochi masticati e digeriti “
(Bacone)

Tempo di vacanza, tempo auspicato di letture. La produzione libraria è simile ad un fiume inarrestabile. Le onde di quel fiume trasmettono anche scritti fangosi che si reggono solo sull’eccesso sessuale, sulla prevaricazione violenta, sulla capacità di veicolare istinti oscuri. Per fortuna si incontrano anche libri che sono scolpiti nella lapide del tempo e che si incidono nelle coscienze, colpendo anche il nostro cervello, come fa la piccozza sul ghiaccio, per usare un’immagine di Kafka.

Cammina lento il vecchio e sta più attento. Così ha più tempo per restare con se stesso e ripensare. Eppure ha anche più fretta, per terminare il compito prima di finire di invecchiare.
Giuseppe – prete e viandante


9/8/2018
GRAZIE

Pensavo per strada, osservando i volti dei passanti, per lo più, poco felici, ai momenti di felicità: una bellezza, un amore, una bontà, una luce di verità. C’è felicità nel dono ricevuto, come nel sentirci grati. Se la felicità è comparsa una volta, rimane la promessa che essa è possibile, che risponde alla vita, che noi siamo fatti per la felicità. E anche i momenti infelici non sono abbandonati al vento del nulla. Questa è fede nella vita, una fiducia possibile. Là, da qualche parte c’è, verrà, ci attende. Potremmo dire che siamo infelici perché conosciamo la felicità. L’infelicità del grigio quotidiano, e anche delle avversità, non è estranea alla sete e all’esperienza di felicità. Troppe parole per dire poco. Siamo sete e grazie alla vita, là una fonte c’è.
Giuseppe – prete e viandante


12/8/2018
ATTIMO…

“Fugge il tempo e già l’attimo in cui scrivo più non c’è. Bevi e sciala con allegria”
(Omar Khayyam, poeta persiano, vissuto attorno all’anno mille)

I suoi versi, spesso sfolgoranti, vennero sbrigativamente classificati secondo lo stampo carpe diem oraziano. Propongo un paio dei suoi versi, in questi giorni di apparente o reale appagamento esteriore, con la delizia delle vacanze. In realtà, nel poeta persiano, dietro all’appello al godimento dei piaceri della vita, all’ebbrezza del vino, allo scialo dei beni terreni, si intuisce un’inquietudine segreta. Il tempo è un rosario di attimi che si annullano sgranandoli e ciò che rimane è sempre un abisso di mistero e per molti, di nulla. Un’esperienza, questa, di cui siamo tutti testimoni. Dio ama i cattivi come i buoni, perché i cattivi sono i più poveri di tutti. Dio ama i poveri, non se sono buoni, ma perché sono poveri. Il corpo idolatrato come possesso e denaro riduce e offende la persona. Usa l’intelligenza, ascolta lo spirito e sii persona.
Giuseppe – prete e viandante


22/9/2018
RINGRAZIO…

Amiche e amici carissimi, vi ringrazio dei vostri auguri, che avete avuto la bontà d’inviarmi. Ho passato il 20 agosto in montagna, al passo Rolle alla Capanna Cervino – con 4 persone ( Michele Kettmaier, la moglie Alessia, con i loro figli Martin e Tina ) in un luogo selvaggio e magnifico. Ormai è noto a tutti che amo la montagna e mi sento montanaro. La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo avanti all’altro, il silenzio, il tempo e la misura. Ho iniziato a sei anni a camminare in montagna con mio padre, una specie di educazione che ho ricevuto da lui. Arrivati, dopo più di due ore a piedi, al Col del Gallo, dove si aperto un panorama splendido, soprafatto dall’emozione sono riuscito a dire – con 4 persone ( Michele Kettmaier, la moglie Alessia, con i loro figli Martin e Tina ) in un luogo selvaggio e magnifico. Ormai è noto a tutti che amo la montagna e mi sento montanaro. La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo avanti all’altro, il silenzio, il tempo e la misura. Ho iniziato a sei anni a camminare in montagna con mio padre, una specie di educazione che ho ricevuto da lui. Arrivati, dopo più di due ore a piedi, al Col del Gallo, dove si aperto un panorama splendido, soprafatto dall’emozione sono riuscito a dire: Papà, ora insegnami a guardare. Perché la montagna è un sapere, un vero e proprio modo di respirare. Non è quindi solo neve e dirupi, creste, torrenti, laghi, boschi e pascoli. È un’impronta che ti resterà per sempre! Questa cultura la detengo con orgoglio. La terra, la gente, le piante, le rocce dei miei monti sono dentro di me, e, come la mia vita, sono sacre.
Giuseppe – prete viandante


27/8/2018
LO SPIRITO…

“Dio dà ad ogni uccello il cibo,
ma non lo costringe a restare nel suo nido”
(J.G. Holland)

Trascorrendo in montagna quasi due mesi di ristoro,ho visto chi prepara al corvo il suo pasto, quando i suoi piccoli gridano verso dio e vagano qua e là per mancanza di cibo. Nella frenesia che spesso ci avvolge in città, di accumulare e di ansia per il futuro, forse ci viene in mente che dio non ci costringe a rimanere inerti ed a essere imboccati dall’alto, ci dà le ali per volare, per cercare, per operare. Ci dà la libertà per costruire il nostro futuro. I tedeschi ci ripetono che dono e impegno sono i due movimenti della vita, come fede ed opere lo sono per la religione. Io non creo, trasmetto,diceva Confucio. I pensieri che scrivo, li trovo sulla via della quotidianità, mi arrivano dalla lettura,dall’osservare un gesto,una reazione umana,tra i nostri vizi e le nostre virtù. Sono un postino.
Giuseppe – prete e viandante


1/9/2018
EDUCATI…

Ci insegnarono da piccoli a non mangiare nulla senza pane, a non avanzare niente. Sempre. Il cibo era prezioso, sacro direi. Per questo siamo cresciuti contrari al consumismo, alle tecniche violente, alle opere faraoniche. Altri hanno dimenticato o hanno ricevuto un’altra educazione.

Quella educazione era religiosa, poetica, coglieva la trasparenza della realtà. Temo che la mentalità, tutta ammirata della tecnica e della quantità, sia dura pietrosa, opaca. Non perdiamo il piacere dell’inutile. Unica cosa da fare è amare e perdonare. L’amore comprende libertà, giustizia e fraternità. L’unico peccato è l’avarizia dell’amore. Dio è uno che ama chi non sa amare. Perciò l’amore è possibile nella storia.
Giuseppe – prete e viandante


8/9/2018
FONDATORI…

”Coloro che creano non sono ancora coloro che fondano”
(Martin Heidegger)

Una citazione che si apre facilmente a una considerazione morale. Infatti, come tanti, anch’io ho incontrato persone di straordinaria genialità, che però,alla fine, hanno generato qualcosa di simile a un magico gioco pirotecnico, ricamato in un cielo tenebroso e capace di illuminarlo solo per alcuni istanti. Poi è ritornato come il sudario di un buio notturno. È stato un affondare più che un fondare. Per costruire in modo stabile, richiede, infatti, una costanza paziente,uno scavo tra le pietre, ansimando e sudando ogni giorno, fino ad erigere un monumento, resistente come il bronzo al fluire del tempo, per usare un’immagine cara ad Orazio.

Col calare delle forse fisiche occorrono forze morali sempre maggiori, ma queste sono anche dipendenti da quelle. La massima forza occorre per morire.
Giuseppe – prete e viandante


18/9/2018
SOPRA IL CARRO DEL VINCITORE

“L’uomo dabbene in mezzo ai malvagi
rovina sempre e noi siamo soliti ad associarci al più forte,
a calpestare chi giace e a giudicar dall’evento”
(Ugo Foscolo)

Il giusto è spesso un perdente sul quale si accanisce l’ipocrita che, prima lo aveva esaltato per il suo rigore morale che, poi non esita calpestarlo. Tutti dicono di amare i buoni, e poi o li sfruttano o li abbandonano. Tutti proclamano di detestare i corrotti e i potenti, ma quando si è invitati nei loro palazzi ci si mette a scodinzolare come cagnolini obbedienti. Il coraggio di andare contro vento, rimane solo un buon proposito retorico. Alla fine è più facile curvarsi come somari al soffio del vento dominante. Oppure è facile scagliarsi a parole con insulti e volgarità, contro il potere quando non lo si ha, pronti a goderne tutti i vantaggi personali quando lo si conquista.
Giuseppe – prete e viandante


23/9/2018
GENERAZIONI

“Non c’è proprio nessun dialogo tra generazioni.
I nostri bambini sono degli estranei.
Ecco un motivo per cui nelle biografie
i parenti sono sempre meno importanti,
degli amori e degli amici”
(Arno Schmidt)

Dovremmo riconoscere la verità della citazione, soprattutto oggi, che le nuove generazioni sono dotate di un linguaggio indecifrabile. Basti pensare al fatto che essi sono nativi digitali noi potremmo chiamarci invece migranti digitali. Mentre sono convinto, come raccontano due grandi scrittori Turgenev e Proust ed altri ancora, che c’è un legame sotterraneo tra generazioni, che non possiamo ignorare e dobbiamo impegnarci a non spezzare.

La morte dei vecchi ci precede. Tra noi e loro c’è un tratto di vita incerto, ma sperabile. La morte dei più giovani ci segue, ci tallona, ci prende alle spalle, sconvolge la legge del tempi, ci minaccia in quel poco di sicurezza che credevamo di avere.
Giuseppe – prete e viandante


1/10/2018
FELICITÀ

“La felicità non ha volto ma spalle.
Per questo noi la vediamo quando se ne è andata”
(Nietzsche)

Il filosofo tedesco è fulminante nella sua riflessione sulla felicità. Ancora oggi molti sono convinti che la gioia si identifichi col piacere, col godimento, con l’allegria sfrenata per scoprire successivamente che è solo un bagliore che si dilegua lentamente. Per Nietzsche la felicità la si contempla come un’ombra senza volto.

Esiste un’altra felicità, che non è insediata sulla pelle, nei sensi e nei volti, bensì nella coscienza. E’ un’atmosfera interiore, è un dono divino. Può convivere persino con l’oscurità di una prova; è questo il grande messaggio delle beatitudini evangeliche. Chiamo Dio, ciò che è nel più profondo di noi stessi e al tempo stesso il più lontano possibile dalle nostre debolezze e dai nostri errori.
Giuseppe – prete e viandante


3/10/2018
PAURA CHE ABITA IN NOI…

In uno dei miei momenti di riflessione mattutina mi venne in mente come sia indecoroso questo blaterare, dicendo sempre le stesse cose, sempre distruggendo e mai una volta, proponendo. Non c’è viaggio, siamo fermi alle parole, impalati a riva.

Ora che ciarlatani beoti urlano giorno e notte le loro verità, senza decoro, a premio di sondaggi, mi arrampico curioso sui fili del silenzio.
Giuseppe prete e viandante


5/10/2018
INTELLIGENZA…

“L’intelletto e la capacità di usarlo
sono due doni diversi“
(Blaise Pascal)

Per Pascal impegnarsi a pensar bene è forse il principio della morale . Certamente,avere un’intelligenza spiccata e creativa è un dono, ma intelligenti sono stati molti grandi criminali,tanti scienziati a servizio del potere tirannico. Oggi lo sono gli sfruttatori del prossimo con le loro macchinazioni. Ecco allora, la capacità di aver il dono della sapienza, ben più profondo della pura e semplice intelligenza. Questa ultima potrebbe essere appannaggio del computer, mentre la saggezza è invece frutto della coscienza, dell’etica e dell’umanità. Essa, è ricerca, apertura, domanda . “ Lo scienziato – scriveva Levi Strauss – non è l’uomo che fornisce le vere risposte, ma è quello che pone le vere domande.” A , proposito della foto qui sopra riportata. Chi non piange ,fa piangere. Chi non si fa carico, scarica sugli altri.
Giuseppe – prete e viandante


14/10/2018
GIOVANI

«Ai giovani non c’è altro da dire se non: “guadagnatevi la vostra verità”.
Nel passaggio dalle nostre alle vostre mani,
le verità diventano rami secchi e sta solo
a voi la potenza di farli rinverdire.»
(Sinodo dei Vescovi 2018)

Non corriamo il rischio , sia come genitori , sia come educatori, di parlare di giovani, ma non ai giovani? E’ difficile soprattutto, oggi, per il salto compiuto nella civiltà del digitale. Ci sono verità permanenti morali ed esistenziali che noi dobbiamo consegnare nelle loro mani. Purtroppo, spesso, lo facciamo offrendo loro rami secchi, cioè stereotipi o asserti, ripetuti, da noi poco praticati. Diventano prediche moralistiche e non stimoli di vita. Nella nostra società l’egoismo è chiamato libertà, la resa della persona umana al denaro è chiamata società di mercato e la distruzione della natura è chiamato progresso.
Giuseppe – prete e viandante


2 novembre 2018
IL ROSARIO PER I MORTI

Quando vado ad un funerale, preferisco non andare al rosario che di solito lo precede. Un caro amico lo ha vietato per il suo funerale. Mi sembra che non sia più il nostro modo di pregare e non è detto che oggi si preghi di meno. Tacere e ascoltare, attendere, non è forse preghiera?Nelle parrocchie, per lo più, alla vigilia dei funerali, propongono,un po’ burocraticamente, il rosario. Sto affermando quello che penso io. Forse per altri il rosario è un vero aiuto spirituale. E’ una preghiera, nata per il popolo analfabeta. Le 150 Ave Maria sostituivano i 150 salmi dei monaci. Oggi , anche i cattolici leggono la Bibbia, almeno il vangelo. L’amico che è morto, lo pensiamo con affetto anche camminando per una strada. L’apparato ecclesiastico si rende conto che i cristiani sono cambiati e tutta la gente è cambiata? A meno che capiscano che la paura “rende”, e dare la sicurezza sule vecchie cose, è più gradito, nella grande incertezza della vita moderna. Ognuno sia se stesso e faccia il bene, come meglio crede. Voglio essere tra quelli che continuano a cercare, anche nella fede e anche nella preghiera.
Giuseppe – prete e viandante


2 novembre 2018
IL ROSARIO PER I MORTI

“Gli uomini hanno, per natura,
più paura della verità che della morte”
(Kierkegaard)

In Kierkegaard, c’è il confronto tra morte e verità. Il filosofo danese osserva che spesso la verità è così bruciante e tagliente da creare panico in chi l’ha violata, trovandosi nudo e indifeso contro chi l’accusa. E’ doveroso , però, aggiungere che è proprio la verità che tutti dovremo morire che ci sconvolge ancora di più. Nei libri, sono i morti che interpellano noi, vivi, costringendoci a scoprire il senso della realtà, a cercare di riflettere sul mistero che è in noi, a cercare nelle cose e negli eventi, il loro segreto profondo.


2 Novembre 2018
PAROLE

La parola è minuta e invisibile eppure compie miracoli…
può spegnere la paura, eliminare la sofferenza,
alimentare la gioia, accrescere la compassione”
(Gorgia di Leontini – V sec. A. C.)

Il tema della parola, realtà misteriosa nei suoi meccanismi psicofisici e ancora più miracolosa nelle sue capacità simboliche e trascendenti, per la bibbia l’esistere sboccia da una parola divina. Nel capolavoro che è l’inno che fa da prologo al vangelo di Giovanni, Cristo non è definito il Verbo per eccellenza? Sospettare le peggiori intenzioni nei potenti prepotenti, è semplice prudenza. Le parole che spesso sciupiamo degenerandole nella chiacchiera e nella volgarità, possono consolare, trasfigurare, amare,salvare.
Giuseppe – prete e viandante


5/11/2018
GENIO!

“Sforzo costante ed errori frequenti:
sono queste le rampe di lancio del genio”
(Elbert Hubbard)

Un filosofo dalle intuizioni folgoranti. Giustamente sfatò il mito del genio illuminato dagli dei. In realtà, anche il genio creativo lotta con l’impotenza, con l’opacità, con la debolezza, ma non si rassegna e da laggiù si slancia verso l’alto, tentando e ritentando mille volte. Genio non è altro che colui che ha grande pazienza .Facile è, allora, raccogliere lo spunto che ci viene dalla citazione, che vorrei esprimere con due parole, facili per qualsiasi lettore. Le sofferenze sono un insegnamento. C’è chi va in palestra per rafforzare i muscoli. C’è chi tiene testa al dolore morale e rafforza l’anima.
Giuseppe – prete e viandante


8/11/2018
LUSSURIA…

La lussuria. Quali immagini ci vengono in mente,quando pronunciamo questa parola? Lo sappiamo già, non occorre dirlo. Sono immagini di orge, uomini e donne che fanno sesso in qualsiasi maniera … La lussuria non è niente di tutto questo, perché la lussuria non vive nei genitali ma vive negli occhi. La lussuria è un modo di guardare. Il peccato di lussuria consiste proprio in questo: perdere la capacità di vedere i volti..Così si diventa incapaci di amare. Perché l’amore non inizia mai dai genitali, ma nello sguardo, guardando nel fondo degli occhi si scopre chi è posseduto dal demone della lussuria. L’orgia è un’immensa monotonia , perchè tutte,in fondo, sono la stessa cosa.Quale la cura contro la lussuria?Non è la preghiera, non è la flagellazione,neppure la promessa o la minaccia. Il rimedio è la poesia. I demoni hanno in odio la poesia. Non c’è niente o nessuno che resista ai poemi. Colui che è tentato dalla lussuria è perché non è amato. Il rimedio per la lussuria è l’amore.
Giuseppe – prete e viandante


15/11/2018
VIOLENZA

“La violenza non è forza, ma debolezza,
né mai può essere creatrice di forza alcuna,
ma solo distruggitrice.”
(Benedetto Croce)

Forza e violenza, ragione ed impulso. Anche oggi le cronache quotidiane sono infarcite di notizie drammatiche, che registrano non solo guerre e brutalità fondamentalisti che, ma anche l’ aggressione verbale di certi politici, il bullismo, lo stalking, il femminicidio cosi via. A prima vista la forza e la violenza sembrano dominare e tanto è vero che Goethe affermava: “Chi è nell’errore compensa con la violenza ciò che gli manca in verità e forza.”

Benedetto Croce dichiarava, a tal proposito, che a prevalere in profondità sono la ragione e l’impulso, perché sono creatrici, a differenza della violenza, che produce solo il deserto e la morte.
Giuseppe – prete e viandante


29/11/2018
PENSARE

“Non c’è nulla interamente in nostro potere,
se non i nostri pensieri”
(Cartesio)

Proprio per questo, il filosofo francese ci ammonisce che possiamo liberamente creare, giungendo ad escogitare pensieri folli, stravaganti e perfino devastanti. Un altro filosofo francese, Pascal, ha scritto la sua grande opera affermando che il principio della morale è quello di lavorare a pensare bene.”Pensare bene non è necessariamente appannaggio dei benpensanti,anzi! Allora,a questo punto, celebriamo quella disciplina che va sotto il nome di “filosofia”. Nel IX secolo,il pensatore irlandese, Giovanni Scotto, trascriveva il motto evangelico sui bambini così. “Se non diventate filosofi non entrate nel regno dei cieli”.
Giuseppe – prete e viandante


7/12/2018
PILLOLE PER UN FUTURO PLURALISTICO

Tutti coloro che vantano certezze sono condannati al dogmatismo. Se sono sicuro di una verità, perché dovrei ascoltare un‘altra persona che difendendo idee differenti sta dicendo una cosa sbagliata? Le certezze vanno sempre a braccetto con i roghi. L’eternità non è tempo senza fine. Un tempo senza fine è insopportabile. Pensate ad una musica senza fine, ad un bacio senza fine, ad un libro senza fine. Tutto ciò che è bello deve morire. Bellezza e morte vanno sempre a braccetto. L’eresia si situa sul piano del potere. Ortodossi sono i forti, coloro che hanno il potere di dire l’ultima parola. Per questo essi si definiscono come i portatori della verità e i loro avversari come portatori della falsità. L’eresia è la voce dei deboli.
Giuseppe – prete e viandante


13/12/2018
SOLSTIZIO D’INVERNO

Quando giunge il solstizio d’inverno si vorrebbe poter rendere una regola generale per la nostra vita, la stessa che vale per le stagioni. Quando si tocca il fondo, non si può che risalire. Nelle nostre esistenze capita che anche il fondo abbia dei buchi. Non si esclude, né che si cada sempre più in basso, né che le pareti del pozzo siano troppo lisce per la risalita. Tuttavia incrociamo delle vite, poste sotto l’insegna del 21 dicembre, esse diventano il segno, anche per gli altri che è possibile uscire dai baratri.

La vita di “altri” è piena di realtà orrende, tra esse vi è anche il nostro farci l’abitudine. La delusione è una figlia disabile della speranza; finché la si riesce a custodire si è ancora umani.
Giuseppe – prete e viandante


20/12/2018
CHI SONO IO?

“Dio ha abbandonato la sua gloria ed è venuto a me.
Ha vissuto con gli esseri insignificanti come me.
Per me e in vece mia si è rassegnato a prendere su di sé vergogna e umiliazioni.
Essere oggetto di attenzioni simili! Chi sono io?
Per me il re è morto, versando il suo sangue. Chi sono io?”
(Elvis Presley)

Nella sua vita ha spesso unito corporeità e spiritualità, trasgressione e convenzione, protesta e perbenismo e, appunto ribellione e fede. La sua voce per Natale, è segnata dal timbro della fede cristiana, definita nella sua radice: l’Incarnazione. Cristo abbandona la gloria della sua trascendenza divina per associarsi al nostro groviglio di contraddizioni e sofferenze, i suoi piedi calpestano le nostre strade, il suo volto si riga di lacrime, la sua morte è generosa ma tragica. La sua nascita nella storia avviene ad opera di una donna, Maria, che Presley canta “O beata Madre, noi ti preghiamo, grazie per il miracolo del tuo rosario”
Giuseppe – prete e viandante


22/12/2018
PICCOLE RIFLESSIONI PER NATALE

«Con Pascal di tre mesi, in braccio, ero scesa per andare dal lattaio. C’era una nuova fioreria accanto all’ingresso, con dei vasi di fiori esposti. Non li avevo visti ed ero caduta, il bambino aveva battuto la testa. In un attimo il mondo mi era caduto addosso. L’ambulanza correva a sirene spiegate. Mi ripetevo che non era vero, che era solo un incubo. Pascal, piccolissimo, nel tubo della tac. Facevo a Dio ogni promessa, purché ce lo restituisse. Ricoverato in osservazione, nel piccolo braccio un ago già pronto per un’anestesia urgente. Rimasi tutta la notte a vegliarlo. Un’infermiera, ogni ora, con una torcia, controllava le sue pupille. Nella penombra i minuti gocciolavano, lentissimi. Non voleva più sorgere il sole. Alle otto un medico lo visitò. Poi mi sorrise: “Potete tornare a casa”. Pazza di gioia, mentre tornavo a guardare il mio bimbo rividi quella stanza con occhio diverso e ricordai che in quella stanza ero già passata: una stanza angolare, con due finestre su un incrocio e che, anni prima, era un altro reparto. Lì era stata ricoverata mia sorella, quando le avevano fatto la diagnosi. E, come me, aveva pregato. Mia sorella era morta a quattordici anni. Ripensai a mia madre. Al suo dolore, alla sua ragione stravolta, a certe sue parole crudeli. La perdonai di tutto. In una notte avevo capito».

Siamo in un bar molto elegante, un caffè storico nel centro di una città di una grande provincia italiana. Divanetti e poltroncine di velluto, specchi, tappeti e grandi carrelli di dolci e salatini. Camerieri in livrea. Le cinque del pomeriggio. Entra una giovane coppia con bambino, sui quattro anni: molto carino, riccioli biondi, una camicia a quadri, jeans. I genitori si siedono a un tavolino, sorridenti; il bambino no: si allunga, si sdraia, si divincola, si contorce sul divanetto e poi per terra, dove comincia a strisciare, va sotto le sedie, ne esce, si mette a correre tra i carrelli, urla, saltella, sbraita. La mamma e il papà si alzano a turno, cercando di riprenderlo, domarlo, acquietarlo. Alla fine, in due lo riportano al loro tavolino, ma non riescono a farlo sedere. Il bambino ricomincia a sdraiarsi, strisciare, scivolare.La scena è molto penosa, credo anche per quei due ragazzi sulla trentina, divenuti (loro malgrado, verrebbe da dire) genitori. La pena sta nel constatare che non ce la fanno. I due giovani genitori non riescono proprio, pur tentando in ogni modo, tenero e violento, mettendocela tutta, impegnandosi. Alla fine falliscono: accettano, subiscono, sopportano. In breve perdono la battaglia. Il bambino non si siederà mai e loro se lo terranno accanto alla bell’e meglio, trattenendolo per un braccio in modo che almeno non vada a correre tra i tavoli. È una generazione di bulli maleducati, ma la colpa è nostra, perché abbiamo paura di pronunciare la parola autorità.
Giuseppe – prete e viandante