La voglia di letargo e il movimento giusto
È un autunno triste. La coincidenza di tanti elementi nefasti – la guerra in Ucraina (con il ritorno della minaccia nucleare), la pandemia, la siccità, la crisi energetica – sta diffondendo una paura crescente. Quindi non sorprende che la reazione del grande pubblico – la massa che sente di dover solo subire gli eventi – sia quella di volerne sapere il meno possibile, di chiudere gli occhi, di scappare dall’eccesso di novità, di cui troppe sgradite. Recentemente uno studio del Reuters Institute dell’Università di Oxford – il Digital News Report 2022, basato su dati raccolti in 46 mercati distribuiti su sei continenti – ha evidenziato che una parte ormai molto consistente e in crescita della popolazione mondiale sceglie deliberatamente di evitare di seguire le notizie perché mettono troppa agitazione. «Wake me when it’s over», si dice in inglese, «svegliatemi quando è finita…».
Svegliatemi in un’altra stagione politica.
Sta succedendo anche a me, che pure vengo da una storia di militanza indefessa, di non voler leggere più i giornali, di non seguire più le trasmissioni televisive, di dire «svegliatemi quando sarà passata ’a nuttata, quando saremo in un’altra stagione politica».
Sì, lo confesso, ho preso male i risultati delle ultime elezioni. Il fatto che fossero ampiamente previsti non ha addolcito la pillola. Mi duole peggio di un callo vedere il dato dell’astensionismo (salito al 36 per cento) e constatare che il centrodestra con solo il 44 per cento, a causa di una legge elettorale sciagurata e della divisione assurda del campo avversario, ha un’ampia maggioranza nelle due Camere. Non mi consola neanche ipotizzare che l’exploit di Giorgia Meloni possa sciogliersi velocemente, come neve al sole, analogamente ad altri dell’ultimo decennio, al Renzi del 2014, ai Cinque Stelle del ’18, alla Lega nazionalpopolare di Salvini del ’19. Anzi, credo che la Meloni, la prima donna alla Presidenza del Consiglio, riuscirà a governare, se non per tutta la durata della legislatura, almeno per un buon periodo. È abile, non si allineerà alle posizioni di Viktor Orbán, riaggiusterà la sua collocazione europea perché sa bene che le grandi potenze economico-finanziarie che reggono i nostri destini non le perdonerebbero passi falsi. Dovrà certo fare i conti con gli alleati, questione non solo politica, ma anche numerica. Rispetto a Lega e Forza Italia, infatti, Fratelli d’Italia ha gruppi parlamentari sottorappresentati rispetto al voto, visto che la ripartizione delle candidature nei collegi uninominali era avvenuta sulla base del consenso stimato nei sondaggi. Avrà dunque bisogno dell’appoggio costante degli alleati.
L’uno, la Lega, in grave crisi “identitaria”, l’altro, Forza Italia, con una leadership che si muove apertamente in sintonia con la maggioranza politica che governa oggi l’Unione Europea. Mantenere la concordia del cosiddetto destra-centro non sarà certo impresa facile. Ma scommetterei comunque che l’alleanza durerà e che non torneremo presto all’ammucchiata di “salute pubblica” con la tecnica al potere.
La voglia di scappare.
Se l’autunno ha questo foliage e l’inverno porterà pure la recessione economica, come si può pensare di reggere svegli? Cosa può contrastare questa voglia di scappare? Io credo che, quando tutto intorno si fa buio, quando sembra che non rimanga più niente, ci resti comunque, quale risorsa straordinaria, quella originaria: il nostro corpo. Intendo per corpo non solo la parte fisica, bensì la nostra fantastica trinità fisico-psico-spirituale.
E scrivo Spirituale con la maiuscola, perché è Dio dentro di noi, che pulsa in ogni cellula, ogni sospiro, ogni battito dell’intelletto, ogni spinta della volontà. Proprio questo corpo che, per il discorso fatto fin qui, non se la passa bene, che è sballottato di qua e di là, che stanco per eccesso di emozioni, informazioni, sollecitazioni, attese preferirebbe smettere di pensare, che deve fare lo slalom per evitare le sempre più diffuse patologie neuronali – il sole nero della depressione, i disturbi della personalità e dell’attenzione, l’iperattività, la nevrastenia paralizzante, la follia -, è l’unico patrimonio a nostra disposizione. Quindi la prima cosa da fare è tenerlo stretto, concentrarci su di lui e provare a rigenerarlo. Solo un corpo rigenerato sarà poi in grado di operare per la pace, reagire ai virus, riparare i danni del cambiamento climatico, reggere alla recessione economica, reinventare una politica di sinistra.
Rigenerare il corpo.
Come si fa a rigenerare un corpo? Nessuno lo sa con precisione. Io posso dire quel che ho capito sulla mia pelle. Non bastano i libri, le teorie, le ideologie (anche se la dimensione mentale-dottrinale è importante). Non sono sufficienti le regole, le procedure, gli statuti (anche se la dimensione giuridica-organizzativa è altrettanto necessaria). Serve un’esperienza diversa, olistica, che ci coinvolga a tutto tondo, portandoci prima in alto e poi infilzandoci definitivamente in questa terra di terra e sassi.
E quali potrebbero essere i tratti di questa esperienza? Anche in questo caso non c’è nessun manuale che contenga le indicazioni salvifiche. Io posso solo testimoniare quel che mi è successo nella mia ricerca esistenziale-spirituale degli ultimi 15 anni: che tutto si modifica, in meglio, quando si stappano i sensi, si cerca la mistica, si torna all’immaginazione politica. E quando si tenta di fare tutto questo senza soluzione di continuità. Proviamo quindi: – il risveglio di tutte e cinque i sensi: la pelle che torna reattiva all’arietta; le papille gustative che titillano per le pietanze della tradizione; l’olfatto che s’impregna del profumo dei campi; gli occhi che vedono lo sfavillio delle acque; le orecchie che avvertono il chiacchiericcio delle foglie; – il contatto mistico con ciò che sta sotto, nell’estremo fondo, dove l’ultimo nucleo non è materia, ma vento, lo stesso vento che in origine aleggiava sulle acque e che ora continua a soffiare in ogni uomo e nel pelo degli animali e nei fili d’erba; – la libera immaginazione di un mondo diverso, in cui lavoro e giustizia si incontreranno, cemento e asfalto diminuiranno, evasione fiscale e mafia scompariranno, lentezza e velocità si baceranno.
Io non ho nessun titolo per parlare, sono solo un immergente («Noi immergenti, noi con fedi e ossa rotte…», Guccini, Canzone di notte n. 3) ma oso comunque invitare i lettori di madrugada a praticare nei prossimi mesi un movimento sensuale-mistico-politico.
Anche in pochi, anche utilizzando gli interstizi delle parrocchie e delle associazioni, anche inventando circuiti clandestini.
L’autunno è triste, la voglia di letargo è grande, ma non tutto è perduto. Il nostro corpo, se fa il movimento giusto, può tornare a vibrare, reagire, creare.