A volte succede
Darsi una mano: provare a capire cosa succede nell’altro, trovare un modo per stare vicino. Tentare qualche suggerimento, azzardare un consiglio.
Le intenzioni, quelle sono le migliori, ma non sempre funziona.
Troppo complesso il puzzle, troppi gli incastri.
Le vite segnano. A volte succede che non si riesca a evitare un sentire profondo di solitudine. Intima. Interna. Interiore. Lontana dalle aspettative, dai progetti iniziali, dai chilometri camminati.
Piccole fessure, screpolature. Bastano a lasciare un segno. Si apre il dubbio di non riuscire più a entrare in contatto, a ritrovare aderenza.
Dalle fessure però passa la luce. A volte succede, come per una pianta: è sufficiente una fessura per resistere, per esistere.
Succede. Perché questa è la nostra condizione: imperfetta; questi i nostri discorsi: inesatti; questi i nostri pensieri: confusi.
Succede. Qui entra in gioco il tempo. Non bisogna lasciare che la fessura si allarghi fino a diventare crepa profonda, che il punto tirato disfi la maglia.
In questi giorni di contagio e di fermo forzato – di saluti distanziati, di baci negati, di abbracci soffocati – manca il cammino che prelude all’incontro, manca la presenza; in questi giorni dove non ci tocchiamo più, mancano carezze, manca la pelle degli altri. È necessario allora, proprio in questi giorni, cercare un movimento interiore, pianificare il tempo, abitare altri luoghi, ritirarsi quando necessario, godere della luce che viene dalle fessure, solo quella, non c’è altro.
Provo ad ammorbidire la pelle screpolata dal freddo di tante fatiche: serve un unguento, magari profumato, magari che scaldi.
È un profumo, sì esatto, dura un attimo ma ti rimane dentro; o un ricamo, i punti da soli non significano nulla… insieme esprimono il senso e bisogna pazientemente aspettare.
Subito prendo l’ago, tento un rammendo.
Inattese sono poi le strade per ritrovarsi. Perfino un post su Facebook può fare da ponte.
I ponti, costruzioni degli dèi e non degli uomini.
Lì ci incontreremo e saremo oltre la mediocrità che avvolge questo tempo. Oltre il trascinarsi tra attese, file per i tamponi, maschere che oscurano il sorriso.
Noi ci siamo e resistiamo.