Recovery fun
Le piccole onde a risacca
fanno la sabbia increspata.
Dune sotto i piedi
luce sopra gli occhi.
Riflessi a rete pescano mondi nascosti
i paguri abitano case
io cammino e osservo il tempo.
Poi c’è il mare, che se ti lasci galleggiare e guardi le nuvole passare senti quasi il mondo che ruota e ruota e ruota. Tutto si sposta e tu con il mondo, e sopra magari c’è anche la luna, nascosta nell’azzurro. In comunione con gli astri, con i pesci, con i minerali. Con quello che sei, con te bambino, con te ora, con quello che sarai.
Tutto su una linea
Da oggi a quello che era
Da oggi a quello che sarà.
Ci si ritrova così: con una corsa, un tuffo. Con una passeggiata lenta sulla battigia.
Raccolgo conchiglie
Colleziono passi a seguire
Mi fermo, mi chino.
Recovery fund vuol dire fondi per la ripresa, ovvero soldi. Soldi da investire in ciò che è “necessario e urgente” per riemergere dal trauma sociale ed economico, oltre che sanitario, della pandemia.
Serve il fund, servono i soldi. Nessuno lo nega.
Ma abbiamo bisogno anche di altro, di recovery fun, di un “divertimento per potersi riprendere”, per riscoprirsi, per allentare la tensione, per ritrovare gesti prima scontati e oggi preziosi: è quanto mai necessario di-vertire, volgere altrove la nostra attenzione, per così tanto tempo concentrata sul pericolo del virus. Urge raccogliere piccoli momenti di gioia, scambiarci frammenti di libertà; urge commerciare sorrisi, quasi clandestini, senza mascherina.
Urgono abbracci, tanti abbracci.
Mi rialzo, segno il passo.
Il sole scende in laguna e io seguo l’ovest.
(ps-ap)