La sessualità è relazione e creatività

di Mozzo Elena

La sua conoscenza ci rende liberi e responsabili

Genitori attenti su tutto tranne che…

Quando i bambini sono piccoli, insegniamo loro a fare qualsiasi cosa: camminare, parlare, tenersi puliti, soffiarsi il naso, allacciarsi le scarpe. Se ci fermiamo un attimo a pensarci, realizziamo come davvero li accompagniamo passo passo, forse alle volte in modo fin troppo pressante.C’è un campo in cui questo non avviene. Peraltro, una sfera importantissima per il corretto sviluppo psico-fisico della persona: quella della sessualità.Su questo tema le informazioni che diamo a bambini e ragazzi sono sempre piuttosto carenti, per non dire assenti. Perché? Probabilmente perché entrano in gioco sentimenti come vergogna e imbarazzo. Perché come adulti ci sentiamo poco preparati sul tema, abbiamo timore di dare informazioni errate. Non abbiamo ricevuto in gioventù alcuna educazione sessuale e non abbiamo dunque modelli di riferimento.

Consigli dell’OMS sull’educazione sessuale

In realtà delle linee guida da seguire le avremmo. A tracciarle è l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Secondo l’OMS, l’educazione sessuale è un percorso che deve accompagnare i ragazzi in tutte le fasi della loro crescita, iniziando fin dall’infanzia (5 anni).«Sono troppo piccoli», «Che senso ha trattare certi argomenti a questa età!» sono i commenti che più spesso si sentono quando si propone un percorso di educazione in una scuola dell’infanzia. Commenti guidati dall’idea distorta che abbiamo di educazione sessuale, ridotta il più delle volte a una prevenzione delle gravidanze indesiderate o delle malattie sessualmente trasmissibili.Secondo le indicazioni dell’OMS, l’educazione sessuale è ben altro rispetto a questo. Nelle suddette linee guida leggiamo che l’educazione sessuale è un percorso che mira a fornire a bambini e ragazzi le conoscenze relative all’ambito fisico, ma anche a quello emotivo, relazionale e sociale della sessualità. È fornire ai giovani non solo conoscenze, ma anche attitudini, abilità, valori che li aiutino a tutelare il loro benessere psico-fisico, a costruire relazioni affettive sane, a considerare come le scelte che compiono influiscano sulla loro vita e su quella degli altri.

Linee guida per un’educazione relazionale

Il programma di educazione sessuale tracciato dall’OMS si dipana lungo 8 punti:
1)Le relazioni – si va a riflettere su quali tipi di relazioni affettive caratterizzano la nostra vita, su quali siano gli elementi che differenziano una relazione sana da una non sana.
2)Aspetti socioculturali della sessualità – la riflessione è centrata su come i valori della società in cui cresciamo influenzano la nostra idea di sessualità e sui diritti universali che sovrastano le differenze culturali.
3)Genere – di questo punto spesso si sente parlare nei social media, a sproposito. Il risultato è una gran confusione sui termini. Con sesso biologico ci si riferisce all’anatomia dei genitali di una persona, con orientamento sessuale ci si riferisce alla sfera affettivo-relazionale (da chi la persona è attratta). Per quanto riguarda il genere esso si riferisce alla percezione della persona nella sua interezza: mi riconosco nel mio sesso biologico? L’OMS afferma che è importante far riflettere bambini e ragazzi su come, sulla base del sesso biologico, vi siano aspettative differenti per maschi e femmine. Ma queste non devono essere troppo rigide, finendo per trasformarsi in stereotipi che possono far sentire le persone escluse, diverse. Si insegna a rispettare l’unicità di ogni essere umano.
4)Violenza – si va a riflettere sul tema importantissimo del consenso, della tutela del proprio corpo e anche della sicurezza online. Sempre più spesso oggi la violenza viaggia attraverso la rete.
5)Abilità per tutelare il proprio benessere – grande capitolo sulle strategie per sviluppare una comunicazione assertiva. Ossia per saper far valere il proprio punto di vista in modo rispettoso ma deciso. Imparare a saper dire sì e no quando voglio. Si insegna anche ai ragazzi a riconoscere le fonti sicure di informazione e a sapere dove e come chiedere aiuto.
6)Pubertà – vengono affrontati i cambiamenti del corpo, spiegando il significato e la funzione che questi hanno. Inoltre, si lavora sull’immagine corporea, insegnando ad apprezzare l’unicità delle persone e riflettendo sull’importanza di adottare stili di vita sani come mezzo per tutelare la propria salute piuttosto che per conformarsi a un canone estetico imposto.
7)La riproduzione – si affronta il ciclo di riproduzione dell’essere umano, la procreazione responsabile e i metodi contraccettivi.
8)Le malattie sessualmente trasmissibili – oltre a fornire ai ragazzi conoscenze riguardo alle principali infezioni sessualmente trasmesse e alle modalità di prevenzione, si va a ragionare sull’emarginazione che ancora oggi affligge molte persone affette da questo tipo di malattie.

Cosa chiedono i ragazzi oggi

Leggendo il programma indicato dall’OMS, non è difficile capire come un simile percorso, svolto fin dai primi anni di vita, diventi un ottimo strumento per fornire ai bambini e agli adolescenti tutti quegli strumenti che permettono loro di avere uno sviluppo psico-fisico equilibrato e per difendersi da quelle che oggi sono le principali minacce che possono incontrare nel loro percorso di crescita: bullismo, cyber-bullismo, violenza, relazioni tossiche. Questo programma di educazione sessuale si discosta molto da quello che viene comunemente offerto oggi ai ragazzi nei percorsi di educazione alla sessualità oggi esistenti, che iniziano troppo tardi e che si limitano, come dicevamo, a una semplice prevenzione delle gravidanze e delle malattie sessualmente trasmissibili. L’OMS restituisce alla sessualità la sua connotazione positiva, la sua dimensione relazionale. È quello che i ragazzi chiedono maggiormente. Negli incontri di educazione sessuale che portiamo nelle scuole con la Fondazione Penta, le domande anonime dei ragazzi vertono spesso sugli aspetti affettivo-relazionali, comunicativi e del piacere. Alle volte alcune domande possono apparire provocatorie, irriverenti, alle volte focalizzate su aspetti troppo meccanicistici del sesso. Forse la chiave di lettura è un’altra. I ragazzi, nel momento in cui si affacciano all’esplorazione del territorio della sessualità, hanno giustamente diritto ad arrivare ben equipaggiati. E noi adulti, con il nostro approccio monco, condizionato da vergogna e non adeguata preparazione, non siamo in grado di fornirglielo.

La sessualità non è un pericolo da evitare

Nel suo libro “L’amore rende liberi”, il giornalista Dan Savage paragona gli attuali programmi di educazione sessuale a un corso di scuola guida in cui l’istruttore per tutto il tempo non fa che mettere in guardia gli alunni sul fatto che la macchina potrebbe prendere fuoco – e che quindi guidando si rischia di morire – anziché insegnare a rispettare il codice della strada e a relazionarsi con gli altri autoveicoli. Ovviamente il ragazzo, una volta ottenuta la patente in una simile scuola guida, viene coinvolto in pericolosi incidenti. A quel punto l’istruttore, anziché rivedere il suo programma, dirà che, come lui afferma, guidare è pericoloso ed è quindi meglio non guidare affatto. Non è difficile il parallelismo con la sessualità. A ogni gravidanza indesiderata, a ogni fatto di violenza di genere, dinanzi all’incremento dell’incidenza delle infezioni sessualmente trasmissibili tra i giovani, noi adulti, anziché rivedere il nostro modo di fare educazione sessuale, puntiamo il dito contro una generazione di giovani additandoli come senza valori, superficiali e sconsiderati. Mentre loro ci stanno semplicemente indicando di cosa hanno bisogno.

Elena Mozzo

Elena Mozzo

pediatra, educatrice sessuale, curatrice del profilo di divulgazione sessuale esessolosapessi (Instagram e Facebook)

lavora per l’Associazione C.A.S.A. (Costruire, Accogliere, Sostenere, Accompagnare),per info sui loro progetti relativi all’educazione sessuale: associazionecasa.ets@gmail.com