A corto

di ap-ps

Siamo così, tutti. A corto di energie, di idee. Breve è il respiro, alle volte un po’ in affanno.
Guardo tutti e nessuno. Mi consegno un ritmo incalzante uno, due…
uno, due, forza avanti, non rallentare, il fiume va, arriva il treno, lo sento lontano ma proseguo senza sosta.
Giunge ora l’onda lunga di una primavera difficile, di un futuro sospeso. Quest’onda ci mangia l’appoggio sotto i piedi, come il mare sulla battigia, a chi cammina sulla sabbia.
L’estate, in realtà non l’ho sentita. È arrivata da sola. È giunta. Ha fatto parlare di sé. Troppo. Ma io ci sono stata poco con lei, ho continuato a camminare al lato…uno, due…forza avanti, sempre diritto.
Il ritorno dalle ferie, il rientro al lavoro, alla scuola, alla quotidianità ogni anno portano malinconia, mescolata con aspettative, speranze. Qualche paura.
Ansia da prestazione, bisogna resistere, non si può mollare ora, speranza, no forse è istinto, duri ma morbidi in un ossimoro a volte ingenuo, a volte vitale. Porto dentro una fantasia musicale che porta lontano, via dal presente. Un valzer, Šostakóvič, magia di funambolismi circensi.
Ma questo settembre 2020 è diverso. Tutto è più intenso: i colori del presente sono densi, i tratti sono marcati. L’orizzonte invece si è fatto corto, a breve, rivolto al domani immediato. Cosa succederà? Con l’inizio delle scuole, con l’arrivo dei freddi venti invernali, con i vetri degli autobus appannati, con le prime influenze.
Ti porto in questo tempo, tu sei andato via presto: accarezzavi la mia voce con i tasti del pianoforte; ora lei, la mia voce, è rimasta sola.
Ridevi tanto e mi riempivi di aggettivi luminosi, ti divertivi quando incontravamo un abito da tango, un caffè raffinato, o una canzone napoletana. Mi rimangono i tuoi versi, i tuoi movimenti, le tue mani che volano, le tue note.
Se corto è lo sguardo, breve sarà il passo. Attento a ogni movimento, soppesando ogni spostamento, ogni variazione degli equilibri.
Un cammino cauto e, nella prudenza, con una sua forza paziente, determinata dal sapere di essere composto di tante, lente progressioni.
Il sentiero è lungo e ci porterà oltre il valico.
Un, due, un, due… il fiato è corto ma non ferma il passo, va verso mete #chenessunosa, inerzia vitale, spinta di qualcosa che respira e, allora, indiscutibilmente vive. Si torna all’origine, un fiato che genera la vita, che moltiplica, che nutre, che plasma e che continua.
Nulla è perso, tutto si trasforma.

(ap-ps)