Sentirsi stringere il cuore
Cerco il sole e non lo trovo, la luce si nasconde.
Il mio controluce sarà opaco.
Metto a punto il controcorrente di Giuseppe Stoppiglia con La Chiesa nel guado di una religione civile che, dentro gli occhi della notte, vede gli dei di cartapesta delle nazioni «elette» e gli inutili sforzi di una Chiesa in cerca di visibilità sotto l’insegna di un’etica senza misericordia.
Apro l’ombrello e sfoglio il monografico, curato da Egidio Cardini, sul sospiro di ««Misericordia, cos’ha signor padrone?», esclamò Perpetua a don Abbondio, aggredito poc’anzi dai bravi»; e poi schiudo il guscio di Angelo Casati: Viscere di misericordia, che è soffrire assieme, è inginocchiarsi, perché l’altro si sollevi.
Alberto Berrini, in Può la misericordia essere una categoria economica?, scrive che l’economia di mercato copre la civile, quando l’interesse dell’azionista elimina gli altri creatori di ricchezza (managers, dipendenti, comunità locale, ecc.) e determina la rovina dell’economia reale.
Gino Rigoldi, in Le persone non sono quello che fanno invita a costruire una legge che sia di espiazione e novità di vita. Franco Monaco, in Misericordia e politica, afferma che la misericordia non è una generosa concessione, ma è diritto delle minoranze, diritto umanitario e «materialismo cristiano». Ornella Favero in Carcere e misericordia aggiunge che se i delinquenti sono degli infelici, si può pensare a una giustizia misericorde. Segue il breve appello di un carcerato di Padova, Elton Kalica, che in Per vivere bene chiede umana comprensione.
Approfitto di un raggio di sole, chiudo l’ombrello e apro scritture a confronto, dove per la Torà Gianpaolo Anderlini scrive: il mondo sussiste sulla giustizia e sulla misericordia.
Mohammed Khalid Rhazzali per il Corano: la salvezza del credente nella vita e oltre la vita è affidata alla misericordia divina. Chiude per il nuovo Testamento Elide Siviero: misericordia è il sentimento che fa fremere le viscere di Gesù di fronte al misero.
Depongo l’ombrello nel cilindro ed entro nella libreria; sul tavolo in esposizione i libri: il primo è di Christopher Isherwood: Un uomo solo, la storia di una giornata cupa, avvincente, sarcastica, essenziale, di un uomo di mezza età. Segue Fabien Eboussi Boulaga, con Autenticità africana e filosofia, che mette in luce i tranelli della decolonizzazione, costruiti su di una falsa coscienza e inutile filosofia, che riproducono mali peggiori di prima. In terza fila compare Philip Roth per Indignazione e, subito accanto, Paul Auster con Invisibile, due libri pubblicati quasi assieme, con uno sguardo particolare sui giovani, che sa osservare senza tenerezza la grandezza e l’abiezione dei suoi personaggi. Chiudono la rassegna Aldo Capitini e Guido Calogero, con Lettere 1936-1968, che raccolgono la corrispondenza tra due grandi uomini, Aldo, l’uomo della non-violenza e Guido, il filosofo del dialogo.
E adesso aria alle rubriche: Fulvio Cortese in Sicurezza urbana e cultura dei diritti solleva, sulle ordinanze dei sindaci, un interrogativo di legittimità per il contenuto, per la motivazione (la volontà della popolazione) e per l’efficacia.
Ne il piccolo principe, Egidio Cardini con Oscar Romero e il regalo di un bimbo, nel trentesimo della morte, illustra la figura di un uomo retto e semplice, determinato fino alla morte per il povero.
Fabrizio Panebianco in Uguaglianza riprende un vocabolo in disuso, ne tenta la ricostruzione, inserisce un allarme: nei paesi ricchi la disuguaglianza produce malattie.
Per interculture, Arnaldo de Vidi scrive Sulla pedofilia, ne elenca le cause, ne fa la diagnosi, che è crimine e malattia, chiama la Chiesa alla trasparenza; invita non a un processo persecutorio di sola giustizia, ma anche di riconciliazione.
Macondo e dintorni illustra inconsapevole le gesta dei grandi e dei piccini.
Per le immagini si propone New York di Andrea Fantinato con i volti, le situazioni, i monumenti, gli eventi di una città che attraversa la grande crisi finanziaria del 2008.