Marocco
Monarchia costituzionale, indipendente dal 1956, il Marocco è membro del Centro Nord-Sud del Consiglio d’Europa e beneficia dal 2008 di uno statuto avanzato nella UE. Il 98,7% della popolazione è musulmana, di rito malekita; minoranze religiose: cristiani (1,1%), israeliti (0,2%). L’art. 3 della costituzione garantisce a tutti il libero esercizio dei culti. Ha una superficie di 710.850 km2 (zona del Sahara incluso) e 32,3 milioni di abitanti. Il tasso d’analfabetismo è sceso dal 68% (1982) al 30% (2012). Nonostante i progressi e in seguito alle ricadute locali della crisi «globalizzata», è passato dal 117° (1995) al 126° posto (2003) nell’indice mondiale dello sviluppo umano.
Geografia, lingue, popolazione
Il Marocco costituisce con Mauritania, Algeria, Tunisia e Libia l’area del nordafrica detta Maghreb, da al-Maghrib, luogo a occidente dell’Oriente musulmano. In particolare, il Marocco è detto al-Maghrib al-Aqsa, estremo Occidente. Lambito dall’Oceano Atlantico e dal Mare Mediterraneo, confina a nord con le enclave spagnole Ceuta e Melilla, a est con l’Algeria, a sud con Sahara e Mauritania, confine attualmente oggetto di dibattito. Pianure fertili si estendono sui versanti di due alte catene montagnose, il Rif (al nord), l’Atlante (al centro e sud), che forniscono risorse idriche implementate con numerose dighe (il più vasto perimetro irrigato del Maghreb, circa un milione di ettari, 1987). Per fenomeni locali (abbandono delle culture tradizionali, sfruttamento intensivo, deforestazione), e per la ricaduta della crisi climatica del Sahel, si sono avute drammatiche annate di siccità. Il paese presenta paesaggi, zone climatiche e tipi di economia (agricoltura, pesca, pastorizia) diversi. Importante produttore mondiale di fosfati, ricco di altre risorse minerarie, esportatore di prodotti agroalimentari e manufatti, non possiede rilevanti giacimenti petroliferi. La lingua ufficiale è l’arabo (classico). Nella nuova costituzione del 2011 la lingua berbera, o tamazight, è stata elevata a seconda lingua ufficiale. Rimasta essenzialmente lingua parlata (40/50% della popolazione) il berbero è oggi scritto elaborando i segni antichi (simili al tifinagh dei Tuareg) o con l’alfabeto arabo o occidentale. La prima lingua straniera è il francese, adottato da una politica di bilinguismo amministrativo; nel nord del paese, ex-zona coloniale, lo spagnolo sussiste in parte. La lingua franca al quotidiano è tuttavia per tutti la darija, o arabo dialettale. Ricordiamo anche le tradizioni linguistiche sahariane e sub-sahariane, nonché quelle della comunità israelita. Lo storico Haïm Zafrani cita, accanto alla lingua del Talmud, «il giudeo-arabo, il giudeo-berbero, la haketya [vecchia lingua castigliana] e il ladino [lingua di cultura]». La secolare coesistenza traàlingue e ampie passerelle di scambio e sincretismo culturale hanno nutrito il patrimonio di arti, poesia, musica, pensiero e tradizioni. Nel 1900 la popolazione era circa 6 milioni. Grazie al miglioramento della vita e al regredire della mortalità infantile, il boom della crescita si è avuto dopo l’indipendenza. Pianificazione familiare e mutazioni nel genere di vita la hanno poi stabilizzata dalla media di 7 a quella 2-3 figli, corrispondente nel 2007 al tasso medio mondiale. La popolazione è giovane: il 27,3 % sotto i 14 anni e il 66,1 % tra 15 e 64. Un tempo a maggioranza rurale (eccetto per le città tradizionali e le bidonvilles nate sotto il colonialismo), oggi più del 60% della popolazione è inurbato. Nonostante i piani di risanamento urbano l’alta incidenza dell’esodo rurale ha visto nascere nuove baraccopoli attorno ai centri urbani. Nel 2012 la Agence nationale de lutte contre l’habitat insalubre ha varato un programma di risanamento detto villes sans bidon-villes. Aggravato dalle ricadute della crisi globale, il tasso di disoccupazione ha raggiunto nel 2013 la cifra di un milione; il 15% della popolazione vive nella povertà. La popolazione del Marocco è variegata. La componente berbera costituisce il substrato originale, geneticamente composito sin dalla proto-storia. Per un seguito di migrazioni interne esistono regioni di berberi arabizzati, di arabi (e un tempo anche ebrei) berberizzati, e genti del Sahara che hanno adottato l’una o l’altra lingua. Gli storici parlano di comunità berberofone o arabofone. Consapevole del proprio passato e del ruolo svolto nell’edificazione dell’islam maghrebino, l’entità berbera è culturale/linguistica. Culturalmente significativa e di antica mescolanza, è anche la componente afro-sahariana. La più antica popolazione non-autoctona del Nordafrica (Zafrani) è quella ebraica, in parte stanziatasi in Marocco nell’antichità, in parte rifugiatavisi dalla Spagna della Reconquista (sec. XV/XVI), come i musulmani di Spagna con i quali avevano condiviso un’età d’oro.
I primi contingenti arabi raggiunsero il Marocco nel secolo VIII non con un’invasione ma attraverso un graduale processo di conquiste territoriali e patteggiamenti politici determinanti per l’islamizzazione del Maghreb (dai nuclei berberi e sahariani sorgeranno le principali dinastie musulmane). Importanti i rapporti antichi con culture e genti del Mediterraneo e la più recente presenza di comunità europee. Nonostante particolarismi, rivalità e conflitti, le diverse identità interagirono nei secoli attorno al concetto di Makhzen o potere centrale. La resistenza all’espansione portoghese e spagnola e a quella turco-ottomana contribuì a unire clan e tribù. La lotta per l’indipendenza cementerà il sentimento d’unità nazionale. Promulgando nel 1930 il decreto detto Dahir Berbère per applicare un diverso statuto giuridico tra arabi e berberi, il Protettorato francese fallì nel tentativo di separare quanto la storia aveva unito: gli storici fanno risalire la nascita del movimento di liberazione nazionale alla manifestazione popolare di Khémisset (1937) contro detto Dahir.
Stato, religione, istruzione
Dotato di infrastrutture moderne e industriali, il Marocco è suddiviso in 16 regioni con consiglio rappresentativo e statuto di collettività locali. Il parlamento odierno è bicamerale. La capitale politico-amministrativa è Rabat (2,8 milioni), quella economica Casablanca (5 milioni). Sotto il re Hassan II e in seguito a dei tentativi di colpo di stato gli anni ’70-80 segnarono un periodo di arresti e repressioni detto «anni di piombo». Con la pubblica denuncia e «riparazione» di quel periodo, l’assunzione al trono di Mohamed VI nel 1999 ha segnato una svolta. La nascita di numerose cooperative autonome, di associazioni indipendenti di donne e per i diritti umani (la AMDH, LMDDH e CCDH e un Consiglio Nazionale CNDH), le riforme al codice della famiglia e per la democratizzazione parlamentare hanno favorito un clima di fiducia, nonostante gravi episodi interni o pilotati dall’esterno (gruppi jihadisti). Il movimento di protesta detto del 20 Febbraio (2011), nato con le primavere arabe, ha manifestato per chiedere maggiori riforme costituzionali, più politiche di sviluppo sociale, lotta al divario tra ricchi e poveri e alla corruzione; il CNDH ha denunciato per il 2013 ancora numerose violazioni (censura dei media su «argomenti sensibili», maltrattamento dei detenuti, etc.). Resta ancora aperta la soluzione politica al contenzioso amministrativo/territoriale (autonomia, frontiere ecc.) con la regione del Sahara occidentale, colonia spagnola dal 1884 al 1975. Con la maggioranza musulmana (98%) coesistono circa 1,1% di cristiani, perlopiù cattolici (due arcidiocesi, due cattedrali, una ventina di chiese). Diminuita negli anni, la comunità israelita (oggi tra 0,2 e 1% secondo fonti diverse), i cui esponenti sono elettori ed eleggibili, partecipa pienamente alla vita politica e culturale. Fenomeni di proselitismo cristiano evangelico (protestante) si sono riscontrati in questi ultimi tempi, e così l’attivismo del fondamentalismo islamista. Sotto il Protettorato solo il 2% dei marocchini in età scolare ebbe accesso all’istruzione moderna. Con l’indipendenza e la scuola pubblica, obbligatoria dal 1963 per bambine e bambini, l’alfabetizzazione ha fatto grandi progressi, anche se non sufficienti. Grazie a recenti campagne nazionali, l’analfabetismo è sceso dal 68% (1982) al 30% (2012), seppure con disuguaglianze secondo ambiente, età e genere. Continuità scolare e aumento del 19% di diplomati (baccalauréat) hanno portato nel 2012 a 510 mila iscritti (buona proporzione donne/uomini) alle università, ma anche al fenomeno dei «laureati disoccupati».
Per la sua storia, posizione e ruolo di intermediario nella regione, il Marocco è interlocutore importante per l’Occidente. Ruolo emerso nel 1943 quando Churchill, De Gaulle e Roosevelt si riunirono a Casablanca per pianificare la strategia degli Alleati all’avanzata nazista. Il re Mohamed V (1909-1961), figura chiave per l’indipendenza nazionale, era garante di scelte d’apertura e modernità. In disaccordo col Protettorato francese allora retto dal Regime filonazista di Vichy, appoggiò la Francia Libera di De Gaulle e difese la comunità degli ebrei marocchini (un riconoscimento postumo lo ha eletto nel 1987 «Giusto tra le Nazioni»). Per le sue riforme di avanzamento democratico, il Marocco è stato eletto nel 2013 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite membro del Consiglio per i Diritti Umani per un periodo di tre anni.
Toni Maraini, scrittrice