Macondo e dintorni

di Farinelli Gaetano

1 maggio 2013 – Tramonte Chiesa (Pd). Anniversario di matrimonio di Monica Lazzaretto e Carmelo Miola. Nell’antica chiesa della pieve, gli amici aspettano la sposa. Lo sposo è impaziente, l’attende da venticinque anni. La sposa entra accompagnata dal figlio, lo sposo dalle due figlie.
Il celebrante chiama tutti a raccolta, quelli in navata e quelli fuori. Ci sono i nipoti, i fratelli e le sorelle. Il sacerdote invita tutti e ciascuno a parlare, a dire, esprimere un affetto e un pensiero, una memoria e un messaggio. Ci sono preti, frati e monaci alla messa e tanto popolo fedele, in un grande abbraccio che poi continua in grande letizia nella casa degli sposi.
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5 maggio 2013 – Ferrara. Parco di Terraviva, curato da Andrea Gandini e tanti volontari con lui, che accudiscono, custodiscono il parco all’interno delle mura di Ferrara, che accoglie durante l’estate bambini e bambine, ragazze e ragazzi per introdurli all’amore per le piante, gli animali. Giuseppe è invitato a parlare assieme a Tullio Monini. Titolo della conversazione: Ho visto danzare la speranza. Giuseppe parte dai racconti dei ragazzi di strada. Senza rapporto affettivo un bimbo non conosce la differenza tra bene e male. Una città si misura da come tratta i bambini e le donne. Compito dell’adulto non è quello di insegnare, ma di entrare con il bambino nel significato delle cose. Tullio ricorda il vecchio che continuava a piantare ciliegi, pur sapendo che non avrebbe usufruito dei frutti. Poi, riprendendo la sua lunga esperienza nell’affido, dice: quando c’è un bambino in difficoltà, la funzione dell’operatore non è solo quella di mettere a frutto la sua professionalità, ma entrare in un rapporto che recuperi la relazione nel quotidiano, che è vicinanza, affettività, attenzione. L’incontro è stato preceduto dall’orchestra giovanile del Conservatorio di musica «G. Frescobaldi» di Ferrara, che ha suonato brani di Vivaldi e Corelli. La grazia e la disciplina, la serietà e l’incanto, la giovinezza nella tradizione musicale. I presenti ascoltano, guardano e battono le mani.
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6 maggio 2013 – Bologna. A un mese dalla morte di Stefano Appoggi, Giuseppe celebra la santa messa in memoria dell’amico, morto dopo lunga malattia. Ricorda il suo volto aperto al sorriso e all’amicizia; attento all’impeMacondo e dintorni Cronaca dalla sede nazionale gno sindacale che nasceva da un amore profondo alla vita.
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9 maggio 2013 – Sarmeola di Rubano (Pd), sagra patronale. In accordo con il comitato organizzativo, Luca e Domenico hanno proposto a Giuseppe il tema In principio era la gioia.
Raggiungiamo la tenda dell’incontro.
Luca Ramigni introduce, il giornalista Doni di Sarmeola avanza domande.
Giuseppe parla di Dio come evento, sorpresa, un incontro che avviene attraverso la relazione con l’altro. Non sono solo le opere buone che ci salvano, ma è la parola del povero che ci indica la strada della salvezza. La parola del povero è eresia, perché la sua presenza nella società denuncia i frutti della discriminazione sociale. C’è grande movimento attorno alla tenda, si sta allestendo la sagra del paese. La gente arriva alla spicciolata. E riempie un terzo della tenda-capannone. Alla fine Domenico ringrazia. I sacerdoti della parrocchia si soffermano con il relatore a consumare assieme un pane e due parole in amicizia.
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22 maggio 2013 – Bassano del Grappa (Vi). Conferenza stampa per la presentazione della festa di Macondo, organizzata dal segretario della Cisl di Bassano, Massimo Pantano, all’interno del bar libreria di via Gamba. Il presidente viene intervistato dalle tv locali sulla missione di Macondo e sul significato del convegno. Quest’anno celebriamo il venticinquesimo anniversario della festa. Il presidente ribadisce l’importanza di creare luoghi di incontro e di comunicazione.
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24 maggio 2013 – Zugliano (Vi). Di lui conoscevo solo il desiderio di rivedere l’Australia, dove era emigrato da giovane per lavoro e dove poi era tornato con il figlio, don Gaetano Borgo, nostro caro amico, per rivedere la terra dei suoi sogni e progetti. E sapevo anche della sua passione per la lettura. Un uomo semplice e affettuoso, che aveva trovato anche nel paese del figlio, parroco di San Nazario, una corrispondenza di affetto e stima. Ai figli consegna una saggezza che riconosce il proprio limite e ama volare alto. Germano Borgo si è spento nella sua casa di Zugliano, dopo una lunga malattia, assistito dalla moglie e dai figli. Al funerale don Gaetano ha tenuto l’omelia seduto sulla bara del padre, quasi a raccogliere l’ultima consegna prima del lungo viaggio. Noi non abbiamo potuto partecipare al funerale, in quanto impegnati nell’accoglienza agli ospiti della festa. Germano e il figlio sacerdote si mettono così entrambi in viaggio: anche don Gaetano lascerà tra qualche settimana la parrocchia, dopo 13 anni di servizio, destinato all’incarico di direttore dell’ufficio missionario della diocesi di Padova.
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25-26 maggio 2013 – Bassano del Grappa (Vi), festa nazionale di Macondo. Sono state due giornate intense, grande afflusso di persone, di provenienza e di età varie. Molti hanno visto e sentito e meglio di me saprebbero riassumere. Sono incerto a prendere in mano la penna, lo faccio a memoria futura, perché la mia ogni giorno più si assopisce. Parto da sabato.
Sabato sera 25 maggio: Ogni albero ha la sua ombra. E c’è il sole che la illumina. In verità quel sabato il sole era restio e abbiamo dovuto rinunciare alla serata musicale. Ma l’incontro è stato aperto, gioviale, allegro, profondo. Ugo Mattei ci ha parlato dei beni comuni: manca una legislazione, ma soprattutto una mente giuridica che imposti il discorso sulla proprietà e sull’uso dei beni comuni: l’acqua, la terra, la scuola, l’Università. Non c’era Pietro Barcellona, che ha inviato una lettera. Oggi, mentre scrivo, Pietro è ancora ricoverato in ospedale e noi speriamo che possa ritornare presto tra di noi.
Giovanna Zucconi, collocata tra il presidente e Cornacchione, scherza con Antonio al quale sottrae gli appunti e poi ricorda parole che dovrebbero scomparire dal nostro linguaggio, l’abbinata «noi e loro», una spaccatura che divide le persone e non riusciamo più a comunicare tra di noi. Oggi parole che sembravano inattaccabili sono state demolite dalla chiacchiera e dal cinismo. Luca Bassanese, cantautore, con il canto e con la parola ha fatto da «controcanto» per sottolineare e approfondire le parole dei relatori, con storie nuove e canzoni che parlavano di bambini ai margini, di violenza sulle donne, di una terra amata e calpestata. A metà serata il presidente ha voluto mostrare il video di Moni Ovadia, nonostante l’opposizione scherzosa di Lella Costa; è stato un saluto e un augurio perché l’incontro di Macondo sia un respiro di fiducia e di speranza collettiva, in mezzo al degrado che attraversiamo affannosamente.
Poi la parola passa a Lella Costa, che prende ispirazione dal suo poeta prediletto, Eliot; ci ricorda che le parole, risuonando, accendono memorie e illuminano immagini sepolte e ognuno scopre in esse filamenti di stelle, che riaccendono la luce sul sentiero della vita; quando qualcuno introduce con generosità parole nuove, si aprono nuovi mondi e nuove terre. Segue Max Solinas che richiama alla semplicità della natura, alle parole semplici, accende una breve schermaglia con Lella di cui confonde il cognome; vuole essere un artigiano che si pone dalla parte di chi ascolta, desidera affrontare la vita che è pure drammatica, con la leggerezza del sorriso e dell’ironia. Poi assieme, Max scultore e Matteo Giorgioni al piano, offrono un’esibizione, in cui musica e scultura tentano un passo di danza, un ritmo operante che la melodia accompagna.
A conclusione della serata Antonio Cornacchione gioca sulle parole, sugli standard di benvenuto e di saluto ossequiente, proponendo il saluto alla città di Bassano, buono per ogni occasione. La serata è stata aperta da Gaetano, che ha ricordato la ricorrenza del venticinquesimo anniversario della festa di Macondo, le varie tappe e le antiche generazioni. Al presidente è toccato il compito di presentare il tema della serata, e di consegnare due parole sugli ospiti della serata.
Domenica mattina il presidente apre il convegno e introduce uno per uno gli ospiti. Mercy Mukeni arriva da Nairobi (Kenya), saluta in italiano e poi continua in inglese accompagnata dall’interprete; racconta del suo lavoro negli slums (simili alle favelas del Brasile), dove era nata e cresciuta, della sua attività con gli adolescenti, le aspettative, le rabbie, gli incontri di solidarietà che nutrono la speranza collettiva dei popoli. Carlos Rodrigues Brandão, brasiliano, proviene da San Paolo ed è maestro, poeta, teologo. Racconta della sua lunga militanza nella Chiesa e nei movimenti popolari a cominciare dai primi anni sessanta, passando per la dittatura fino al risorgere della repubblica.
Fafali Koudawo racconta la sua esperienza in Guinea-Bissau, la pazienza e costanza di ricostruire la pace, intessere la riconciliazione del suo popolo che ha attraversato, subìto e fatto la guerra civile; il compito del professor Fafali e del suo gruppo oggi è quello di recuperare il senso costruttivo delle parole. Voce di pace è l’associazione da lui fondata per incontrare le persone attraverso una pedagogia della parola, che scopra e dichiari quelle che furono le cause e le responsabilità della guerra e non le ragioni che ogni parte propone per difendere le proprie scelte di morte.
La mattinata è stata densa e adesso parla Fausto de Stefani, una lunga barba fluente. Il tempo stringe, sono già tre ore che il pubblico segue la voce dei relatori e Fausto rammenta una vecchia storia, di un uomo, un cantastorie del suo paese, che saltuariamente tornava portando con sé oggetti e storie nuove, che accendevano la fantasia, il cuore dei bambini verso un mondo di rapporti positivi. Questa memoria lo ha portato a continuare nella sua vita il rapporto con l’infanzia e con il suo linguaggio evocativo di vita e di speranza.
Chiude Enzo Iacchetti ed è un turbine, una bufera, l’animo di un uomo che percepisce la precarietà della parola, la sua ambiguità, dentro la quale noi ci nascondiamo, per dire cose buone e continuare nella vita di sempre. Non è serena, la sua parola, non è allegra. Noi si rimane frastornati, una donna lo incalza e lo richiama. Ma la sua voce non si dà pace di fronte alla lentezza con cui procedono le cose, e lasciano in una violenza senza fine l’infanzia e le donne.
Qualcuno mi chiederà: e la festa…? e la gente…? e il tempo…? e i bambini…? e la musica…? e il complesso della Guinea-Bissau Bumbulum cosa ha fatto prima e dopo…? Una marea di gente entrava e sedeva silenziosa durante le parole dei relatori, si entusiasmava alla musica del gruppo musicale, si soffermava accanto ai tavoli delle associazioni, partecipava alla messa del pomeriggio celebrata dai vecchi fondatori di Macondo, a fronte di una marea di persone, mentre il coro di Note in Blu cantava un nuovo repertorio coinvolgente e una ragazza portava all’altare il libro della Parola, danzando al ritmo delle note dell’orchestra.
Il presidente durante l’omelia scendeva nell’assemblea per raccogliere dai presenti parole di speranza, domande sulla strada da percorrere, delle cose da costruire, dei luoghi da inventare per ritrovarsi senza tarpare le ali di nessuno, in una scommessa che non avrà termine. Sulla giornata scendeva la musica e il ritmo dei Bumbulum, i bambini correvano sul prato, mentre le mamme si ritrovavano a fare filò e raccontarsi i gesti di sempre, coi propri figli e coi propri compagni d’amore.
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30 maggio 2013 – San Giorgio in Brenta di Fontaniva (Pd). I giovani della Comunità in cammino invitano Giuseppe a parlare su Quando avevamo le risposte, ci avete cambiato le domande. Il gruppo ha tentato varie esperienze in paese; sente la difficoltà di coinvolgere i concittadini in un percorso di cittadinanza e di fede. Per questo il relatore cerca di accendere il loro entusiasmo attraverso il racconto dell’esperienza di vita sua e di Macondo: il processo educativo è lento e richiede cuore e intelligenza.
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6 giugno 2013 – Romano d’Ezzelino (Vi). Cena alla Trattoria da Norge con il comitato della festa di Macondo; una vecchia osteria, con le sedie di una volta, i bicchieri di vetro che trovi nei conventi e nei seminari. Il menù era fisso. Il primo con il pesto alla genovese. Il secondo di carne ai ferri saporita. La compagnia allegra. Il ristoro di stare assieme con gli amici nello scorrere del tempo, senza fretta e senza programma.
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7 giugno 2013 – Vicenza. All’interno del Festival Biblico, Roberto Mancini con la sua Lectio magistralis: Vivere la fede nella libertà dell’amore. La sala è affollata. Il relatore pone a fondamento della sua relazione la scrittura che ci interpella; per questo rompe con l’interpretazione mondana delle parole in questione. E dunque la fede non è dono capriccioso e selettivo, ma è attaccamento a qualcuno, a Dio; la libertà non è libertà dagli altri, ma è rapporto solidale con qualcuno, l’amore non è un sentimento esclusivo, ma passione liberante, che alimenta la vita e non uccide, che riconosce l’alterità e non trasforma l’altro in oggetto. Relazione importante. Un battimano senza fine conclude la relazione. La presidenza Macondo sta in prima fila, ma di lato.
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9 giugno 2013 – Mardifaia, Monte Summano, Piovene Rocchette (Vi).
Tutto era pronto per la grande festa in montagna. Casa Gandhi aveva inviato i suoi rappresentanti per indicare le finalità del progetto di cui trovi tracce nel sito di Macondo; il gruppo di Piovene-Macondo aveva allestito il proprio tavolo, il gruppo musicale Valincantà attendeva il segnale del maestro, Giuseppe e Carla avevano aperto la casa sul monte per il grande evento, ma Giove Pluvio aveva preannunciato tempesta, e tempesta grande fu sul monte e sul piano. Così dietro la previsione del meteo tutti si sono chiusi in casa accanto al camino, in attesa di tempi migliori.
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15 giugno 2013 – Roma, Palazzo dei Congressi. Congresso nazionale del sindacato Cisl. Che in un congresso del sindacato ci sia spazio libero per la preghiera è un segno di laicità, dice Giuseppe, che ha celebrato la santa messa al mattino, puntando la sua riflessione sul rapporto tra impegno sociale e responsabilità personale; l’attività sindacale non può dimenticare sentimenti e memorie storiche, ma sa trovare il giusto equilibrio tra relazione politica e relazione personale.
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21 giugno 2013 – Reggio Emilia. È morto Pippo Morelli. Vent’anni fa tornava dal Brasile. Una grave emorragia cerebrale fermò il suo passo. La famiglia tutta si strinse attorno a lui, per recuperare la sua vita, il suo sguardo, e fino alla fine si è presa cura di lui. Alcuni amici si sono proposti per la cura, la sua riabilitazione. Pippo era un uomo, un sindacalista, con la tempra e la formazione dello scout, sulle quali ha camminato poi la figlia Chiara.
Essenziale nei rapporti, austero, quasi timido, ma con un grande cuore. Era andato in Brasile perché avvertiva la fine del sindacato nazionale e rivendicativo, era necessario aprirsi alla solidarietà e trovare nuove alleanze, per allargare il cerchio delle forze, senza chiudersi in difesa di uno schema obsoleto. Ora Pippo parte per sempre, e tutti sentiamo che ci manca, anche se la sua presenza sul campo si era conclusa da tempo. Pippo rispondeva ancora alle nostre voci, quando gli si faceva visita fugace, per un attimo quel suo sguardo si illuminava, poi si spegneva, ma restava il battito del suo cuore.
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22 giugno 2013 – Treviso. Giuseppe Stoppiglia e Gaetano Farinelli partono per il Belgio, destinazione Tongeren.
Saremo di nuovo ospiti della famiglia di Cobelle e Giordano, in occasione del battesimo di Arturo, e per rivedere gli italiani in Belgio, la loro vita, il loro inserimento, la difficoltà di entrare in relazione con una nuova terra e nuovi comportamenti. Siamo stati bene accolti dal parroco di Genk, don Gregorio, abbiamo celebrato la messa con gli italiani e celebrato numerosi battesimi.
Poi grande festa per il piccolo Arturo, con la mamma Selena, i nonni Cobelle e Giordano, i parenti, gli amici, tanti amici, in allegra compagnia.
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7 luglio 2013 – Cavaso del Tomba (Tv). 30° anniversario di matrimonio di Giorgio e Sonia, che oggi compie cinquant’anni. Nel grande cortile adiacente la scuola materna delle suore di Cavaso, le mense affollate, servizio efficiente, una piccola band tonifica la compagnia e accompagna una voce di donna. Gli sposi passano tra i tavoli, salutano gli invitati. Sonia svela il segreto dei doni attorniata dai bambini che fanno festa e rumore. Giorgio offre una sua canzone per le donne che invita ad avvicinarsi alla band. Giuseppe traccia un’affettuosa riflessione sul matrimonio e sul percorso di Sonia e di Giorgio. Altri oratori prendono la parola per rallegrarsi, per ringraziare.
E poi le foto con i gruppi che salgono e scendono i gradini di un’imponente scalinata. E che la festa continui.
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20 luglio 2013 – Forno di Zoldo (Bl).
Viaggiare in montagna è come remare in laguna, se ti pieghi di lato cadi in acqua, se sbandi in curva ti trovi a fondo valle. Siamo giunti a Forno, nella Casa del giovane, dove sono alloggiati gli adolescenti della parrocchia di Sant’Agostino di Ferrara. Ci sono i ragazzi, gli animatori, le loro famiglie e il parroco don Emanuele.
Giuseppe è invitato come testimone di vita e gli propongono come argomento: Il creato, la natura nella storia cristiana. Che egli recupera, più che dalla bibbia, nella vita contemplativa di suo padre, dalla cultura dei Maya che dice: è tua solo la terra che riesci a portare sulle tue spalle; la terra è di Dio e tu sei straniero nella terra che calpesti. Da qui il rapporto con lo straniero e con la compassione di Dio, che tutti accoglie. I ragazzi, temprati dalla montagna, seguono attenti le parole del testimone.
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22 luglio 2013 – Bologna. Sede regionale del sindacato Cisl. In occasione del trigesimo della morte di Pippo Morelli la Cisl ha allestito la grande sala, dove il nostro presidente ha celebrato la santa messa e ha ricordato la figura prestigiosa di Pippo, «un uomo dipinto di cielo, che si è macchiato di terra per farsi racconto di Dio in mezzo ai poveri, agli ultimi». Prima di lui si sono avvicendati al microfono amici ed esponenti del sindacato a raccontare e dire di Pippo, perché la sua memoria rimanga. Era presente tutta la famiglia di Pippo. La cerimonia è stata intensa e commovente; il tempo è scivolato via nonostante il caldo del pomeriggio.
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24 luglio 2013 – Bologna, sede di Macondo suoni di sogni. Al limite del tempo, sul solco estremo dell’equilibrio, nello spazio estivo urbano solido di una città antica e quasi allegra, pacata, sui tavoli ai bordi del parco, sono pronti i primi e la carne, le salse, la verdura, le bevande fresche, sui tavolini si accendono le candele, gli amici si servono, siedono, mangiano, parlano e sorridono, e poi guardano verso il palco dove tutto è pronto per la grande carrellata; le parole austere, solenni, sono accompagnate dalla musica, dalle piroette dei saltimbanchi, dalla frenesia dei giocolieri e intanto una voce femminile si alza tra le note di un piano, sui tamburi della band altre voci s’accordano e raccolgono gli applausi dei bambini prima e poi degli adulti che guardano commossi.
È la festa di Macondo suoni di sogni, che guarda all’Italia, che pensa al Brasile, alle periferie di Fortaleza, dove hanno portato amicizia e solidarietà. Anche Bianca tra le braccia di nonna Betta partecipa alla festa e guarda perplessa Matteo e Lisa, Elia e gli amici, gli artisti, i musicisti e i giocolieri, nonno Giuseppe che aggiusta i microfoni, ride la bimba, piange e poi si addormenta e nel sogno tutto rivede e sorride contenta.