Macondo e dintorni
1 maggio 2011 – Belvedere di Tezze (Vi). In occasione della festa della Sequela, don Ernesto Martignon ha invitato Giuseppe a parlare della «giustizia sociale» a un gruppo di famiglie. L’oratore ha esordito dicendo: «La liberazione dei deboli viene prima della libertà dei forti»; e ha continuato proclamando che i valori e l’etica non si producono per decreto. L’apprendimento morale avviene dentro una bella storia con il padre, la madre e il maestro/maestra, che creano la condizione per la nascita del sentimento morale. Ma l’etica da sola non basta, occorre la politica. Erano presenti un centinaio di persone, che ogni anno al termine di un percorso biblico celebrano insieme la festa della Sequela; c’erano anche i bambini con le loro voci e le loro ingenue distrazioni.
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11 maggio 2011 – Pove del Grappa (Vi). Il gruppo Dottor Clown in partenza per il Kenya alla comunità di Nyahururu, incontra Giuseppe e Gaetano nella sede di Macondo per riflettere sul senso della gratuità, che si nasconde e appare nei gesti e nel linguaggio non verbale del mimo, nei giochi e nei lazzi che inventa assieme al pubblico, che ha incontrato sull’altipiano di Nyahururu, tra i bambini di Saint Martin, che la malattia vuole trattenere, e che la vita riconquista nel gioco. Introduce alla conversazione il capo clown Carlo, ultimo in coda dell’allegra brigata che prende l’aereo e aprirà poi una mongolfiera, un tappeto volante, una nuvola rosa sul pianeta dei bambini e delle bambine di Nyahururu.
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13 maggio 2011 – Brescia. Il segretario della Filca Cisl invita Giuseppe Stoppiglia al direttivo della categoria per presentare il suo ultimo libro. È un’occasione per parlare del nostro tempo, del sindacato e delle sue difficoltà, che non sono solo crisi di congiuntura, ma determinate dalla necessità di trovare una nuova dimensione sociale e morale. Le parole prendono forma nelle esemplificazioni che toccano non solo la professione, ma anche il vivere comune, le relazioni familiari e di società. I volti, gli occhi degli operai e degli operatori si concentrano sulle memorie e sulle evocazioni che la voce suggerisce e ripropone poi nelle dediche sul libro.
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14 maggio 2011 – Jesolo (Ve), Villaggio Marzotto. Raduno del volontariato padovano: Una nuova primavera per il volontariato. Alla presentazione del raduno interviene Giuseppe Stoppiglia, che prende posto al tavolo della presidenza. Il volontariato non può essere dolce con il potere, ma critico. Il suo obiettivo non è la sopravvivenza propria, ma la persona; non sono i valori astratti che contano, ma la risposta ai soggetti deboli; in particolare al bambino, cui serve non una protezione soffocante, ma la traccia di un percorso educativo, in cui vengono messi al centro la relazione e la solidarietà. Il volontariato in questo momento può mettere in moto (mano alle bandiere, parte la Formula 1) non solo la volontà del fare ma l’intelligenza del cuore, per offrire nuove prospettive su cui si incammini una società rinnovata.
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16 maggio 2011 – Pove del Grappa (Vi). Mi telefona una signora che chiamerò Stella, mi telefona per un’adozione a distanza: «Adesso prenderò la pensione sociale, che per me è un dono; e voglio partecipare questo dono a una bambina che ha più bisogno di me». È tutto. Si illumina un angolo di vita, prende senso l’austerità, che è amore e responsabilità. Intrecciando i nostri fili su questa rete costruiremo una società migliore. Penati e Milanese insegnano?! * * *
20 maggio 2011 – Civitanova Marche (Mc). Il Coordinamento del volontariato ha organizzato una serie di incontri per l’anno in corso, sul versante che recita Il volontariato come soggetto di rinnovamento della democrazia. A uno di questi incontri partecipa Giuseppe, su invito dell’amico comune Roberto Mancini, sul tema La comunità locale e la cooperazione internazionale. Dopo una cena frugale, Andrea e Giuseppe, che sono gli organizzatori dell’incontro, ci portano nella sala del teatro parrocchiale dove già qualcuno ci attende: Eliana, Vincenza, Stefania; ci sono anche Federica, Fiammetta, il figlio Federico festeggia con gli amici i diciotto anni. L’oratore sposta subito la linea del tema e dice: «Nel ’77 comprendevo l’Occidente con l’occhio rivolto all’America Latina. La crisi dei partiti e quella del sindacato era evidenziata dal movimento sociale e politico dei popoli dell’America Latina. E nasceva in me l’idea forte che i cambiamenti avvengono non attraverso le burocrazie, ma negli occhi dei giovani, dei poveri e delle donne. Lì stava l’inizio di una nuova marcia». Molte le donne che sono intervenute dopo la conversazione dell’oratore, con domande pungenti, incalzanti, non previste.
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25 maggio 2011 – San Giorgio delle Pertiche (Pd). In occasione della quinta festa multietnica, l’associazione Colori e Suoni dal Mondo ha organizzato un convegno su Immigrazione e lavoro: risorsa o concorrenza? Relatori Mario Carraro, presidente del Gruppo Carraro, don Giuseppe Stoppiglia, Roberto Marcato, Lega Nord. Atteso e teso l’incontro, disteso e polemico, articolato e spiazzato dentro slogan emotivi, intenso e vaporoso, tra rose e spine, al centro di una ricca primavera. Mario nota i ritardi del paese, illustra le grandi opportunità portate dagli stranieri; Roberto apre al dialogo con lo straniero e chiude sulle condizioni, Giuseppe ricorda che il Veneto ha una tradizione di solidarietà, che oggi incontra una sfida nuova tra il fare opere buone o costruire la giustizia in cui tutti e ciascuno trovi lo spazio per vivere umanamente. Numeroso il pubblico, alta la percentuale degli stranieri all’incontro, che sono poi intervenuti animatamente nel dibattito a conclusione delle relazioni, diretto e contenuto dal signor Ivo Beccegato, una delle anime dell’associazione Colori e Suoni dal Mondo.
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4 giugno 2011 – Bassano del Grappa (Vi), festa nazionale di Macondo. Festa numero ventitré. Non è un numero finale, come il ventiquattro che chiude il cerchio orario, forse evocazione del cappello sulle ventitré, musica di notturno, strada buia, lampione flebile, ritmo notturno di una scarpa, che accompagna l’allarme della civetta e i sospiri delle balere. Il cartellone recita: Fuori dai recinti del giusto e dell’ingiusto, c’è un campo: lì io ti incontrerò. Avventurarsi nella definizione di giusto e ingiusto è pericoloso, ci hanno già provato i nostri vecchi Adamo ed Eva e non ha funzionato. Apre Giuseppe sul titolo del sabato (Ci mettiamo dalla parte del torto, in mancanza di un altro posto in cui metterci), ricordando che la nostra è una società post ideologica, in cui le ideologie sono sfumate nella contrapposizione distruttiva delle parti, e hanno lasciato il posto a un’assenza (di maestri, di valori) che determina lo sbandamento delle nuove generazioni.
Prende la parola lo psicanalista Luigi Zoja e introduce un sospetto, che nel linguaggio ridonda ed esonda: se Dio è morto (vedi Nietzsche) forse è morto nel nostro secolo pure il prossimo.
Sospetto che prendeva in lui forma sul treno, là dove un tempo l’emigrante spartiva il suo pane con i presenti del vagone, mentre oggi ciascuno pensa al suo cellulare. Continua Aluisi Tosolini, filosofo e pedagogista, sillogizzando che il prossimo è morto e noi con lui e non ce ne siamo resi conto, dispersi nel deserto dei non luoghi, terra di nessuno. Viene data la parola a Maria Giuseppina Di Rienzo che fa una chiosa al tema e dice: non mi sento dalla parte del torto, nella mia visione gli uomini e le donne hanno diritto a una vita umana; io siedo dalla parte dei diritti. Con questa affermazione la Di Rienzo vuole affermare la sua posizione decisa in difesa di quanti ancora non godono dei diritti umani. Don Giacomo Panizza racconta la storia della Comunità Progetto Sud, Lamezia Terme, il rapporto con la ‘ndrangheta, di quando le cose si fanno senza chiedersi il perché, ma per chi le facciamo, da che parte stiamo, con chi, con persone (i disabili) che chiedono cose semplici, cui nessuno aveva pensato, credendoli ingombri e non persone. Conclude Enzo Iacchetti che invita a rischiare, perché a volte ci si prende, come nel caso di Pisapia sindaco a Milano, e ci si accorge che il mondo non è addormentato e i giovani sono già sulla partenza.
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5 giugno 2011 – Bassano del Grappa (Vi). Festa nazionale di Macondo, secondo giorno. La giornata è incerta, ha piovuto questa notte. Alcuni relatori sono ancora in viaggio. Verso le ore dieci Giuseppe apre l’assemblea e dà la parola a Wael Farouq, presidente del centro culturale Tawasul, che racconta come sia nata la rivoluzione egiziana, dalla presa di coscienza che ciascuno e tutti insieme possono cambiare con la parola e con gli atti la realtà. Si scioglie così un nodo della cultura araba, legata al passato, in difficoltà rispetto al presente. Il passato non sta a sé, ma può influire sul presente: questa coscienza ora presente e forte, era già nata negli ultimi anni che precedevano la rivoluzione egiziana.
La parola passa a mons. Gregorio Rosa Chávez, vescovo ausiliare di El Salvador, che testimonia della vita di Oscar Romero in difesa del suo popolo: uomo pio e insieme uomo giusto, ucciso sull’altare perché condannava le forme di oppressione cui era sottoposto il suo popolo. Se ha da essere santo, conclude mons. Gregorio, lo sia non perché devoto alla Chiesa e uomo di preghiera, ma perché morto per la giustizia.
Adesso parla padre Edilberto Sena, sacerdote, educatore, parla dell’Amazzonia, della sua Amazzonia, sua terra e sua intima passione. Racconta di quel che fanno i potenti, compreso il suo governo, per distruggerla, assieme a chi vi abita, in nome del progresso, dell’economia e della finanza. Nel frattempo è arrivato il giudice della Corte Suprema di Cassazione, Piercamillo Davigo, accompagnato da Carlo, che gli ha fatto da autista da Vicenza. Il giudice parte da un aneddoto di Alessandro Magno e il pirata, raccontato da sant’Agostino, il quale concludeva la storia scrivendo che uno Stato potente senza la giustizia è uguale a una banda di delinquenti che ha avuto successo.
L’oratore a questo punto elencava i casi in cui lo Stato italiano non ha rispettato l’articolo due della Costituzione che lo obbliga a seguire e tutelare i diritti umani fondamentali dell’uomo e quali siano gli elementi che impediscono il buon funzionamento della giustizia.
Segue Akolé Sedufia da Silveira, che racconta la sua esperienza in Italia da straniera, che aveva dentro di sé un sogno, quello di mettere a confronto le sue conoscenze scientifiche con le nostre, ma la prima difficoltà è stata la relazione umana, che trovava alimento nella mentalità della terra che la ospitava, là dove afferma di avere la verità assoluta, e che l’unico modo per entrare in relazione sia quello di adeguarsi. A questo punto è la volta di Pietro Barcellona, che per motivi di salute non è presente; al suo posto viene letta la lettera da lui inviata in occasione del convegno, che suscita tra il pubblico una forte emozione. Conclude le testimonianze il dottor Luigi Zoja, che Giuseppe ha voluto al suo fianco anche la domenica. Compito della psicanalisi è di accompagnare uomini e donne alla coscienza del vero e del falso, che oggi sta cadendo dentro una zona grigia (la tecnologia?) in cui si perde il senso della realtà e sfuma la responsabilità dietro il non sapevo.
A questo punto dovrei scrivere di quanto è successo in questi due giorni in quella che è la cornice, ma anche la forza che sostiene le due giornate: le persone che entrano nella grande sala dalla quale non si allontanano se non quando tutto è compiuto; le associazioni che assediano i corridoi e i cortili, per informare dei loro progetti e vendere i loro prodotti che andranno a beneficio della solidarietà per i meno abbienti; gli organizzatori che sono presenti ovunque per calibrare i tempi e dare informazioni, il tempo che corre sulle nostre teste e ritma i nostri passi, le voci, i canti e i mille incontri che avvengono nei giorni; e poi le conversazioni spezzate, interrotte da nuovi incontri presso il bar di Tonel, nella sala mensa, nei corridoi, accanto ai gazebo. Un mondo in carne e ossa che vuole capire e decidere per il bene proprio e degli altri, assieme e nel luogo del bene comune.
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12 giugno 2011 – Valle San Floriano, Marostica (Vi). È una giornata di sole e di luce. Sul sagrato della chiesa in cima al colle la grande famiglia dei parenti si raccoglie attorno a papà Daniele e a mamma Lisa, che porta in braccio il piccolo Diego. Dentro la chiesuola già suona l’organo e canta il coro delle fanciulle. Il giovane parroco accoglie i due preti anziani che concelebreranno nella messa e nei battesimi. La barba bianca del venerabile prozio si china sul piccolo Diego e lo immerge nell’acqua fluente. L’altro anziano presbitero lo segna con il segno della croce; cantano le fanciulle del coro e i bambini dalla navata salgono di corsa sull’altare per cantare e battere le mani.
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15 giugno 2011 – Bologna. Il presidente dell’associazione Macondo Suoni di Sogni Matteo Giorgioni, incaricato di organizzare lo stand giovani della festa dell’Unità Reno-Porto, ha dedicato alcune serate al volontariato: sono stati presentati i progetti dell’associazione Macondo Suoni di Sogni; si è poi svolto uno spettacolo sul precariato giovanile; il giorno ventiquattro ha parlato l’ospite Giuseppe Stoppiglia, che ha affrontato i temi de «la libertà», «l’educazione e la scuola» e «la missione e i limiti della politica»; domenica ventisei, nel pomeriggio, si è svolta una «corsa in carrozzina non competitiva», per coinvolgere nel gioco abili e disabili insieme, stimolando i primi a provare cosa significhi stare in carrozzina e superare le difficoltà strutturali che anche Bologna riserva ai disabili: ospite dell’evento è stato il comico Alessandro Bergonzoni, insieme ad alcuni volontari della «Casa dei Risvegli» di Bologna. La gara è stata eccitante e a tratti comica, surreale là dove gli abili mostravano impaccio e rigidità maggiori dei disabili [Lisa Frassi].
2 luglio 2011 – Pove del Grappa (Vi).
Arriva da Livorno Alessandra che guida il gruppo di lavoro cooperativo Neter: saranno ospiti di Macondo per due giornate di riflessione. Cercano, vogliono dare una linea al loro stare assieme.
Giuseppe li introduce a un percorso di conoscenza e di presa di coscienza del cosa significhi essere gruppo, gli obiettivi, i valori condivisi, l’appartenenza, la responsabilità che coinvolge i membri del gruppo, l’autorità che fa crescere il senso dell’appartenenza attorno ai valori condivisi. Due giornate intense, con momenti di scambio, di dibattito, di confronto e pause conviviali; il tempo e le attività saranno una prima verifica della volontà comune di lavorare e crescere insieme.
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4 luglio 2011 – Piolo, comune di Ligonchio (Re). Inizia il campo degli adolescenti, «l’Isola dei Pensanti» organizzato da Macondo Suoni di Sogni.
Piolo è un paese sperduto tra i monti del reggiano, vicino alla pietra di Bismantova, sotto il monte Cusna. Venti ragazzi e ragazze, tra i tredici e i diciassette anni, hanno costruito assieme ai sei animatori Matteo, Lisa, Francesco, Celeste, Elia e Ladane un settimana intensa di giochi, conversazioni, laboratori di musica e di cucina, camminate sui monti, scelta di erbe commestibili e veglia notturna in cima al monte Cusna. I ragazzi, sulle ali degli educatori, hanno organizzato uno spettacolo la sera del nove luglio, dando forma ai sogni, alle paure, ai desideri, alla creatività insita in ogni adolescente. Durante le due ore di spettacolo davanti alla cittadinanza del luogo, i ragazzi hanno rappresentato le origini, l’integrazione e la valorizzazione della diversità, il rispetto della natura e hanno materializzato ed esorcizzato i loro piccoli e grandi timori quotidiani. Il campo è l’inizio per alcuni, la continuazione per altri, di un percorso che ha come finalità l’educazione dei sentimenti, la costruzione di una vita di relazione che superi la solitudine e il narcisismo [Lisa Frassi].
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5 luglio 2011 – Pove del Grappa (Vi).
Don Sandro Ferretto, da tre anni in Kenya a Nyahururu, di passaggio in Italia in visita alla famiglia e agli amici, ci racconta della vita sociale e pastorale del paese che diviene ogni anno di più la sua tenda, la sua casa.
L’importanza della comunità, la voce e la parola dei vecchi, la saggezza che permea le relazioni, il lavoro costante per fare sì che la convivenza e la convivialità tra le diverse etnie diventino percorso tracciato e riconosciuto, la difficile opera di scambio culturale e religioso tra bianchi e neri, l’obiettivo che si consolidi una comunità chiara negli obiettivi e nei valori condivisi, l’appartenenza attorno a un’autorità che fa crescere la comunità e cresce con essa (oddio, dov’ero arrivato?), ecco, questo il filo di fumo della conversazione.
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10 luglio 2011 – Bassano del Grappa (Vi). Gaetano e Paolo, in partenza per la Bosnia, fanno una sosta a Sarajevo e poi volano verso Srebrenica, dove con l’aiuto dell’interprete Edin Durak, venuto appositamente da Tusla, ascoltano le donne Slobodanka e Mirjana sul progetto Srebrenica ’99, della loro attività con le donne e coi bambini che noi dall’Italia abbiamo in adozione. La loro azione si svolge in periferia della cittadina martoriata nella guerra del 1995, a Potociari, vicino al memoriale dove riposano le salme recuperate dopo l’eccidio compiuto dall’esercito serbo di Mladic. Il loro viaggio poi è proseguito per Belgrado, Ljubljana per poi rientrare in Italia via Trieste.
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16 luglio 2011 – Sperticano, Marzabotto (Bo). Giulia Scirocco e Pierre Dassonville si sono sposati e hanno festeggiato tra bebè, bambini, giovani, giovani maturi e anziani tutto il giorno; c’erano bianchi, neri, beige e persone di mille colori di pelle, che mangiavano, bevevano e ridevano, tra tigelle, crescentine, vino bianco e rosso, porchetta; tacchi a spillo e piedi nudi hanno danzato tutta notte insieme su balli africani, musica ritmica e melodica che accompagnava questi due giovani sposi, da tempo impegnati in Sierra Leone nel mondo della solidarietà [Donatella Iannelli].
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16 luglio 2011 – Città di Castello (Pg). Giuseppe parla ai giovani durante la festa organizzata dal gruppo dei ragazzi che sono cresciuti sotto la guida di don Paolino e don Achille.
Non chiedono risposte, aprono il ventaglio delle domande sospese, sugli interrogativi validi. Giuseppe racconta la sua storia che è un sentiero accidentato, dove nulla era previsto, nulla era scontato, sempre alla ricerca dell’uomo e del suo linguaggio, per poter dare risposte non convenzionali, ai bisogni e alle domande di un’umanità dolente e desiderosa di vivere felice, in un mondo migliore, non perfetto, non compiuto, umano, dove sempre si riprende da capo, ma insieme.
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23 luglio 2011 – Scoglitti di Vittoria (Rg). Convegno presso il Centro Evangelico Adelfia. «Alle radici del dialogo nei tre monoteismi mediterranei» (si conclude il giorno 30 mattina). Bruna Peyrot, che molti dei miei lettori conoscono, ha organizzato una settimana di riflessione sulle parole e le testimonianze riguardanti la religione e la fede, le radici del sacro e della relazione. All’incontro hanno parlato uomini e donne, filosofi e psicanalisti, credenti e non credenti, musulmani, ebrei e cristiani. Giuseppe è intervenuto lunedì raccontando il lungo percorso che lo ha portato sempre alla ricerca di un linguaggio, che senza coprire il conflitto offrisse a lui una possibilità di dialogo tra classi, mondi e culture diverse. È stata quella di Scoglitti un’esperienza bella di incontro tra persone, in maggioranza donne, e tra visioni del mondo e della vita diverse. Magnifica l’ospitalità della chiesa valdese, che custodisce la casa di ospitalità. Il mare, sempre sotto vento, non ha offerto spazio pacifico alla balneazione, rammentando che il conflitto è il pane del vivere insieme.
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23 luglio 2011 – Telve Valsugana (Tn). Convolano a nozze Margherita e Drago. La famiglia di lui è di Stivor, un paese della Bosnia di antica emigrazione trentina. Vittorio accompagna la figlia Margherita all’altare. Lo sposo Drago (che tradotto significa Caro) è accompagnato dalla madre. C’erano parenti e amici italiani e bosniaci e tanti bambini a fare da corona alla cerimonia. La preghiera dei fedeli è stata letta a due voci e nelle due lingue, da Giuseppe, nipote di Margherita e da un nipote di Drago. Ha benedetto le nozze un frate semplice e buono.
Dopo la cena un gruppo di bosniaci, amici di Drago, si sono lanciati su musiche e danze bosniache dirompenti, che hanno coinvolto tutti, italiani e bosniaci assieme, con caroselli e girotondi da capogiro. Gli sposi sono poi volati a Cipro, accompagnati dal coro degli invitati che ancora batte le mani al grido bilingue di «Viva gli sposi, živio mladenci».