Macondo e dintorni
27 agosto 2009 – Pove del Grappa (Vi). Il mese di agosto è tempo di ricreazione. Mare e sole; montagna e camminate. Fulvio Gervasoni e Romano Farina, reduci dalle ferie, raggiungono la sede di Macondo, dove incontrano discinti e sudati quelli della Segreteria per fare il punto sulla Bosnia, in particolare le relazioni con Tusla per la scuola edile e la scuola professionale, diretta dal signor Elmir, in Srebrenica con la scuola elementare e alcune associazioni tra cui la «Leptir» (Farfalla), associazione fondata e gestita dalle madri di Srebrenica, che si prende cura dei diversamente abili.
28/30 agosto 2009 – Asiago (Vi), Villa Immacolata. Tre giorni di convegno per famiglie sul tema Dentro la crisi: vivere la primavera dei cuori.
Nella grande entrata di Villa Immacolata, Vittorino è appostato in attesa dei partecipanti, a ciascuno consegna una chiave per entrare in paradiso. In una sala adiacente il convegno, due maestre di scuola materna accolgono i bimbi e le bimbe delle famiglie. Nel grande salone tutto è pronto. Introduce dall’alto della cattedra Giuseppe Stoppiglia, che analizza la società italiana, lo spirito che muove oggi la Chiesa e i partiti, attacca in particolare l’anima xenofoba e antipolitica di alcune componenti sociali. Stiamo vivendo giorni cattivi, afferma il relatore, le parole si sono svuotate, corrotte a causa dell’immoralità. Oggi ha vinto il populismo, l’antipolitica.
Il corpo sociale non ha più anticorpi per fare fronte al veleno dell’odio per lo straniero e alla disgregazione sociale. Numerose le domande che affollano la nostra mente. Poi tutti a letto, preoccupati come un esercito prima della battaglia.
Al sabato si riprende con la professoressa Fabiola Falappa, dell’Università di Macerata sul tema La risposta per domani? Dipenderà da quello che accadrà dentro di noi. Invece di consegnarci direttamente a un processo morale, la relatrice parla dell’anima, come radice di libertà e di amore, della persona come apertura all’altro.
L’anima non deve essere in competizione con Dio, pensato come Dio potente e forte, ma in relazione con un Dio misericordioso, per questo partire dall’anima significa partire da una radice che è attenzione all’altro e non competizione. Conoscere la propria anima non significa un astratto conoscere la sostanza del nostro pensare, ma attraccare alla sorgente con una ricerca costante, che nasce e cresce solo nella relazione aperta con l’altro, con la diversità.
Nel pomeriggio di sabato prende la parola Michele Nicoletti, professore di filosofia al liceo. Affronta il tema L’alternativa sapiente è sperare con responsabilità e agire in profondità e sviluppa i vari significati della parola responsabilità, i riferimenti culturali che rendono carica e pregnante la parola stessa, per illustrare una visione ulteriore della responsabilità, che non è paternalismo, che non è adesione a un ideale, ma significa rispondere a una persona concreta, ed essere giudicato sull’attività svolta. In questo doppio movimento di azione e sottomissione sta il senso e la grandezza della responsabilità umana, sul piano personale e su quello sociale.
In fondo alla sala, nel banchetto dei libri, la signora Bertilla consiglia e consegna i libri dei relatori, per dare continuità alla parola raccolta dai partecipanti.
La domenica parla Carmine di Sante sul tema Dentro la crisi: la primavera dei cuori. La frase non è solo una sfida, ma è una chiave interpretativa di come affrontare la crisi, che ci viene dalle parole della scrittura: nell’oppressione c’è un’uscita che è la strada della liberazione; nella morte la via della risurrezione, come all’inverno segue la primavera. Il secondo titolo della conferenza di Carmine è Non deludere l’umanità che attende il proprio giorno; il riscatto e la speranza per l’umanità sono prima dentro di noi e poi passano a chi è a noi accanto; non vengono dalla istituzione religiosa o politica; vengono dalla persona che raccoglie quanto riceve in dono con la vita e lo passa, lo comunica per responsabilità esistenziale all’altro.
Numerose le famiglie che hanno partecipato al convegno. Circa centocinquanta le persone che hanno attraversato in toto o in parte il convegno, compresi i bambini che ammontavano a venti, intrattenuti dalle maestre.
Nella tre giorni sulla scala di Giacobbe si affollano gli angeli e le anime dei defunti, ascoltano e suggeriscono domande, che i presenti accolgono, traducono, e spesso cambiano, perché la gente ha naso. Molte le facce nuove e larga la possibilità di incontro e di scambio tra i presenti. Un allegro scroscio di pioggia ha attenuato l’afa del finire dell’estate.
4 settembre 2009 – Adria (Ro).
Festa del volontariato. Il comitato della festa invita Giuseppe a parlare del volontariato, divenuto in questi anni spesso la lunga mano dei governi occidentali, l’introduzione della nostra cultura, della nostra democrazia e della nostra tecnologia in paesi che hanno altri ritmi e altre storie. Spesso il volontariato è l’alternativa a persone che fuggono dalla loro terra e dalle loro paure, in cerca di una soluzione ai loro problemi. Da qui la proposta di rivedere il nostro rapporto con gli altri popoli, preparare l’incontro con un’altra disponibilità, in uno scambio alla pari, in un dare e offrire reciproco, che attende un riconoscimento da ambedue le parti, senza il quale la relazione resta squilibrata e pura assistenza. Bandierine ornano la festa, la musica si espande leggera. Nessuno balla, che strano mondo! La serata è calda, intensa la platea che ascolta con interesse e già prepara le domande al relatore: saranno mani supplici o voci altere; spade o braccia aperte? Il moderatore invita a rispondere alle provocazioni.
5 settembre 2009 – Pove del Grappa (Vi). Battesimo di Anna Morosinotto, figlia di Tomas e Chiara Govoni, nella chiesa di san Pietro. La chiesa parrocchiale, interessata da una grande ristrutturazione, al momento è inagibile per i lavori in muratura, la sistemazione del tetto e delle fondamenta. Così la compagnia dei parenti e amici occupa la chiesa di san Pietro, che è la matrice della comunità di Pove del Grappa, dove Anna viene presentata alla piccola compagnia e al sacerdote per essere battezzata. Il fratellino Giacomo sale e scende dai gradini dell’altare e osserva il rito che precede il battesimo della sorellina, che apre i suoi grandi occhi a ricevere l’acqua che il prozio sacerdote Giuseppe le versa in abbondanza sul capo e sul viso. Poi la comitiva si raccoglie nella piccola piazza antica, dietro il sole di settembre e si avvia alla casa dei nonni, che hanno preparato la festa con i parenti e gli amici. A notte alta la comitiva si scioglie, prima che le streghe vestite di bianco occupino le tavole vuote.
6 settembre 2009 – Bologna. Macondo Suoni di sogni e l’associazione di volontariato Cà Bura organizzano una serata di musica, arte e spiritualità in zona Corticella, al parco dei Giardini. Conducono la serata con il canto e il pianoforte Lisa e Matteo, interviene Giuseppe Stoppiglia. Collaborano allo spettacolo musicisti, cantanti, artisti.
Pare di tornare nella piazza del villaggio Macondo tra i monti della Colombia, quando José aspettava gli zingari.
Numeroso il pubblico che si dispone sugli spalti del parco che diviene teatro, sala convegni, platea cinematografica a seconda delle proposte. La serata riserva emozioni e nel vibrare dei canti e nel ritmo della musica passano sollecitazioni spirituali, sociali e politiche, cui il pubblico risponde con battimani e qualche fischio. Qualcuno s’era portato il cane.
12 settembre 2009 – Zola Predosa (Bo), località Tombe. Chiesa di Cristo Re. Entrano alla spicciolata gli invitati, gli amici dello sposo e della sposa, i parenti, i genitori. La madre accompagna lo sposo e al braccio del di lei padre sta la sposa. Sono confusi e dall’alto del presbiterio salutano i convitati, con il microfono senza batteria che fa quel che può. Poi la parola passa al sacerdote dalla barba fluente, Giuseppe, testimone qualificato degli sponsali di Matteo e Lisa, che invita i presenti, a partire dai numerosi testimoni, fino agli amici e conoscenti, a parlare, a raccontare di lui e di lei e del perché sono venuti di lontano ad assistere a questo evento. L’aria è densa, le musiche si fanno spazio lentamente tra le voci. Gli sposi si sciolgono nel sì e si abbracciano. Ora i convitati sono commossi e battono le mani e si abbracciano a loro volta.
I bimbi guardano perplessi per tanta festa e poi corrono al centro della navata per sciogliere l’incanto o per richiamare l’attenzione degli adulti.
27 settembre 2009 – Valle San Floriano, Marostica (Vi). Il gruppo giovani di Macondo organizza la marcia annuale che parte dalla grande conca, sale su per i colli e affronta la montagna dell’altipiano di Asiago. Ben quattromila gli iscritti alla marcia, su percorsi multipli in libera scelta da tre fino a quarantadue chilometri. Sole e festa, panini e bibite in abbondanza.
Nel cortile, l’annunciatore Gianni al microfono, sulla predella disposta e carica di premi per i quarantaquattro gruppi partecipanti alla gara, espone il programma della giornata, lo scopo della marcia, gli obiettivi dell’associazione, i calendari delle prossime marce e feste provinciali, declama poesie, puntualizza ideali, raccoglie parole e scritture di saggi vecchi e nuovi. Intanto sale sul palco il presidente, che si autoproclama Babbo Natale per la lunga barba e l’età e dopo un picciolo sermone che inneggia all’infanzia e alla vita che ci appartiene, se sappiamo donarla, consegna i premi ai gruppi.
Nel piazzale antistante il centro sociale, il gruppo organizzatore lavora indefesso: chi raccoglie le adesioni, chi vende le magliette, chi raccoglie le prenotazioni, chi controlla degli umani i flussi e i riflussi, il gruppetto della protezione civile con l’ambulanza, pronto a ogni intervento, Fabio e Daniele che corrono da cima a valle a vedere sentire intervenire conferire perché tutto proceda secondo gli ordini del sole e del vento, nei profumi dell’ultimo estate. Nei punti di ristoro la gente chiama per nome: panini, the, acqua fresca, un biscotto, uno spicchio di mela. E intanto nel piano terra del Centro sociale un gruppo di uomini e donne in divisa taglia pane in continuazione e farcisce panini di mortadella, salame e formaggi.
2 ottobre 2009 – Vetriolo (Tn).
Corso FIT, sindacato dei Ferrovieri.
Giuseppe viene invitato dalla segreteria per affrontare il tema dell’impegno sociale nella società odierna. A quali domande può e deve rispondere il sindacato oggi; su quali valori costruire un programma, impiantare un intervento che non si fermi ai servizi ai soci (denuncia dei redditi, pensione, ecc.), ma recuperi la storia e l’identità del lavoratore, nella rete complessa del territorio e dei trasporti, nel servizio alla popolazione e nel rispetto della dignità del lavoratore, in una contrattazione attenta alle nuove dinamiche del mercato, senza cadere nel tranello della competizione finalizzata al profitto. Il gruppo dei venticinque in adunata ascolta e pensa ai treni in corsa, e al ponte sullo stretto.
Padova, Sala Pertini. Federico Bollettin (associazione Bianco e Nera) organizza la presentazione del libro di Marco Politi La Chiesa dei no; introduce la serata Giuseppe Stoppiglia, che coglie dal libro alcuni spunti: le aperture del Vaticano Secondo e le nuove intransigenze della Chiesa, il rapporto Chiesa e scienza, il difficile dialogo del cristiano con il mondo oggi, ecc. Poi prende la parola l’autore: il libro è un viaggio tra la gente e tra i grandi personaggi della Chiesa, dice, in ascolto di una fede viva, di cui la gerarchia forse non si accorge; i temi sono tanti: il testamento biologico, la fecondazione assistita, l’omosessualità, il rapporto cattolici e non cattolici; su tutto oggi aleggia una tensione che nasce dalle ideologie, dalla condizione di minoranza della Chiesa che si sente «assediata», e da una società muta, che non interviene, anche se ci sono tra la gente persone che portano dentro i germi di un futuro migliore, con una testimonianza viva di fede e di amore. Qualcuno registra, altri scatta foto, Federico fa una performance mica male del libro. Poi su tutto cala la notte, resta sul fondo una luce, forse un casolare, forse gli abbaglianti della Ferrari, o forse solo la luce in sala, che si spegne sotto l’indice (ma forse era il medio) della guardia notturna.
3 ottobre 2009 – Ravenna. Il Centro Studi Juan Gerardi e l’Associazione Amici di Rekko hanno organizzato una tre-giorni sulla teologia della liberazione. Introduce il convegno Guido D’Altri. Seguono il vescovo di San Marco del Guatemala, padre Alvaro Ramazzini Imeri; nella giornata conclusiva, tra i vari testimoni, parla anche Giuseppe Stoppiglia all’interno del tema Deporre i poveri dalla croce e racconta la sua lunga esperienza diretta nei paesi dell’America Latina. Al convegno ha partecipato un gruppo numeroso di persone, specie nei primi due giorni. È un’iniziativa da coltivare, per rendere il messaggio della teologia della liberazione un percorso e non solo uno studio alternativo.
9 ottobre 2009 – Alessandria. Corso sindacale FILCA CISL Piemonte. Il ruolo del sindacato oggi, nella società che cambia e nell’alterna adesione e rifiuto dei valori. Solidarietà, lavoro, giustizia sono parole se non sono riconosciute dalla società e oggi prevale l’individuo, che esige il riconoscimento dei suoi diritti, ma poi si sgonfia, si arrabbia o si dispera di fronte al muro che si erge davanti a lui, proprio perché ciascuno cerca quel che la società nel suo complesso concede ai più forti o ai più furbi, e dimentica che la solidarietà non è un credito, ma una conquista.
17 ottobre 2009 – Pove del Grappa (Vi). Visita di un gruppo di amici guidati da don Piero Battistini, provenienti dalla Romagna. Attorno al tavolo grande della sede di Macondo abbiamo mantenuto uno scambio di idee, riflessioni, confronti sulla vita, sulla religione. Poi nel caldo della taverna abbiamo continuato nella condivisione del pane, del vino e delle parole. Nel fuoco del camino brucia lo zoccolo duro dell’acero.
18 ottobre 2009 – Resana (Tv). Battesimo di Anita Stocco, figlia di Fausto e di Grazia. Nella grande chiesa arcipretale, maestosa e alta, scarsamente illuminata, tra i flash dei fotografi e la commozione degli amici. Dopo la conversazione del celebrante che, coperto dalle voci dei bambini, richiamava ai simboli e ai sensi del battesimo, Anita è stata immersa nell’acqua e nello Spirito Santo. Poi nella sala del patronato è continuata la festa, preparata dai nonni, a base di dolci e salatini, vino e gazzose. Pudiche agli sguardi le mani affondano leggere nei grandi vassoi e nascondo la refurtiva… in bocca.
19 ottobre 2009 – Giuseppe parte per Roma, per ascoltare l’Africa di Filomeno Lopes. La sala è grande, i convitati quasi duemila, di cui solo quattrocento sono bianchi. Si inaugura lo spettacolo musicale, che Filomeno ha composta e organizzato per la sua terra, la Guinea Bissau. È una festa per gli africani, che accompagnano i ritmi stando in platea. Ci sono anche vescovi, prelati, cardinali africani, che nel bel mezzo del concerto, quando la musica si fa ritmo, e coglie la tradizione delle loro terre, accennano tutti, anche le autorità, con il corpo, figure di danza.
22 ottobre 2009 – Conegliano (Tv).
Il segretario del sindacato ospedalieri invita Giuseppe a parlare a un gruppetto di iscritti sulle cause della crisi, sulle responsabilità sociali del sindacato e sulle prospettive di lavoro. A fatica il relatore trova spazio per parcheggiare; riesce meglio con il gruppo degli iscritti, donne e uomini sui trent’anni.
Sono persone attente, disponibili alla riflessione, pur con la fatica grande di esprimere i loro sentimenti e poca memoria del passato. È una generazione che non sempre è stata alimentata dai valori della solidarietà, del bene comune, alimentata dalle immagini che corrono sullo schermo e che lasciano nell’animo tracce di individualismo e di frammentazione, dell’arrangiarsi e che vinca il migliore, il più furbo naturalmente.
24 ottobre 2009 – Pove del Grappa (Vi), sede di Macondo. Incontro degli operatori di Macondo e dintorni.
Arrivano da varie regioni d’Italia, si siedono attorno a un tavolo lungo, si scambiano i saluti, e poi ognuno racconta le attività fin qui svolte e il loro senso, alcuni la difficoltà dei percorsi, altri l’entusiasmo delle proposte. Poi si affronta l’argomento formazione: dopo la relazione informale del presidente si affrontano gli obiettivi e i destinatari: costruire luoghi di incontro, insistere sulle relazioni, rivolgersi agli adolescenti. I convenuti si fermano per il pranzo. Roberto ha portato un pane lungo due metri con porchetta. La ristorazione ha preparato il pasto completo, poi c’è chi aggiunge i dolci, altri il caffè, altri le bevande. Poi ciascuno riprende la strada di casa, ma già si attivano i «facinorosi», a coordinarsi per l’educazione degli adolescenti.
30 ottobre 2009 – San Donà di Piave (Ve). Giuseppe parla nell’Istituto Comprensivo Statale Romolo Onor sul tema Nessun bambino è perduto se ha un insegnante che crede in lui ed è una conferenza e dibattito per docenti. L’invito era partito dal preside Vincenzo Sabellico. All’incontro ci sono soltanto donne: nella scuola materna e nelle elementari non ci sono più maestri. Solo nelle medie gli uomini e con una percentuale del venti per cento.
Alla sera, dopo cena, Giuseppe incontra i genitori nell’Oratorio don Bosco, sul tema Senza qualcuno, nessuno può diventare un uomo.
In tutti e due gli incontri il relatore affronta il tema della relazione con l’altro. Oggi l’obiettivo della formazione e dell’educazione nelle agenzie educative (famiglia, scuola, parrocchia, ecc.) è il benessere individuale e dunque una formazione individuale, auto centrata, narcisistica; è bene, continua il relatore, indirizzare la formazione verso la «relazione personale con l’altro», perché nella relazione matura la persona, e si realizza la identità, che prende forza nell’incontro con la diversità e produce i valori della solidarietà, traccia il percorso dell’educazione dei sentimenti e rafforza la capacità decisionale in senso politico e sociale.
Numerose le maestre presenti nel pomeriggio, e sono intervenute spesso, anche interrompendo e provocando il relatore; grande afflusso la sera da parte dei genitori, che hanno seguito con interesse e attenzione attiva le parole dell’oratore.