Lo sviluppo è un laboratorio di illusioni
Mangia che diventi grande, dice la mamma al suo bimbo.
Polifemo esagerò e divenne un gigante, con un occhio solo. Morgante, il gigante, muore per la puntura di un granchietto. La crescita è il sogno del bianco, l’obesità il suo tallone d’Achille. Parliamo di sviluppo.
Giuseppe, navigando nel controcorrente tra gli ippopotami, scrive che i cambiamenti culturali e sociali esigono tempi lunghi e trovano la chiave di volta nella relazione, che è attesa e collera.
Tempo di colazione: yogurt, pane, burro e marmellata, succo e brioche. Sfoglio il monografico, leggo Chiara Zannini, nostra redattrice e curatrice del monografico, che dentro il guscio elenca: lo sviluppo è un laboratorio di illusioni, un’inquietudine, il mito di una crescita illimitata, ma può essere l’offerta di scelte diverse. Sara Milanese, in Donne e sviluppo: educazione, alimentazione e salute, aggiunge che la donna ha un compito primario nell’educazione della prole e per una forma di sviluppo umano. Elisa Chiodarelli in La scuola dei piedi scalzi in India annota che l’istruzione è uno strumento dell’educazione che favorisce lo sviluppo armonico personale e comunitario. Conclude Claudio Cazzola con Lettera a un’allieva sulla scuola che, per paradosso, definisce inattuale, se per inattuale si intende una scuola che non segue le mode.
Leggo le scritture a confronto sull’«ortodossia». Inizia Gianpaolo Anderlini: nell’ebraismo non si può parlare di ortodossia, ma di orto-prassi; non si parla di Dio ma si parla con Dio.
Scrive Mohammed Khalid Rhazzali: nel Corano non si parla di dogmi, ma semmai di comportamenti corretti o devianti rispetto alla retta via indicata da Allah. Conclude Elide Siviero, indicando quale sia la vera ortodossia secondo il Vangelo: vivere e agire in Gesù, che è via, verità e vita.
A mezzogiorno salto gli spaghetti allo scoglio per la dieta e mangio un toast, bevo una birra, e mi avvicino allo scaffale dei libri, dove ne scelgo sei che mi sono stati se gnalati. Adolescenti. Una storia naturale di David Bainbridge pone una domanda: a che serve l’adolescenza; prosegue con un’analisi dei fenomeni spiazzante e conclude con una risposta nuova. Per un umanesimo scientifico di Giulia Boringhieri espone il problema della cultura italiana, i suoi caratteri, i suoi presupposti e i condizionamenti. Bea Vita. Crudo Nordest di Romolo Bugaro: rapidi schizzi di ragazze e di ragazzi, di uomini e di donne che non sono contenti di niente, ma che hanno paura di perdere quello che hanno e alzano muri per proteggere un castello di tristezza, solitudine e diffidenza. Un bicchiere con Hume e Kant di Gabriele Tomasi ci conduce attraverso il vino in un viaggio per capire cosa sia «gusto», «esperienza estetica», fino a comprendere le sensazioni degli altri e capire qualcosa dei giganti del pensiero come Hume e Kant. La giustizia di agàpe di Pierangelo Sequeri afferma che è possibile una critica della religione purché resti mediazione di fede senza divenire fine assoluto. Femminismo islamico, di Renata Pepicelli, annota che il femminismo islamico fonda la parità di genere sull’interpretazione non patriarcale del Corano.
Pomeriggio. Piadina e cocomero, fino alle rubriche, pacifiche annotazioni in viaggio. Bruno Amoroso, in Dopo e oltre Pomigliano, ribadisce il valore del lavoro, che la politica ha affossato in nome del profitto, in una visione miope che ha dato in mano alla finanza le sorti degli uomini.
Egidio Cardini ci porta con gli occhi de il piccolo principe a Praga: ne percepisce una cicatrice leggera su un viso bellissimo, ma si accorge che questa città della Boemia, che fu anche capitale del Sacro Romano Impero, sta imparando di nuovo a camminare con vigore.
Fabrizio Panebianco, di ritorno dal Benin, per la rubrica economia ci riporta Sulle rotte degli schiavi.
Heimat, in Seppuku e altre diavolerie, propone in lettura giapponese e aristotelica il tema della felicità, della virtù e della coerenza al proprio compito fino alla morte.
È tempo di aperitivo e patatine mentre ripasso la cronaca di Macondo e dintorni dello scrittore che racconta favole. In fondo leggerai la cornice alle foto di Giuseppe Calabrese in memoria di Peppino Impastato.
Mi aspetta la cena. Forse anche oggi ho superato il peso.