Le contraddizioni brasiliane
Un paese che cambia
Il governo militare negli anni settanta ha parlato di miracolo brasiliano a seguito dei segni di crescita economica, ma questo è avvenuto attraverso un drastico aumento delle disuguaglianze sociali.
Il Brasile, con più di duecento milioni di abitanti, si porta dentro uno squilibrio strutturale storico. Un passato di schiavitù ha lasciato segni che mantengono una struttura classista accentuata e un’enorme disparità tra le regioni. A partire dal 1930 è cominciato un processo di industrializzazione e un altro di urbanizzazione. Nel 1960 il 55% della popolazione si concentrava nelle zone rurali. Oggi l’80% di essa si trova nelle aree urbane, con l’aggravamento dei problemi sociali.
Il Paese ha una delle peggiori redistribuzioni del reddito. Solo adesso si arriva a livelli di sperequazione meno accentuati. Gli indici però sono tuttora allarmanti. Nel 2012 il 10% dei più ricchi deteneva il 42% del reddito e il 40% dei più poveri appena il 13,3%. Nel frattempo, se nel 2002 il rapporto del reddito medio tra queste fasce era di 16,6 volte, nel 2012 è diminuito a 12,6. Qualcosa sta succedendo. Ad esempio è diminuita la mortalità infantile.
Questi e altri dati mostrano trasformazioni importanti in questi ultimi dieci anni, durante i quali sono stati creati diciotto milioni di nuovi posti di lavoro. Dal 2003, inizio del Governo Lula, al 2013 tra 36 e 40 milioni di abitanti sono usciti dai livelli di povertà: una cifra impressionante.
Sono stati sviluppati ambiziosi programmi sociali. Nel 2003 è stato creato Fome Zero sotto la direzione dell’attuale Direttore Generale della FAO. Questo programma, insieme ad altri, ha costituito ben presto il programma Bolsa Famìlia per aiutare le famiglie povere che hanno figli a scuola. Il programma Minha casa, minha vida sviluppa una forte attività per abitazioni popolari. Si spera che Luz para todos nel 2014 porti alla copertura elettrica di tutto il territorio nazionale.
È stato creato il PRONAF, il programma nazionale di rafforzamento dell’agricoltura familiare per lo sviluppo di questo settore, responsabile di una buona parte della produzione agricola; nello stesso momento, c’è stato un forte sostegno agli interessi agricoli dei settori dominanti. Non c’è stato un programma dinamico di riforma agraria. Manca anche una politica aggressiva in relazione alla tutela ambientale. Sotto i livelli della povertà permangono sedici milioni di abitanti, cheàvivono in miseria. È stato lanciato recentemente il programma Brasil sem miséria per liberare questa parte di popolazione.
Contraddizioni, resistenze e conflitti
È necessario affrontare il problema della disuguaglianza attraverso differenti azioni. Ad esempio, per rispondere a una grave situazione sanitaria il governo ha lanciato il programma Mais médicos (più medici), inviando professionisti stranieri e brasiliani nelle regioni abbandonate. A tutto il 2013 si sono iscritti seimila medici. Tuttavia questo programma incontra forti resistenze. Le associazioni di medici hanno fatto il possibile per ostacolarlo.
I movimenti sociali, forti nella lotta contro la dittatura (1964-1985) si sono in parte svuotati, molti loro membri sono entrati nella struttura di governo. Anche la Confederazione Unica dei Lavoratori (CUT) ha perso forza rivendicativa. Continua a essere forte il Movimento dei Lavoratori Senza Terra (MST), che esprime forti critiche alla lentezza delle politiche agrarie.
Oltre a ciò, c’è una situazione vecchia di corruzione, comune a tanti Paesi, difficile da sradicare e che è peggiorata durante il regime militare, quando era impossibile fare denunce.
Adesso invece le azioni del Ministero della Giustizia, della polizia federale e dei pubblici ministeri più coraggiosi cercano gradualmente di punire i corrotti. Come in Italia, quest’azione è difficile; alcuni giudici sono stati assassinati dopo le azioni giudiziarie. Il Congresso Federale, stimolato dalla società civile, ha approvato la Legge da Ficha Limpa (della fedina pulita), che rende ineleggibili quei candidati che comperano voti nei periodi elettorali.
Segni di speranza e paradossi
Non è da un momento all’altro che si risolvono problemi antichi, ma la crescita si sente nei bassi indici di disoccupazione (5,1% nel marzo 2014) e nella generazione di una nuova classe media di coloro i quali sono usciti dai livelli di povertà. Nella prima ricerca demoscopica, nel marzo 2014, la maggioranza appoggiava la Presidenteàdella repubblica Dilma Rousseff. Questo era dovuto, in buona parte, ai risultati delle politiche sociali. Il paradosso è che, di fronte ai miglioramenti, cresce la coscienza per nuove richieste. Nel luglio 2013 una moltitudine è scesa nelle strade contro l’aumento delle tariffe nel trasporto pubblico, passando subito a nuove rivendicazioni. Non possiamo cercare segni di un miracolo che non è mai esistito, ma si scoprono, nello stesso momento, indici di cambiamenti significativi, insieme all’insoddisfazione e alle esigenze crescenti.
Si tratta di un Paese enorme e articolato, che mantiene ancora grandi squilibri, ma con un forte dinamismo potenziale che può portare a imprevedibili mutazioni nel futuro.