Giocare la vita
Su una vecchia panchina un poeta se ne stava seduto, e guardandosi intorno felice, rimirava la vita.
Donne all’ombra degli alberi che chiacchieravano, mamme indaffarate con biberon e merendine, circondate da bambini frettolosi di tornare ai loro giochi, anziani poggiati ai loro bastoni con lo sguardo fisso su una fontana, giovani seduti a leggere, giovani impegnati a correre. La vita ben riscaldata da un sole invadente, che spinge i suoi raggi attraverso il fitto fogliame dei grandi alberi ornamentali. Un olivo centenario dà ombra a un gruppo di praticanti yoga che si sforzano di fare da specchio alle contorsioni del grande albero.
Il poeta, seduto con il suo taccuino tra le mani, cerca nelle parole il senso di ciò che vede. Vuole che la sua poesia sia semplice, come semplice gli appare la vita, vuole che la sua poesia sia vera, vuole che la sua poesia sia faro, vuole che la sua poesia sia via…
Il poeta, seduto, scrive:
credo nella bellezza di uomini attenti ad altri uomini
credo nella bellezza dell’acqua che modella e scolpisce
credo nella bellezza dei colori che mutano e giocano
credo nella bellezza di un bambino che sorride a un adulto
credo nella bellezza degli alberi che non smettono mai di crescere
credo nella bellezza del cielo e della sua meraviglia
credo nella bellezza del corpo umano che sa superarsi e a volte curarsi credo nella bellezza della mente che con la pratica della fantasia crea luoghi dove rifugiarsi e perdersi
credo nella bellezza dei muri di pietra che hanno superato il tempo credo nella bellezza e in ciò che ci dona in fondo posso solo dire che la vera bellezza è qualcosa in cui credere.
Le sue parole sono lì, su quei fogli, lì tra le sue mani. Si sente in pace, sembra lontano da quel parco il mondo dell’inquinamento della violenza, dell’intolleranza.
Una palla vola accanto ai suoi piedi, riportandolo su quella panchina, distogliendolo dalle pagine segnate. Un bimbo ansimante si avvicina e, con un cenno, chiede la sua palla, trattenuta dal piede del poeta che lo guarda e sorride…
«Cosa ti fa sorridere?» – chiese il bambino.
Il poeta mise i suoi occhi negli occhi del bimbo e disse: «Il mondo è proprio bello!».
Il bimbo lo guardò, non capì e sollevò le spalle.
«Perché sollevi le spalle? Non credi che il mondo sia davvero bello?» – chiese un po’ stupito il poeta.
Il bimbo si guardò intorno e vide le mamme urlare verso i propri bambini, i giovani con le cuffie nelle orecchie e gli occhi ben chiusi, i vecchi tristi addormentati sulle panchine, i bimbi che lanciavano le confezioni delle loro merendine su un cestino oramai stracolmo, mentre un cane lasciava traccia del suo passaggio nascosto dietro un cespuglio e il suo padrone, al telefono, si fingeva distratto.
«Io lo trovo così sporco! E non vedo nessuno far niente» – disse disincantato il bambino.
«Cosa si potrebbe fare?» – chiese il poeta un po’ sconfortato.
«Non lo so! Io sono un bambino» – rispose il bambino sorridendo.
Allora il poeta lo guardò, non capì e sollevò le spalle…
Il bambino lo guardò perplesso e poi lo invitò a posare il suo quaderno nella borsa, a lasciare quella panchina e ad andare con lui.
Il poeta per qualche ora giocò con il bambino come non faceva da tanto tempo, il tempo si riempì di risa e gioia. Al calare del sole, il poeta esausto guardò i bambini e si accorse che il loro sguardo disincantato non toglieva loro la gioia di giocare, che la loro magia era nella speranza…
Tornò alla panchina per prendere la sua borsa e lì trovò un uomo intento a scrivere: un poeta…
L’uomo era perso nello spazio tra la punta della penna e il suo taccuino, cercando di catturare le parole e fermarle sul foglio. I due si salutarono, il poeta prese la sua borsa e disse: «Che splendido giorno!».
L’uomo seduto abbozzò un sorriso e sollevò le spalle.
Il poeta prese il suo quaderno e scrisse poche righe, strappò il foglio e glielo consegnò. L’uomo seduto lo vide allontanarsi e solo allora aprì il foglietto:
Cerca sempre la gioia
è proprio davanti a te…
giocare la vita
come la gioca un bambino.
La bellezza non può essere solo cantata, altrimenti resta un’illusione per filosofi e preti, la bellezza va vissuta per offrire al mondo del bambino un vero luogo di respiro libero.
Occorre impegnarsi di più e non cercare nei gesti dei nostri figli le risposte rispetto a cosa non siamo stati in grado di dare loro.
Il bambino ha chiara la realtà in cui vive, ma riesce ancora a giocare nella speranza.