Dibattito sull’eredità di Mounier
Cammino lungo i vialetti del cimitero, accanto alla tombe dei miei cari. Mi inginocchio, raccolgo una foglia secca, allontano un’ape fuori corso. Ricevo un messaggio dai vivi: «Ho finito il controcorrente, ciao, Giuseppe». E aggiunge: «L’Occidente langue e penosamente muore. Per uscirne, non basta fare opere buone, è necessario vivere la fatica e il dolore dell’altro».
Mi incammino verso il cancello del cimitero. Sessant’anni fa moriva Emmanuel Mounier. Rientro in casa, sul tavolo sfoglio le carte del monografico e controllo l’odore crepitante delle castagne sul fuoco.
Franco Riva per Cercare sé, trovare l’altro. Emmanuel Mounier a sessant’anni dalla scomparsa, scrive che la felicità non è benessere, ma guarda alla trascendenza, che è l’anima segreta della persona.
Segue L’avventura cristiana di un intellettuale di Federica Stizza; Sergio Sorrentino nel suo Il paradigma della persona e la lezione di Emmanuel Mounier ne ricorda la diagnosi sulla nostra società imbarbarita, che può ritrovare il senso nel «personalismo comunitario».
Mi cade sotto mano di nuovo di Franco Riva, La paura dell’artificiale, che recita: la natura dell’uomo è l’artificio.
La tecnica può entrare in un processo di liberazione del corpo, ma richiede responsabilità verso l’altro.
Giorgio Tonini di Emmanuel Mounier scrive: il suo personalismo comunitario è stato al tempo stesso una filosofia dell’esistenza, una spiritualità della storia, un manifesto di impegno politico. Chiude una bibliografia ragionata di Mounier.
Le castagne sono pronte. Le avvolgo in un telo che le conservi calde. Scorro le carte di scritture a confronto su il femminile. Gianpaolo Anderlini per la Torà scrive: «La tradizione ebraica parla dei meriti dei padri antichi (tre) e delle madri (quattro)»; Mohammed Khalid Rhazzali per il Corano scrive: «Grande importanza nel mondo musulmano la devozione per alcune figure femminili» ed Elide Siviero chiude citando, dal Nuovo Testamento, San Paolo sulla dignità femminile: «Gesù è nato da donna».
Vi lascio alla lettura di In-forma di libri, mentre distribuisco agli amici le caldarroste: a Fulvio Cortese che, nel suo Ripensare la cittadinanza, scrive che è uno status e insieme una modalità, è una condizione rigida, ma insieme malleabile. Definita dalla partecipazione politica, senza escludere la voce di chi dalla partecipazione è escluso.
Una manciata a De Vidi (ma è in Brasile) che, nel suo articolo Brasile: Lula, la politica e le elezioni, offre una panoramica delle cose positive e negative di Lula durante il suo doppio mandato presidenziale.
Due manciate a Fabrizio Panebianco, assieme a Laura sposi novelli, che sulla rubrica di economia scrive del Brasile e del suo presidente.
Ce n’è ancora per Giovanni Realdi che in pianoterra titola per Rimettere al mondo il mondo s’ha da lanciare una sfida tra natura e cultura.
E guarda Valentina, che al mondo ha consegnato la piccola Elena.
Segue Macondo e dintorni del cronista autunnale.
Chiude il servizio fotografico di Carlo Balduzzo, che ci introduce nel libro dei misteri.