Come immaginare un mercato liberato?
Mi siedo nella penombra dello studio, il termometro se gna trenta, fin qui giungono i raggi della canicola. Nella stanza accanto, ventilata dall’aria condizionata, Giuseppe Stoppiglia, con le mani coperte di ghiaccioli, scrive Il mito del creditore, condizione in cui cresce un’intera genera zione alimentata dalla comunicazione tecnologica, senza umane relazioni.
Suonano al portone, è arrivato il monografico blindato: Mercato e libertà. Passo una mancia al corriere e alla scorta e sciolgo con delicatezza i sigilli.
Fabrizio Panebianco, che ha il compito di snocciolare il guscio del monografico, punta il dito sulla mancanza di relazione disciplinare (interdisciplinarietà) tra coloro che hanno elaborato il sistema mercatolibero, tra le cause della crisi attuale.
Segue una lunga conversazione tra Fabrizio e Benito Boschetto, Etica, economia e responsabilità sociale, che de nuncia altri due fattori che hanno portato alla crisi attuale: la libertà senza responsabilità sociale e la sostituzione dell’economia reale con la speculazione finanziaria.
Luigino Bruni in La crisi e la dimensione etica del mercato afferma che l’economia attuale può cambiare il suo corso se la cultura e i valori umani condivisi superano la voglia di profitto.
Conclude Pier Luigi Sacco con Il pensiero economico che ci aspetta: alla ricerca del senso perduto, che mette a bru ciare sulla griglia del senso morale il criterio economico di convenienza.
In scritture a confronto, per la parola empietà, troviamo due voci nuove. Gianpaolo Anderlini scrive che sulla Terra l’agire dell’empio (malvagio) si contrappone all’agire del giusto e determina uno stato di sofferenza che opprime i poveri, gli emarginati, i deboli. Segue Mohammed Khalid Rhazzali per il Corano e scrive che empio, mal vagio è colui che non riconosce la dimensio ne trascendente e ante pone il possesso delle cose alla fedeltà a Dio.
Chiude Elide Siviero per il nuovo testamen to e scrive che l’empietà non è parola astratta, ed è l’uomo malvagio che si sostituisce a Dio; ma, dice san Paolo: Cristo è morto per gli empi, per liberarli dal male.
Entriamo nella sala letture e troviamo ampia scelta di libri. Apre Giovanni Realdi con Il racconto come dimora di Paolo Jedlowski: noi siamo ospiti della realtà costruita dalle parole dell’altro, e vi acquistiamo la consapevolezza della situazione in cui abitiamo. Albero Gaiani in P. Bouretz, Testimoni del futuro.
Filosofia e messianismo nel Novecento rintraccia una storia del pensiero ebraico contemporaneo e una prospettiva futura nella linea del messianismo. Segue Fabrizio Pane bianco che legge il libro di Alberto Berrini: Come si esce dalla crisi, ne affronta le cause, denuncia Stato e finanza che, dopo aver ridotto il reddito delle classi deboli, ha loro consentito linee di credito facile, fino a provocarne una spesa superiore alle loro forze. Da qui l’insolvenza e la crisi di sistema. Mario Bertin legge e commenta il libro di JeanPierre Dupuy, La marque du sacré, che va oltre le solite motivazioni della crisi odierna là dove afferma che «ovunque il sacro viene rimpiazzato dalla ragione, l’uomo perde il senso del limite e insedia paradossi irrisolvibili».
Gaetano Farinelli in La donna abitata di Gioconda Belli rammenta la lotta di due donne che in epoche diverse combattono contro il potere e contro l’oppressione.
Al mattino basta il vento del monte. Ma al pomeriggio, prima delle rubriche, ben ci sta una buona bibita fred da. Giovanni Realdi al pianoterra canta Parlami d’amore.
Lulù… e raccoglie la sorpresa di incontrare giovani che si interessano attivamente di politica, oltre la barriera dei partiti.
Nel piccolo principe Egidio Cardini viaggia attraverso l’Europa del nord e scrive Stoccolma e il mio dio socialde mocratico. Gioca a lungo con la parola socialdemocratico, fino a farci le capriole coi bimbi.
Guido Turus in chilomicroni, denunciando la mancanza di cibo per più di un miliardo di persone, scrive che il cibo non può essere oggetto di commercio, le rimanenze non pos sono essere messe da parte per venderle a chi ne ha, ma date a chi patisce la penuria.
Segue la cronaca del cronista, in viaggio nel sub continente.
Conclude Cuba, «…
como las estrellas», di Carlo Riggi, a commen to delle foto di Stefano Martellucci.