Terre e popoli senza pace
Kurdistan
Le immagini di questo numero di Madrugada
«Piccolo, figlio mio bambino
fiore del mio campo
tu mi domandi perché mai io, tua
madre, t’abbia incatenato alla culla
e stretto coi ceppi i teneri polsi.
Tu sei un curdo fiero, figlioletto
infiniti eroi affollano il tuo passato
ma oggi il curdo è solo, nessuno l’aiuta
ed io ti metto i ceppi, le catene,
bambino
figlio del seme di tuo padre e dell’anima mia
cuore mio delicato
per abituarti al carcere.
Ti metto in catene perché tu possa abituarti
ai ceppi
figlio
perché tu possa sopravvivere
un giorno
al tormento della prigione.
Dormi, piccolo mio
mia speranza in mille domani sconosciuti».
[Ninna nanna curda]
Da secoli il popolo curdo lotta per ottenere la propria indipendenza in un territorio situato fra Iran, Iraq, Turchia, Siria e Russia.
Ostinatamente, i governo degli stati in cui i curdi vivono e gli organismi internazionali non hanno mai concesso il riconoscimento delle loro rivendicazioni.
Si è sempre cercato di ridurre al silenzio queste popolazioni con l’arma crudele e assassina delle repressioni armate.
Noi, ancora ci aggrappiamo alla vita
e con tutta la nostra voce
chiediamo solo ciò che è nostro.
Vogliamo la terra sui monti
dove sempre abbiamo vissuto.
E lotteremo a lungo, senza temere la morte.
Avremo il coraggio di seminare
e di lavorare duramente,
avremo il coraggio di ridere e sperare
avremo ancora voglia di amare le nostre donne
e di gioire per le vite dei teneri figli.
Sfideremo ancora la volontà
di chi ha la forza e le armi.
E manterremo intatta la nostra dignità.