Teologia della Liberazione
Unità 1 – COME ANNUNCIARE LA SALVEZZA TRA I DISEREDATI
Era da tempo che desideravo condividere con gli amici italiani la gioiosa scoperta di una Chiesa che cammina con i Poveri e che dai Poveri si lascia mettere in crisi e evangelizzare.
Per fare Teologia della Liberazione si esige innanzi tutto una presa di posizione illuminata ed energica di fronte alle situazioni di ingiustizia planetaria. In secondo luogo, chi non ha nessuna pratica di liberazione incontrerà molte difficoltà a capire e a immedesimarsi in questo argomento, che va al di là di una pura e semplice teoria, proprio perché Teologia della Liberazione. non è intellettualismo sterile, ma prassi (ortoprassi). È Dio presente e agente nella Storia, accanto ai Poveri che reclamano giustizia (Pater Pauperum).
Chiediamo aiuto a Leonardo e Clodovis Boff per sapere quali sono i presupposti per accostarsi adeguatamente alla Teologia della Liberazione.
Leonardo Boff: teologo della Teologia della Liberazione. Nato nello Stato di Santa Catarina, Brasile, nel 1938. Ha scritto 66 libri che hanno avuto 147 traduzioni in 15 lingue diverse. Leonardo è l’anima politica della Teologia della Liberazione, il profeta incandescente, lo scriba appassionato.
Clodovis Boff: Servo di Maria, nato a Santa Catarina, Brasile, fratello di Leonardo, con qualche anno di meno. Divide il suo tempo tra l’insegnamento teologico e il duro lavoro pastorale tra i poveri dell’Amazzonia e i “favelados” di Rio de Janeiro.
La Teologia della Liberazione presuppone una protesta energica davanti a una situazione che significa:
– sul piano sociale: oppressione collettiva, esclusione ed emarginazione;
– sul piano umano: ingiustizia e negazione della dignità umana;
– sul piano religioso: peccato sociale, qualcosa di “contrario al piano del Creatore e all’onore che Gli è dovuto” (Puebla, n. 28).
Come fare Teologia della Liberazione?
Senza un minimo di com-passione per questa passione che pesa sulle grandi maggioranze dell’umanità non è possibile né avere né capire una Teologia della Liberazione. Alle spalle della Teologia della Liberazione esiste la scelta profetica di essere solidali con la vita, la causa e le lotte di questi milioni di umiliati e offesi in vista del superamento di tale iniquità storico-sociale.
La coppa di champagne
Facciamo ora un piccolo esercizio di lettura della situazione mondiale, usando la Coppa di Champagne, presentata ai Vescovi dell’America Latina, riuniti a Santo Domingo nell’ottobre del 1992.
Popolazione mondiale | Percentuale del reddito |
20% più ricco | 82,7% |
secondo 20% | 11,7% |
terzo 20% | 2,3% |
quarto 20% | 1,9% |
20% più povero | 1,4% |
La “stabilità” della coppa di champagne è assicurata dai
900 miliardi di dollari che vengono spesi per gli armamenti
Per riflettere:
– qual è la prima impressione dinanzi a questa “Coppa di Amarezza”?
– come si può essere cristiani in un mondo di milioni di persone ridotte alla miseria, vittime di un’ingiustizia istituzionalizzata?
– come diventare amplificatori delle grida strozzate degli esclusi?
Pietà per la mia terra
Lasciatemi pregare
con tutte le forze del mio essere,
del mio cuore, del mio sangue,
per i paesi del Sahel.
Sei milioni di nomadi avanzano
corrosi dalla fame fin nelle viscere.
Venti milioni di animali mugghiano
di fame, di sete;
frugano la terra
gli scheletri dalle costole incollate alla pelle;
l’erba rara che s’invola
porta il loro lamento
al vento passeggero.
Essi si chiedono dove vada
il torrente del loro destino!
Li lasceremo morire di fame?
Nella loro vita senza vita
imploro come suprema felicità,
o mia Gloria…
Che vi sia l’acqua!
Che scenda dal cielo
la grazia delle piogge
che sgorghino pozzi, sorgenti e fontane
che beva colui che ha sete
mangi colui che ha fame;
che verdeggi e fiorisca
tutta la mia terra ferita.
O Signore,
le nostre grida
non risvegliano più
l’eco della Tua misericordia,
della Tua pietà.
Pietà, Signore,
pietà, per la mia terra.
Kine Karima Fall
(poetessa musulmana del Senegal)
I quattro piccoli figli
I quattro piccoli figli
del mio Amico
mi ascoltavano
dire
e ridire:
«Questa
scatola
di cioccolatini è per voi
tutti
e quattro: uno
due, tre
e quattro… Intesi
bene?». E quando
al minore consegnai
la scatola ripetendo
ancora
che era per tutti
e quattro – e il piccino
al petto
la scatola si strinse:
«È mia, è mia!» esclamando –
allora ebbi l’esatta
impressione di essere
a una riunione
molto importante
dei Grandi della Terra.
Helder Cámara
(Helder Cámara,
vescovo brasiliano, portavoce delle vittime della povertà,
dello sfruttamento, della violenza,
abitatori di una terra ricca a loro destinata da Dio eppure
a loro negata da altri uomini)
Fermati e pensa!
Le grandi decisioni le devi prendere tu personalmente!
Non puoi aspettare sempre che altri scelgano per te.
Rileggi con attenzione ed emozione le due poesie, una di una poetessa musulmana, l’altra di un vescovo. Tutti e due appartenenti al cosiddetto Terzo Mondo.
Cosa senti dentro di te dopo questo primo approccio con la Teologia della Liberazione?
Pensi che si possa continuare nell’approfondimento o è meglio finire qui?
Unità 2 – COS’È LA TEOLOGIA?
Obiettivo: ci proporremo alla fine di questa unità di riuscire a capire qual è il nesso tra storia e cristianesimo, tra religione e vita del popolo, tra promessa di salvezza e impegno collettivo per superare ogni forma di oppressione.
TEOLOGIA. È riflettere sulla nostra fede, cercando di conoscere ciò in cui si crede: «saper dare ragione della nostra speranza» (1 Pt. 3,15). Se si vuole possiamo dire che ogni cristiano è teologo perché non solo si pone degli interrogativi, ma cerca anche di darne una risposta. Ma, pur avendo tutti nozioni di salute e di medicina, abbiamo bisogno della diagnosi del medico in cose più serie. E così avviene anche nel campo teologico: c’è bisogno del teologo nella Chiesa per aiutare con sapienza la comunità nel suo cammino di fede, mantenendo viva la Parola di Dio e la tradizione della Chiesa.
LUNGO I SECOLI. Nei primi secoli questo avveniva in modo molto semplice ed immediato, perché la teologia era unita alla vita della comunità. Però, a partire dal Medio Evo (nei secoli XII-XIII), la teologia cominciò a preoccuparsi più della dottrina che dei problemi della vita.
Il popolo, sempre bisognoso di rapporto con il soprannaturale, non avendo accesso alla teologia ufficiale, la sostituì con una religiosità popolare, più vicina ai suoi interessi.
RELIGIOSITÁ€ POPOLARE. «Intendiamo per religiosità del popolo, religiosità popolare o pietà popolare, l’insieme di credenze profonde segnate da Dio, di atteggiamenti che derivano da queste convinzioni e le espressioni che le manifestano» (Puebla 444).
«Questa religione del popolo è vissuta di preferenza dai poveri e semplici» (Puebla 447).
«La sapienza popolare cattolica ha una capacità di sintesi vitale: abbraccia creativamente il divino e l’umano, Cristo e Maria, lo spirito e il corpo, la comunione e l’istituzione, la persona e la comunità, la fede e la patria, l’intelligenza e l’affetto» (Puebla 448).
«La religiosità popolare non è solo oggetto di evangelizzazione, ma anche, nel momento in cui contiene incarnata la Parola di Dio, è una forma attiva con cui il popolo evangelizza se stesso in continuità» (Puebla 450).
«La religiosità popolare si converte assai spesso in un grido di liberazione. È una esigenza ancora non soddisfatta. Il popolo a sua volta, mosso a questa religiosità, crea o utilizza dentro di sé, nei suoi rapporti più stretti, alcuni spazi per esercitare la fraternità» (Puebla 452).
La religiosità popolare diventa così ambito di organizzazione e di resistenza. Non si può dimenticare l’eterno connubio tra la religiosità del popolo e la festa, che conferisce alla religione il senso profondo del momento presente; incarna l’utopia; celebra comunitariamente la gioia e la possibilità di trasformazione del mondo (aspetto messianico).
PIÙ VICINO A NOI. Nei tempi moderni, con il Concilio Vaticano II (1962-1965), la teologia tornò di nuovo ad ispirarsi alla Bibbia e a dialogare con il mondo moderno, ma anche così non riuscì a calarsi totalmente nella vita del popolo e a far proprie le preoccupazioni delle maggioranze.
Il merito della Teologia della Liberazione è quello di aver cercato di unire di nuovo la vita, la dottrina e la pratica cristiana, il credo e la giustizia. Cambia così anche la figura del teologo: da isolato tra i suoi libri e lezioni teoriche, passa a vivere vicino al popolo, accompagnandolo nella riflessione e nella pratica della fede, imparando e insegnando, come fecero a loro tempo i profeti, gli apostoli e lo stesso Gesù Cristo.
La Teologia della Liberazione, essendo una teologia che nasce dalla vita dei settori popolari e ad essa si rivolge, inquieta le parti che si erano appropriate in esclusiva del Vangelo, sequestrandolo al popolo.
Per uno scambio di idee:
– quali sono i sentimenti che sono emersi da una prima lettura di queste righe?
– ti sembra che la ricerca di una Teologia legata alla vita del popolo sia una preoccupazione solo dei latino-americani o anche nostra?
– come il popolo italiano vive la sua Teologia?
PUEBLA. Documento di Puebla, frutto del risultato dell’intenso lavoro della Terza Conferenza dell’Episcopato Latino-Americano avvenuta a Puebla de los Angeles, Messico, dal 27 gennaio al 13 febbraio del 1979. Contiene 1309 paragrafi densi di orientamenti pastorali e dottrinali di estrema importanza per l’«evangelizzazione nel presente e nel futuro dell’America Latina».
Unità 3 – DOVE E COME NASCE LA TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE
La Teologia della Liberazione non è nata in Europa né negli Stati Uniti, ma in America Latina, cioè nel settore del Terzo Mondo che vanta la più forte tradizione cristiana: è nata in un continente povero e cristiano.
Questa origine della Teologia della Liberazione in America Latina non è casuale: una riflessione sulla fede a partire dalle inquietudini dei settori popolari che soffrono l’ingiustizia, difficilmente potrebbe essere nata nei Paesi ricchi del mondo.
Nei Paesi ricchi le preoccupazioni sono altre: la secolarizzazione, l’abbondanza che produce materialismo e ateismo, la perdita del senso della vita e la paura della guerra.
Nel Terzo Mondo le preoccupazioni sono: come sopravvivere, come scrollarsi di dosso l’ingiustizia, come uscire da questa situazione di fame e di miseria, nella quale le maggioranza vivono, come liberarsi.
Per molti secoli l’America Latina non ebbe una teologia propria: importava la teologia che si fabbricava in Europa. La dipendenza dell’America Latina rispetto al mondo ricco, non era soltanto economica e politica, ma anche ecclesiale e teologica. All’improvviso però ha inizio una riflessione nuova, genuinamente latino-americana.
Cosa è successo?
Possiamo dire che ciò che ha fatto scoccare la scintilla per questa nuova riflessione teologica è stata l’irruzione dei poveri nella storia e nella Chiesa.
Chi sono i poveri nella Bibbia?
Forse prima di farci la domanda: «Chi sono i poveri nella Bibbia?», dovremmo chiederci: «Chi è il Dio della Bibbia?», ed è Lui stesso a presentarsi: «Io sono Iahvé tuo Dio che ti ha fatto uscire dall’Egitto, dalla casa di schiavitù. Non avrai altri dèi al di fuori di me» (Es. 20,2-3). Poveri quindi sono coloro che si trovano in situazione di schiavitù, di sfruttamento e di umiliazione. Dio si dichiara «Padrino Geloso» di tutti coloro che soffrono emarginazione ed esclusione dal banchetto dei beni da Lui creati. Lo stesso dicasi dell’opera di liberazione di Cristo in Galilea, chiaramente rivolta verso i pescatori, le donne, gli ammalati esclusi dalla società, i poveri (Lc. 4,18-19).
Chi sono i poveri in America Latina?
Rispondiamo con Puebla (29): «La situazione di povertà in cui vivono milioni di latino-americani è il più devastatore ed umiliante flagello…», «non una tappa casuale, ma il prodotto di determinate situazioni e strutture economiche, sociali e politiche» (Puebla 30).
Il Povero quindi è inteso in senso storico concreto e non appena metaforico e spirituale.
I poveri sono entrati a forza nella storia, cioè hanno deciso di non voler essere settori passivi e rassegnati per diventare gli autori responsabili del proprio destino. Si sono imposti cambiamenti sociali e politici, profonde trasformazioni, rivoluzioni, e la realtà si guarda ormai con occhi nuovi e diversi, come qualcosa che può e deve evolversi.
I Poveri si son fatti presenti anche nella Chiesa. Sono nate Comunità Ecclesiali di Base (CEB), veri nuclei dinamici della Chiesa, luoghi di promozione, di liberazione e di evangelizzazione cristiana.
All’interno delle CEB nascono nuovi interrogativi, che possono offrire materia di riflessione anche per noi qui in Italia.
– Dio vuole questa situazione di miseria?
– Cosa ha a che vedere la fede con la storia?
– Qual è il piano di Dio sull’umanità?
– Cosa significa ora, nella nostra situazione storica, credere in Dio?
– Qual è l’autentico Dio della Bibbia?
– Chi è Gesù, e perché è venuto?
– Qual è il significato della croce e della resurrezione per la nostra vita?
– Che compito ha la Chiesa in una situazione di ingiustizia?
– Che cosa significa pregare Dio quando si è oppressi dall’ingiustizia?
– Trionferà un giorno la giustizia?
Potranno essere aggiunte anche altre domande, sempre su questa linea. Per rispondere agli interrogativi sarà bene chiedere aiuto all’insegnante.
Gente che avete
il cuore bruciato
Così dice il Signore: «O voi tutti assetati venite all’acqua, chi non ha denaro venga ugualmente…»
(Is. 55,1-3)
O assetati, gente
che avete il cuore bruciato
arse le labbra dal fuoco,
voi tutte anime devastate,
venite alla fonte.
La fonte è un albero
la fonte è un cuore ferito
un costato aperto:
“fiumi di acqua viva
gli sgorgano in seno”.
O gente,
terra disperata:
e voi, poveri,
i fratelli di Cristo,
venite per primi
sedetevi a mensa.
Finalmente abbeverati,
inebriati di vino,
di pane bianco.
E non pagate,
qui non pagate.
Fate voi gli onori di casa,
e tutti, tutti abbiano invidia
di voi,
o principi.
Prendete e mangiate
senza denaro,
senza spesa
vino e latte e miele
e tanto pane.
Almeno voi non spendete
per ciò che non è pane,
salvatevi dall’inutile capitale
del superfluo,
a nessun baratto vendete
le vostre vite.
Ascoltatemi e vivrete,
o moltitudini di poveri,
e anche gli altri vivranno per voi.
Poveri e liberi,
eredi del regno,
eletti della nuova alleanza:
il mondo sarà salvato dai poveri.
David Maria Turoldo
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David Maria Turoldo, (1916-1992), friulano, sacerdote, poeta, ha posto al centro della sua poesia l’uomo, sottolineando il suo travagliato rapporto con Dio. Ha scritto opere prevalentemente di poesia, saggistica e teatro: “Io non mani”, “La Passione di San Lorenzo”, “I Salmi”, “Lo scandalo della speranza”, “Amare”.
Esercizio
In questa poesia di Turoldo sono senza dubbio protagonisti i poveri, gli ultimi, i crocifissi.
1. Mettere in evidenza cosa spetta loro, secondo le parole di Turoldo..
2. Dire chiaramente qual è la parte destinata ai poveri nel nuovo Regno, avendo sottocchio anche la Preghiera di Maria, il “Magnificat” (Lc. 1,46-55).
3. Cosa significa: «Il mondo sarà salvato dai poveri»?
Unità 4 – IL TERRENO DA CUI GERMOGLIA LA TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE (cenni storici)
Per la brevità del nostro spazio e tempo, faremo solo qualche accenno al passato tentando di dare un minimo di fondamento al cammino intrapreso dalla Teologia della Liberazione.
Politicamente il fatto più rilevante in America Latina, alla fine degli anni cinquanta, fu la rivoluzione cubana con la vittoria di Fidel Castro (1959), che apre il passo al socialismo nel continente.
Per la prima volta il mondo si rese conto che la situazione di povertà e miseria dell’America Latina poteva essere esplosiva. Che Guevara tenterà di esportare l’esperienza cubana nel cuore della Bolivia. Nonostante il fallimento del tentativo e l’uccisione di Che nel 1967, la sua impresa suscitò grande entusiasmo, soprattutto tra i settori giovanili del continente, e fu la scintilla che fece scoppiare fuochi di guerriglia in tutta l’America Latina.
I paesi ricchi interessati allo sfruttamento delle ricchezze del Sud America, metteranno in atto una serie di strategie per l’impedire il dilagarsi dell’entusiasmo e delle organizzazioni popolari.
Nel 1961, Kennedy lanciò in USA la sua Alleanza per il Progresso, per aiutare lo sviluppo dei popoli dell’America Latina.
Furono favorite le democrazie per un determinato periodo, per evitare il diffondersi sia dell’esperienza cubana che dei regimi militari. Ma le democrazie non vissero a lungo: nel 1964, un colpo si stato in Brasile diede inizio a un tipo di governi militari, che si estese in tutto il Cono Sud negli anni successivi.
Il Nord cercò di creare una teoria che giustificasse i suoi interventi e le sue ingerenze nei paesi in via di sviluppo. Si trattava quindi di promuovere lo sviluppo e il progresso in Paesi che, per circostanze storiche, climatiche, temperamentali e razziali sarebbero rimasti emarginati economicamente e politicamente.
Dal punto di vista ecclesiale, con il Concilio Vaticano II, un vento nuovo portò ossigeno a tutta la Chiesa. Nel 1967, Paolo VI scrisse una Enciclica sul progresso dei popoli (“Populorum Progressio”), nella quale affermava che senza progresso per tutti non può esserci una pace stabile.
La teologia dominante assume un carattere “desarollista”, insiste cioè sulla necessità di lavoro e di sviluppo, del cristiano nel mondo della politica, ma non accenna ai conflitti sociali ed economici esistenti.
Contro questo indirizzo muove i primi passi ormai una teologia nuova, la quale, anche se minoritaria, prende coscienza della realtà di ingiustizia che regna nel continente: essa comincia a riflettere sui poveri, sulla giustizia, sulla dimensione politica della fede, sull’impegno, sulla presenza del Signore nel povero, sulla violenza istituzionalizzata, ecc.
Per la Chiesa tutto ciò significa persecuzione e martirio.
MEDELLIN: nel 1968 la Conferenza dell’Episcopato latino-americano si riunisce a Medellin (Colombia), per applicare il Vaticano II all’America Latina. Viene sottolineata la situazione di ingiustizia e la Chiesa fa proprio il grido dei poveri che sale fino al cielo, chiedendo la loro liberazione. Vede in tutto questo una situazione di peccato e di violenza, che esige un cambiamento di strutture. È necessario che la Chiesa dia una risposta profetica e liberatrice a questa ingiustizia storica. Medellin fu come una grande Pentecoste per la Chiesa latino-americana, un risveglio di energie e di prospettive. Le sue opzioni fondamentali furono
– per i poveri
– per la liberazione integrale
– per le comunità di base.
Condividere il sole
Sei condannato a quindici anni di prigione, padre Aristide Camio,
E tu, padre Francesco Gouriou, a dieci anni,
E voi, tredici contadini dell’Araguaia, a pene di otto o nove anni.
Perché sognate di condividere il sole, gli alberi,
i pesci del fiume e il Diritto,
Perché annunciate in terra il Dio dei Cieli
e ridate ai ciechi la vista, agli zoppi l’andare, ai lebbrosi la salute,
profanando il sepolcro del Signore Gesù
con la perniciosa notizia che Egli è vivo
e continua ad operare meraviglie per mezzo dei suoi discepoli,
Perché seminate, tra tante acque, l’attuale sete di giustizia
garantita ai poveri solo dopo la morte.
Perché alzate il viso di coloro che si curvano sul fertile suolo,
Perché distruggete l’immagine immacolata
di una Chiesa trionfante facendola diventare militante,
Perché non è riconosciuta,
nelle scritture cesellate a peso d’oro,
la firma di mani piene di calli di chi stringe la zappa,
Perché ignorate che la violenza
è diritto esclusivo dei despoti del potere,
Perché capovolgete la Geografia, sopprimendo frontiere
con lo stesso angoscioso desiderio di liberazione.
Sappiate, una volta per tutte, che il potere fondato sulle armi
manterrà intoccabile il filo spinato steso dalle Multinazionali
affinché il diritto privato alla proprietà
abbia il predominio sul diritto di tutti alla vita umana,
il canto degli uccelli censurato dalle seghe elettriche
intente ad abbattere tronchi e speranze,
lo spettacolo di vedere i pesci galleggiare
sulle acque inquinate dal progresso,
il crepuscolo ravvivato dal sangue che scorre lungo i fiumi,
la luce del mattino spenta dalla Legge di sicurezza nazionale
capace di erigere pareti e sbarre davanti a occhi
protesi verso l’aurora
di un nuovo ordine di cose e di persone.
Frei Betto
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Il 22 giugno 1982, alle 6 del mattino, il tribunale militare di Belém condannava due missionari francesi, Padre Aristide Camio a 15 anni di prigione e Padre Franìçois Gouriou a 10 anni, mentre al capo dei braccianti, João Matias, venivano inflitti 9 anni e agli altri dodici suoi compagni 8 anni. (Brasile).
Frei Betto, Carlos Alberto Libanio Christo, brasiliano, domenicano, insieme ad altri tre giovani religiosi fu arrestato e condannato alla prigione per aver favorito la fuga dal Brasile di alcuni giovani militanti nei movimenti studenteschi sorti dopo il 1964, anno in cui i militari presero il potere in Brasile.
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A partire da questo impegno della Chiesa con i poveri e dei poveri dentro la Chiesa, si fa sempre più numerosa la lista delle vittime della repressione.
Per riflettere assieme:
1) La Chiesa nel Terzo Mondo, provocata dai Poveri, è entrata in un cammino di conversione.
– Cosa può significare ciò per noi in Europa?
– Chi sono i poveri qui?
2) Come ti immagini la Chiesa del futuro in Europa e nel Mondo di fronte alle grandi sfide:
Ecologia
Diritti Umani
Solidarietà
Nuovo Ordine Economico
Lavoro
Nuovi Soggetti Storici
Modernità
Grandi Città
Democrazia
Presenza della Donna
Pace Mondiale…?
Unità 5 – ORIGINALITÁ€ DELLA TEOLOGIA DELLA LIBERAZIONE
La Teologia della Liberazione è caratterizzata da tre aspetti:
È una teologia profetica. Non si limita ad una mera teoria della fede; cerca di confrontare sempre Fede e Vita, Parola e Storia, Regno e Mondo e si fonda principalmente su questo contrasto. In questo senso si dice a volte che la Teologia della Liberazione è una teologia critica e dialettica, però è più propriamente una teologia profetica.
· È una teologia utopica. Cerca di aprire sempre nuovi cammini per l’azione. Parola della necessità e della possibilità di un mondo nuovo. Non dà ricette sicure, offre, semplicemente, ispirazioni per la pratica; si impegna per la trasformazione; vuole alimentare la speranza e la carità.
¸ È una teologia carica di emozione. È logico: il suo non può essere il linguaggio freddo dell’analisi, poiché nasce dal grido di dolore e dalla speranza degli oppressi della terra. Per questo è attraversata da una sacra ira contro le ingiustizie e per il sogno di un mondo più umano.
Poesia – Canto: Chiesa che cammina
Chiesa è popolo che si organizza
gente oppressa in cerca di liberazione
in Gesù Cristo, la Resurrezione!
L’operaio, lottando per il diritto
di riavere la direzione del sindacato;
il pescatore, vedendo la morte dei suoi fiumi
già si ribella contro questa profanazione.
Il raccoglitore di caucciù, con il coltello del mestiere,
liberandosi dagli artigli del suo padrone;
la lavandaia, donna forte, impavida,
lava la sporcizia, l’ingiustizia e l’oppressione.
Lavoratori rurali uniti
che rimangono nella loro terra
e sfidano la forza dell’invasore;
indio poeta, che prende la sua chitarra
e canta la vita, la nostalgia e il dolore.
È gente umile, è gente povera, ma è forte,
che dice a Cristo: «Fratello mio, grazie
per il cammino che ci hai indicato
di essere un popolo felice e liberato».
Analizzare questo Canto:
1. Scoprire qual è il nesso tra religione e vita, fede e politica.
2. Mettere in evidenza gli elementi profetici, utopici e la carica emozionale.
Da tutto ciò che abbiamo visto finora si deduce che la Teologia della Liberazione è una teologia concreta, che parte dalla realtà e si orienta verso una pratica efficace. Non è una teologia astratta, dottrinaria, ma eminentemente pastorale, perché è interamente rivolta al vissuto di fede ed all’evangelizzazione.
Condizione preliminare per un teologo della liberazione è vincolarsi in modo organico con il cammino del popolo, con il processo ecclesiale e sociale; senza un minimo di impegno vivo e concreto con la realtà e la lotta del popolo, il suo discorso è privo di profezia e di sentimento. (Clodovis Boff, Agenda latino-americana, 1993).
Come si legge la Bibbia nelle CEB (Comunità Ecclesiali di Base)?
«Così come un tempo Israele, l’antico Popolo, sperimentava la presenza salvifica di Dio allorché questi lo liberava dall’oppressione dell’Egitto, gli faceva passare il mare e lo conduceva alla terra promessa, così anche noi, nuovo Popolo di Dio, non possiamo non sentire il suo passaggio che salva, allorché si dà il vero passaggio che, per ciascuno e per tutti, è il passaggio da condizioni di vita meno umane a condizioni di vita più umane» (Medellin, Introduzione n. 6).
La Parola si rivela ai semplici, ed i poveri non solo sono evangelizzati, ma evangelizzano tutta la Chiesa, compresi i teologi.
Conclusione… per noi che siamo nati nel primo mondo.
“Un Peccato Strutturale“
– Il Primo Mondo è peccato. È un peccato strutturale. Le strutture mondiali che permettono e producono l’oppressione del Terzo Mondo nelle proporzioni attuali, sono strutture di peccato. E come peccato devono essere combattute da un cristiano.
– È peccato che ci sia Primo e Terzo Mondo: Dio vuole soltanto che ci sia un mondo umano.
– Il Terzo Mondo è il maggior problema del mondo attuale. Trascorrere una vita senza dedicarvi la massima attenzione, è vivere con gli occhi chiusi e, dal punto di vista cristiano, significa non sintonizzarsi con le preoccupazioni di Dio.
– Vivere nel Primo Mondo senza impegnarsi a lottare perché non esista, è connivenza e complicità con questo peccato strutturale, e come tale è una colpa.
– Non è un peccato l’esser nati e vivere nel Primo Mondo. Lo è vivere in esso senza fare la scelta dei poveri, che sono – anche per il Primo Mondo – l’unico sacramento universale imprescindibile per la salvezza. Un cristiano del Primo Mondo non può essere coerente se non tradisce gli interessi del Primo Mondo. Non è necessario che venga dal Terzo Mondo: abbiamo bisogno di lui nel Primo, come alleato della Causa dei Poveri, come “cavallo di Troia” nel cuore del problema.
– Se in altri tempi i poveri potevano avere la speranza di ottenere la liberazione per altre strade (militare, politica…), oggi, più che mai, l’unica via sarà la conversione del Primo Mondo. I poveri non potranno conquistare il potere né col denaro, né con le armi, né con la tecnologia, ma soltanto attraverso la forza spirituale. La guerriglia si trasferisce ora sul campo etico, giuridico e spirituale: conquistare il Primo Mondo, convertirlo.
– La libertà del Primo Mondo termina là dove dovrebbe cominciare quella del Terzo Mondo.
– L’amore consiste in questo: quando tu stai male io non posso sentirmi bene finché non riesco a guarire il tuo male. L’amore nel Primo Mondo può dare giusta felicità soltanto a coloro che fanno tutto il possibile per costruire un solo mondo umano.
(Agenda latino-americana, 1993)
Promuovere un dibattito all’interno del gruppo e fare il possibile di arrivare a conclusioni concrete.
Attenzione alla metodologia!
Alcuni esercizi pratici liberatori, che possono essere messi in atto fin dall’inizio dello sviluppo di queste unità sulla Teologia della Liberazione:
1) Bando all’egoismo, all’intolleranza, ai complessi di superiorità e di inferiorità! Provare a leggere la cartina d’Italia capovolta (a partire dal Sud).
2) Fare lo stesso con il mappamondo (usare possibilmente la Carta di Peters), “denordizzandolo” (capovolgendolo); “orientandolo”, cioè leggendolo a partire dall’Est (sospettando che lungo i secoli sia stato “dis-orientato” volutamente!).
3) Promuovere lavori in gruppo, dibattiti, ecc., stando attenti che nessuno faccia la parte del leone! (Rispetto, corresponsabilità, partecipazione).
4) Cantare assieme… anche qualche canzone nella lingua originale dei popoli oppressi…
Bibliografia
VICTOR CODINA, Cos’è la Teologia della Liberazione, La Piccola Editrice.
SILVANO FAUSTI, ALEX ZANOTELLI, Condividere il sole, Ed. EMI.
LEONARDO BOFF, CLODOVIS BOFF, Come fare Teologia della Liberazione, Cittadella Editrice.
Agenda latino-americana – 1993, La Piccola Editrice.
CLODOVIS BOFF, Un cammino insieme al popolo (Un’esperienza di educazione in Brasile), La Piccola Editrice.
Antonino Lazzarin, Insegnante presso Liceo Ginnasio Statale “G.B.Brocchi”, Bassano del Grappa